Buffe le coincidenze stavolta sono io a guardarti seduto mentre tu sei steso sul letto, mi hanno chiamato per dirmi che hai avuto un incidente fra tutte le persone che potevano essere qua ci sono io, non che mi entusiasmi l’idea.
Sbuffo girando pagina al giornale hanno detto che potresti svegliarti da un momento all’altro e io non posso fare a meno di aspettare.
Abbasso il giornale quando sento dei movimenti incontrando i tuoi occhi ametista.
<Ma guarda un po' chi ha deciso di svegliarsi buongiorno dormiglione<
Mi guardi spaesato è normale non sai di essere qua probabilmente la tua testa si è fermata al momento dell’incidente.
<Tu che ci fai qua? E dove cavolo sono?!<
Mi aspettavo questa tua reazione chiunque l’avrebbe sospiro calmo e mi sistemo meglio sulla sedia.
<Hai avuto un incidente ti hanno portato qua per curarti e gli altri hanno chiamato me per aspettare il tuo risveglio.<
Mi guardi stranito le mie parole non ti tornano oh beh pace io sto facendo la mia parte, mi alzo e esco dalla stanza quando vedo entrare il medico mi dirà tutto dopo.
Come previsto esce dalla tua stanza spiegandomi varie cose fra cui la possibilità della perdita di memoria, dannazione ci mancava pure questa dovrò starti vicino e sopratutto portarti a casa, non amo quel posto mi riporta alla mente ricordi dolorosi.
Entro dentro guardandoti mi chiedo dove sia la tua mente adesso.
<Il medico mi ha detto che puoi tornare a casa anche subito però mi spiace dirti che dovrai sopportare per un po' la mia magnifica presenza.<
Ridacchio alla fine della frase iniziando a raccogliere le tue cose.
< Pensi di farcela da solo a cambiarti?<
Neghi quasi fossi imbarazzato del solo pensiero di farti vedere quasi nudo da me oh beh poco importa è tutto legato.
Nel mentre vado a firmare i fogli di dimissione tu non sei in grado adesso, mi avvicino quando ti vedo uscire dalla stanza barcollando ottimo devo fare anche l’accompagnatore adesso.
Ti prendo la mano andando al parcheggio dirigendomi verso la macchina tu non fiati minimamente mi fa strano non sentire la tua voce.
Sistemo le tue cose nel bagagliaio dopo averti fatto salire al tuo posto.
<Sei pronto a tornare a casa?<
Ti chiedo mentre mi sistemo al posto del guidatore e accendo la macchina.
<Credo di si<
Finalmente dici qualcosa questo tuo silenzio mi stava dando sui nervi.
Il viaggio prosegue senza che nessuno di noi fiati aumentando la tensione in macchina, chissà se cambierai quando entrerai in casa.
Mi fermo davanti al portone mentre un brivido attraversa il mio corpo non sono più tornato qui da quel periodo, scuoto la testa allontanando quei pensieri adesso non è il momento giusto.
Scendo dalla macchina e ti aiuto dannazione spero che questa amnesia finisca velocemente.
Alzo il tappeto davanti al portone sono passati anni ma le tue abitudini non sono cambiate apro e finalmente vedo che inizi a ricordare qualcosa.
<Vado a cambiarmi tu pensa al cibo ho fame<
Dici con tono ruvido e dannatamente serio, ma per chi mi ha preso per il suo servo?
Sbuffo poggiando le sue cose vicino alle scale dirigendomi in cucina mi tocca stare al gioco potrebbe essere troppo rischioso dirti qualcosa di nuovo.
Ridacchio quando vedo che anche la cucina e la stanza adibita a magazzino per il cibo sono uguali, tutto si è fermato a quel tempo.
Preparo la zuppa che facevo sempre a Lud quando era piccolo e non stava bene non credo che ti faccia bene mangiare pesante.
Metto tutto in tavola quando sento la tua presenza dietro di me dannazione mi vengono ancora i brividi.
