Non stava nevicando ma il freddo era penetrante e i tronchi degli alberi erano ricoperti di neve congelata.13Please respect copyright.PENANA5AScztvB2h
Stavamo camminando da qualche ora attraverso la foresta di Murmansk dopo aver lasciato la baita che ci aveva fornito un riparo fino a stamattina.
Non c'era tempo da perdere, le giornate stavano diventando sempre più corte e durante la notte il gelo profondo dell'inverno polare avrebbe potuto ucciderci in poche ore.
Non ero sicuro che lasciare quella baita per me e Yelena fosse la scelta giusta, ma qualcosa andava deciso.
La neve era piuttosto alta, fatta eccezione nelle aree in prossimità degli alberi dove i rami e la chioma avevano funto da parziale riparo, fatta eccezione per quella attaccata ai tronchi che era stata soffiata dai feroci venti freddi del Mar Glaciale Artico.
-Dobbiamo cercare un riparo per stanotte prima che il sole inizi a calare.- decisi.
-Qualche idea?- mi chiese Yelena.
-Non ancora ma ci sono vicino.- dissi.
-Una volta arrivati a Murmansk, dove andremo?- chiese lei.
-Faremmo provviste di quello che riusciamo a trovare, se è rimasto qualcosa, poi ci procureremo quello che ci serve per andarcene da questo paese.-
-Ci credi davvero che ce la faremmo?-
-Ci proveremo.-
-E se ci troveranno?-
-Combatteremo.- tagliai corto.
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Nel tardi pomeriggio il sole cremisi iniziò lentamente a calare, striato da dense nuvole che annunciavano neve sicura.
La foresta iniziò gradualmente ad assumere una tonalità color ocra, quasi un'atmosfera di altri tempi.
Decidemmo di prepararci un riparo nella neve, dove sicuramente avremmo passato la notte.
Non sarebbe stato il massimo dei confort, anzi, al contrario la baita sarebbe stata un lusso ma per il momento così andavano le cose.
Dopo aver esplorato in tondo la zona per un po' , finalmente sul bordo vicino al tronco di alcuni alberi trovammo un punto in cui la neve si era accumulata cadendo dai rami, quando nevicata dopo nevicata il peso era diventato eccessivo.
Su mie indicazioni, iniziammo a scavare lateralmente.
Lo strato di neve da queste parti era profondo oltre un metro, e avrebbe continuato a crescere fino a primavera inoltrata, ciò significava che saremmo riusciti a costruirci uno stretto riparo per dormirci sotto una volta che avremmo finito.
Indubbiamente si trattava di dormire nella neve stretti l'uno all'altra, ma al caldo.
Scavammo a vicenda un tunnel verso il basso, per poi iniziare a creare una sorta di piattaforma laterale per dormire.
Sotto le spessa crosta ghiacciata la neve era morbida, quindi più facilmente malleabile con le dita, anche se dovetti ammettere che si trattava di un lavoro piuttosto faticoso.
Sulla sommità del cumulo praticammo pure un piccolo foro per la ventilazione.
Quando finimmo, il sole rossastro stava lentamente tramontando in un inquietante crepuscolo color ocra.
Saremmo stati un po' stretti, ma almeno riscaldati a vicenda dal calore del nostro corpo e isolati dalle rigide intemperie esterne della notte.
-Siamo sicuri che funzionerà e domani non saremmo due cadaveri congelati?- chiese Yelena perplessa.
-Nell'esercito ci hanno insegnato questo, ma credo che sì, funzionerà.- dissi.
Poco dopo ci organizzammo per accendere un fuoco che ci avrebbe riscaldato qualche ora prima di andare a dormire.
Sapevo che c'era il rischio di essere notati da possibili droni di ricognizione, ma qualche rischio purtroppo andava corso, soprattutto per riscaldarci.
Dal momento che scavare una fossa nel terreno nevoso era troppo difficoltoso, optammo per costruire una rudimentale piattaforma di legna verde, per impedire che il fuoco sul suolo nevoso si estinguesse sul nascere, o almeno non fosse la brace a estinguersi subito.
