Conobbi Saretta su Fetlife, un social network di amanti del fetish e di pratiche sadomaso. In verità non ero un grande intenditore di questo campo, nè un autentico appassionato, ma in campo sessuale non ho mai voluto precludermi niente. La sperimentazione è la mia fede. Mi registrai quindi sulla piattaforma immettendo le note biografiche, l'orientamento sessuale e un paio di foto del mio uccello.
Dopo qualche giorno mi contattò un utente con il nickname di "Sarettaslave98". Si diceva interessata al mio profilo e mi chiedeva se fossi disponibile per un caffè. Abitava anche lei a Roma. Andai a sbirciare le sue foto e ne rimasi piacevolmente colpito: Sarettaslave era una vera puledrina da monta, di soli 18 anni, che amava farsi ritrarre in pose di sottomissione, inginocchiata con piselli in bocca, bendata o legata. Mi dissi favorevole all'incontro e lasciai a lei l'onere di decidere il giorno e il luogo.
Saretta mi diede appuntamento per il venerdì successivo alle ore 15 da Pompi, il bar di Roma in via Albalonga diventato celebre per il tiramisù. Mai nome del locale fu più appropriato. Arrivai con qualche minuto di anticipo e mi sedetti ad un tavolino fuori. Ordinai un bicchiere di acqua tonica con ghiaccio e limone, mi accesi una Davidoff classic e aspettai in tutta tranquillità l'arrivo della troietta.
Ci impiegò un buon quarto d'ora. Arrivò tutta di corsa, mi riconobbe subito e si sedette trafelata al mio tavolino, di fronte a me. Era davvero molto carina, più che nelle foto. Bassina, capelli corti e sbarazzini, molto magra, con due grandi occhioni dolci e labbra carnose contrassegnate da un sensualissimo labret verticale. Devo ammettere che rimasi abbastanza di sasso, pur essendo io abituato alle strafighe. Ma lei aveva un qualcosa di particolare, aveva carattere.
Iniziò subito a parlare a raffica, come se ci conoscessimo da una vita, saltando ogni presentazione o tempo morto. Mi disse che andava di fretta perchè aveva un appuntamento col dentista di lì a pochi minuti, che le erano piaciute le mie foto e che voleva approfondire. Sì, disse proprio così, "approfondire". Prese lo scontrino della mia acqua tonica poggiato sul tavolo e ci segnò sopra il suo numero di telefono. Me lo porse e mi disse "scrivimi su WhatsApp..".
Poi si alzò dal tavolo e scappò via, senza nemmeno attendere la mia risposta. La guardai allontanarsi e il membro mi si gonfiò nei pantaloni. Era stupenda, con bretelline nere su maglietta bianca, una minigonna da scolaretta sventolante sulle gambe toniche, parigine nere e Creepers ai piedi. Una vera lolita gothic.
Rimasi seduto ancora qualche minuto a riflettere mentre finivo la mia bibita. Devo ammetterlo, Sarettaslave mi aveva spiazzato.
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Le scrissi il giorno dopo chiedendole se era interessata a venire a cena a casa mia. Mi rispose dopo qualche minuto. Questo il suo messaggio, che ancora conservo:
"Compra una gabbia in ferro adatta a contenermi e un collare con guinzaglio. Quando avrai tutto l'occorrente avvisami e verrò da te per essere la tua cagna. Assicurati che potrai ospitarmi per almeno una settimana. Tua, Saretta".
Ne avevo di esperienza, eccome se ne avevo, ma sulle prime rimasi comunque un pochino sconcertato. Saretta era una vera schiava, amante del sadomasochismo. Apparteneva inoltre, come del resto era segnato anche sul suo profilo di Fetlife, alla categoria "pet". Ovvero giovanissime schiave che amano essere trattate come animali domestici. In questo caso lei voleva diventare la mia cagnetta da compagnia. E io nelle ore seguenti feci di tutto per accontentare i suoi desideri.