Senza fiatare ti siedi al tuo solito posto assaggiando cosa ho cucinato mi struscio gli occhi le luci dell’ospedale mi hanno dato noia, il rumore di un piatto in frantumi mi fa sussultare non faccio in tempo a chiederti cosa succede che ti alzi e mi vieni incontro infuriato.
<Ti ho detto di farmi da mangiare cosa diavolo era quello schifo?!<
Sussulto a quel timbro di voce.
<Non puoi mangiare pesante rischi di stare male idiota devi riposare e se mangi pesante stai male e io non credo che tu lo voglia.<
Ti avvicini ancora a me io non posso più muovermi sono bloccato.
<Ma senti che lingua sciolta abbiamo oggi un po' troppo direi stai osando troppo o devo ricordarti le regole coniglietto?<
A quel nome le mie paure si concretizzano facendomi gelare il sangue nelle vene non puoi essere tornato a quel dannato periodo non può ricominciare l’incubo.
<Credo che sia arrivato il momento di riposare stai facendo un po' di confusione del periodo in cui siamo Ivan.<
Vedo i tuoi occhi incendiarsi dannazione credi veramente di essere di nuovo nel periodo dell’unione sovietica quando mi hai imprigionato qua.
<Non ti ho dato il permesso di chiamarmi per nome.<
Sto per controbattere quando sento un pugno colpire lo stomaco facendomi crollare dal dolore.
<Sei impazzito? Dannazione svegliati non è più quel dannato periodo!!<
Mi afferri per i capelli tirandomi nuovamente su per guardarti negli occhi.
<Credo che tu debba capire chi è il padrone e chi deve ubbidire non trovi coniglietto?<
Nel sentirmi chiamare nuovamente così mi infiammo di rabbia.
<Tu non sei nessuno! Io non sono il tuo animaletto o cosa diavolo ti passi per la mente.<
Un pugno allo stomaco seguito da uno al viso mi fanno infuriare ancora di più ti tiro un pugno a mia volta non starò fermo questa volta non sono più debole come lo ero prima.
Mi lasci i capelli e li vedo un brillio familiare che mi chiude la gola da dove lo ha tirato fuori?
Ti allontani di qualche passo io cerco una via di fuga che non trovo sentendo il primo di troppi colpi sul mio corpo di quel dannato rubinetto non posso fare altro che cercare di difendermi coprendo il mio corpo con le braccia non che serva a molto.
Un ultimo deciso colpo mi fa crollare nuovamente a terra, con non so cosa realizzi un cappio che mi intrappola il collo, ti sento ridere in maniera sadica prima di trascinarmi nell’immenso salone non ti fermi anzi i tuoi passi si fanno ancora più decisi io mi guardo attorno per cercare un appiglio ma gelo quando riconosco una statua rotta, non di nuovo nonono questo è un incubo adesso mi sveglio e mi ritrovo nel mio letto.
Chiudo gli occhi e li riapro cadendo nel panico quando vedo che è la realtà non un sogno, cerco di liberarmi dal quel cappio che stringi a ogni mio tentativo di ribellione.
Ricordo fin troppo bene questo freddo e questo odore il mio incubo si sta avverando di nuovo, ti fermi per aprire il cancello di quella fredda cella dove mi lanci io inizio a tossire cercando di riprendere aria.
<Si può sapere cosa ti passa per la testa? Non sono più una tua proprietà me ne sono andato come gli altri!<
Con lo sguardo penetrante mi fissi prima di scoppiare a ridere.
<Si certo e io dovrei credere a te, l’unica cosa che hai di diverso sono le tue vesti ci sarà lo zampino di Lituania dopo farò i conti anche con lui.<
Un ghigno si dipinge sulla tua faccia mentre torni a colpirmi sei tornato quel bambino che mi terrorizzava, dopo non so quanto smetti questo gioco devi averti stancato prima di uscire mi immobilizzi mani e piedi con quelle dannate catene che conosco fin troppo bene.