Accumulammo una sorta di spessa zattera di legna umida e qualunque cosa formasse uno strato che separava il fuoco dalla neve.
Ne accumulammo a sufficienza per coprire gli spazi vuoti.
Yelena non ci capiva molto di queste cose, quindi fui costretto più di una volta a darle qualche dritta su cosa e come fare.
Finché, dopo aver scortecciato trucioli di corteccia secca e aver accumulato rami secchi di alberi morti, ovviamente privati dello strato esterno umidi dopo le recenti nevicate riuscimmo ad accendere un mediocre focolare circondato da una muraglia di neve per proteggerlo parzialmente da un possibile improvviso aumento del vento gelido.
Il sole era sceso e iniziavano a comparire nel cielo le prime scintille di stelle.
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-Tra qualche giorno inizierà la notte polare.- osservai seduto sul mio zaino accanto a Yelena fissando il debole crepitare delle fiamme.
-Lo so,- disse lei -questo significa che dovremmo muoverci presto con la foresta quasi completamente immersa nel buio.-
-Se riusciamo a mantenere una buona andatura riusciremo ad arrivare a Murmansk prima che questo succeda, anche se ammetto che le possibilità non sono molto a nostro favore, visto che sono leggermente rallentato dalle ferite causate da quel branco di lupi.-
Nonostante un debole chiarore fosse ancora visibile dove il sole era tramontato, il calo delle temperature iniziava già a farsi sentire pungendo la pelle del viso.
Stavamo mangiando qualche avanzo di quello che era rimasto.
-Perché non continuiamo a camminare di notte? Questo potrebbe darci qualche vantaggio.- fece Yelena.
-Troppo buio, rischieremo di perderci, e inoltre le temperature saranno molto più basse che di giorno, senza contare i lupi che ormai sono sempre più affamati.- risposi.
-Potrebbero anche sorprenderci mentre dormiamo in quella specie di tomba nella neve.-
-Vero, ma almeno quella "tomba" come la chiami tu, coprirà il nostro odore, senza contare che è l'unico modo per evitare un possibile rischio di assideramento.- spiegai.
Yelena sicuramente non si trovava a proprio agio ad essere in quella situazione e pure a me mancava il parziale confort della baita che, seppur per un breve periodo, avevamo condiviso, tuttavia nel caso qualcuno si chiedesse quanto impiega un essere umano ad abituarsi a perdere tutto, la risposta è "niente."
-Cosa faremo una volta a Murmansk?-
-Di preciso non lo so, dipende dalla situazione che troveremo, sicuramente qualcosa è cambiato dal periodo in cui siamo stati assenti, ma è sempre meglio che restare in questo posto con l'arrivo della notte polare.- dissi.
-Sono d'accordo, in ogni caso meglio tenere il fucile pronto, forse la notte polare potrebbe persino darci qualche vantaggio rispetto a quando c'è il sole.- osservò lei.
-Vero, ma per quello che ora sappiamo la città potrebbe essere presidiata da militari.-
-Ammetto di essere piuttosto spaventata per il futuro e quello che ci aspetta.- confessò Yelena.
-E' un sentimento reciproco,- dissi, -ma credo che dovremmo fare i conti con la realtà e adattarci ad essa, solo così potremmo uscire da questa situazione. Abbiamo elaborato un possibile programma per il futuro, proviamo giorno dopo giorno a seguirlo, solo così riusciremmo ad andare avanti. Se ci saranno dei cambiamenti improvviseremo in base ad essi.-
Le presi una mano guantata nella mia.-
-Ce la faremo insieme.-
Lei mi guardò e nonostante l'oscurità nel debole chiarore delle fiamme vidi un debole sorriso.
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Un paio di ore più tardi, nostro malgrado spegnemmo il fuoco buttandoci sopra della neve, non potevamo correre il rischio di essere localizzati da eventuali droni a imaging termico.
