Stava correndo all'impazzata, per quanto glielo permettessero le articolazioni, col cuore che martellava nel petto per lo sforzo e il fiato corto. Il peso della notizia e le immagini erano marchiate a fuoco nella mente, l'ansia si faceva strada nel cuore e lo fece rallentare. Si guardò intorno. Non si rendeva nemmeno conto di dove i passi lo avessero portato. Si trovava lungo il viale alberato che accompagna il fiume principale della città. Lo smartwatch segnava le diciotto e trenta e un cielo arancio, macchiato da qualche solitaria nuvola confermava l'arrivo di una tipica calda sera di agosto. Si fermò per calmare il fiato e asciugarsi il sudore dalla fronte. "Anche nella follia le mie gambe sanno dove ho bisogno di andare" pensò Jason Phenyx, ventiquattro anni. "La casa di Ed è vicina". Proseguì a camminare per raggiungere la casa dell'amico mentre riordinava i pensieri: la febbre improvvisa, il sonno, la visione e il dialogo con Varda.
Era successo tutto in un paio d'ore. Si trovava in laboratorio. Stava lavorando sul sistema di trasporto degli asteroidi per portarli 'vicini' alla Terra in orbita tale da poter essere scavati e usati come bacini di risorse e ancoraggi per basi spaziali. Mentre aspettava che il computer finisse di elaborare i dati, un improvviso mal di testa e un calore cocente lo avevano assalito. Non avendo farmaci a portata di mano si era visto costretto a tornare a casa. Giunto in camera si distese nel letto pensando "torno più tardi a finire il lavoro, tanto gestisco io il posto...". Ma mentre appoggiava la testa sul cuscino sprofondò in un profondo sonno.
Quando aprì gli occhi si trovò sdraiato su una superficie che ricordava molto il vetro, solo che questa sembrava liquida in un certo senso e rifletteva come uno specchio di un telescopio una volta stellata immensa. Rischiarato dalla luce degli astri vide il proprio riflesso: Sempre il solito sguardo intenso dagli occhi viola che lo hanno sempre contraddistinto. Sempre gli stessi capelli arruffati neri, lo stesso naso a patata e la stessa bocca dalle grosse labbra sempre screpolate. Il viso, con la solita cicatrice che percorreva in trasversale lo zigomo destro, gli restituiva uno sguardo analitico per controllare che non ci fossero anomalie. Oltre al 'pavimento' su cui era seduto, l'altra cosa estremamente bizzarra era che non riusciva a riconoscere alcuna costellazione nel cielo e che, nonostante fosse chiaramente notte, non aveva freddo e non sentiva il soffio del vento. Anzi, non sentiva proprio alcun rumore. "Questa quiete, questa serenità, sono irreali. Un paesaggio come questo l'ho visto solo nelle storie di fantasia e nei sogni. Sì, la conclusione finale è che ho lavorato troppo e sto decisamente sognando".
Mentre si guardava intorno, vide all'orizzonte venire verso di sé, come se stesse camminando, una luce dal tono caldo, candido e rassicurante. Quando lo raggiunse la luce emise una musica come di un coro angelico e prese forma umana. O perlomeno era umana la maggior parte delle caratteristiche. Eccetto per il fatto che sembrasse risplendere di luce propria e che fluttuasse. Per il resto: il viso, la corporatura e le vesti che indossava erano elementi appartenenti a una donna sulla cinquantina. Il viso, pulito e gentile era dominato da dei grandi occhi viola, della stessa tonalità di Jason, il cui sguardo, a tratti amorevole, a tratti triste, pareva appartenere ad un'entità estremamente più antica e saggia rispetto alla donna che gli si poneva dinanzi. I capelli del color dell'avorio erano lunghi ed erano racchiusi in un elaborato chignon e coperti da un velo acquamarina semitrasparente. Il naso piccolo e appuntito dava una paurosa perfetta simmetria al volto che si chiudeva a goccia su delle labbra sottili e delicate. Le vesti, in tinta col velo, erano molto raffinate e ornate con intricati disegni da fili argentei erano sufficientemente larghe da non lasciar intuire se il fisico fosse prosperoso oppure no. Inoltre fluttuavano insieme al resto del corpo come se fossero state immerse nell'acqua. Il capo era adornato da una tiara nel cui centro era incastonato un grosso opale, oltre ad essa l'unico altro elemento prezioso era una collana dalla fine catena con cinque pendenti: il pendente centrale raffigurava una nuvola, quello alla sua destra indubbiamente un'ampolla, quello alla sua sinistra una spada, il trio era racchiuso agli estremi da due pendenti uguali che avevano per simboli delle ondine.
