Avviso prima di leggere questa fanfiction:
Se non volete leggere di violenze fisiche e mentale chiudete questa fanfiction non fa per voi.
Per chi è rimasto buona lettura.
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Molti mi hanno chiesto la causa delle mie scuse ogni volta che mi si chiede di liberare la schiena, io ho sempre evitato l’argomento non è un periodo che la mia testa ricorda volentieri fanno ancora male sopratutto quando vengono riaperte.
Chi può essere così sadico vi starete chiedendo, non dirò il nome mi limiterò a dire una delle due superpotenze, adesso sono libero ma sento ancora stringere il collare che mi lega a lui.
Ecco un nuovo ricordo doloroso che si fa spazio nella mia mente, ricordo ancora quel gelo che regnava in quella casa che era diventata la mia prigione nonostante i camini accesi non si scaldava, la causa poteva essere delle stanze troppo grandi e difficili da scaldare ma non era solo quella era il proprietario di casa a renderla così, ogni volta che mi passava vicino sentivo vento freddo come quello di una bufera.
Non so se anche gli altri occupanti della casa lo sentissero io dovevo occuparmi di me anche se ormai avevo messo su la facciata di chi si preoccupa per tutti ma dentro di me odiavo farlo ero sempre io ad aiutare, ma mai nessuno ha preso le mie difese quando mi rannicchiavo per cercare di resistere ai colpi che mi venivano inferti con violenza.
Io sono stato il primo ad arrivare in quella casa sono sempre stato il suo sfogo sia a parole che in maniera fisica ho dovuto stringere i denti tutte le volte che violava il mio corpo o sfogava su di me la sua rabbia.
E come se non bastasse ho preso il posto di Estonia e Lettonia, entrai una sera nella sua stanza senza bussare cosa che lo fece già infuriare non avevo lo stesso volto sottomesso del giorno anzi era pieno di rabbia, gli proposi un patto che doveva rispettare altrimenti avrei trovato la maniera di ucciderlo durante la notte.
Doveva sfogarsi su di me e non sfiorare con un dito gli altri due ricordo il brillio che emisero i suoi occhi quella proposta gli piacque ne fece subito utilizzo, uscii da quella stanza alle prime luci dell’alba non avevo riposato e il mio corpo era un dolore unico ma anche quella volta li ho dovuto mettere da parte i miei dolori e occuparmi di loro, ringraziai di non avere colpi sul viso sarebbe stato difficile spiegare il perché.
Usò quel patto ogni sera quando mi mandava a chiamare da un altro servo che avevo visto poche volte ormai era la solita routine entravo in stanza, chiudevo la porta a chiave e mi spogliavo completamente questa era solo la prima parte le scelte erano due e spesso ricadevano assieme.
Dovevo inginocchiarmi davanti a lui mentre mi metteva quel dannato collare lo stringeva così tanto che facevo fatica a respirare ma tutto questo lo divertiva se era una serata calma dovevo dedicarmi al suo sesso prima che prendesse il mio corpo se era una serata negativa per me erano dolori dopo essermi spogliato mi lanciava sul letto e si sfogava con il mio corpo in entrambe le volte non potevo parlare a meno che non mi ordinasse di dire qualcosa.
Ricordo bene cosa successe prima delle ferite sulla mia schiena ero stanco, quel giorno si era sfogato con me più volte credevo che fosse soddisfatto quando il solito ragazzo mi venne a chiamare mi si gelò il sangue nelle vene non avrei retto di nuovo il mio corpo era distrutto, dissi di dirgli che per quella sera non avrei ubbidito.
Sapevo che lo avrei fatto infuriare ma ero fermo sulla mia decisione in pochi istanti un turbine nero entrò nella mia camera era lui infuriato come non mai non aveva decisamente gradito il mio rifiuto non minacciò di colpire gli altri come altre volte.
Due pugni raggiunsero la mia faccia facendomi sanguinare naso e bocca, alzai lo sguardo verso di lui e altri pugni mi ferirono ma non abbassai lo sguardo facendolo infuriare ancora di più.