Quindi, lentamente, iniziammo a inserirci in quella che Yelena aveva definito "tomba nella neve" per andare a dormire.
Mai avrei immaginato in vita mia che sarebbe arrivato il momento in cui avrei dormito in una situazione simile, ma ormai non potevo farci più nulla.
Prima entrò Yelena, strisciando carponi nel tunnel di neve compattatata, poi entrai io.
La temperatura interna era circa la stessa di quella esterna.
Una volta dentro, Yelena mi passò il mio e poi il suo zaino per sigillare l'entrata.
Successivamente iniziai a cercare la posizione più comoda per dormire accanto a Yelena.
All'interno di questa "tomba" una volta sigillato il condotto di entrata, la temperatura iniziò un po' a salire, soprattutto a causa della presenza dei nostri corpi.
Fortunatamente però non saremmo ne soffocati ne soprattutto morti di freddo o di caldo, dal momento che il foro per la ventilazione avrebbe comunque mantenuto un buon equilibrio termico.
Sdraiati l'uno accanto all'altra, imbottiti nelle nostre giacche e guanti, io e Yelena ci stringemmo l'uno all'altra riscaldandoci con il calore del nostro corpo.
-Dopotutto non è poi passato molto tempo da quando eravamo così vicini.- le dissi con il viso vicinissimo al suo, nell'oscurità.
Sentii il suo sbuffo di ironia.
-Allora verrò ancora più vicina.-
Quindi sentii il suo respiro vicinissimo e le sue labbra cercare le mie.
Ci stringemmo ulteriormente, persi in quel rinnovato momento di conforto reciproco, finché poco alla volta, dopo esserci scambiati qualche parola, non ci addormentammo in quel buio pesto e isolati in un silenzio innaturale dal mondo esterno.
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Ci svegliammo all'unisono.
Lentamente, uno alla volta strisciammo nuovamente carponi lungo il tunnel, uscendo dal rifugio improvvisato nella neve.
Il cielo stava schiarendo e le ultime stelle stavano lentamente cedendo il posto ad un'altra breve giornata.
Ci stirammo braccia e gambe, parzialmente indolenzite, addormentate e irrigidite dal freddo.
All'orizzonte alcune nuvole stavano assumendo delle cromature color brace, illuminate dai primi raggi del sole.
Più in alto tuttavia vedemmo un certo numero di nuvole dai colori insolitamente vivaci e iridescenti che andavano dal turchese all'arancio, al giallo ocra fino ad arrivare ad una tonalità bluastra.
-Cosa sono quelle? Hai visto?- fece Yelena meravigliata emettendo nuvolette di vapore nel mattino invernale.
-Nuvole polari,- dissi, - è un effetto della rifrazione dei cristalli di ghiaccio nella stratosfera. Non le avevi mai viste?-
-No, forse un paio di volte, ma non ci ho mai fatto caso.- disse lei sfregandosi le mani guantate per riscaldarle.
In effetti faceva parecchio freddo quel mattino.
-Io le ho viste sempre più di frequente negli ultimi anni, credo sia perché sta diventando sempre più freddo lassù.- osservai.
-Credi sia per colpa della "nebbia secca" se ora le vediamo così?-
-Non credo, c'erano anche gli anni scorsi durante l'inverno, d'estate invece ce ne sono di un altro tipo con un colore blu elettrico, ma si vedono solo al crepuscolo.-
-Se riusciamo ad andarcene da tutto questo, la prossima estate me le farai vedere, ora è meglio se andiamo.- disse lei.
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C'era una leggera foschia nella foresta, e il tipico odore di zolfo non se ne era ancora andato.
Le nuvole nel giro di un'ora assunsero quella tipica sfumatura color brace incandescente, effetto dei solfati vulcanici nell'atmosfera.
Camminando il nostro corpo ricominciò a scaldarsi, tuttavia notammo in almeno un paio di occasioni che i pericoli erano ancora dietro l'angolo.
