Aveva nevicato tutta la notte e quando tornai alla superficie sopra il manto nevoso il paesaggio ammantato di neve fresca aveva un qualcosa di accecante, proprio a causa della rifrazione luminosa della neve, senza parlare del freddo notturno che faceva sentire i suoi effetti anche al mattino tardivo.
Mi rimisi lo zaino in spalla e mi rimisi a camminare affondando i passi fino alle gambe nel manto nevoso.
Dopo che finalmente ebbi attraversato quella distesa nevosa raggiunsi la strada asfaltata, dove indubbiamente gli spazzaneve avevano lavorato incessantemente per tutta la notte, e mi inoltrai in direzione della cittadina dove lo scopo principale non era chiaramente quello di dare nell'occhio, quanto al fatto di sostituire l'uniforme militare con abiti civili, per poi procurarmi un'auto e allontanarmi il più possibile, specialmente in direzione di una stazione ferroviaria che se non ricordavo male ce nel era una nella non molto lontana città di Narva.
Verso dove? Interessante domanda.
Il cielo era di un freddo colore celeste e sul mio orologio digitale lo schermo segnava le 06.45.
Per la cronaca, portavo nascosta sotto la giacca una pistola elettrica in quanto un fucile dell'esercito portato per chilometri e chilometri a falcate tra il manto nevoso sarebbe stato solo un peso inutile che avrebbe contribuito a rallentarmi.
Il cielo in lontananza in direzione dell'orizzonte indicava che presto sarebbe sorto il sole, altra fonte di guai una volta che la gente avrebbe iniziato a svegliarsi per iniziare la propria abitudinaria routine delle cose quotidiane.
Passai in rassegna man mano che camminavo lungo le vie deserte della cittadina diversi edifici, molti dei quali abbandonati e trasformati in fredde rovine dal passare del tempo.
Diverse case erano invece in ottimo stato, sembravano persino più pulite e di qualità rispetto a gli edifici che avevo visto in Germania durante le missioni anti-terrorismo nel 2024 a Francoforte.
La cosa non mi sorprendeva dal momento che l'Estonia era un paese con persone molto più precise e positive dei loro omologhi di Berlino.
Tuttavia la maggior parte delle case che vidi con lo stile nordico del posto era abitato da famiglie benestanti con i loro classici sistemi di allarme e riconoscimento vocale digitalizzati, o addirittura con il riconoscimento della retina degli occhi.
Stavo perdendo le speranza fino a quando non trovai una casa con un Pick Up parcheggiato che immaginai fosse abitata solo da una singola persona. Probabilmente pagando l'affitto.
Contrariamente a chi ha l'intelligenza di installare allarmi sulle porte molte persone raramente prendono reali contromisure per proteggere le finestre, nonostante vengano installate con sistemi antiscasso.
Fortunatamente la casa era ad un singolo piano, se si escludeva la cantina e il bunker o rifugio anti-atomico sotteraneo diventato obbligatorio per legge in tutta Europa dal 2025, vista la crescente minaccia di un'attacco nucleare dai vicini di confine.
Dopo che ebbi localizzato l'area del salotto da quella della cucina e della camera da letto, dalla dimensione e dalla posizione delle finestre, non mi fu difficile forzare quella senza far rumore ed entrare senza far rumore arrampicandomi sul davanzale e facendo leva con le mani scivolare su di esso con con il resto del corpo per entrare.
Mi ritrovai in una stanza semi-buia a causa delle tende tirate sulla finestra che richiusi.
Buia ma calda, il che fu solo un parziale sollievo dal momento che mi trovavo in casa di entranei.
Mi serviva semplicemente uno strappo in macchina verso la più vicina stazione ferroviaria di Narva , ma per averlo mi servivano le impronti digitali del proprietario del Pick Up.
Chiederlo gentilmente suonando alla porta avrebbe destato sospetti vista l'uniforme militare, senza contare che anche il solo rischio di far sapere ai militari dove ero mi avrebbe condannato all'istante dal momento che ero un disertore.
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Con uno scorcio alla tenda della finestra guardai fuori oltre il caseggiato di fronte, in direzione del cielo, dove notai quasi subito due punti scuri che si muovevano avvicinandosi.
Non erano elicotteri, si muovevano troppo piano.
Gli aerei da trasporto normale invece erano ancora più veloci.
Erano droni da ricognizione, impossibile non indovinare chi stessero cercando, tuttavia fino a quando rimanevo chiuso nascosto in quella casa ero al sicuro.
-Chi sei?- una voce femminile dal corridoio buio mi fece sussultare. Chiunque fosse non l'avevo sentita arrivare.