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Mi recai in un negozio all'ingrosso di oggettistica per animali e acquistai la gabbia. In ferro, a maglie abbastanza larghe, smontabile, 1,2 metri di lunghezza e 82 cm di altezza. Già che mi trovavo presi anche un guinzaglio con collare... non propriamente di quelli in latex che si usano nelle pratiche fetish, ma pensai che potesse andar bene lo stesso. Del resto se voleva fare la cagna, che lo facesse per davvero.
Caricai tutto in macchina, mi recai a casa e cominciai ad assemblare la gabbia. Purtroppo però in quel periodo stavo terminando le riprese di un film, e quindi non potevo garantire la settimana completa di ospitalità che Saretta pretendeva. Le scrissi di pazientare un paio di settimane, dopo le quali mi sarei liberato. Lei chiese di vedere la gabbia che avevo preparato per lei e io le spedii alcune foto. L'avevo sistemata in soggiorno, in bella vista, e devo dire che faceva la sua porca figura. Saretta infatti approvò. Poi sparì nel nulla, senza farsi più sentire per tutti i giorni seguenti. Furono due lunghe settimane e non vedevo l'ora che passassero. L'idea di Saretta rinchiusa nella gabbia del mio soggiorno, mia cagna personale, mi faceva inturgidire il cazzo al solo pensiero. Ero talmente preso da questo chiodo fisso che non prestavo minimamente più attenzione alle varie cagne presenti sul set. Saretta con i suoi perversi giochi psicologici aveva completamente monopolizzato i miei interessi.
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Finalmente terminammo il film. Quella sera ci fu la festa di fine lavorazione, in un pub che aveva anche fatto da location per l'ultima scena realizzata. C'erano almeno due attricette che mi avevano puntato già da parecchie settimane e che adesso non vedevano l'ora di poter concretizzare, in questa situazione festiva di svacco totale. Infatti tutti bevevano e ridevano in allegria, all'improvviso dimentichi delle tensioni e delle inimicizie che si erano instaurate durante il set. Ora si era tutti fratelli. Com'è vero che l'alcool è il modo migliore per sconfiggere guerre e lotte fratricide. Dovrebbe essere distribuito gratis, altro che proibizionismo.
Ad ogni modo, dato che un bocchino veloce non si rifiuta mai, mi chiusi in bagno con Nicole, giovane starlette che da parecchio mi ronzava intorno. Quasi annoiato lo tirai fuori e me lo feci ciucciare. Lei lo prese subito in bocca inginocchiandosi, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, e iniziò a pompare con gran gusto. Ero molto eccitato al pensiero di Saretta, quindi venni subito. Le sborrai in bocca dopo pochi minuti che andava su e giù con la testa. Lei non se lo aspettava, e devo dire che ci rimase anche piuttosto male della mancata scopata.
"Ma come... già sei venuto?" disse con il volto ricoperto di sperma.
"Che vuoi farci... mi ecciti" dissi cercando di giustificarmi e facendole al tempo stesso un gran complimento.
Lei si accorse solo in quel momento che schizzando le avevo imbrattato non solo il viso ma anche la parte superiore del suo elegante vestito griffato. Il bianco delle goccioline riluceva sul nero del tessuto come a formare una collana di perle brillanti. Ecco che alla delusione si sommò presto la rabbia. La troietta iniziò a scaldarsi mentre arraffava della carta igienica per pulirsi.
"Ma cazzo mi hai macchiata! Cristo! Che cazzo hai combinato! E ora come faccio a tornare di là?".
La categoria delle isteriche mi ha sempre fatto girare i coglioni, e solitamente con quelle così non ci perdo nemmeno mezzo secondo in chiacchiere. Però prima di andarmene doveva fare una cosa: pulirmelo. La feci quindi riaccucciare sulla tazza e le mollai un forte schiaffo in viso. Lei rimase impietrita mentre mi guardava mortificata e sottomessa, finalmente ammutolita. Le menai l’uccello sporco di sborra davanti alla bocca.
"Puliscilo per bene" le ordinai con un tono che non ammetteva repliche.
Con la mano le feci schiudere le labbra e glielo infilai dentro. Nicole lo leccò per bene senza più fiatare, lambendolo con la lingua e asciugando ogni goccia di sperma. Mi guardava con occhioni lucidi da cagnetta obbediente.
