Finalmente Calixum e Raghallac erano insieme al lago nel luogo in cui si erano dati l'appuntamento per andare nel regno di Askeir.
«Come andiamo nel regno? Hai qualche mezzo di trasporto che ci può portare direttamente là?» domandò Calixum che non ne aveva la minima idea.
«Certo che c'è, dovrebbe arrivare a momenti, dobbiamo solo avere ancora un po' di pazienza e vedrai.»
Improvvisamente, il rumore di una campanella ruppe il silenzio dell'attesa. Indicò l'imminente arrivo di quello che pareva essere un treno. Poi finalmente, videro spuntare tra due alberi una locomotiva, come sospettato, ma non aspettato lì in quel punto.
«Eccolo, è il nostro treno» disse Raghallac.
«Cosa vuol dire che è il nostro treno?» chiese incuriosito.
«Vuol dire che abbiamo un treno per noi, senza altri passeggeri fastidiosi. Prendilo come una sorta di treno privato, come quei jet delle persone ricche, ci siamo intesi, no?»
Effettivamente il treno non poteva portare troppe persone, essendo composto da un vagone solo esclusa la cabina di guida.
Calixum non volle farsi troppe domande sul come facesse a essere lì un treno, comparso tra due alberi, e che inoltre viaggiava senza rotaie. Ormai aveva capito che quelle cose erano normali, per così dire.
Salirono a bordo e la prima impressione fu quella di trovarsi in una stanza d'albergo. C'era di tutto: una cucina, un salotto e un bagno. Era perfetto. Calixum si mise a curiosare in giro, per vedere meglio la stanza, anzi, le stanze. Da fuori sembrava più piccolo di quello che realmente era dentro. Fuori c'era una sola stanza, dentro invece no; doveva essere una qualche magia.
«Vedo che è di tuo gradimento» disse Raghallac.
«Beh, come farei a non esserlo: è stupenda, ci vivrei qui dentro! Di sicuro è spanne sopra alla casa dove ho abitato finora».
«Comunque direi che adesso è il momento di farti conoscere chi ci porterà nel regno di Askeir» disse Raghallac.
«Vieni di qua.»
Dalla cabina di guida uscì un uomo abbastanza basso e con i capelli un po' grigiastri, era in carne e corpulento.
«Lui è Deorsa Gordan, per gli amici Gor. Lui invece è Calixum, il mio protetto che ha deciso di entrare a far parte del regno.»
I due si scambiarono una stretta di mano.
Poi Raghallac, divise i due: disse a Gor che era ora di partire e mostrò a Calixum dove mettersi a sedere per aspettare la fine del viaggio.
Si misero seduti su un divanetto e iniziarono a parlare di vari argomenti per conoscersi meglio, o semplicemente per conoscersi. Soprattutto Calixum, dato che Raghallac pareva sapere già tutto quanto su di lui.
La domanda principale fu: «Raghallac, visto che siamo qui, e visto che non sappiamo cosa fare, non è che ti andrebbe di dirmi qualcosa in più del regno di Askeir?»
«Volentieri, che cos'è che ti interessa?» gli rispose.
«Ehm... un po' tutto. Però mi ha incuriosito il tuo potere di entrare nei sogni altrui.»
«Ok, va bene. Ti dirò ciò che vuoi sapere.» Si mise comodo e iniziò a raccontare: «La pratica di entrare nei sogni altrui è abbastanza antica, ma non di facile apprendimento, molte persone non possono farlo».
Calixum iniziava già ad aver paura di essere una di quelle persone che non poteva impararlo, era pronto ad avere l'ennesima delusione della sua vita. Tra l'altro fu uno dei motivi principali per cui decise di lasciare casa sua. Ma questo lo avrebbe scoperto solo più avanti e ne fu consapevole, ma rimase comunque un po' preoccupato.