<Ci vediamo domani coniglietto e scordati la cena non ti sei comportato bene per averla.<
Come risposta alzo il dito medio sentendo la fiamma della rabbia ardere come non mai.
Il gelo di questo posto l’ho sempre odiato adesso non ho le vesti adatte questa volta ci rimango secco davvero, ignorando i dolori mi rannicchio raccogliendo un po' di calore mentre crollo addormentato è stata una giornata pesante.
Gli altri giorni non cambiano si svolgono esattamente come il primo, non mi sono piegato quando ero debole non lo farò di certo adesso.
Apro gli occhi l’ottavo giorno della mia prigionia sono stanco e sono dolorante ogni punto del mio corpo è ferito si è divertito anche questa volta quel dannato russo.
Non alzo la testa quando sento il pesante portone delle celle aprirsi quale pena dovrò sopportare oggi.
Senza fiatare ti metti davanti alla mia cella che apri come tutte le mattine ma oggi è diverso spalanco gli occhi quando sento le catene cadere cosa avrà in mente adesso?
<Gilbert…<
Non è la stessa voce degli altri giorni che sia un trucco?
Mi prendi in braccio dopo aver tentato di tirarmi su le mie gambe non reggono dopo tutti quei colpi dati con il rubinetto.
Lascio quel posto gelido mi stai portando verso la tua camera riconosco anche questo mi appoggi sul letto e io inizio a spogliarmi della parte superiore del mio corpo.
<Non ti faccio perdere tempo so perché mi hai portato qui fottimi e basta.<
Una tua mano sulla spalla e un no sussurrato mi stupiscono che sta succedendo?
Alzo la testa incontrando i tuoi occhi gonfi di lacrime stai piangendo…
<Scusa… so che non basterà per cosa ti ho fatto di nuovo… questa volta andrai via e non tornerai più da me.<
Finita questa frase mi rivesti con una delicatezza che mi ero scordato in questi giorni.
<Mi odi? Io io non volevo non so cosa sia successo.<
Dici quest’ultima frase singhiozzando, con estrema fatica mi metto seduto sul letto guardandoti.
<Sei veramente tu? Non è una scusa per picchiarmi di nuovo spero.<
Scuoti la testa come farebbe un bambino adesso so che sei veramente tu.
<Come ti senti? Tutto apposto?<
Mi guardi stranito di queste mie domande.
<Come fai a parlarmi così dopo che ti ho ridotto in questo stato di nuovo…<
Sospiro mettendomi in piedi con fatica il mio corpo sta tremando dallo sforzo fisico che sto facendo in questo momento.
<Perché sapevo che dietro quel muro c’eri di nuovo tu dovevo solo stringere i denti e aspettare.<
Crollo a terra le gambe non hanno retto con la dolcezza di prima mi metti di nuovo sul letto.
<Non dovresti muoverti credo di averti rotto entrambe le gambe devo curarti.<
Mi metto a ridire e tu mi guardi stranito.
<E pensare che sono venuto per curarti e starti vicino adesso sono di nuovo in debito con te.<
Questa mia frase ti fa ridacchiare sai benissimo cosa nascondono queste parole non sono il tipo che ti dice non preoccuparti non è successo niente quello non sono io.
Non ti farò pesare il fatto di avermi quasi ucciso ma non cancellerò dalla tua testa questo ricordo come non se ne andrà dalla mia.
Devo ammetterlo a me stesso, non sono mai fuggito dalla tua prigionia mi hai ancora in pugno e basterebbe una sola stretta per farmi sparire del tutto.
La prossima volta che mi chiederai perché sono di nuovo con te forse ti dirò che questo amo i brividi che mi provoca questo tuo cambiare l’umore all’improvviso un secondo prima sei un bambino felice un secondo dopo sei il mio carceriere che si diverte con il mio corpo.
Forse prima o poi te lo dirò forse…
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