L'acqua regna sovrana. Impari a nuotare o muori.
Gli alati sono scomparsi, incapaci di riposare le loro membra su terreno solido. I camminatori impararono prima a nuotare, poi costruirono piattaforme con ciò che veniva a galla dalle profondità, dal regno perduto.
I nuotatori regnano sovrani.
Nel giorno il sole splende, nella notte la tempesta infuria. Il livello delle acque si alza sempre di più, e il calore del sole non basta per farle evaporare. Ogni giorno che passa ci allontaniamo sempre di più dal fondale, dalla nostra Madre, dalla nostra origine, e ci avviciniamo al regno dei cieli, la città degli Dei. I nostri padri ci insegnarono che raggiungere la loro città li avrebbe infuriati, e che avrebbero abbattuto la loro rabbia su tutti gli esseri viventi. Non possiamo permettere che accada. Dobbiamo raggiungere il fondo, nella speranza di trovare qualcosa che ci possa aiutare, un dono dalle nostre radici.
Abbiamo costruito un'armatura. Un involucro di metallo impenetrabile dall'acqua, dalla pressione e da qualsiasi mostro che possa esserci là sotto. L'abbiamo progettata in modo tale che possa raggiungere il fondo usando solo il suo peso. L'elmo è una sfera di vetro con attaccati due tubi, uno per l'aria e uno per il nutrimento. Gli arti sono armati di spuntoni avvelenati per proteggersi dai pericoli. A causa della pressione il tuffatore non potrà effettuare colpi decisi, ma l'alta tossicità del veleno dovrebbe bastare. Dopo essersi lanciato, il tuffatore percorrerà 1000 cubiti per poi fermarsi. Ad ogni pausa, l'armatura si stabilizzerà per la pressione, e in superficie gli altri allungheranno i tubi per permettere un'ulteriore discesa. Non sappiamo quanto siano profonde le acque, dobbiamo solo sperare di avere abbastanza materiali per costruire tubi infinitamente lunghi.
Mi sono offerto volontario come tuffatore.
Ho salutato i miei genitori piangenti, sono stato benedetto dallo sciamano e sono entrato nell'armatura.
Percepii il mio udito svanire sempre di più, mentre sentivo la flebile fiamma che mi saldava lentamente dentro la mia prigione di metallo, finché a un certo punto rimasi abbandonato nell'oblio del silenzio. Un'ulteriore cerimonia. Mi misero una collana di fiori al collo, i bambini mi riempirono l'armatura di disegni e scritte colorate e lo sciamano recitò altre preghiere. Riuscivo a vedere le persone intorno a me che ballavano, cantavano, suonavano, ridevano e piangevano, ma non ero in grado di sentire nulla. Tutt'oggi mi chiedo se la mia incapacità di sentire le loro benedizioni abbia infierito sul mio viaggio.
Quando il sole raggiunse il suo zenith, mi tuffai.
Iniziai ad affondare, lasciando che il mio peso morto facesse tutto il lavoro, e poco dopo raggiunsi la mia velocità limite. Col passare del tempo le acque cristalline intorno a me diventarono sempre più buie, finché non rimasi nella più completa oscurità.
Oscurità e silenzio, questo è quello che percepii per la maggior parte del mio pellegrinaggio.
Dopo qualche ora passata a discendere, mi fermai di colpo. Rimasi fermo per qualche tempo, poi continuai la mia discesa. Tutto come previsto. La cosa da cui rimasi più stupefatto era la totale assenza di forme di vita intorno a me. Dopo un certo limite ho smesso di vedere pesci, o qualsiasi altro essere.
Così passarono i giorni, le settimane, nel buio, nel silenzio, nel freddo. L'unica cosa che mi permetteva di mantenere il passare del tempo erano le costanti pause, in cui la mia discesa si interrompeva e arrivava la sbobba per nutrirmi.
Il silenzio mi tormentava e mi faceva impazzire, le orecchie mi fischiavano e la mia testa non smetteva di pensare, ero incapace di farla stare zitta.
Ho avuto paura, di tante cose. Avevo paura che l'impresa sarebbe stata inutile, che non sarei mai riuscito a raggiungere il fondo, o che peggio, un fondale non sia mai esistito. Una vita eterna condannato a cadere sempre più in basso, avvolto dal buio, dal silenzio e dalle urla nella mia testa. Ho freddo.
All'improvviso, qualcosa mi colpì, qualcosa di grosso. Ero quasi felice. Era la prima volta da settimane che vedevo un altro essere vivente. Non saprei descriverlo al meglio, ma era sinuoso, longilineo, dalle fauci enormi e dai denti più aguzzi che abbia mai visto.
