Il viaggio durò quasi tutta la giornata, ci furono ancora diversi momenti in cui si fermarono per parecchio tempo. Cercarono gli artefici dei problemi per mettere fine a ogni pericolo e poter proseguire tranquilli. Se non fosse stato per questo, il viaggio sarebbe durato relativamente poco.
Con l'aiuto degli Hyroa non successe più niente e arrivarono sani e salvi nel regno di Askeir; Calixum non stava più nella pelle all'idea di vedere finalmente il fatidico luogo di cui tanto gli aveva parlato Raghallac.
Il treno si fermò su una pianura non molto distante da quella che sembrava essere una cittadina.
«Bene, siamo arrivati! Questo, come puoi vedere, è il magnifico e imponente regno di Askeir.»
Scese rapidissimamente dal treno per ammirare le meraviglie che gli erano state raccontate. Ciò che vide furono i diversi animali che abitavano il regno, senza contare gli alberi, che erano un'infinità, a partire dai pioppi e arrivando alle querce o agli alberi di acacia: erano presenti tutte le piante che conosciamo con l'aggiunta di alberi strani, dal tronco violaceo e con le foglie rosa. Ce ne erano di tutti i colori: fu fantastico ai suoi occhi. Questi rappresentavano solo quelli visibili al momento, probabilmente ce ne sarebbero stati ancora un'infinità sparsi per il regno. Calixum era certo che Raghallac avesse scelto una meta specifica per arrivare, data la grande flora e fauna che li circondava. Voleva far sì che il giovane potesse rimanere il più meravigliato possibile.
«Vedo che avete un sacco di alberi in giro per il mondo» esclamò Calixum.
«Gli alberi sono la vita del regno. Qui c'è ogni specie conosciuta e non, come quello viola che hai appena notato. Ognuno di loro svolge un compito importante nell'aiutare il regno, e lo fa alla perfezione, aggiungerei» rispose Raghallac fieramente.
Tra tutti ovviamente non poteva non notare l'Albero Askeir. Sebbene fossero abbastanza vicini, era comunque visibile anche da lontano, date le sue dimensioni imponenti.
«Penso che il vostro albero più grande, in confronto a questo, sarà grande come il suo ramo più sottile e esile» disse scherzando Raghallac. «Che ne dici se andiamo a fare due passi più vicino ad Askeir?»
«Mi piacerebbe molto andare sotto l'Albero adesso, è davvero mastodontico già solo vedendolo da qua».
«Andiamo subito» gli rispose Raghallac con Calixum che non stava nella pelle.
Si incamminarono e non molto dopo arrivarono a destinazione, sotto l'Albero Askeir.
«Da qua si può vedere molto meglio quanto sia grande. Se dovesse attaccare con i suoi rami, sarebbe fortissimo, vista la loro dimensione» affermò Calixum stupefatto.
«Askeir è molto forte, imbattibile. Lui però non combatte, lascia a noi il destino della lotta, che per fortuna non si verifica più da molto tempo.
La leggenda narra che un all'alba del regno, Askeir aiutò un combattente, perché lo riteneva puro di cuore.
Il ragazzo era in difficoltà e stava perdendo lo scontro, non ce l'avrebbe fatta da solo. Improvvisamente, Askeir fece piovere su di esso delle foglie magiche. Erano piene d'energia e si andarono a poggiare sul corpo del ragazzo ormai esausto. Da quel momento, il guerriero sentì dentro di sé una forza tale che gli pareva di essere rinato, gli sembrava di non aver mai combattuto realmente. Askeir gli aveva ridato le forze per far sì che potesse combattere ancora e vincere... C'è anche chi crede che Askeir combatta con i rami in difesa del puro di cuore, ma anche questa è una leggenda. Non si sa la verità, o forse sì e non la si vuole raccontare.»
«Tu credi che queste siano delle semplici leggende o la realtà?». chiese Calixum, senza rendersi conto che Raghallac era la persona che sapeva tutto di tutti e che di sicuro conosceva la verità.
«Askeir indubbiamente ha grandi poteri. Chissà, magari un giorno si verificherà di nuovo la leggenda della rinascita, questo è il suo nome.»
«Perché dovrebbe succedere di nuovo?» domandò Calixum un po' smarrito.