Mentre rifletteva su questi particolari Jason ebbe un'epifania: quello non poteva essere un sogno, lui non avrebbe mai avuto la capacità d'immaginare così tanti dettagli e in modo così nitido. Il dubbio, quindi, si fece strada nella mente e prima che potesse pensarci un attimo in più, la sua curiosità ebbe il sopravvento <<Chi sei? Dove mi trovo? È un sogno questo?>> chiese Jason. Gli occhi dell'elegante signora, nell'udire la voce di Jason, divennero lucidi come se tante diverse emozioni, trattenute come l'acqua da una diga, irrompessero a forza nel viso di lei. Ma si fece forza e ricacciò indietro le lacrime. Nonostante avesse atteso quell'incontro da molto tempo, non poteva abbandonarsi ai sentimenti... non c'era tempo e non era ancora giunto il momento.
Così fece un gran respiro e rispose con voce profonda <<No, questo non è un sogno. Dove ti trovi in questo momento non ha importanza alcuna e chi io sia, per ora, è irrilevante. Per adesso ti basti sapere che il mio nome è Varda e sono ciò che voi mortali definireste una dea. Avremo modo di parlare con più calma tra tre giorni quando la tua vita verrà terminata. Prima che tu me lo chieda sì, sarà inevitabile e no, non sarà doloroso. E siccome da uomo dedito al sapere vuoi verificare se quel che sto dicendo è il vero allora...>> finché diceva questo, allungò la mano su un Jason ancora sbigottito da tutte quelle notizie. "Non è un sogno? Dea... Morirò a breve... Inevitabile..." queste le parole che gli rimbombavano in mente mentre la dea poggiava il palmo della mano sulla sua fronte. E fu nel momento del contatto che molte cose avvennero contemporaneamente: Jason sentì nel suo corpo il flusso di qualcosa che si distribuiva come i vasi sanguigni, pur non essendo di sangue, lo percepiva. Inoltre nella sua mente si formarono diverse immagini e suoni. Una potente musica celestiale, che per qualche strano motivo gli suonava familiare, spazzò via i dubbi che si erano formati e così ne fu certo: Varda era una dea. Alla musica seguirono le immagini di grandi fasci di luce intrecciati per formare un immenso albero. Ai suoi rami erano adagiati tre grandi bacini luminosi, tondi e schiacciati. Disposti a V con gli estremi in alto ed il centrale in basso, all'interno di ognuno era possibile scorgere paesaggi diversi...
Dal fondo dei bacini superiori fuoriusciva un fiume di piccole sfere luminose che venivano trasportate dai rami come su delle rotaie nella zona al di sopra dei catini. Lì lo scontro delle sfere da direzioni opposte creava un turbine che le faceva mescolare. "Sembra la versione accelerata della rotazione di una galassia. Come una volta celeste sopra le due vasche" rifletté affascinato Jason. Nel centro del turbine un flusso di lumini scendeva e si divideva in due sezioni eguali che entravano nelle due vasche superiori. Varda premette l'altra mano sul ciondolo raffigurante l'ampolla ed il bacile superiore di destra si illuminò. Il paesaggio sulla sua superficie si ingrandì e Jason vide la Terra dallo spazio coi suoi oceani ed i suoi continenti. Un senso di grandezza e maestosità lo travolse con potenza, così si commosse. La dea premette allora l'altro pendente, quello con la spada e la vista sparì, tornò a vedere l'albero i catini e la danza delle sfere. Tuttavia stavolta fu il tino di sinistra ad illuminarsi ed il paesaggio superficiale si ingrandì nuovamente. Così Jason si trovò di fronte la visione di un pianeta diverso, con mari e terre dalla forma e dai colori mai visti prima. Jason non poté far altro che rimanerne affascinato in ugual maniera e, mentre la visione svaniva, si sentì onorato del privilegio di quella vista, destinata a pochi. Tornato ad ammirare il grande albero, che gli ricordò Yggdrasil dell'Edda Nordica, ebbe di colpo una consapevolezza. Capì infatti che il turbinio di luci sopra i bacini davanti a lui non era altro che un gran meccanismo. Esso governava il ciclo delle reincarnazioni. Le anime defunte dei vari mondi uscivano dal ventre dei catini e salendo e scontrandosi con le altre, venivano purgate dalle memorie e dalle emozioni avute in vita. Venivano poi divise e reincarnate casualmente rientrando negli universi dalle superfici delle vasche.