Più di una volta, camminando sullo spesso strato nevoso indurito dal freddo e ricoperto da uno spesso strato di brina, incappammo nelle impronte di qualche gruppo di lupi, indubbiamente estremamente affamati dal momento che la selvaggina iniziava a scarseggiare.
-Cosa faranno i lupi quando non saranno in grado di trovare prede?- mi chiese Yelena.
-Non lo so, ho sentito in passato di casi di cannibalismo tra di loro, probabilmente elimineranno gli individui più deboli del branco per assicurarsi la sopravvivenza, o altrettanto probabilmente si sposteranno dove la presenza umana è maggiore.- ipotizzai.
-Hai visto anche tu come erano comunque temerari dopo il primo colpo di fucile, quando mi hanno aggredito.-
-Vuoi dire che la fame lì incoraggerà a rischiare di più?- chiese lei.
-Sì, questi non sono i normali inverni del secolo scorso, questo soprattutto è più rigido, come noi anche loro patiranno di più la fame e il gelo.- conclusi.
-Spero di non aver un altro incontro ravvicinato.- disse Yelena.
-Lo spero pure io, ma è meglio prepararsi per combattere, perché le probabilità sono piuttosto alte.- dissi.
-Tieni il fucile pronto.-
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Passammo la maggior parte della mattinata a camminare attraverso la foresta immersa in quell'innaturale luce rossa e nello spesso manto nevoso.
Le temperature ora erano leggermente più alte, anche se non di molto.
Non era difficile orientarsi in direzione di Murmansk nel fitto della foresta, era sufficiente ricordarsi da dove si era arrivati in base alla posizione del sole, tuttavia la mia più grande preoccupazione stava nel non sapere cosa avremmo trovato quando saremmo arrivati in città.
Molto poteva cambiate nell'arco di pochi mesi proprio come l'autunno passava all'inverno, soprattutto nel mezzo di quanto stava succedendo.
Non mi sarei per niente sorpreso se una volta arrivati avessimo trovato la città mezza distrutta dalle rivolte, o più semplicemente abbandonata.
Quando venne mezzogiorno il Sole era a metà orizzonte, io e Yelena ci fermammo per una breve sosta per mangiare qualche pezzo di carne.
-Cosa faremo quando non avremmo più provviste?- chiese Yelena preoccupata.
Immagino che dovremo andare a caccia, o almeno provare a pescare qualcosa se incontriamo un corso d'acqua.- dissi.
Lei rise, il fiato si condensò in minuscoli cristalli di ghiaccio nell'aria invernale.
-Pescare cosa? E' tutto ghiacciato, persino il mare intorno a Murmansk sarà ricoperto dalla banchisa, e dove pensi di trovare quello che ti serve per pescare sotto oltre un metro e mezzo di neve?-
-Non lo so, era un'ipotesi, anche se devo ammettere che con le poche ore di luce che ci sono era un idea stupida, resta la caccia.- osservai.
-Comincio a credere che siamo nella merda.- disse lei acida masticando un pezzo di carne.
-A me sembra che buona parte del mondo sia nella merda, al momento quello che abbiamo è vivere giorno per giorno.- dissi.
-Sperando di arrivare a quello successivo.- concluse lei.
-Se hai un'alternativa ti ascolto.- dissi, stavo cominciando a spazientirmi.
-Tra poco la nostra unica alternativa sarà usare quel fucile contro noi stessi, se la situazione peggiorerà ulteriormente.- si lamentò lei.
-Smettila di commiserarti, ho in mente qualcosa ma ancora non te ne posso parlare, ti chiedo solo di fidarti di me..-
Lei mi guardò dura come un'accetta.
-Ci proverò...-
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Poco dopo, senza aver più proferito parola tra di noi, ripartimmo.
Il pomeriggio sarebbe stato breve, quindi era necessario percorrere più strada possibile e soprattutto cercare un riparo dove passare la notte, in quanto presto le temperature avrebbero iniziato a scendere con il volgere a termine della giornata.
Ad un tratto incontrammo nuovamente delle orme nella brina che ricopriva il manto nevoso, almeno tre file che si confondevano tra loro, ci tagliavano la strada addentrandosi in profondità nella foresta innevata.