«Guerre magiche. Guerre che causano un sacco di vittime per prendere il possesso del regno. Davvero orrendo ciò che le persone fanno per la smania di potere, ma così è sempre stato.
L'eroe della leggenda stava per essere sconfitto da un demone dalla grande potenza, il suo nome è Jotunnar, nominato anche Signore delle tenebre.
Ma Askeir, vista la difficoltà del suo guerriero, usò i suoi rami per uccidere definitivamente Jotunnar e spedirlo nel limbo, una dimensione vuota.
In questo tempo è nato un suo successore, Ze'Ràs, che lo vuole vendicare e che cercherà di riuscire in ciò per cui Jotunnar aveva fallito. Per questo penso che presto ci sarà un'altra guerra; non possiamo contenere la sua forza, dobbiamo aspettare che tutto accada. Non possiamo fermare questa fiumana degli eventi.»
«Mi stai dicendo che lascerete tutto al caso? È così che intendete sistemare le cose?» domandò Calixum accigliato dall'affermazione di Raghallac.
«Ricorda bene una cosa: il caso non esiste, tutto ciò che deve accadere è già stato scritto: c'è un motivo per ogni cosa. Te ne ho già parlato sul treno, durante il viaggio.»
«Capisco, ma almeno riuscite a prevedere il suo attacco imminente? Cioè, lo avete rinchiuso in qualche prigione spero.»
«Non si può tenere rinchiuso in prigione un tale essere con così tanta forza e purtroppo risulta difficile anche prevedere la sua prima mossa. Diciamo che questa è la quiete prima della tempesta, una terribile tempesta.»
«Quiete che non si sa quanto duri» continuò Calixum.
«Esatto. Ma adesso direi di non pensarci troppo. Che ne dici di venire a casa mia, nella regione di Terbachia, più precisamente nella città di Vogicia, che si trova vicina al confine della regione. Non molto distante vi è quella di Nortia».
«Terbachia? Vogicia?» disse Calixum perplesso.
«Pensavo ci arrivassi. Ovviamente ogni regione ha un nome, in questo caso Terbachia. Il nome in questione deriva dall'eroe che ci ha vissuto. Ogni regione, quindi, presenta il nome di un eroe che ormai non c'è più, ma che contribuì a salvare il regno.»
«Quindi, di conseguenza, Vogicia sarebbe una delle tante città» continuò Calixum.
«Sì, volendo può essere considerata la capitale del regno data la sua posizione vicino ad Askeir e il suo essere molto importante.»
«Le altre regioni che nomi hanno?» domandò ancora.
«Sono sei in tutto e ognuna, o quasi, ha un nome di un eroe: Noezterra, Valhosia, Berphoria e infine, ultima ma non per importanza, Theona. Queste sono le restanti cinque regioni. Tutte e sei vanno a chiudere una sorta di anello attorno all'albero, il punto centrale di tutto» concluse Raghallac.
«Comunque, direi che possiamo andare, ti seguo» disse Calixum che voleva andare il prima possibile a casa sua.
«Ok, per di là» disse Raghallac indicando un monte non troppo alto, più definibile una collina, – anzi decisamente una collina – e si incamminarono verso la dimora di Raghallac.
Era abbastanza lontana da lì. Fecero una bella passeggiata che li sfinì molto, ma almeno permise a Calixum di ammirare il regno nella sua più totale bellezza.
«Eccoci arrivati! Questa è casa mia» disse Raghallac indicandola.
Dall'esterno dava l'impressione di essere una semplice casetta di montagna.
La casa era situata su un altopiano dove le erbe medicinali si trovavano a ogni passo, oltre alla presenza di molteplici fiori, che davano un bel tocco di colore al prato sottostante.
«Qui l'elettricità viene prodotta dalla magia stessa: in pratica incanaliamo tramite un incantesimo un fulmine che genera l'energia che usiamo solo per l'illuminazione» disse Raghallac.
La facciata era stata rivestita in pietra e legno, come si faceva un tempo. Le finestre erano piccole e su tutte erano state montate delle inferriate in ferro.
Entrarono e l'interno fu spettacolare.
La prima cosa che il ragazzo notò erano i diversi quadri appesi sulle pareti, raffiguranti persone a lui sconosciute ma probabilmente importati se si trovavano lì dentro. Erano solo cinque quadri ma, essendo abbastanza grossi, davano l'impressione di essere molti di più.