«Molte volte questa pratica veniva usata per campagne pubblicitarie molto importanti, anche se ora è stata abolita per quell'utilizzo perché considerata deplorevole, giustamente; oppure si usava per intimidire delle persone, per convincerle e così via, ma anche questo ovviamente non si deve fare, mi sembra abbastanza ovvio; può avere molteplici utilizzi ma, come ti sarà sembrato, non sono del tutto buoni, anzi, sono alquanto fastidiosi.
Ci sono varie forme, diciamo che sono di diverse forze: c'è chi entra nel sogno mentre lui stesso sta dormendo, però questa è considerata debole, perché si può solo modificare il proprio sogno e non quelli altrui. Questo non è male per chi è capace di gestirlo.
C'è invece chi riesce a farlo da sveglio, cosa che ti permette di decidere prima cosa far sognare alla persona: questa è una delle versioni più potenti di tale pratica.»
Prima che Calixum potesse aprire bocca per dei chiarimenti, Raghallac continuò a parlare dicendo: «Esiste però una forma ancora più potente, che solamente in pochi riescono ad apprendere. Attualmente siamo davvero pochissime persone, probabilmente chi sa utilizzarla al pieno delle sue potenzialità si può contare sulle dita di una mano.
Essa consiste nell'entrare dentro il sogno, scomparendo però dal mondo reale. Una volta dentro puoi eseguire tutti gli incantesimi che vuoi. Diventi parte integrante del sogno.
Puoi addirittura cambiare il corso degli eventi».
«Il... corso degli eventi?» domandò Calixum che non aveva ben compreso le parole di Raghallac pensando di aver frainteso.
«Esatto, hai capito bene: il corso degli eventi. È possibile entrare nel sogno di una persona e renderlo un sogno premonitore, quei sogni che prevedono il futuro, li conosci? Questa pratica è considerata proibita e chiunque venga beccato a usarla verrà severamente punito con l'incarcerazione o, ancor peggio, l'espulsione dal regno, ma non sto a spiegartele ora.»
«Wow, cioè, quindi esistono anche le pratiche proibite. Però mi hai fatto venire un dubbio: mi hai detto che possono cambiare il futuro a loro piacimento, allora come fanno a essere scoperti se possono decidere loro come andranno le cose? Non so se mi hai capito: voglio dire che, cambiando il futuro, loro non possono essere scoperti e puniti, loro possono decidere come vi dovrete comportare e sicuramente non potrete pensare a tale modifica. Però, effettivamente hai detto che questa pratica è conosciuta solamente da pochissime persone, e scommetto che una di queste sei tu».
«Hai pienamente ragione, Calixum, ma devi sapere anche un'altra cosa: le pratiche dei sogni premonitori sono davvero molto pericolose se vengono modificati dalla persona sbagliata. Esiste un libro chiamato Bòkdraum, il libro dei sogni e del tempo. Viene considerato proibito per la grande potenza che contiene. Stavo parlando dei sogni premonitori modificabili, ecco, puoi modificarli solo e soltanto se sei in possesso di tale libro» gli rispose Raghallac.
«Ce ne sono altri di libri di questo tipo?»
«Sì, ce ne sono altri due: il Bòkland, libro che contiene tutto ciò che rappresenta la natura e la sua immensa forza.
Infine, il Bòkheleir, il più importante e pericoloso di tutti: esso rappresenta tutto ciò che è vivo e morto. Possiede poteri terribili e inimmaginabili. Quest'ultimo è fortemente protetto, insieme al Bòkland, nella Sacra Biblioteca nella città di Tavin. Tutti e tre insieme vengono chiamati trilogia di Askeir».
«E invece il Bòkdraum dove si trova? Dato che hai citato la Sacra Biblioteca, ma non ci hai inserito il libro sui sogni».
In quel momento Raghallac iniziò a sudare freddo e impallidì. Poi riprese a parlare.