Con la sua forza mi fece cadere dal letto totalmente incapace di difendermi incassai non so quanti calci nello stomaco faceva così male ma era solo l’inizio dei dolori.
Mi prese per i capelli trascinandomi in quella che lui chiamava stanza del divertimento che per non era altro che la stanza della tortura, quando mi lasciò andare tentai la fuga fallendo miseramente un altro calcio aggiunse il mio stomaco facendomi sputare sangue il dolore era forte ma mai come quello che mi successe dopo.
Mi tirò su senza fare fatica il mio fisico è sempre stato esile per poter lottare contro una montagna mi strappò il pezzo sopra della divisa e io entrai nel panico nella sua testa c’era un turbinio di pensieri e rabbia sempre più crescente lo vedevo dai suoi occhi.
Senza accorgermene inizia a tremare temevo veramente il peggio e non tardò ad arrivare mi spinse verso il muro bloccandomi rivolto con il petto al freddo muro dove mi bloccò incatenandomi le braccia la paura cresceva sempre di più ma fu rimpiazzata da dolore il primo schiocco di frusta che colpì la mia schiena fece male talmente tanto che credevo di avere la schiena spaccata in due uno dei tanti urli uscì dalla mia bocca.
Ma quello era solo il primo colpo non so dire a modo quanti altri ne susseguirono persi il conto dopo il cinquantesimo colpo sentivo il sangue grondare come quando si lascia l’acqua aperta del lavandino le gambe non ressero più tutto quel dolore e crollarono ma avevo la schiena ancora scoperta e i polsi legati, dopo non so quanti colpi svenni per il troppo dolore e per la perdita di sangue, mi risvegliai seduto su uno sgabello mentre il solito ragazzo fasciava le mie ferite dopo averle medicate.
Ero ancora più stanco di prima ma per mia sfortuna la punizione non finì li venni portato nella camera di quel mostro che mi aveva ridotto così che altro aveva intenzione di farmi?
Non gli era bastato vedermi debole davanti a lui impossibilitato nel difendermi?
Purtroppo no decise di umiliarmi una volta ancora mi fece crollare in ginocchio quando gli ero vicino temevo che mi colpisse di nuovo sarei morto se lo avesse fatto ma, il suo intento era altro.
Si sbottonò i pantaloni liberando il suo sesso prendendomi per i capelli mi fece avvicinare ma la cosa più umiliante fu quella di prendermi il mento per aprirmi la bocca facendo entrare prepotentemente la sua erezione io non mossi un solo muscolo ma ci pensò lui spostò entrambe le mani sui lati del mio viso e cominciò a muoverlo a suo piacimento dovetti sottostare a questa ennesima tortura non avevo più le forze per ribellarmi.
Quando si ritenne soddisfatto mi allontanò facendomi cadere sulla schiena, una smorfia di puro dolore si disegnò sul mio viso facendolo ridere soddisfatto, vidi il ragazzo entrare e tirarmi su facendomi finalmente uscire da quella stanza andando nella mia gli sorrisi prima di vederlo uscire.
Provai a stendere la schiena sul materasso ma il dolore era troppo forte che mi fece uscire un nuovo urlo, riuscii a trovare posizione mettendomi di lato in maniera che la schiena non toccasse da nessuna parte.
Presi il cuscino e ci affondai il viso lasciandomi andare in un pianto pieno di dolore la schiena mi andava a fuoco.
Sospiro cercando di allontanare questi ricordi dalla mia testa non riesco più a reggerli adesso per questo nessuno saprà il segreto che nasconde la mia schiena.
Il suono del telefono mi riporta con i piedi per terra è lui sta reclamando il suo gioco preferito vorrei tanto ma non posso dire di no questa volta sarebbe la fine.
Mi vesto consapevole che ogni ferita verrà riaperta e nuova umiliazione mi sommergerà.
Non posso fare niente questa è e sarà per sempre la mia vita quella del padrone che chiama e del servo che va da lui temendo altre punizioni.
Non riesco a guardarmi nello specchio per questo li ho rotti tutti.
Guardo l’orario e sento quel collare invisibile stringere la mia gola devo andare chissà se questa volta tornerò a casa.
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