Varda fece concentrare lo sguardo di Jason sulla superficie dei bacini, così si stupì nel vedere una nera nube, un miasma, che ne circondava il perimetro. Fu allora che la divina rimosse la mano dalla fronte e disse con sorriso gentile <<il significato di ciò che hai visto sarà chiaro tra tre giorni, quando ci rivedremo. Nel frattempo ti lascio questa gemma. È un dispositivo che ha immagazzinato la tua visione. Usala per scegliere due persone fidate, due compagni se preferisci, che dovrai cercare di convincere a seguirti nel viaggio che intraprenderai. Questo non è un ordine, puoi scegliere di non coinvolgerli, se preferisci, ma il cammino che hai di fronte è lungo, duro e pieno di decisioni difficili. E avere al proprio fianco compagni affidabili è indispensabile. Se coloro che sceglierai accetteranno, fagli toccare la pietra e pronunciare le parole 'Io, nome e cognome, accetto di seguire Jason sul cammino delle stelle'. Se ciò accadrà, moriranno insieme a te e ci ritroveremo insieme tra tre giorni. Non preoccuparti. Per gli amici, i familiari e le carriere verranno tutte gestite adeguatamente senza conseguenze>>. Detto questo Varda tornò nella sua forma lucente e svanì. Jason si svegliò di colpo, ritrovandosi sudato sul letto in preda all'agitazione. Col cervello sovracaricato dall'esperienza si accorse di stringere in mano la gemma che Varda gli aveva appena lasciato. <<AAAAAAAHHHHHHH!!!!!!!>> la realizzazione che quanto accaduto era reale lo mandò nel panico. Ora, per capire a fondo quanto sia raro vedere Jason nel panico, è utile sapere un paio di cose su di lui. Una tra tutte, Jason è quello che gli altri definirebbero un geniaccio. Infatti, nonostante la giovane età, è grazie a lui se nel mondo si è riusciti a completare progetti straordinari come generatori a fusione nucleare o la prima spedizione umana marziana. Jason è uno di quei tipi sempre calmi, razionali e con una vasta conoscenza su praticamente ogni cosa. Un Wikipedia con le gambe insomma. Aveva infatti una memoria eccezionale, tutta di un altro livello rispetto a quella eidetica. In effetti, eccezion fatta per la nascita ed i primi mesi della sua infanzia, poteva ricordare qualunque cosa nel dettaglio. Il suo amico Edward lo aveva spesso chiamato scherzosamente Grande Saggio. Il fatto che fosse un nerd era solo una conseguenza logica. È facile, pertanto, capire come vederlo in crisi sia un evento più unico che raro. E nel panico era, quando mise la pietra in tasca, indossò il giubbotto al contrario e, prese le chiavi di casa e il cellulare ed uscì con un solo pensiero in testa: "Ed... devo andare da Edward...".