«Sei molto attento, Calixum. Il Bòkdraum è stato rubato un paio d'anni fa e non è stato ancora ritrovato. Questo libro è stato preso da due stregoni molto potenti che hanno fatto di tutto per ottenere quel maledetto libro, sono arrivati fino al punto di uccidere persone innocenti.
Sono stati poi catturati, ma del libro non si è avuta traccia: sono riusciti a farlo sparire in qualche modo. L'unica cosa che sappiamo però che nel carcere non si trova.»
«Come fate a dirlo? Magari voi lo state cercando fuori, mentre invece è dentro la prigione.»
«Abbiamo incantesimi che rintracciano il libro, anzi, che rintracciano la sua grande scia magica, ma è probabile che sia stata nascosta da magie di camuffamento fatte da loro due, quindi con un gran potenziale ma rintracciabili.»
«Capisco. Quindi voi siete ancora alla ricerca? E se invece lo avessero distrutto?»
«Difficilmente lo hanno distrutto, dato che rappresenta la loro unica possibilità di rompere il sigillo di Askeir e quindi di poter modificare il futuro. Ah, poi c'è un'altra cosa.»
Ma lo interruppe Calixum. «Perché non lo distruggete? Almeno non si verificherebbero più problemi del genere.»
«Appunto, Calixum, ti stavo dicendo che c'è un'altra cosa: il libro è indistruttibile. È stato reso così dall'Albero stesso, questo perché se qualcuno lo avesse distrutto, si sarebbero sprigionate forze oscure troppo potenti da domare e che avrebbero causato il caos nel regno di Askeir. Vedilo come una sorta di protezione per tutti quanti.»
Calixum annuì. Andò poi a riposare, aspettando di arrivare nel regno di cui Raghallac parlava. Ma la calma durò poco, dopo non molti minuti le luci del treno si spensero come fulminate. Il vagone emise rumori strani, come se qualcosa non andasse nel motore.
Calixum si svegliò di soprassalto e vide che Raghallac si stava allontanando, probabilmente per capire che cosa fosse successo. L'uomo si voltò verso di lui e gli disse che andava a parlare con Gor, gli raccomandò poi di non lasciare la stanza.
Calixum non capiva che cosa stesse succedendo e il continuo sfarfallio delle luci lo terrorizzava parecchio.
Iniziò a sudare per la preoccupazione e decise di andarsi a dare una rinfrescata alla faccia in bagno ignorando ciò che gli era stato detto poco prima da Raghallac. Pensò che in fondo non ci fosse nulla di male e che si trattava di un semplice guasto.
Una volta in bagno, Calixum si diresse verso i lavandini vicino alla finestra,
si diede una sciacquata alla faccia e prese l'asciugamano per asciugarsi ma, nel momento in cui abbassò il panno dal volto, intravide fuori dalla finestra qualcosa che passò rapidamente senza poterla riconoscere.
Si affacciò per capire meglio la situazione e notò una sorta di tunica grigia che svolazzava, ma non riuscì a scorgere altro.
Improvvisamente e sfortunatamente, l'appoggio per gli asciugamani crollò e, essendo fatto in acciaio, creò un rumore tale che la creatura fuori si girò. Di scatto, Calixum si nascose sotto il lavandino situato più in basso rispetto alla finestra stessa e
rimase in silenzio per non farsi scoprire. Alzò lo sguardo e vide che la finestra si stava aprendo. In quel momento, Calixum si sentì strozzare dalla paura.
Provò delle sensazioni mai sperimentate prima: un freddo strano, una sensazione di vuoto indescrivibile.
Poteva solo sperare che la creatura si fermasse lì a guardare se c'era qualcuno, senza entrare nel bagno. Fortunatamente così fu, richiuse la finestra sbattendola e si allontanò facendo svanire anche quelle sensazioni terribili.
Calixum si alzò e di corsa andò di nuovo verso il salotto in cui si trovava prima.
Arrivato nella stanza vide Raghallac seduto ad aspettarlo.
