Sentire l'acqua calda scorrermi dalla testa in giù era come rinascere.
I miei muscoli si rilassarono al punto che quando uscii dalla doccia il piccolo rifugio di fortuna allestito meno di ventiquattro ore prima sotto la neve sembrava un fatto successo anni prima.
Tuttavia i ricordi della mia diserzione e della mia fuga tornarono rapidi ad alimentare le mie preoccupazioni che già persistevano.
Rapido mi asciugai i corti capelli castani, passando una mano sulla carta vetrata da taglio militare che era la mia testa, poi una volta completamente asciutto mi rivestii con il mio nuovo abbigliamento: jeans, calzini, camicia e maglione di lana...e poi le ciabatte.
Quindi spensi la luce e uscii dal bagno per poi rientrare nella camera di fronte come da indicazione.
Accesi la luce.
Era una semplice camera da letto con due armadi ambo le pareti, una finestra e un letto singolo.
La ragazza se la passava piuttosto bene, visto l'arredamento.
La mia roba era sulla sponda del suo letto.
Presi la pistola elettrica con la fondina e il coltello militare con la fodera
Anastasia aveva giustamente requisito le armi non il resto dello zaino che si trovava in salotto accanto al divano.
-Toglimi una curiosità- mi voltai e vidi Anastasia sulla soglia con le braccia incrociate -come funziona quell'affare con la batteria?-
A quanto pare amava le entrate improvvise.
-Dodici proiettili che mediante una scarica elettrica che ne accelera il moto, vengono sparati più veloci delle pistole comuni. Sono in uso da poco esclusivamente nelle forze armate europee.-
-Interessante- fece lei avvicinandosi -hai mai sparato a qualcuno?-
-Non credo tu lo voglia veramente saperlo.- dissi legandomi la fondina attorno alla vita.
-Si lo voglio sapere.-
-In una missione in Serbia, ad un soldato serbo che mi stava per sparare in un momento critico durante la Guerra Civile- confessai -era una questione di vita di me o di lui.-
-L'hai ucciso?-
-Normalmente un buco in fronte non li fa stare meglio.- ironizzai.
-Usi il sarcasmo perché ti pesa parlarne, non lo fai volentieri. Altri invece se ne vanterebbero come se fosse una cosa giusta, normale.-
-Perché me lo hai chiesto?-
-Per vedere come mi avresti risposto.- disse lei facendosi più vicina, incrociandole braccia.
-Ti faccio paura?-
Lei sorrise.
-Non più di qualcuno che al mattino ti sveglia e pensi che siano arrivati dei ladri.-
Sorrisi anch'io.
Sentii la pressione sotto le gambe aumentare, c'era una strana intesa, impossibile da notare a occhio nudo.
Fissavo gli occhi scuri di Anastasia, poi i suoi lunghi capelli castani fino alle spalle in un taglio regolare. Dovevo ammettere che era davvero molto carina.
Ma perché stavo facendo questo pensiero?
-Allora perché continui a portare la pistola?- stavolta la sorpresi, ma poi fu lei a correggermi.
-Portavo.-
Mi prese una mano nelle sue dita esili e mi fece sentire il fianco sinistro in cui poco prima la portava, -Visto,- poi mi prese l'altra mano – controlliamo anche dall'altra parte- e mi portò la sinistra sul suo fianco destro dopo aver tolto e gettato la fodera con il coltello militare a terra.
Tenendo le mani ferme sui fianchi sollevò il suo viso davanti al mio.
-Sei più pericoloso tu in questo momento, non io.-
Guardai il suo viso di fronte al mio, i suoi occhi scuri, i suoi capelli castani e i suoi orecchini dalla forma piatta, le sue spesse labbra.
Il mio sguardo colse tutto ciò nell'arco di un solo istante.
Sentii le sue dita carezzare piano le mie ferme con le sue sui suoi fianchi.
Poi il suo volto si piego e mi venne incontro schiudendo le labbra.