L'arredamento era molto accogliente. Una delle case più belle, anche se semplici, che Calixum avesse mai visto; in realtà aveva visto solo la sua e una stanza di Garun.
Gli interni erano caldi, gradevoli e pensò che durante i periodi di freddo doveva essere meraviglioso stringersi alla grande stufa in muratura.
Si accomodò in cucina, mentre Raghallac preparava una tazza di tè caldo.
In quel momento, per rompere il silenzio, Calixum chiese: «Che bella casa che hai, ti è costata tanto?»
«Non troppo, l'ho pagata circa dieci Leaf d'argento, una bazzecola».
«Dieci Leaf? Cosa sono?» domandò curiosamente, non aveva mai sentito nominare questo oggetto.
«I Leaf sono le monete in circolazione del regno. Possono essere fatte d'oro, d'argento o di osmio. Sì è un po' strano, ma è così. E infine di vahanite, minerale sicuramente nuovo per te: non vale molto.
Quelle d'oro valgono di più, poi seguono le argentate, quelle in osmio – che a parer mio sono le più belle esteticamente – e infine i vahaniti.
In media una casa non troppo lussuosa costa sui dieci Leaf d'argento.»
«Come sono fatte?» domandò Calixum incuriosito dall'argomento.
«Sono delle semplici monete con sopra una foglia in rilievo. Aspetta un attimo che te ne porto una da vedere, semplicemente cambia il colore in base al materiale.»
Tornò con un sacchetto di monete e ne tirò fuori due: una d'oro e una d'argento. Effettivamente corrispondevano alla sua descrizione. Come le classiche monete, presentavano anche una sorta di zigrinatura sullo spessore.
Mentre Raghallac finiva di preparare il tè, si rivolse a Calixum: «Parlami un po' di te, Calixum Flamvell».
La domanda sbalordì Calixum, dato che all'apparenza sembrava sapesse già tutto su di lui, e di conseguenza gli rispose: «Credo che tu sappia già tutto su di me, quindi non saprei cosa dirti».
«Hai ragione» ribadì ridacchiando.
Poi finalmente tornò con due tazze calde di tè.
«Ecco qua. È un tè fatto con delle piante aromatiche prese dal mio giardino. Sono un po' amare ma molto buone, assaggia» disse Raghallac, aspettando di sapere se a Calixum piacesse o meno. Però la bevanda era un po' calda, quindi dovette aspettare.
Mentre aspettavano che il tè si raffreddasse, Raghallac si rivolse al ragazzo dicendo: «Calixum, ti avevo detto che ti avrei parlato meglio di come funziona qua. Credo che questo sia il momento più adatto».
Calixum annuì, intanto continuava a soffiare sul tè per raffreddarlo.
«Allora, inizio dicendo che ogni regione è autosufficiente: consuma ciò che produce, questo perché il commercio non è molto sviluppato. Ogni regione possiede dei mestieri, dal più facile al più difficile, ma tutti comunque molto utili.
Ci sono inoltre due diverse categorie di maghi: quelli che non conoscono incantesimi da combattimento, ma solo quelli che semplificano la vita e il lavoro senza l'utilizzo di oggetti esterni; poi ci sono coloro che stanno un gradino sopra per quanto riguarda la forza della magia. La praticano con un oggetto, per esempio una staffa, ma non necessariamente.
Le staffe sono pezzi del ramo di Askeir donato per il combattimento. In cima a essa vi è una gemma che permette la magia.
Questi maghi conoscono e apprendono il combattimento a differenza degli altri e, di conseguenza, gli verrà affidato un lavoro come la protezione di una regione.
Tra quelli che sanno praticare incantesimi per la difesa ci sono delle eccezioni, ossia coloro che non necessitano di un oggetto magico per fare incantesimi, però sono molto rari. Gli basta pensare all'incantesimo e il gioco è fatto.
Sto parlando dei Sicari, che sono posseduti da energie oscure e che quindi vengono classificati in quel modo. La gente del posto non li conosce e non sa della loro esistenza, questo per evitare il caos generale.»
«Tu sei? Suppongo che tu sia uno di quelli rari, dato che non ti ho mai visto utilizzare una staffa» disse Calixum.
