Oggi quando mi sono svegliato e ho aperto gli occhi, osservando il soffitto bianco della mia camera da letto, mi sono accorto che non avevo voglia. Non so esattamente di cosa non avessi voglia, sapevo solo che non la volevo. Mi sono alzato, sono andato in bagno e mi sono seduto sul gabinetto. Ho passato qualche minuto al cellulare, scrollando infinitamente senza meta. Ho lasciato che il cellulare mi scivolasse dalle mani e cadesse sul pavimento. Non avevo né fame né sete, quindi ho deciso di saltare la colazione e di farmi direttamente una doccia. Mi butto sotto l'acqua gelida, non uso né shampoo né sapone, lascio che le gocce d'acqua mi bagnino il corpo. Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia. Non mi asciugo nemmeno. Non mi vesto nemmeno. Mi guardo un po' intorno nel mio salotto, poi esco in giardino.
E' prima mattina, lunedì. Non c'è molta gente in giro, ma abbastanza da sentire la puzza dei gas di scarico nell'aria, sentire i discorsi della gente che passeggia, qualche cane che abbaia e qualche bambino che schiamazza. Sono in mezzo al vialetto del giardino, completamente nudo, e mi guardo intorno. Non mi focalizzo su qualcosa di preciso, lascio che i miei occhi sorvolino su tutto quello su cui si posano, senza analizzare veramente quello che stanno osservando. Inizio a notare la gente che mi guarda storto, chi scoppia a ridere, chi mi insulta, ma io non ci faccio per niente caso. Volgo il mio sguardo al cielo.
E' una mattina fresca, una di quelle in cui non capisci se c'è bel tempo o meno. C'è qualche nuvola, il cielo è vagamente bigio. La luce del sole c'è, ma lui è invisibile, introvabile. Mi sono sempre piaciute giornate come queste. Per qualche motivo inizio a focalizzarmi su un punto. Non c'era niente di particolare, ma i miei occhi iniziarono a focalizzarsi su di lui, su questa piccola area generica localizzata precisamente sopra di me. Sento i talloni alzarsi dal suolo.
Mi sento così leggero. I miei talloni sono staccati dal suolo di pochi millimetri, ma la levitazione è costante, anche se molto lenta. Poco dopo sono sulle punte dei piedi. Poi sono completamente separato dal terreno. La gente intorno a me inizia ad accorgersene, sento le loro urla, chi impreca, chi chiama l'ambulanza, un prete improvvisa un esorcismo. Continuo a focalizzarmi sul punto. Sono a 1 metro dal terreno. Percepisco tutti gli sguardi addosso, la gente che mi fa foto e filmati. Ignoro tutto. 4 metri. Arrivano poliziotti, ambulanze e vigili del fuoco, mi chiamano ma non rispondo. Una vecchietta piange. 8 metri. Una giornalista richiama il suo cameraman per aggiustare l'inquadratura, e inizia a blaterare. 16 metri. Ormai le voci diventano impercettibili, un brusio di fondo, un'interferenza di segnale. Mi accorgo di come sto prendendo velocità, di come questa stia aumentando esponenzialmente. Gli occhi sono fissi sul punto.
A questa altezza tutte le persone sembrano poco più piccole di formiche, i quartieri, i parchi, i palazzi e i campi coltivati sono come delle piastrelle di un pavimento che formano un pattern astratto. L'aria è diventata più pulita, più fresca. Lascio che mi attraversi i polmoni e che me li sanifichi. Trapasso una nuvola, questo batuffolo di condensa che mi risana la pelle con la sua umidità. Inspiro profondamente, respiro queste goccioline microscopiche, affogando nella loro purezza. La nuvola diventa sempre più densa, i capelli e i peli sul mio corpo si raddrizzano. Vengo colpito alla testa da una potente scarica elettrica, che trapassa il mio sistema nervoso. Sento i neuroni che vengono pompati di energia, ogni piccola scarica che attraversa ogni solco corticale, per poi scatenarsi sul mio midollo spinale. Da lì l'elettricità mi conquista completamente, raggiungendo ogni mia estremità. Fulmini e lampi scappano dalle mie dita, ritornando alle nuvole. L'ala di un aereo mi sfiora leggermente, sento un motore esplodere. Continuo a seguire il punto.
Il colore buio dello Spazio si avvicina sempre di più, ormai sto raggiungendo la stratosfera. Il mio corpo inizia a prendere fuoco, sto diventando una meteora inversa, un grave che rigetta la sua attrazione gravitazionale e la usa per allontanarsi da qualsiasi cosa. Il mio corpo brucia, ma non sta perdendo massa. E' come se ogni mia molecola iniziasse a fondersi. Supero la Luna. Le mie dita si incollano, i miei arti retrocedono. Venere. Rimane il mio torso, il mio collo si fonde tra le spalle. Mercurio. Non sono più riconoscibile come essere umano, una massa informe vagamente sferica, un geoide organico. Attraverso il nostro Sole. Le radiazioni dei venti solari mi abbracciano dolcemente, mi sfregiano, mi ustionano, mi avvelenano. Mi lascio plasmare nel profondo. Raggiungo il nucleo. Così tanta luce, così tanta pressione, e il calore. Non ho mai sentito un calore così confortante in vita mia. Quando riemergo, sono un essere nuovo. Un essere vivente. Continuo a seguire la via.
Tutta la mia massa corporea è ora degenerata in un singolo punto, in un singolo atomo al centro di tutto, la mia carne e la mia anima concentrata in una singola molecola infinitamente densa, dal potenziale energetico eterno. Raggiungo la velocità luce. Poco dopo supero il limite, divento ancora più veloce. Mi schianto contro pianeti ed altri corpi celesti, distruggendoli in istanti, senza mai fermarmi, acquistando sempre più velocità, sempre più potenza. Dritto fisso sul punto, continuo a viaggiare nell'oblio oscuro dell'universo a una velocità infinita, incalcolabile. Attraverso miliardi di galassie in singoli istanti, passando di fianco ai pianeti assisto al miracolo della vita, milioni di civiltà e imperi che si formano e si distruggono con un battito di ciglia, finché vita e morte non si uniscono per diventare la stessa cosa. Raggiungo il più remoto confine della materia, e raggiungo il mio tanto agognato punto. Mi fermo istantaneamente.
Ho raggiunto il mio obiettivo. Ho raggiunto il mio punto. Intorno a me, a questo piccolo atomo, c'è solo il nulla. Sono l'unica prova dell'esistenza della materia per eoni di anni luce.
Molto lentamente, ricomincio a muovermi. Sto tornando indietro.
Sto tornando a casa.145Please respect copyright.PENANA56vUF1zeXP