Mi sveglio. Tento di aprire gli occhi incollati, e con molta fatica ci riesco. Inizio a tirare con le braccia per strapparle da quello che un tempo era il suolo. Faccio da leva con i miei arti liberi, prima strappo la schiena, poi le gambe. Mi metto in piedi e ricomincio a camminare. Solita routine. Cammino nudo su questo viscidume, percepisco come ad ogni passo la pianta dei miei piedi cerchi di fondersi con il terreno, e ogni volta li strappo via. Ormai il mio corpo è una piaga unica, lacerazione dopo lacerazione. Questa è la mia vita, da quando la Carne ha preso il sopravvento.
Nessuno sa come sia nata, come sia successo, si sa solo che questa massa informe organica ha iniziato a inglobare qualsiasi cosa di questo pianeta. Tutti gli esseri viventi vengono assorbiti, tutto il resto viene inglobato, distrutto e frantumato. La Carne continua a crescere, sempre di più, una massa tumorale che si espanderà infinitamente finché non colmerà completamente questo maledetto universo.
Penso di essere l'ultimo rimasto. Non so da quanti anni sto resistendo, so solo che non vedo più nessuno da molto tempo. Ho dimenticato come fossero gli esseri della mia razza, ho solo i brandelli del mio corpo come riferimento, ma i visi... Non ricordo più come sono fatte le facce, posso toccarmi il volto, ma mi rendo conto che non rappresenta più quello che era o che dovrebbe rappresentare. E in ogni caso, non posso toccarlo per molto tempo prima che inizi a incollarsi alle mie mani. E lì strappo di nuovo.
La Carne tende a espandersi solo esternamente, quindi rimangono ancora molti spazi vuoti al suo interno, penso che prima cerchi di riempire tutto lo spazio che trovi, per poi cercare di riempire tutti i buchi. Ma una volta riempito tutto, cosa farà? Smetterà di crescere? Si accontenterà della sua forma o non sarà mai abbastanza? Magari continuerà a crescere, diventando sempre più densa, talmente più densa che i suoi atomi non riusciranno a stare più uno di fianco all'altro, si fonderanno anche loro o imploderanno? Così tanta massa, così tanta densità, tutto riunito in uno spazio infinito, un enorme ascesso di pura materia solida.
Io mi muovo attraverso questi spazi vuoti, le chiamo caverne. Queste caverne sono completamente buie, ma ormai è come se mi fossi abituato, riesco a vedere tutto perfettamente. Il pavimento, le pareti, il soffitto, è tutto ricoperto dalla stessa sostanza, questa viscida massa rossastra. Lungo tutte le pareti si possono trovare ancora qualcosa che ricorda dei corpi. E' tutto ricoperto da vene, che pulsano ritmicamente, ci sono occhi che con lo sguardo seguono i tuoi movimenti, sacche piene di pus che esplodono, cespugli di peluria, bocche dentate da cui colano litri di saliva, mani che cercano di stringerti, gambe che ti calciano, sfinteri e altre aperture che rilasciano secrezioni rancide ed altre esalazioni. Queste caverne sono collegate da delle aperture, dei cunicoli. In alcuni di questi posso passarci stando in piedi senza problemi, in altri devo chinarmi. Cerco di evitare i cunicoli troppo stretti, quelli in cui devo strisciare, ho troppa paura di venire assorbito.
In questa mia inutile odissea tra le caverne, un giorno mi trovai davanti un piccolo cunicolo. Era l'unica strada per poter andare avanti, ma preferii tornare indietro e cercare un'altra via. Girandomi notai che l'apertura da cui ero entrato nella caverna non c'era più, come se non fosse mai esistita. Osservai meglio la parete, e mi accorsi che da dove ero arrivato ora c'era solo una grossa cicatrice. Mi resi conto di essere in ritardo. La parete davanti a me iniziò a pulsare e ad avvicinarsi. La Carne stava riempiendo i buchi.
Mi giro e mi metto a correre in direzione di quella maledetta apertura che tanto odiavo, ho paura, ma potrebbe essere la mia unica salvezza. Entro dentro, tutto chino. Cammino per qualche minuto, poi sento la mia schiena strisciare contro il soffitto. Sento le particelle della Carne fondersi con le mie, per pochi secondi. Io continuo a camminare e a distruggere questo legame, lacerando la mia schiena. Il cunicolo si fa sempre più stretto, mi inginocchio. Faccio di tutto per evitare di rimanere incollato, ma tra i palmi delle mie mani e gli stinchi è difficile. Io continuo a strappare. Il mio sangue inizia a fondersi con il suo, e mi assaggia, mi sente già come parte di lei. Non posso girarmi, ma percepisco che il passaggio dietro di me si sta chiudendo. Il cunicolo si fa sempre più stretto, sono costretto a strisciare. Continuo ad andare avanti, a dimenarmi, ma ormai non c'è più speranza, sono troppo stanco e il passaggio è troppo stretto. Non riesco più a muovermi.
Ormai ero completamente avvolto. Ero incapace di muovere anche un solo singolo muscolo. Un dolce abbraccio. Sentii la carne passare per ogni mio orifizio per poi crescere dentro di me, colmando tutto il vuoto dell'universo. A quel punto abbandonai la mia essenza. Non avevo più senso di sopravvivenza, non mi importava più nulla del mio corpo, avevo accettato la fine. Mentre mi preparavo a percepire l'ultima scarica dei miei neuroni, mi accorsi come il mio corpo non esisteva più. Assimilato completamente in quel tumore. La mia materialità non c'era più, ma in qualche modo il mio spirito viveva, anzi, non era mai stato così potente. La mia mente si fuse con quella di miliardi di altri esseri viventi. Nessuno di noi aveva più un corpo personale, ma adesso eravamo così uniti, così collegati. UnoTuttiNessunoInfinito. Miliardi di vite fuse in un unico essere pensante, onnisciente, capace di infiniti pensieri contemporaneamente. Ogni pensiero si auto-alimentava con altri, il passaggio di idee era istantaneo e in continua evoluzione. Miliardi di anni di conoscenza trasmessi in una frazione di secondo, in un'infinita e costante evoluzione. Un uroboro dalla lunghezza infinita che si mangia la coda eternamente, e sempre più affamato.
Ora ogni cosa aveva un senso, e ogni cosa non aveva più importanza. Un cervello infinito ed astratto dalla forma non-euclidea che si apriva ed estendeva come un frattale, capace di evolversi fino a non avere più bisogno di uno stato materiale, raggiungendo il successivo stato evolutivo della vita e della coscienza. Singolarità.
Non ho mai sentito un calore così confortante in vita mia.146Please respect copyright.PENANAf84R3RmEbf