Ora ero soddisfatto. Mi rinfilai il pisello dentro i pantaloni, le voltai le spalle e uscii dal cesso senza salutare.
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Il giorno dopo finalmente contattai Saretta con un messaggio su WhatsApp. "E' tutto pronto, sono libero, puoi venire".
Non rispose. Passai l'intera giornata a tribolarmi in attesa di un suo messaggio, come un adolescente alle prime armi. Andai anche più volte a controllare il suo profilo su Fetlife per vedere se c'erano ultime news che la riguardavano, ma niente di niente. La giornata trascorse nel suo più completo silenzio. Mi recai a dormire a tarda ora, rammaricato e nervoso.
La mattina del giorno dopo, appena sveglio, controllai subito il cellulare per vedere se c'erano suoi segni di vita. Ancora niente. Perchè mi stava ignorando? Bevvi velocemente un caffè, accesi il computer e mi collegai su Fetlife. Andai di nuovo a sbirciare sul suo profilo e qui venni colpito da una stilettata. La troietta aveva postato delle nuove foto che la ritraevano a cavalcioni di un grosso cazzone nero. Il maschio, di cui non si vedeva mai il volto, si divertiva a perforarla in tutte le posizioni. E lei aveva in volto un'espressione di estasi pura. La serie di foto si concludeva con l'ultima dove Saretta riceveva con gran godimento lo sperma del nero sulle tette scoperte.
Chiusi il computer e decisi di uscire di casa. Là dentro ormai stavo impazzendo e avevo bisogno di distrarmi, pensare ad altro. Salii in macchina e andai a trovare il mio amico Lucio, un operatore alla macchina con cui avevo legato durante le riprese dell'ultimo film. In realtà andai da lui per un motivo ben preciso: Lucio aveva un amico farmacista che gli procurava sotto banco ampie scorte di Cialis. E Lucio a sua volta passava a me qualche confezione, in cambio di un po' di polvere bianca. Prima di uscire lo chiamai per accertarmi che fosse fornito e quindi raggiunsi prontamente la sua abitazione.
Non potè trattenersi a lungo perchè era in compagnia di una troietta di vent'anni che si aggirava mezza nuda per la casa. Anche Lucio a dirla tutta aveva un'aria abbastanza sfatta, come di chi ha scopato per ore e ore. Gli effetti del Cialis. Facemmo lo scambio merci e ci salutammo poi in tutta fretta.
"Scusami Jason... la prossima volta ti offro il caffè, adesso non posso chè devo tornare di là..." mi disse con aria un po' afflitta indicando la camera da letto dove lo attendeva la ninfetta in calore.
"Tranquillo, hai tutta la mia stima" gli risposi stringendogli la mano e congedandomi. Meglio così, non avevo tanta voglia di impaludarmi in chiacchiere. Avrei finito per raccontargli di Saretta crogiolandomi nel mio tormento. Invece i malumori si sconfiggono non pensandoci, anzi trovando subito qualcun'altra con cui tenersi occupati. E quella "qualcuna" per me si chiamava Beatrice. Una cara scopamica ultra rodata alla quale ricorrevo durante i rarissimi periodi di astinenza. A Beatrice faceva sempre piacere sentirmi e non diceva mai di no, anche se era ben conscia di ricoprire il ruolo della riserva. Ma ciò non le dispiaceva affatto e non mi ha mai fatto pressioni per salire di livello nella gerarchia delle mie preferenze. L'ideale, per un uomo.
La avvisai con una veloce chiamata durante il breve tragitto da casa di Lucio alla macchina e si disse subito disponibile. Era a casa senza fare niente. Ottimo, pensai. Beatrice era sempre una sicurezza.
Montai in macchina pregustandomi l'imminente chiavata quando ricetti un messaggio su WhatsApp. Lo aprii.
"Se sei pronto e hai sistemato tutto vengo da te oggi nel pomeriggio. Dammi l'indirizzo".
Un colpo al cuore. Era Saretta.
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