«Dov'eri andato?! Ti avevo detto di restare qui!» disse Raghallac con tono alterato.
«Scusami, lo so che ho sbagliato, però avevo bisogno di andare in bagno.»
«Va bene, non fa niente» gli rispose Raghallac.
«Piuttosto, hai scoperto cos'è successo?» chiese Calixum per rompere il silenzio e per parlare di qualcosa.
«Credo di sapere di cosa si tratti, ma non ti interessa» gli rispose.
«Certo che non mi interessa se riguarda un guasto al motore o a chissà che cosa» disse con voce stizzita.
«Non è un guasto ai motori. Devi sapere che questi treni vanno a magia: non possono avere guasti. L'unico modo di rompere o fermare un treno è dall'esterno. Ci deve essere qualcuno che vuole bloccare la corsa. Ma non so chi può essere stato.»
Quando Raghallac gli disse ciò, Calixum decise di dire la sua esperienza di poco prima: «Quando sono andato in bagno non ero solo».
«Come non eri solo? Chi c'era con te? Cosa stai dicendo?» chiese con voce spaventata.
«Cioè non era in bagno, bensì fuori; e riflettendo su ciò che mi hai detto mi è venuto in mente di dirtelo, per informarti.»
«Com'era fatto?» chiese Raghallac che sembrava un po' intimorito da quanto raccontato.
«L'unica cosa che ho visto era una tunica grigia e poi, quando lui si è avvicinato alla finestra, io ero nascosto. Ho provato delle sensazioni strane che non ho mai vissuto prima.»
Improvvisamente, Raghallac fece la faccia di una persona che aveva appena capito la soluzione, assemblando i tasselli del puzzle che gli erano stati forniti.
«Calixum, comunque abbiamo deciso di continuare il viaggio» gli rispose semplicemente.
Calixum rimase immobile e annuì. Pensava che gli avrebbe quantomeno detto qualcosa in più su quanto gli era appena accaduto.
Raghallac, per non annoiarsi, chiese al ragazzo se gli andasse di leggere il giornale che si aggiornava automaticamente con le notizie del giorno. Calixum accettò, tanto non c'era altro da fare, e leggere gli sembrava un'ottima idea.
Iniziò a sfogliare il giornale e vide diversi argomenti interessanti tra cui lo sport, l'economia, i fatti accaduti nelle varie regioni e così via. Tutto sincronizzato in tempo reale con ciò che di importante accadeva nel regno di Askeir. Inoltre, era presente anche un reparto di notizie straordinarie, che generalmente era vuoto, ma che si riempiva solo per fatti importanti. Vista la fortuna di Calixum, stranamente vi era proprio una notizia su quella pagina.
Quella notizia fece sobbalzare Raghallac dal divano. Si trattava di un'evasione dal carcere di massima sicurezza da parte di due pericolosissimi maghi.
Calixum gli chiese: «Chi sono?»
«Mi sfugge la loro identità» rispose Raghallac, ma in realtà, con tutta probabilità, conosceva perfettamente chi fossero.
A Calixum vennero in mente i due potenti stregoni citati prima, quelli che cercavano il Bòkdraum, ma non disse nulla. In fondo sperava non fossero loro, dato che avrebbero potuto sapere del libro.
«Riuscirete a catturarli, di nuovo?» chiese Calixum, che non sapeva cosa dire.
«Sì, li riprenderemo, o almeno spero» gli rispose.
Poi continuando a leggere la notizia, si accorsero che avevano trovato un biglietto nella loro cella, in cui c'era scritto:
"Non potete tenerci rinchiusi, noi siamo spiriti liberi che vogliono inseguire i propri sogni, forse...»
Era presente, inoltre, una didascalia: «Lettera lasciata dai F..."
Ma prima ancora che Calixum potesse leggere chi erano, la pagina diventò nuovamente bianca.
«Perché?! Volevo continuare a leggere!» disse Calixum che ci rimase alquanto male.
