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Il tavolo era apparecchiato per due, l'uno di fronte all'altra con la finestra della cucina che mi dava le spalle.
C'era un'atmosfera più distesa rispetto a prima, decisamente più serena rispetto alle ore successive in cui mi aveva scoperto alla mattina presto dopo essere entrato dalla finestra del suo salotto.
-Dove andrai adesso- mi chiese-torni in Norvegia?-
-No, sarebbe il primo posto in cui mi cercherebbero, molto probabilmente mi sposterò a sud verso l'Europa centrale. In Germania ho sentito che la necessità di manodopera è tanto alta che alcune fabbriche assumono anche senza contratto.-
-I tedeschi sono gente che non mi è mai piaciuta.-
-Neanche a me, ma è pur sempre un modo di iniziare.-
-Devo ammettere che un po mi dispiace la tua partenza.-
-Avrei voluto conoscerti in differenti circostanze.-
La cena proseguì in modo tranquillo, quando guardai fuori dalla finestra notai che aveva ripreso a nevicare e indubbiamente avrebbe fatto molto freddo.
Erano le 23.13 quando con una giacca blu da civile nuova di zecca partimmo con il Pick Up di lei in direzione della città di Narva. Chi l'avrebbe mai detto.
Anastasia inserì l'impronta digitale nell'apposito schermo di riconoscimento e una volta accesa l'auto fece retromarcia e partimmo con i tergicristalli automatici attivati.
-Come è che hai fatto a scappare?-
-Ho memorizzato gli orari della sorveglianza e il cambio turno per due settimane, studiavo sempre con attenzione persino i periodi in cui si accendevano una sigarette a quando andavano in bagno..-
-...ah.-
-...poi una sera mi sono preparato uno zaino e ho fatto un tentativo di prova uscendo dal campo e nascondendolo nel bosco sulla cima di un abete, dove era impossibile vederlo a occhio nudo, e poi sono tornato al campo stando ai tempi del cambio di guardia..-
Deglutii ripensando ai rischi che avevo corso.
-... fino a quando nei giorni successivi mi si è presentata l'occasione giusta per muovermi.-
-Non si sono accorti delle impronte lasciate nella neve?-
-Il terreno era per la maggior parte calpestato dalle precedenti esercitazioni di addestramento che facevamo di routine, senza contare il fatto che da queste parti nevica quasi sempre e tende a confondere le impronte fresche con quelle più vecchie.-
-Avrei fatto la stessa cosa.-
-Fai attenzione, i militari potrebbero aver allestito dei posti di blocco per controllare o perquisire le auto.-
-Non mi sorprenderebbe, comunque io conosco le strade meglio di loro dal momento che sono del posto.-
La neve continuava a scendere abbondante e il termometro digitale sullo schermo dell'auto segnava -20 C°, rimanemmo senza parlare per un bel pezzo prima che fossi di nuovo io a riprendere la parola, dando voce ai miei pensieri.
-Si stanno mobilitando tutti per la guerra.-
-Sono in molti a pensarlo, non credo tuttavia che inizierà a breve.-
-Perche?-
-Entrambi gli schieramenti hanno pari vantaggi e svantaggi su quasi ogni punto di vista, prima di tutto quello nucleare, sarebbe come tentare si spegnere un focolaio con un barile di benzina.-
-Intendi che sarebbe in ogni caso una sconfitta da ambo le parti, oppure che la ritorsione di un attacco porterebbe a più danni che tutto il resto per la parte europea.-
-Non sono così ingenua come sembro, un po le comprendo queste cose e in entrambi i casi sto dicendo che entrambe le parti diventerebbero polvere radioattiva in caso di guerra.-
-Dopo tutti quei blindati che ho visto arrivare al campo e sui treni merci e l'enorme elenco di ordinazioni che le forze armate europee hanno fatto sugli armamenti di vario tipo, non so più cosa pensare.-
La discussione proseguì a lungo, tanto che il tempo sembrò dimezzarsi ed eravamo quasi arrivati alla stazione dei treni ad alta velocità di Narva.
L'espressione di Anastasia sembrò farsi più cupa.
-Siamo quasi arrivati.-
Dopo aver percorso qualche tratto del parcheggio, lei svoltò e parcheggiò.
Eravamo stati davvero fortunati a non trovare alcun posto di blocco militare, ma ipotizzavo che la ragazza avesse imboccato delle scorciatoie di proposito senza che me ne accorgessi dal momento che non conoscevo la strada.
Scendemmo sotto la fitta nevicata, caricai lo zaino sulla spalla destra e chiudendo la portiera mi avviai dall'altra parte del Pick up a salutare Anastasia.
-Quindi eccoci qui..- disse lei guardandomi attraverso la fitta nevicata, in parte impacciata quando si tratta di salutare qualcuno che probabilmente non rivedrai mai più.
Soffiava un vento gelido che le scompigliava i capelli i lunghi capelli costringendola ad aggiustarli e portarli dietro l'orecchio.
-Gia, sono in debito con te e non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto..- dissi.
-..oltre ai rischi che hai corso.-
-Credo ne sia valsa la pena.-
Feci un passo verso di lei guardandole il viso attraverso i grossi fiocchi di neve che cadevano.
Ci guardammo per un lungo breve istante di silenzio, attraverso il frastuono urbano di freni, treni in movimento e auto, quindi l'istante successivo avevo già azzerato la distanza tra i nostri volti.
Con il mio viso contro il suo respirando lo stesso fiato, la tenni stretta a me per lunghi istanti con le sue mani unite dietro il mio collo mentre la neve continua a cadere intorno a noi.
A tratti il nostro sguardo si incrociò.
Pochi istanti dopo ci separammo.
-Fatti sentire.- mi disse -buon viaggio.-
Ci allontanammo l'uno dall'altra.
-Grazie-
Quindi mi avviai verso la stazione, incurante della neve che continuava a cadere.
Essendo con i capelli cortissimi indossai il berretto di lana che avevo in tasca, utile anche per non riconoscere il taglio di capelli in stile militare, oltre che a difendersi dalle raffiche di vento gelido.
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