Sul calare del tardo pomeriggio Anastasia rientrò in casa lanciandomi una borsa piena di indumenti civili.
-L'abbigliamento militare puoi togliertelo, quella è la roba che ti ho preso.-disse mettendo la giacca marrone chiaro nell'attaccapanni, -sono andata ad occhio, quindi scusami se non ho preso le misure esatte di tutto quanto.-
La generosità di questa ragazza con la pistola stava iniziando a sorprendermi sempre di più.
La vidi andare in corridoio, probabilmente a cambiarsi in camera sua.
-Grazie.- dissi.
Mi levai rapido gli indumenti militari che buttai in un mucchio ai piedi del divano restando scalzo.
Rapido indossai i jeans quando nel salotto la vidi rientrare in abbigliamento casalingo dove quando mi vide a petto nudo rallentò un istante prima di dirigersi verso la cucina.
Probabilmente non era abituata a vedere la muscolatura di chi è abituto a fare esercitazioni militare e portare il peso di un fucile tutto il giorno.
-Esiste anche il bagno.-
-Scusami non ci avevo pensato, vado subito.-
-Ti vanno bene?- mi chiese avvicinandosi e rientrando dalla cucina.
-Alla grande, ti ringrazio, dopo di rendo i soldi.-
-Non ce ne è bisogno, ho preso roba di seconda mano che costava meno.- rispose lei.
-Come preferisci, anche se avrei insistito-presi la camicia e iniziai rapido ad abbotonarla, seguita successivamente da un maglione di lana in stile estone -le misure comunque erano giuste.-
-Bene- fece Anastasia allontanandosi, notai sotto il suo maglione scuro la forma della pistola, impossibile da non riconoscere per chi ha passato gli ultimi anni ad addestrarsi nell'esercito.
Al posto suo con un nuovo inquilino estraneo in casa, specialmente in divisa militare avrei fatto la stessa cosa. Forse anche peggio.
-A che ora partiamo?-
-Dopo cena. Vedi di essere preparato. La tua roba te la restituisco quando partiamo.- disse lei.
-E gli indumenti militari?-
-Li brucerò alla prima occasione, dubito che mi serviranno mai.-
Mi legai gli scarponi di un nero lucido.
-Posso aiutarti a fare qualcosa nel frattempo?-
-Ti sveglio a ora di cena, più tardi accendo il fuoco nel camino. Farai bene a riposare, ne avrai bisogno per qualunque luogo tu voglia andartene, non che francamente me ne freghi qualcosa.- quindi la vidi rientrare in cucina.
Fantastico, mi tolsi nuovamente gli scarponi.
In effetti sentivo il peso delle poche ore di sonno trascorse sotto la neve.
Appoggiai la testa al morbido schienale del divano di colore blu, e una volta chiusi gli occhi, i rumori iniziarono a diventare sempre più ovattati fino a quando non sprofondai in quello stato semi-coscienza dalla quale quando si viene svegliati si perde completamente la cognizione del tempo, tanto che pochi minuti possono sembrare un ora.
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I sogni-ricordi tornarono a infestare i meandri della mia memoria come spire gassose di una nebbia senza tempo. Impossibile da vedere impossibile da lasciare.
Mi ritrovai nuovamente in quel duro inverno nel periodo natalizio in vacanza a Londra con la mia ex.
Durante quell'inverno il freddo era tale che il fiume Tamigi era ghiacciato per tutta la sua interezza dalla sorgente alla foce come gli altri fiumi europei che avevo visto durante il viaggio in aereo sull'Europa imbiancata dalla neve.
Quello era un periodo di riposo dal mio addestramento militare in Polonia fino alla fine delle vacanze di Natale, scelsi di partire con una ragazza del posto che frequentavo da un po.
Jasmine Kovich, un poco più alta di me, esile, riccioli capelli biondi e occhi di ghiaccio con un'età prossima ai vent'anni.
Gli abitanti dei paesi nordici come me, e dell'est europa, come lei, tollerano molto bene il freddo dal momento che gli inverni di estrambe le regioni europee sono soggette da centinaia di generazioni agli inverni freddi e nevosi.
Tuttavia quando arrivammo in Inghilterra, trovare un simile inverno polare in quella regione fu un'autentica sorpresa, alla quale fortunatamente a differenza degli abitanti britannici eravamo abituati.
La cosa più memorabile del periodo natalizio fu quando nella notte di Capodanno alla Fair Frost (Fiera del Ghiaccio) messa in piedi sul ghiaccio compatto del fiume Tamigi nei pressi di Mill River Bridge, i vapori alcolici mi impedirono di stare in piedi nonostante il ghiaccio fosse stato cosparso con la ghiaia .
A quel punto mi ci vollero due persone, Jasmine e un'altro sconosciuto ad aiutarmi a tornare in strada, facendoli addirittura cadere lungo il tragitto.
Il sogno-ricordo successivamente continuò nella sua versione peggiore, due giorni dopo ero nuovamente in Polonia per essere trasferito su ordine dei superiori in Repubblica Ceca dove stava divampando il caos a causa di un'epidemia di Ebola che si stava rapidamente diffondendo in nuovi letali focolai in tutto il continente.