Un lungo istante di silenzio...
Fu comunque una sorpresa.
Quando la sua nuca eclissò il mio volto la mia bocca si schiuse permettendo alla sua, a lei, di entrare in contatto con la mia, con me.
Il movimento liquido della sua lingua incontrò la mia per un'istante dove le nostre labbra socchiuse si incontravano, per poi esitare, e infine permetterle di entrare in un lento assecondarsi di movimenti intimi.
Baciandoci, le sue mani sui suoi fianchi con le mie ferme sulle mie intrecciarono le nostre dita mentre la sentivo fare un altro passo portando il suo corpo a contatto con il mio.
Indietreggiai di un passo a mia volta, perdendo l'equilibrio e finendo seduto sulla sponda del letto di lei.
Anastasia mi si sedette a cavalcioni sulle ginocchia, facendo cadere le pantofole dai suoi piedi, unendo nuovamente le sue labbra alle mie, incrociando le mie dita alle sue e facendomi sdraiare sulla trapunta del letto, lei distesa sopra di me.
Rotolai di lato invertendo i ruoli e guardandola un'istante.
La domanda di un'istante: stiamo facendo la cosa giusta?
Non sapemmo mai la risposta che calai nuovamente il mio volto sul suo.
Mani nelle mani. Respiro nel respiro. Occhi socchiusi.
Dopo quello che durò un lungo momento mi separai da lei con uno schiocco liquido.
Mi tolsi maglione e camicia, poi jeans abbandonati con la fodera della pistola sul pavimento.
In breve, finimmo nudi sotto la trapunta eccetto per la biancheria intima.
Lei allungo la mano e premette sull'interruttore sulla testa del letto spegnendo la luce.
-Sei sicura?- chiesi nel buio totale.
-Non parlare...-
Nel buio sentii la sua bocca aprirsi nuovamente contro la mia permettendo alla sua lingua di entrare.
Le mie mani risalirono le sue gambe fino alle natiche e poi all'elastico delle mutande che abbassai per poi risalire la schiena liscia come marmo e sganciare i ganci del reggiseno.
Morsi piano il suo collo, poi traccia una scia di baci fino ai suoi seni che morsi piano, passando la lingua sui suoi capezzoli.
Le mani di lei esplorarono il mio corpo, abbassandomi i boxer e risalendo la mia schiena, poi lei mi morse il collo dove sentii la sua lingua fino a scendere sul mio petto...
Nell'oscurità fu tutto un susseguirsi di carezze, graffi, piccoli gemiti e schiocchi liquidi con il sottofondo del fruscio delle coperte, poi ci ritrovammo stretti l'uno all'altra, le mie braccia attorno alla schiena di lei, le sue mani attorno al mio collo con lei sotto di me, dove muovendomi dentro di lei, tra le sue gambe i nostri respiri si confondevano, la nostra bocca che fiatava ravvicinata.
Facemmo l'amore dove tra una spinta e l'altra ci baciammo mentre il nostro corpo si rilassava l'uno nell'altro.
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Rimanemmo lì fermi completamente nudi sul letto per quella che sembrò un'eternità.
Nel buio sentivo Anastasia stretta a me, la sua testa appoggiata al petto dove sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
Non sapevo se era sveglia o meno.
Poi la sentii voltare la testa dall'altro lato. Era sveglia.
Non volli interrompere quel piacevole momento di silenzio tra di noi ma fu lei che goffamente si mosse e si drizzò a sedere sul letto.
La sua mano scivolò sulla parete trovando l'interruttore che accese la luce, facendomi strizzare gli occhi.
-La cena è pronta, ti aspetto.- disse una volta vestita, voltandosi.
Mi guardò per un lungo istante mentre mi rimettevo a sedere iniziando a vestirmi.
-Non lo scorderò.- quindi con un lieve sorriso uscì dalla stanza.
Rapido mi rivestii non dimenticando niente.
Dovevo ammettere che erano state delle ore piacevoli, quanto inaspettate.
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