Dopo essermi venuto addosso, mi si aggrovigliò intorno al corpo. L'armatura reggeva a malapena, e riuscivo a sentire la potenza della sua stretta. La sua bocca si aprì a dismisura, sembrava controllata da quattro mandibole separate, si piantò contro il vetro dell'elmo e cercò di divorarmi la testa. Riuscivo appena a muovermi, ma mentre la bestia stava riassestando la sua possente presa, riuscì a liberare un braccio, estrarre la lama, e graffiare il mostro.
Sentii le sue smorzate urla di dolore, mollò quasi immediatamente la presa dal mio corpo e dalla mia testa, per poi scappare via. Subito iniziò a spruzzare acqua ovunque nel mio elmo. Il bastardo aveva reciso con i suoi denti uno dei tubi. Con molta fatica, chiusi la valvola. Ero completamente bagnato e la mia armatura era piena d'acqua fino ai fianchi, ma almeno ero vivo. Respiravo ancora, quindi potevo continuare il mio viaggio, ma niente più cibo.
A volte mi chiedo se avessi preferito venire divorato.
E' passato molto tempo da quando ho smesso di scendere. Non so perché non mi stanno più calando. Ho paura. Ho fame. Ho freddo.
Il tempo non esiste. E' un'invenzione della nostra razza. Cerchiamo di misurarlo usando concetti creati dalle nostre menti, ma non abbiamo modo di conoscere le sue dimensioni, proporzioni, densità, propagazione, orientamento o direzione. Nell'assenza di punti di riferimento il tempo non esiste. In questa scatola, al buio, fermo, non ho modo di generare nella mia testa questo costrutto. Dal momento in cui mi sono tuffato potrebbero essere passati mesi, anni, o forse solo pochi giorni, poche ore, pochi secondi. Più vivo senza riferimenti e più inizio a dubitare della mia stessa esistenza.
Improvvisamente, si palesò la mia salvezza. Dalla valvola che chiusi dopo il combattimento con il mostro iniziarono a gocciolare molto lentamente ma ritmicamente delle piccole goccioline d'acqua.
Ho smesso di contare. Quelle maledette goccioline mi hanno riportato un po' di sanità mentale, ma presto saranno la mia rovina. Ora l'acqua mi arriva al mento.
Quelle piccole goccioline, che mi hanno portato così tanto conforto, stanno per soffocarmi. Ormai il loro ritmico ticchettio è diventato solo rumore di sottofondo, una clessidra per la fine dell'universo. I punti di riferimento perdono di significato quando smetti di osservarli.
La mia mente ricomincia a viaggiare. E' veramente stato tutto inutile? Raggiungerò mai il fondo? Esiste un fondo? Perché mi sono offerto volontario? Sono stato egoista. Egoista, spavaldo e narcisista. Mi sono tuffato solo perché sentivo che sarebbe stata la cosa più corretta da fare, non perché ci credessi veramente, non perché sia mai stato religioso, anzi, ora bestemmio urlando i nomi degli dei, che hanno creato il mondo, le tempeste, la vita e di conseguenza me. Bestemmio i nomi degli dei per non avermi dato il buonsenso di non tuffarmi. Mi sono offerto volontario perché pensavo che il mio nome sarebbe stato osannato fino alla fine dei tempi, ero convinto di poter diventare qualcuno.
Penso a mio padre e a mia madre, alle persone che ho amato. Cosa staranno pensando di me ora? Esistono ancora, oppure ho vissuto più di qualsiasi altro essere su questa terra?
Penso alle mie virtù e ai miei vizi. Non mi hanno portato a niente. Non hanno significato in queste profondità.
Penso a tutto ciò che ho compiuto e a ciò che non potrò mai concludere. Tutta fatica sprecata, tutto ciò che ho deciso di fare mi ha comunque portato in questa prigione.
Mio padre, mia madre, i miei cari, le mie virtù, i miei vizi, le mie azioni. Non esistono più. Ormai non ho più certezza della loro realtà, e li sento scivolare via dalla mia memoria.
Non esiste nient'altro oltre a me, la prigione, e l'acqua.
Mi sembra di avere delle branchie sul collo, è come se riuscissi a respirare.
Vedo un occhio. Oltre il vetro. E' un occhio enorme, gigantesco, che mi osserva attentamente. Sono incapace di muovermi. L'essere avvolge delicatamente la sua immensa mano attorno a me. Un dolce abbraccio. Non ho mai sentito un calore così confortante in vita mia.173Please respect copyright.PENANAZIRdflqURu