-Ce ne sono parecchi da queste parti..- osservai.
-Siamo sicuri che non si tratti dello stesso branco di cui abbiamo visto le impronte stamattina?- fece Yelena.
-Ne dubito, in ogni caso meglio stare attenti,- dissi - non sembrano passati da molto, quindi potrebbero essere vicini.-
Continuammo a camminare per buona parte del pomeriggio, ero piuttosto sicuro che tra ieri ed oggi qualche chilometro lo avevamo percorso.
-Credo dovremmo cercare un posto dove accamparci.- dissi, parlando per la prima volta da oggi pomeriggio, notando che il sole iniziava a calare nel cielo color ocra.
-Un'altra notte sotto la neve?- fece Yelena.
-Vedremo quello che troviamo, di sicuro non troveremo un'altra baita.- dissi.
-Sarei sorpresa del contrario.-
Con un po' di fortuna poco più avanti trovammo un grosso abete collassato al suolo, probabilmente da più di un anno.
Il tronco era per tutta la sua lunghezza ricoperto di neve, tuttavia la parte esposta dove le radici erano state strappate dal terreno durante la caduta aveva lasciato un grosso varco nel terreno.
La neve si era accumulata sulle radici esposte all'aria che tuttavia avevano parzialmente fatto da copertura alla base del terreno scavata.
Dopo aver studiato per un po' il tutto, iniziai a spiegare a Yelena cosa fare.
-Per questa notte temo che dovremmo correre il rischio di essere scovati.- dissi.
-Se questo consiste nello stare accanto al fuoco per me va benissimo.- commentò lei.
Iniziammo con gli scarponi a sgombrare la neve dal grosso buco nel terreno e tutt'intorno.
Lo strato non era molto spesso dal momento che questo pezzo di terra era in parte riparato.
Successivamente iniziammo a sgombrare parte della neve dalle radici soprastanti e strappare quelle più piccole con attaccate porzioni di terra dura che usammo per coprire il terreno umido attorno al varco, dove in seguito avremmo acceso un fuoco, e anche al suo interno.
Così creammo un tappeto di terriccio e radici.
Poco dopo iniziammo a spaccare dall'albero caduto alcuni rami secchi che piantammo nella neve dura appoggiandoli tutt'intorno alle radici esposte, il prototipo di una capanna attorno allo spazio appena creato per noi.
In seguito Yelena mi aiutò a procurarmi grossi pezzi di corteccia da disporre sui rami disposti a capanna, in modo da creare una sorta di parziale barriera dalle intemperie e dal vento.
Ne mettemmo anche sulla sommità, in modo da creare un buon riparo.
Nel frattempo il buio stava lentamente calando, quindi dovevamo muoverci.
Chiesi a Yelena di procurarmi più rami di pino possibili mentre io cercavo legna secca da ardere, con un coltello tagliavo la parte superficiale umida e incidevo i ramoscelli più piccoli in trucioli, affinché il fuoco divampasse più in fretta.
Quando la sera si stava ormai avvicinando avevo raccolto legna a sufficienza per mantenere il fuoco a lungo, parte di essere era parzialmente umida ma l'aria secca dell'inverno sottraeva umidità, quindi non fui sorpreso di trovare legna a sufficienza.
Usammo i rami di pino che aveva accumulato Yelena per creare una sorta di tappeto sulla quale protetti dal calore del fuoco ci saremmo sdraiati all'interno del varco nel terreno, isolati dal gelo del terreno ghiacciato.
Mio malgrado, per accendere il fuoco in fretta fui costretto a sprecare un proiettile usando la polvere da sparo come base e una scintilla con una pietra e la lama del coltello come innesco.
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Quella notte faceva davvero freddo, tuttavia finché il fuoco continuava a essere alimentato, all'interno del nostro piccolo rifugio di fortuna eravamo abbastanza riscaldati da poterci togliere i guanti, anche se preferivamo stare seduti attaccati l'uno all'altra per riscaldarci a vicenda.