Voltandomi piano, con le mani alzate dopo aver sentito il "click" classico di una pistola vidi prima la canna cromata di un rosso metallico nella penombra del salotto.
Poi una volta che riuscii a mettere a fuoco mi accorsi che ad averla in mano era una ragazza ancora in vestaglia da notte, color panna, alta almeno quanto me e assai magra con l'espressione tipica di chi non si flette fino a quando una questione non è chiarita e risolta.
-Solo uno di passaggio- spiegai piano – non sono un ladro come forse avrai capito dall'uniforme e dal volto scoperto..-
-Zitto- mi interruppe di nuovo -te lo chiedo di nuovo, chi-diavolo-sei?-
La ragazza non scherzava.
- Sasha Norge- dissi guardandola con attenzione.
-Cosa ci fai in casa mia, Norge- disse scandendo bene le parole – ammesso che questo sia il tuo vero nome.-
-Sono un disertore delle forze armate,- confessai, la ragazza non sembrava amare i giri di parole e sospettavo riconoscesse una dichiarazione falsa da una vera.
- Questo non mi dice cosa ci fai nel salotto di casa mia.-
Era inutile girarci intorno, le sue braccia erano distese ma ferme, non tremavano, la pistola sufficientemente potente da passarmi attraverso con un proiettile e conficcarlo nel muro come parte dell'arredamento.
Non sarei stato sufficientemente veloce per disarmarla, ne sarebbe stato possibile.
Sapeva il fatto suo.
-Ho attraversato a piedi da ieri non so quanti chilometri di praterie e boschi innevati - iniziai a dire – e sono entrato di nascosto in casa tua perchè mi serviva che qualcuno mi aiutasse ad andare in auto fino alla più vicina stazione dei treni. Poi non mi avresti più rivisto.-
-Vuoi dirmi che già stanotte stavi dormendo in casa mia?-
-No.-
-E dove avresti dormito?- avevo attirato la sua curiosità.
-Sotto la neve.-
-Come??-
-Ho scavato una buca, una cavità sotto la neve e ci ho dormito sotto.-
-E io dovrei credere ad una simile idiozia, specialmente con l'aria polare che tira di fuori?-
-Siamo stati addestrati per questo.-
L'avevo sorpresa, forse questo poteva darmi una possibilità a mio vantaggio.
-E ora cosa dovrei fare con te?- mi chiese con un tono da far gelare il sangue, a quel punto compresi di essere sul filo del rasoio.
Deglutii, quindi con calma valutai la situazione e mi dissi che tanto valeva la pena dirle i fatti come stavano. Dopotutto quali rischi correvo peggiori dell'incriminazione come disertore?
-Non intendo crearti problemi, eccetto questa richiesta che ti ho fatto- dissi -ammetto che avrei usato la pistola per costringerti se non mi avessi colto alla sprovvista, ma questo solo per farmi portare alla tua macchina e farmi scendere alla stazione dei treni di Narva.-
-Non sei silenzioso come pensi, ne io così ingenua da non essere preparata in caso di ladri in casa mia, o simili.-
-Ho notato.-
-Bene, per iniziare puoi consegnarmi le armi, lo zaino e ciò che porti addosso, poi puoi abbassare le mani, e io farò lo stesso con la mia pistola.- ordinò perentoria – e già che ci sei anche la piastrina, così vediamo se è il tuo vero nome.
-Ce l'hai un nome?-
-Anastasia.- disse lei studiando i miei movimenti con sguardo gelido.
Tipici nomi russi ereditati dall'Unione Sovietica.
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Qualche minuto più tardi eravamo in cucina, una stanza dall'aspetto modesto in cui il caffè stava gorgogliando nella caffettiera.
Prima che tutto ciò avvenisse Anastasia, ammesso che questo fosse il suo vero nome, mi aveva costretto a consegnarle la pistola, il coltello militare che tenevo legato in una stringa di cuoio attorno alla vita sotto la divisa militare, e lo zaino che perquisì con estrema cura più o meno come fece con me con la mano libera mentre con l'altra esaminava la possibilità dagli scarponi in su che non avessi altre armi.
Era estremamente diffidente e come darle torto, tuttavia un caffè per riscaldarmi era ben accetto.
-Finito il caffè me ne vado subito- dissi, ormai il mio tentativo era chiaramente fallito.
-No.- disse lei, era un ordine fermo che non ammetteva repliche.
-Intendi consegnarmi alle autorità?- avrei corso il rischio di beccarmi un proiettile in testa pur di correre il rischio di una simile eventualità.
-Non lo so, e finora non ho detto questo.-
-Non me lo diresti comunque.-
Lei mi guardò per un istante prima di servire il caffè su due tazze bianche.
