In uno spazio talmente remoto da poter essere considerato un'altra dimensione, rispetto alla voragine dove Jason si disperava, una figura misteriosa sedeva su un'elegante scranno a fumare un sigaro circondato da una nube nero-violastra. Miasma. Il bagliore emanato dal sigaro illuminava un volto tranquillo come quello di chi è sereno che tutto stia andando secondo la propria volontà.
Ad un tratto un portale oscuro si aprì in un'estremità della gran sala. Da esso ne uscì un essere avvolto dalle fiamme e dalle ombre. Murchaga, signore dei Valarauki. Si diresse a passi spediti verso il fumatore, pronto a vomitargli addosso la rabbia che tratteneva a stento. <<Cosa significa tutto questo? Avevi promesso che attaccare quell' insignificante villaggio e rapire il bersaglio sarebbe stato un passo fondamentale per la nostra liberazione! Invece ci ritroviamo questo disastro! Non sei nient'altro che un dio ingannatore come tutti gli altri! Ho persino detto alla squadra che sarebbe stato un lavoro semplice e veloce! Quelli che sono morti laggiù erano solo ragazzi! Quel mostro li ha spazzati completamente via! Di loro non è rimasta nemmeno una fiamma. Dovevi vedere com'erano entusiasti ad essere così vicini alla realizzazione delle nostre speranze! Dovevi vedere i loro sorrisi, quando sono stati scelti per la missione!>>... <<Maledizione! Che tu sia tre volte maledetto! Devi rispondere di quelle morti! Questi non erano i patti!>> Le fiamme che avvolgevano la sua pelle si affievolirono, l'equivalente del pianto per gli umani. Ma subito si ridestarono, più alte e luminose di prima. Era in piena collera. Sapeva bene che sarebbe stato inutile, ma con un ruggito si scagliò ugualmente sullo scranno.
Com'era prevedibile qualcosa di invisibilmente impenetrabile s'interpose tra di lui e l'ombroso fumatore e lo scagliò indietro. Ci fu un attimo di silenzio. Il personaggio misterioso s'alzò dal suo nebbioso trono e si passò una mano sulla spalla come se nulla fosse. Poi con la stessa voce delle fondamenta della terra l'ombra parlò <<Come osi scagliarti contro di me? Io, che ho visto più lune di quante tu ne possa mai contare. Io, che ho assistito al primo passo dei tuoi progenitori. Io, che pure adesso, non vi ho dimenticati e vi sfamo, nutro e vi concedo un'occasione per vivere in pace. E nonostante ciò, tu osi? Tu e la tua gente desiderate forse tornare in quell'incubo?>> Ci fu una pausa. Poi Murchaga rispose con un sommesso 'No'. Il sinistro figuro era indignato ed adirato da quell'insolenza. Poi trovò la quiete, si sedette e proseguì <<Credo di essere un dio tutto sommato onesto, se comparato a quelli che conosci tu. Ed infatti la mia promessa è stata mantenuta: attaccare quel villaggio è stato un passo fondamentale. Ma non ho mai incluso il rapimento tra gli obiettivi fondamentali dell'operazione! E per trovare il colpevole di aver fomentato inutilmente gli animi di quei valorosi giovani, devi solo guardarti allo specchio. Io non ti devo niente. Non puoi incolparmi di nulla. Dici che ho infranto i patti? Lascia che ti ricordi quali furono, i patti. Io vi promisi di salvarvi dall'incubo e farvi vivere in un mondo sereno appartenente a noi Celestiali raccogliendo le volontà di Norok. In cambio voi avreste dovuto aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo e quindi prestarvi ad essere dei semplici strumenti per un'ultima volta. Ora. La perdita di quella squadra è senz'altro infelice ma è stato un sacrificio necessario al risveglio della persona attualmente più importante di questo cosmo, che tu hai osato chiamare mostro. Consola le loro famiglie dicendo che non sono morti invano.>> Murchaga capiva che c'era saggezza e ragione nelle parole del dio, ma non poté fare a meno di arrabbiarsi al pensiero di quel sacrificio, e all'egoismo degli dei: pronti a distruggere e a sacrificare tutto e tutti per ottenere ciò che vogliono. Pertanto non poté trattenersi dal chiedere <<Quell'essere è davvero così importante? Dovremo sacrificarne altri a causa sua? Quanti altri?>> il fumatore aspirò una generosa dose di fumo e rispose semplicemente 'sì'. Al che Murchaga s'indignò <<Come posso fidarmi di te e come posso convincere gli altri a fidarsi di te se non mi dai almeno una spiegazione decente?>> l'ombra sbuffò <<A parte che non vedo molte alternative per voi. Però hai ragione: avere qualche informazione in più vi renderebbe più coesi. Ed una forza unita e solida è meglio di una sparpagliata. Molte delle cose che ti dirò rimarranno tra me e te, ma fondamentalmente, per ottenere quel che voi Valarauki volete il ragazzo sarà strumentale. Vedi, dopotutto lui è...>> Murchaga spalancò tutti e quattro gli occhi dallo sgomento...