«Esattamente, hai indovinato» disse Raghallac facendo comparire una fiamma rossa sulla sua mano per far vedere meglio a Calixum come funzionasse.
«Io invece cosa sono?» domandò il ragazzo incuriosito.
«Per scoprire che cosa sei devi fare una sorta di test, ma non posso fartelo fare ora, non c'è la possibilità fisica. Con il tempo arriverà e sapremo tutti quanti il risultato». A Calixum quella risposta dava l'impressione di essere falsa, però non poteva far altro che fidarsi ciecamente di Raghallac.
A contrasto della poca fiducia, in quel momento era entusiasta di scoprire a quale classe sociale appartenesse, ma Raghallac gli rispose che poco più avanti avrebbe fatto il "test" anche per quello.
Si guardò un po' intorno per vedere la casa del mago e si fermò a osservare quella che sembrava essere una mappa appesa alla parete.
«Quella è la mappa di Terbachia, con segnate tutte le città presenti. Noi ci troviamo qui, a Vogicia. Visto che hai notato questa cartina, ti affido un compito, una commissione semplice: che ne dici?»
«Va bene, perché no» rispose Calixum che non sapeva cosa aspettarsi, però era meglio che stare lì a far nulla.
«Dovresti andare nella regione di Nortia per acquistare un po' di cose per me. Me lo faresti questo piacere?» disse ciò tirando fuori dalla tasca una sorta di lista della spesa.
«Pensi di esserne capace?» continuò ironicamente Raghallac.
«Certo che ne sono capace. C'è un modo più rapido e veloce di andare là, cioè senza dover per forza camminare?»
«No, e dovresti anche partire presto perché io da qui a poco avrei un'importante riunione personale e privata a cui non puoi assistere. Per questo ti ho affidato questo compito. Ti do anche un'altra cosa: è una cartina che ti servirà per arrivare al negozio senza perderti. Ci tengo a precisare che è il più vicino da qua. La mappa si aggiornerà man mano che andrai avanti. Se per caso sbagliassi strada, ti condurrà sulla retta via. Tutto chiaro?»
Calixum capì le sue esigenze, dato che comunque era il responsabile di un tale regno e gli riconfermò che sarebbe andato.
Prese il tè ormai freddo e lo bevve tutto d'un sorso e perse un po' di gusto data la bassa temperatura.
Calixum afferrò quindi la lista e si incamminò verso la destinazione data e disse: «Molto buono il tè, anche se caldo sarebbe stato meglio». Poi uscì di casa.
Si mise a leggere il foglio e non capì molto cosa fossero quelle cose. C'erano scritte varie polveri magiche, ma anche cose comuni, come ampolle di vetro, libri da leggere. Ma il vero problema non era quello, bensì arrivare a destinazione senza perdersi e sperare che il viaggio non fosse troppo faticoso.
Gli venne in mente che a Raghallac non servissero quegli oggetti e che fossero solo il pretesto per farlo allontanare da casa sua per la riunione, ma poco dopo non ci fece più caso, dopotutto poteva aver avuto un buon motivo per farlo.
Riprese quindi il suo cammino verso la regione di Nortia.
Proseguendo lungo la via, Calixum arrivò di fronte a un bivio che non risultava esserci sulla cartina che gli era stata affidata da Raghallac.
In quel momento Calixum non sapeva che strada prendere: destra o sinistra.
Andò a destra pensando che la scorsa volta aveva portato bene, e si addentrò in una stradina fatta in pietra.
Continuò a camminare, ma la mappa non si aggiornava come aveva detto Raghallac. Questo lo fece preoccupare però, speranzoso di arrivare da qualche parte, continuò per quella strada. Aveva sempre adorato viaggiare e quello era un viaggio tutto nuovo per lui, un'esplorazione inedita che non molti avrebbero potuto fare.
La mappa non aveva intenzione di aggiornarsi e Calixum cominciò
a pensare di dover tornare indietro. Continuando a rimuginarci sopra, gli venne in mente che il bivio non era segnato sulla cartina e ciò prese a suonargli sempre più strano.
Erano ormai più di venti minuti che Calixum stava percorrendo quella strada, ma la cartina sembrava rotta.
Continuò imperterrito il suo cammino fino a quando arrivò in una specie di quartiere, c'era quindi la possibilità che ci fossero delle persone che gli avrebbero potuto indicare la via.