Il panico e il caos stavano diffondendosi in tutto il Vecchio Continente, mano a mano che il ceppo del virus mutato, si diffondeva dall'Africa all'Italia e poi ovunque mediante le arterie del turismo, vale a dire i viaggi aerei, i sistemi ferroviari ad alta velocità e quelli ipersonici.
Il virus si diffuse anche molto rapidamente in quanto aveva un'incubazione massima di due settimane, vale a dire il tempo sufficiente per qualcuni di spostarsi da un paese all'altro senza manifestare sintomi e nel frattempo entrare in contatto con altre persone.
L'intervento militare e l'applicazione forzata della quarantena in tutti i punti strategici in Europa fu garantito solo mediante l'uso della forza, rallentando e quindi impedendo ulteriormente il diffondersi della malattia.
Jasmine fu infettata molto probabilmente quando arrivammo in aeroporto. Non ce la fece.
La rividi come in sogno per l'ultima volta in ospedale solo che stavolta mi urlo contro dal suo letto con gli occhi iniettati di sangue facendomi sobbalzare sul divano di Anastasia.
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La prima cosa che vidi fu il buio totale poi misi a fuoco il caminetto che crepitava con qualche ciocco di legna, poi sentii un'odore di aglio e capii che la ragazza stava preparando la cena.
- Chi è Jasmine?- la voce di Anastasia ruppe il silenzio cogliendomi di sorpresa.
-Mi trovi interessante mentre dormo?- mi sollevai dallo schienale del divano in parte sveglio, in parte goffo -Quanto ho dormito?- guardando in direzione della finestra era calata di nuovo l'oscurità.
- Circa un paio d'ore.- disse lei alzandosi dalla sedia in un angolo accanto al caminetto.
-Perchè stavi lì nel buio?-
-Quando un'estraneo dorme e parla terrorizzato nel sonno, nel mio salotto difficilmente resto indifferente.-
-Dovrò tenerlo a mente.-
-Chi è Jasmine?-
-Credevo che non ti interessassero i fatti miei.-
Mi alzai in piedi stirandomi gambe e braccia, forse non era la migliore della risposte ma dopotutto quello era un ricordo abbastanza privato di chi ora non esisteva più.
Nella luce arancione delle fiamme l'espressione di Anastasia parve cambiare, quindi anche lei si alzò in piedi per allontanarsi in direzione della cucina.
-Hai ragione, la cena comunque è pronta tra un'ora poi partiamo.-
Era palesemente offesa.
-Aspetta.-
Lei si fermò davanti alla porta della cucina voltandosi.
-La mia ragazzza è scomparsa alcuni anni fa durante l'ultima epidemia di Ebola- spiegai deglutendo -non è una cosa che dici a molte persone.-
-Capisco- abbassò gli occhi -mi dispiace.-
-Ti va di farmi un po di compagnia? Negli ultimi tempi è una cosa piuttosto rara, specialmente negli ultimi tempi visto quello che sta succedendo.-
Lei annuì silenziosa, per poi tornare a sedersi sulla sedia accanto al fuoco del camino.
-Quanti anni hai Norge?-
-Puoi chiamarmi Sasha, se ti va.-
-Quanti anni hai Sasha?- ripetè con una nota di sarcasmo.
-Ventisette, tu invece?-
-Te lo ho già detto oggi, diciotto.-
-Lo so, ma mi serviva un'incipit per continuare la conversazione.- sorrisi -Jasmine ne aveva venti quando tornammo da Londra, morì poco dopo quando l'epidemia di Ebola era solo agli inizi.-
-E' arrivata anche da queste parti ma per fortuna i morti furono solo poche centinaia, in Svezia e in Germania invece ho sentito ne sono morti a migliaia.-
-La Norvegia fortunatamente non è stata raggiunta dall'epidemia, però ho sentito che ci sono stati dei casi sporadici anche in Russia.-
-Ho sentito anche io, adesso si manifesta ogni inverno anche se viene dall'Africa, ma per qualche motivo il virus è mutato presentandosi da ottobre a marzo come una comune influenza stagionale.-
Ci fu un breve momento di silenzio.
-Comunque- iniziò Anastasia -vestiti puliti a parte, le ciabatte e la vasca da bagno sono infondo al corridoio a destra-
-In che senso?-
-Puzzi come un contadino, sento odore si sudore fino a qui.-
-Ah- ci rimasi un po male -grazie per la schiettezza.-
-Ma figurati non c'è di che- fece lei con un sorriso sarcastico.
Mi alzai in piedi e mi avviai verso il corridoio scalzo, seguendo il suo consiglio mentre lei intanto si alzò per andare in cucina.
-Quasi dimenticavo- disse Anastasia facendomi voltare-quando hai finito, la tua roba è in camera mia,la stanza di fronte.- poi fece per rientrare in cucina.
-Quasi dimenticavo- la vidi sporgere la testa dalla cucina per ascoltarmi-grazie di tutto.-
Lei sorrise e rientrò.
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