«Le notizie speciali si cancellano dopo un po', vuol dire che questo è successo già un po' prima che noi leggessimo il giornale» gli rispose Raghallac.
Il treno si fermò nuovamente e fece il suo ingresso in stanza Gor, che disse a Raghallac che era troppo rischioso proseguire. Aveva preso la decisione di arrestare il treno, fino a quando non ci fossero stati più problemi.
Al che Raghallac e il macchinista si allontanarono nella cabina di pilotaggio per parlare di ciò che poteva essere veramente successo e di chi si potesse trattare.
Anche Calixum volle spiegazioni dato che era sul treno ed era in parte coinvolto, e soprattutto perché prima non gli era stata data una risposta.
Ovviamente il ragazzo non rimase lì in silenzio ad aspettare che tornassero e che gli dicessero qualche balla per accontentarlo, così prese un po' di coraggio e li seguì.
Una volta arrivato sulla soglia della cabina di pilotaggio, senza fare alcun rumore, si accorse che non era affatto semplice nascondersi: non c'era neanche un angolino disponibile.
Quindi decise di acquattarsi lontano dalla porta in vetro e di mettersi vicino al muro dove era possibile comprendere alla perfezione ogni loro singola parola.
Raghallac iniziò a parlare: «Io un sospetto ce l'ho. È possibile che siano dei seguaci di Ze'Ràs, il grande demone. Penso tu abbia già sentito parlare di loro o forse li conosci meglio come Sicari».
Ed in quel momento gli si rinfrescò la memoria a Gor: «Ne sei sicuro?»
«Sicurissimo, abbiamo con noi Calixum Flamvell. Sanno che è qui.
Dobbiamo raggiungere il prima possibile Askeir, per salvare il ragazzo. Chiamiamo le guardie del regno, loro ci faranno da scorta per arrivare a destinazione. Inoltre, hanno un debito da saldare con me, direi che è il momento giusto.»
«Bene, come vuoi tu» gli rispose Gor.
«Perfetto, allora chiamali e digli che sono io che te l'ho detto. Per convincerli nomina quel debito che hanno con me, loro capiranno anche se non si lasceranno persuadere facilmente: da buone guardie non possono lasciare il regno.»
«Sarà fatto!» gli rispose.
Calixum, sentendo quelle parole, capì che il loro discorso era finito e che sarebbe dovuto correre velocemente verso il salotto, senza comunque farsi sentire perché altrimenti sarebbe tutto inutile.
E così fece: le sue doti sviluppate grazie alle volte in cui doveva sfuggire da Garun si sono rivelate finalmente tornate utili. Si risistemò in salotto facendo finta di niente e aspettando l'arrivo di Raghallac.
«Calixum, abbiamo avuto un "attentato", ci vorrà ancora un bel po' prima di arrivare al regno. Inoltre, per la tua maggiore sicurezza adesso arriveranno delle guardie di Askeir. Verranno in quattro e ci faranno da scorta per proteggerci. Tu sei importante, come avrai capito.»
Con quella frase gelò Calixum che rimase pietrificato mentre arrossiva per la vergogna. Senza neanche riuscire a trovare le parole o meglio le scuse sul perché si trovasse lì, iniziò a balbettare parole senza senso.
«Non importa. Ciò che hai sentito ti serve per informarti e probabilmente te lo avrei detto io. Chi hai visto nella finestra è uno dei Sicari di Ze'Ràs, lo stesso che ti feci sognare io il primo giorno che ci siamo visti, ricordi?»
Qui lo interruppe Calixum dicendo: «Intendi ieri? Cioè sono solo due giorni che ci conosciamo, forse tre. Non è passato tutto questo tempo. Da come ne parli sembra un sacco di tempo». Con quelle parole gli rinfrescò la memoria.
«Vedi, Calixum, adesso non siamo più nel tuo vecchio mondo.