-Allora cosa intendi fare?- insistetti.
-Perchè hai disertato?-
La domanda mi colse alla sprovvista tuttavia era lei ad avere il coltello, o meglio la pistola, dalla parte del manico.
-Non intendo partecipare ad una guerra che non mi appartiene, specialmente morirci.- dissi- quando mi sono arruolato l'ho fatto solo per partecipare alla sicurezza in Europa, non per entrare in una guerra su vasta scala.-
-Allora non avresti dovuto arruolarti, sapevi i rischi che correvi senza dubbio, quindi la domanda si sposta sul perchè hai scelto comunque di farlo.- mi rispose.
-Perchè era obbligatorio, abbiamo tutti ricevuto la chiamata alle armi direttamente dallo stato, o almeno dall'Europa.-
Trattenni il fiato in un lungo sospiro per poi rilasciarlo poi continuai -Chi rifiuta l'arruolamento obbligatorio finisce in carcere con l'accusa di diserzione. Chi invece è in servizio in questi tempi dove sembra prepararsi una guerra imminente e quindi diserta, viene condannato dalla legge marziale con un'esecuzione pubblica, come monito per gli altri.-
-Della serie, colpirne uno per educarne cento.-
-Hai reso l'idea.-
-Di che paese sei?-
Forse doveva già averlo capito dall'accento ma glielo dissi comunque.
-Norvegia.-
-Già, ricordo che una volta alla sui treni carico, una volta ho visto differenti tipologie di blindati, tedeschi, americani, svedesi e addirittura norvegesi, state preparando qualcosa di davvero grosso laggiù.-
-Già, dopo la cosidetta Rivoluzione 4.0 le industrie e le fabbriche di tutto il continente hanno introdotto tutte sistemi ad intelligenza artificiale che mediante l'automazione dei sistemi producono costantemente pezzi di ricambio per i blindati e una vasta produzione di armamenti di vari modelli per le forze armate, compresi i pezzi per la contraerea.-
-Una bella situazione non c'è che dire- commentò lei sorseggiando il suo caffè -e quanti siete?.
-Soldati, dici?-
-Si.-
-Decine di migliaia tra europei e americani, schierati dall'Ucraina fino a quassù in Estonia, oltre che in altri paesi europei.-
-Vi state preparando.-
-Non è la mia guerra.-
-Lo hai giù detto.-
-In ogni caso non mi sono ancora chiare le tue intenzioni.-
Anastasia si accese una sigaretta e rimase riflessiva fissando il vuoto.
-Quindi?- volli sapere.
-Sta zitto.- sto riflettendo.
Attesi in un silenzio che avrei potuto affettare con un coltello vista la tensione nell'aria, almeno in quella che sentivo io.
Anastasia fissò in silenzio il vuoto, chiaramente preoccupata anche lei su cosa fare visto che aveva un soldato disertore in casa, quindi finì la sigaretta che spense sul portacenere in vetro.
-Fino a quando farà giorno sarai un facile bersaglio sia per chi ti stà cercando sia per i droni che sanno fare il riconoscimento facciale già da notevoli distanze- ragionò a voce alta -e per la cronaca hanno sorvolato la città anche ieri quindi farai come ti dico.-
-Sono passati qua sopra già ieri?-
-Si. Non è stato difficile notarli, ma non ne capivo il motivo fino a quando stamattina non sei capitato nel soggiorno di casa mia.-
-Merda!-
-Non mi sembri molto lungimirante, Norge- disse lei -stanotte partiremo in macchina con il favore dell'oscurità e ti porterò alla tua dannata stazione dei treni, poi le nostre strade si divideranno per sempre.-
-Perchè hai deciso di aiutarmi?- chiesi sorpreso da quella decisione quanto mai inaspettata.
-Mi sembri una brava persona e potrei facilmente sbagliarmi. Ma allo stesso tempo è il modo più semplice che ho per liberarmi di te senza che nessuno dei due corra rischi, dal momento che potrei essere sospettata complice di averti aiutato.- Anastasia si alzò in piedi dalla sedia e buttò ceneri e sigaretta giù per il lavandino, quindi si voltò verso di me.-Intanto mangerai qualcosa e recupererai le forze con un po di sonno, in salotto, dal momento che l'hai trovayo di tuo gusto.-
-Tu non lavori?- le chiesi.
Anastasia sorrise -Ho diciotto anni e faccio l'Università a Tallin, lavoro solo nei finesettimana come barista.-
-E come ti mantieni da sola?-
-Sovvenzioni dallo stato per gli universitari, si pagano affitti più bassi fino al compimento dei vent'anni di età.-
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