Quella sera la casa di Edward Right, ventitré anni, era in festa. Si trovava appena fuori centro, in uno di quei quartieri residenziali con le casette a schiera fatte con il copia-incolla. Se non ci fossero stati i palloncini colorati, gli striscioni e la musica la casa si sarebbe perfettamente mimetizzata col resto dei muri e dei tetti delle abitazioni vicine. La villetta era costruita su tre piani con pareti arancio chiaro ed aveva nel fronte un piccolo giardino recintato da un muretto in mattoni, con a fianco lo spazio per l'ingresso nel garage. Nel giardinetto, un percorso pavimentato portava a delle scale che davano su una porta del piano centrale, quello abitativo. La porta al piano terra dava invero sul piano contenente il garage una taverna ed un piccolo bagno. La rimanenza delle pareti frontale e posteriore era abbondantemente fornita da finestre e vetrate in modo che le stanze avessero sempre molta luce. La casa era tutto un vociare e splendidi aromi uscivano dalla cucina insieme ai piatti preferiti dal padre di Ed, fatti in occasione del suo sessantesimo compleanno. Edward era straordinariamente allegro e loquace, effetto probabilmente dovuto ad un mix tra qualche bicchierino di troppo e la compagnia dei suoi energici fratelli. La cena stava proseguendo alla grande tra le risate e i regali. Alla fine un grande tiramisù con le candeline a forma di numeri sei e zero apparve sulla grande tavola da pranzo, e l'intera famiglia Right si riunì attorno al vecchiardo per cantare insieme uno stonato 'tanti auguri a te '.
Fu proprio al termine della canzone che il campanello di casa suonò. <<Vado io!>> disse Edward chiedendosi chi diamine potesse disturbare il suo momento di gaudio. E così aprì la porta che dava nel giardino, i suoi occhi azzurri ci misero un po' a capire che la persona ferma al cancello d'ingresso, col viso sudato più bianco di una mozzarella, la giacca indossata al contrario e con degli occhi viola sbarrati corrispondeva alla figura del suo migliore amico Jason Phenyx. <<Jason? Cosa succede? Che ci fai qui?>> chiese Ed tutto d'un fiato. <<Ed! Ed! Dio solo sa se sono felice di vederti!>> <<Ma se ci siamo visti ieri sera?! Dio mio amico. Sei più bianco di un lenzuolo... stai poco bene? Te l'ho detto io che il kebab piccante era troppo, ma tu...>> <<No, no! Non è per il cibo, quello era squisito... è successa una cosa... il tempo è poco, ti devo parlare>> <<Ho qualche difficoltà al momento, sai è il compleanno di mio padre...>> <<Cavolo non me lo ricordavo! Mi dispiace irrompere così in un giorno di festa ma è davvero un'emergenza! Porterò un regalo a tuo padre per scusarmi...>> <<No no figurati, non è un problema quello! È che non passo molto tempo in famiglia ultimamente, però se dici che è importante ti credo... se per te è lo stesso sento qual è l'umore del parentado, magari mi attardo per una decina di minuti e ti raggiungo nel mio studio, ti faccio salire intanto, così saluti tutti.>> finché percorreva il vialetto Jason si rincuorò e riacquistò un poco di colore, poteva sempre contare su Ed... ecco perché delle due persone a cui ha pensato per il viaggio la prima è stata lui.
Appena arrivato nell'ingresso un coro di "Ciao J!" si levò dalla sala da pranzo <<Ciao a tutti! Scusate per il disturbo, tanti auguri Charles!>> <<Grazie J! Entra, entra! Non disturbi... Dio mio come sei bianco! Hai mangiato? Vuoi una fetta di torta? Tiramisù fatto in casa dalle mie splendide donne!>> un coro di "Adulatore!" gli fece eco. <<Mi spiace Charles, devo rifiutare, immagino sia squisito ma il tiramisù non è esattamente nel podio dei miei dolci preferiti. Non mi tratterrò a lungo, devo solo parlare con Ed. Signora Right è un piacere come sempre!>> <<Sentito Eddy? Il tuo amico se ne intende di più sulle buone maniere con una madre! Perché non impari un po'?>> rispose civettuola la signora Right <<Sì... sì... mamma non farti adescare da quel furbone di J e gustati il tuo tiramisù. Tra cinque minuti circa vado nello studio, non è un problema spero...>> <<Ah lavoro, lavoro sempre lavoro! Ora che sei a casa in famiglia goditi un po' di relax no?>> lo rimproverò la madre, al che Edward le si avvicinò e le sussurrò all'orecchio <<Non è per lavoro! È per J. Dev'essere successo qualcosa di grave per essere in quello stato...>> così lei lo abbracciò e gli disse <<Tranquilli andate pure ora. Così ci sarà una fetta di tiramisù in più per noi! Ha!>>.