Passando da un mondo a un altro il conteggio cambia e devo aver fatto confusione. Qui da noi i calendari come li conosci tu sono un po' diversi. I giorni, le settimane e i mesi rimangono gli stessi, ma gli anni no, quelli cambiano.
Tutto viene deciso da Askeir, con le rune che lui mostrerà a tempo debito sul suo tronco.
Se decide che deve essere primavera, sul suo tronco comparirà la runa primaverile; se decide che l'anno finisce oggi, compariranno due rune, che possono essere: due buone, una buona e una cattiva, oppure due cattive. Stanno a indicare cosa succederà nel prossimo anno, oppure le cose avvenute in quello finito per commemorarlo, anche se fossero state cattive. Sta a noi saperle interpretare.»
«Quindi se non ho capito male, gli anni non sono definiti come da noi, è possibile che uno duri di più o meno di un altro. Ma come fate a capirlo? Vi dirà qualcosa in anticipo, spero.»
«Sì, un po' prima si iniziano a intravedere le rune, con la corteccia che inizia a incidersi.
Ogni cosa funziona perfettamente, per capire le stagioni si fa riferimento alle corna dei cervi che sono in legno e alle foglie che cambiano in base alla stagione in cui ci dovremmo trovare.
Se siamo in autunno, le avranno marroni, se in inverno bianche, e così via.»
«Molto curiosa come cosa. Quindi mi stai dicendo che non ci sono i soliti animali che sono abituato a vedere, come cani, gatti, piccioni.»
«Quegli animali li puoi dimenticare, qua ci sono tutt'altre specie, che non ti immagini. Ce ne sono di giganti, di pacifici, di ostili e di tutti i generi, passando dai serpenti giganti di terra, arrivando ai draghi, senza dimenticare i kraken che si aggirano nell'acqua.»
"Dall'elenco che hai fatto sembra che ci siano più animali ostili che pacifici" pensò Calixum.
«Ah, dimenticavo: quasi tutte le specie sono domabili» disse con fare orgoglioso.
«Domabili!? Intendi dire che uno potrebbe domare un kraken?» domandò Calixum un po' spiazzato.
«Ti ho detto quasi tutti. Comunque, il kraken è innocuo nei nostri confronti.»
«Menomale. Non mi andava di essere divorato vivo da un calamaretto un po' più cresciuto.»
«Questo sempre che tu li rispetti, perché possono diventare aggressivi da un momento all'altro, creando un grande trambusto e talvolta delle vittime.»
Mentre Raghallac spaventava scherzosamente Calixum raccontandogli dei vari mostri che vivevano nelle varie regioni, arrivarono le guardie; erano chiamate Custodi dell'Albero da alcuni, anche se il loro vero nome sarebbe Hyroa.
Arrivarono tutte vestite uguali: indossavano una tunica bianca con il cappuccio in testa. Inoltre, avevano una staffa in mano, mentre con l'altra si aggrappavano al pelo di un grifone che cavalcavano e che li aveva condotti fino a lì.
I loro grifoni vestivano una sorta di armatura dorata che li proteggeva in caso di pericolo.
«Credo sia meglio fermarsi per il momento, per non correre troppi rischi. Tu che ne dici?»
«Concordo» disse Gor.
Si fermarono dove dissero e, così facendo, Raghallac poté spiegare ai custodi la loro situazione.
«Non sono delle persone troppo socievoli, scambiano parole solo per lavoro» disse Raghallac a Calixum una volta rientrati nel vagone.
«Questa si chiama professionalità e comunque devi capirli, sono le guardie scelte per difendere il regno, non possono e non devono avere nessuna distrazione. Ma quando non sono di turno e non lavorano sono anche parecchio simpatici. Te lo assicuro».
Si disposero come previsto e ripresero per la terza volta il viaggio, Calixum non aveva la minima idea di quanto mancasse per arrivare finalmente al tanto agognato regno di Askeir.
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