Gli parve di vedere solo sei case in tutto: era estremamente piccolo come paesello.
Iniziò dalla prima e bussò. Aspettò lì per qualche minuto nella speranza che qualcuno gli aprisse, ma fu inutile.
In quel momento, Calixum si disse tra sé e sé: «Dai, non è possibile che su sei case che ci sono, cinque che sono rimaste, non ci sia nessuno».
Quindi continuò la sua "missione" alla ricerca di qualche anima viva.
Bussò alla seconda, alla terza e alla quarta casa senza ottenere ciò che sperava: la risposta di qualcuno.
Gli rimanevano solo due case e l'ansia che si trovasse in un quartiere desolato e abbandonato gli saliva sempre di più e sempre più velocemente. Inoltre, il paesino era nel bel mezzo del nulla in una strada neanche segnalata dalla mappa, cosa che faceva perdere le speranze di successo.
Si mostrò davanti alla quinta casa. Bussò e aspettò.
Poi incredibilmente gli sembrò di aver sentito dei passi in casa.
"Ci sarà qualcuno, oppure sono io che sto impazzendo" pensò Calixum, nella speranza che la prima ipotesi fosse quella giusta; essere già pazzi dopo un giorno ad Askeir sarebbe stato preoccupante.
Questa volta però la fortuna lo baciò, qualcuno andò ad aprire quella porta. A quanto pare lui e la fortuna avevano uno strano rapporto, a volte era inaspettatamente fortunato e a volte sfortunatissimo; ultimamente più la prima, forse il destino aveva capito che era ora di girare dal verso giusto dopo tutti questi anni, forse.
Gli apparve dinanzi un'anziana signora dai capelli bianchi e con qualche neo sparso sulla faccia, un po' come le raffigurazioni delle streghe nei libri per bambini. Era vestita di una tunica violacea e molto lunga.
Quella persona intimorì parecchio Calixum che per parlare ci mise qualche istante.
«Scusi, signora, mi sono perso. Sa dirmi come posso arrivare nella regione di Nortia? Le sarei grato se sapesse indicarmi la strada.»
«Vieni in casa mia che te lo mostro, ho la cartina che ti serve» gli rispose con voce un po' tremolante.
Calixum era alquanto spaventato dall'idea di entrare a casa di una strega nel bel mezzo del nulla, dove nessuno poteva sentirli.
Intravide un pentolone con dentro qualcosa che puzzava di marcio e si spaventò ulteriormente.
Lì per lì, preso dalla paura e dallo spavento, rispose: «Oh, guarda! La cartina si è rimessa a funzionare e mi sta mostrando la direzione in cui devo andare. Grazie lo stesso stre... volevo dire signora. Arrivederci». E di fretta e furia si allontanò dall'ingresso, con in mano la cartina che non si era affatto aggiornata.
«Non scappare via da me, ho roba da offrirti per il viaggio» disse l'anziana signora a Calixum, ma lui aveva già affrettato il passo nel tentativo di allontanarsi il più possibile da quella casa.
Poi ecco che le paranoie presero il sopravvento nella testa sua testa: "Adesso si spiega perché non c'è nessuno in questo villaggio. Li ha uccisi tutti lei. Dovrò riferire il tutto a Raghallac".
Si mise alla ricerca di un qualche cartello che segnalasse il nome del quartiere in cui si trovava.
Poi trovò qualcosa.
Benvenuto a Jansk
Perfetto, adesso sapeva esattamente il luogo in cui si trovava.
Rimaneva ancora una casa a cui bussare. Ma ovviamente nessuno rispose, confermando ancora una volta la sua teoria sulla strega.
Riprese il suo viaggio, ma la mappa non si voleva aggiornare.
A un certo punto gli venne in mente un colpo di genio: si trovava a Jansk e quindi, gli sarebbe bastato cercarlo fisicamente sulla cartina senza aspettare che si aggiornasse e voilà, avrebbe trovato la strada giusta. Sperava fosse così non solo nella sua testa.
Gli comparve sulla cartina un paesello con quel nome sul confine tra le due regioni, aveva funzionato! Incredibilmente quasi.
In quel momento Calixum si sentì parecchio felice, dato che aveva ritrovato la strada che lo aveva condotto in quel posto terrificante.
Così poté riprendere il cammino, questa volta sapendo dove andare.
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