Jason quindi non dovette aspettare molto nello studio dell'amico prima che questi arrivasse. Era una stanza ben illuminata e arredata in modo semplice, con l'essenziale per il lavoro: scrivania con tre comode poltroncine una in un lato e due dall'altro, computer e scaffali contenenti cataste di libri e documenti, tutto in legno d'abete. Entrato nella stanza Edward si sedette a fianco dell'amico e chiese con voce rassicurante <<Ok J, per essere in questo stato la cosa dev'essere seria, dimmi tutto>>, così Jason prese un gran respiro e iniziò <<Sono venuto da te perché quasi sicuramente sei una delle poche persone che potrebbe credermi riguardo ad una cosa di questo tipo. La mia fama e credibilità scientifiche mondiali non valgono nulla in questo caso...>>. Dopo aver detto ciò J raccontò all'amico della visione, della dea e della premonizione e alla fine aggiunse <<Prima che tu risponda, tocca la pietra che Varda mi ha lasciato come prova di quanto successo...>> così tirò fuori dalla tasca e osservò per la prima volta con attenzione l'oggetto rimastogli da quella surreale esperienza. Aveva la forma di un parallelepipedo con un lato molto più corto rispetto agli altri, era diviso in due sezioni: quella inferiore, probabilmente l'impugnatura, era in metallo lucido e si avvolgeva in diverse spire sulla superficie. Quella superiore ricordava molto un ametista finemente tagliato, ma a differenza del famoso minerale, questo emetteva luce ad impulsi regolari. 'Chissà se un'analisi chimico-fisica ci può dire qual è la fonte di questa luce. Se si scoprisse replicabile con facilità potremmo sperimentarla come fonte energetica... ah, non è questo il momento di fare l'intelligentone'.
Jason scosse la testa e appoggiò la pietra sulla scrivania. Ed, che per tutto il tempo rimase in silenzio ad ascoltare l'amico, alla vista della pietra disse <<Di certo è un oggetto insolito. Non ho mai visto una pietra risplendere di luce propria...>>. La esaminò tenendola per l'impugnatura. <<Toccala e avrai la prova. Tranquillo, non ti nuocerà>> così Ed poggiò l'altra mano sulla parte illuminata. La luce si fece intensa e in quel momento le sue pupille si dilatarono e nella sua mente vide le immagini, come un testimone, della visione avuta qualche ora prima da Jason; e nella sua mente sentì gli stessi suoni celestiali del suo amico. Jason, questa volta, non poté far altro che essere spettatore delle reazioni dell'amico: meraviglia, commozione e ad un tratto tristezza. ' Deve essere nella parte finale, quando io e Varda abbiamo conversato' si disse J. Aveva dedotto correttamente, infatti poco dopo gli occhi di Edward tornarono normali. Appena rimise a fuoco la stanza balzò in piedi e, in preda al tumulto interno, corse per tutto lo studio agitando le braccia come un folle. J ci mise un po' a prenderlo, bloccarlo (Edward era più alto di lui), farlo sedere e tranquillizzarlo. <<COSA PORCO ZEUS ERA QUELLA COSA?>> sbraitò rivolto a Jason <<E' la prova che quanto mi è accaduto, quanto ti ho raccontato è vero>> rispose divertito <<Sì ma non puoi veramente credere, realista come sei, che tra tre giorni morirai, e... e... e tutto il resto!>>.