-E' stata una bella idea.- riconobbe Yelena.
-Ho fatto meglio che potevo.-
Strinsi una sua mano con la mia intrecciando le sue dita nella mie, finalmente senza guanti.
Quella notte il cielo era terso e si vedevano le stelle.
Avevamo mangiato qualche pezzo di carne e dovevo ammettere che le scorte di stavano esaurendo, preferii rimandare il problema a domani.
-Presto saremmo a Murmansk.- dissi rompendo il ghiaccio.
-Almeno non dovremmo più preoccuparci della foresta.- disse lei.
-Sono d'accordo.-
-Hai visto quante stelle?- fece notare Yelena.
-Possiamo iniziare a contarle se ti va.- ironizzai.
Lei rise con uno sbuffo di vapore.
-Mia madre quando ero bambina e io guardavamo spesso il cielo di notte. A volte passavamo ore nella mia stanza a guardarle dalla finestra della mia stanza e immaginavamo cosa potesse esserci oltre, l'oscurità oppure altre stelle.- raccontò nostalgica appoggiando la testa ad una mia spalla.
Portai un braccio attorno alla sua schiena, stringendola a me.
-Anche a me da bambino mi affascinavano,- confessai - mi chiedevo sempre cosa potesse esserci su questa o su quella, o come tutti se potesse esserci qualcuno.-
-Secondo te c'è qualcun altro?- mi chiese Yelena, la testa appoggiata alla mia spalla.
-Secondo me sì.-
-Anche secondo me, il numero di probabilità è uguale al numero di stelle nel cielo.- disse lei.
-Bel paragone, hai visto che bella quella stella blu-turchese accanto a quelle tre stelle allineate?- le chiesi.
-Si, è incredibilmente luminosa, credo sia una della più vicine a noi.- disse Yelena.
-Mi ricorda vagamente il colore dei tuoi occhi, un po' blu un po' turchesi.- le confidai.
Yelena sorrise nel bagliore del fuoco morente.
Lentamente accostò il viso al mio e premette la sua bocca sulle mie labbra.
Ci baciammo, un lieve schiocco liquido, seguito da un altro in quel provvisorio momento di tranquillità nel mezzo dell'oscurità della foresta.
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Poco dopo eravamo tranquilli, lei appoggiata a me contro la parete del nostro improvvisato nascondiglio, osservando il fuoco che crepitava circondato dalla neve.
-Mi chiedo, anche se riuscissimo a farcela, ce la faremmo a sopravvivere a questo nuovo mondo?- biascicò lei sulla mia spalla.
-Il mondo è cambiato più volte nel corso dei secoli e dei millenni, le persone sono cambiate con esso e la società è lo stesso andata avanti, credo ce la possiamo fare.- dissi.
-Ti amo.- disse lei quasi senza pensarci.
-Ti amo anche io.-
Strinsi più forte la sua mano nella mia, ci scambiammo un altro lieve bacio.
-Dovremmo provare a dormire un po',- dissi -ma uno di noi deve rimanere sveglio per evitare che il fuoco si spenga o non arrivi qualche ospite indesiderato.-
-Chi comincia per primo?- chiese Yelena.
-Dormi prima tu, ti sveglio io quando sarà il tuo turno.- dissi.
-Va bene, ma prima solo una cosa.- disse, quindi si protese verso di me e accostò la sua bocca alla mia in un breve bacio.
-Buonanotte.-
-Anche a te.-
Dopodiché si appoggiò con la testa alla mia spalla, con la schiena contro la parete del nostro rifugio, cercando di prendere sonno.
Rimasi in silenzio, la sua mano ancora intrecciata alla sua, ascoltando il suono del suo respiro che nel giro di pochi minuti sembrò rilassarsi, confortata dal calore del mio corpo.
Rimasto da solo con stesso mi promisi che non l'avrei svegliata.
Sarei rimasto sveglio io questa notte.
Volsi lo sguardo al cielo stellato e rimasi in attesa.
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