Ed era tutto un tremito, a quanto pareva la visione l'aveva scosso, molto più di quanto avesse fatto con Jason. <<Onestamente, amico mio, non so cosa pensare... è stato tutto troppo improvviso. Ho preso in considerazione l'ipotesi di aver contratto qualche malattia o morbo mentale fulminante, ma questo non spiegherebbe come un minuto prima fossi sul mio letto senza nulla in mano, e quello dopo reggessi quella pietra, la cui efficacia l'hai appena provata sulla tua pelle.>> <<Convengo che sia tutto fuori dall'ordinario. Ma tutta questa...questa...roba, è roba da film dannazione!>> e aggiunse <<Ora capisco perché eri così scosso prima! Non oso immaginare vedere tutto in prima persona... dev'essere stato incredibile e terrificante!>> <<Sì, lo è stato. Ho avuto una reazione simile alla tua alla fine>>. Finito di parlare Jason inspirò profondamente. Si rabbuiò, gli occhi divennero lucidi, si prese il volto tra le mani e con voce incerta proseguì <<Se ipotizziamo che sia tutto vero, e temo lo sia, sai cosa significa? Sai cosa sto per chiederti?>> Edward, riprendendosi un attimo e sorridendo timidamente si sporse in avanti e, prese le mani dell'amico, rispose <<Capisco... hai paura di chiedermi egoisticamente di morire per andare verso l'ignoto. Hai paura di chiedermi di rinunciare a tutti i miei progetti e alle persone che conosco e che amo per seguire te, verso chissà dove per fare chissà cosa. Hai paura a chiedere perché temi la risposta, perché temi di dover essere lanciato nel vuoto da solo e senza sapere cosa dovrai affrontare. Mi sorprende invece che tu non stia tremando all'idea che la tua vita finisca tra tre giorni!>>. Jason alzò il capo e, vedendo il volto dell'amico, si riprese e sorrise a sua volta... Sebbene non fossero fratelli di sangue, era come se le loro menti fossero unite e come se i loro cuori si conoscessero da sempre. Sbuffò compiaciuto <<Non ti smentisci mai eh?! Hai detto il vero Ed. Quel che mi turba è chiedere di coinvolgere altri per farmi da supporto per qualcosa di cui non conosciamo nulla, e da cui solo io non posso scappare. È per questo motivo che la fine non mi spaventa, essendo già decisa e da una divinità per di più, è inutile opporsi a questo fato, a questa sorte drammatica, meglio usare il tempo rimasto in maniera saggia e prepararsi, per quello che si può, contro l'ignoto. Ecco perché sono qui, perché tu, per me, fai parte delle preparazioni contro l'incognita. Ma voglio dirti di non sentirti in dovere di seguirmi, e non ti terrò responsabile se deciderai di restare. Diavolo! Se fossi te mi riderei addosso e continuerei la mia vita, lontano da questa insensatezza!>> ora che Jason aveva detto tutto quello che gli passava per la testa, si sentiva più tranquillo e leggero quindi aggiunse alzandosi dalla poltrona <<Non mi serve una risposta adesso, ti ho dato tanto su cui riflettere. È giusto che ci pensi su almeno questa notte e domani mi fai sapere ok?>> Edward annuì serio. Prima di uscire dallo studio Jason si voltò e sorridendo disse <<Qualunque cosa tu scelga, rimarrai mio fratello...>>. Ed annuì di nuovo, questa volta più sereno. J, ripreso il cappotto stavolta indossato correttamente, la pietra e dopo aver risalutato la famiglia Right, in un lampo fu fuori dalla casa di Ed.
La sera era infine giunta e le strade ed i vialetti erano illuminati dalla luce fredda dei lampioni. Jason inspirò forte l'aria fresca e sorrise 'Bene... e ora, verso la Koala! '.
236Please respect copyright.PENANAF6LRnHZriS
236Please respect copyright.PENANAe2qGHtJgtr
236Please respect copyright.PENANA64B3o68ghf
236Please respect copyright.PENANAmZv8PjJKv2
Spazio Autore: Hola! Sono Dr3ner. Grazie per aver letto il 1° Capitolo di Phenyx Risign. Ne son successe di cose Eh?! Ma bando alle ciance. Qui incontriamo alcuni dei nostri protagonisti: due amici inseparabili posti di fronte ad una scelta terribile. Sacrificare tutto. Cosa pensate risponderà l'amico? E chi sarà Koala? E cosa pensate del nostro protagonista? Fatemelo sapere con un commento!
Per sapere cosa accadrà continuate a scorrere, e scopritelo nel Capito 2! Grazie ancora e ci vediamo alla fine del prossimo capitolo. Buona Lettura!
ns 15.158.61.8da2