Finché queste conversazioni avevano luogo, altrettanti importanti eventi accadevano nel piano Aureo: il terzo bacino della visione, quello inferiore a tutti, dimora dei Celestiali. In questo mondo idilliaco e pregno di paesaggi meravigliosi ed impossibili, Varda stava portando avanti le indagini per capire chi fosse l'artefice della scomparsa del suo caro compagno. Dopo innumerevoli tentativi ed errori, e con uno sforzo estremo era riuscita ad isolare un campione di miasma. Era nel suo laboratorio, si stava preparando ad investire altrettanto tempo ed energie per iniziare la fase successiva: studiare il campione di miasma e ricavarne da esso quante più informazioni possibili sul suo creatore.
Mentre stava raccogliendo gli strumenti necessari ai test, d'un tratto l'intero ambiente iniziò a tremare. Una luce accecante entrò dalle vetrate. Colta alla sprovvista, Varda si lasciò sfuggire un <<Ma questo...>>. Uscì in fretta e furia. Nel paesaggio incantato che di solito la salutava all'uscio del laboratorio c'era un elemento estraneo. Una lama di luce lo tagliava da parte a parte e, al contatto col terreno, lo faceva vibrare emettendo musica. Varda capì subito a chi appartenesse quella musica. A suo figlio Jason. E nel vedere la luce, manifestazione della sua pura potenza divina, e nell'udirla ciò che provò fu terrore. Terrore nel vedere che il carburante che alimentava quella melodia era la tristezza e la disperazione. Terrore nello scoprire che suo figlio era talmente forte, ad una così giovane età e con l'essenza divina ancora per lo più incatenata, da manifestare il proprio potere non solo in tutto l'universo in cui si trovasse, ma in tutto il cosmo generato da Yggdrasil. L'angoscia di non poter essere vicino a suo figlio in quel momento difficile fu grande. Ma questo le diede lo slancio per agire ed aiutarlo, seppur rimanendo dietro le quinte.
Scomparve in un piccolo turbine di vento ed un canto melodioso per poi riapparire sulle rive di un lago dall'acqua azzurro acceso, colore figlio dello scioglimento delle nevi montane. Al centro del lago fluttuava alta un'isoletta rocciosa, sulla cui sommità s'ergeva la quercia più grande mai vista: la casa di Nalseth e Oröme. Siccome Jason aveva iniziato a risvegliarsi molto prima del previsto, significava che qualcosa di grosso era accaduto e che gli eventi stavano accadendo più velocemente di quanto Varda avesse previsto. Che ci fosse l'influenza dell'assassino di Norok ne aveva avuto il sospetto, ma non poteva dirlo con certezza. E dal momento che gli eventi stavano accadendo ad un ritmo sempre più rapido, avrebbe dovuto accelerare le ricerche a sua volta. Le serviva aiuto. Le servivano più celestiali che lavorassero alle indagini. Anche a costo di rivelare l'ubicazione di suo figlio. E dal momento che era costretta a rischiare, tanto valeva farlo partendo dagli dei di cui si fidava maggiormente: Nalseth e Oröme.
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Con una veloce magia, iniziò l'ascesa verso l'isolotto. Giunta sulla sommità si diresse verso la tonda porta scavata tra le radici della grande quercia: l'intera loro casa era incavata all'interno dell'immenso albero, e gli spazi interni erano resi ancor più grandi da una magia molto simile a quella presente dentro la borsa da viaggio regalata da Varda a Jason. Fece per bussare, ma appena prima che la mano toccasse il legno della porta, questa si aprì da sola. Dall'interno una voce gentile disse <<Ah! Avevo un presentimento che ci saremmo incontrati a breve.>> Varda entrò e guardò con aria di sfida l'amica Nalseth, e rispose <<Era solo un presentimento, o sapevi già a priori che avrei avuto bisogno del vostro aiuto? In tal caso, significa che sapete già cosa è accaduto e ne siete implicati.>> <<Ah ecco la solita Varda! Sempre molto diretta vedo. Siediti e bevi qualcosa, prometto che ti racconteremo tutto.>> a fare l'offerta era Oröme, che entrava nella stanza portando un vassoio con bicchieri d'Ambrosia, una bevanda molto gradita ai celestiali. Si sedettero ad un tavolo vicino e, dopo aver sorseggiato il liquido dorato, Varda si protese in avanti <<Bene. Parlate, e partite con ordine.>> non era una richiesta. Era un ordine. La coppia sapeva bene cos'era accaduto, e quindi capivano la ferocia della loro amica nel esigere risposte.
Oröme si schiarì la voce ed iniziò: <<Comincerei con il dirti che quando abbiamo percepito la scomparsa di Norok, ci saremmo aspettati di trovarti a piangere, distrutta dal dolore della perdita. Che ti saresti appoggiata a noi, i tuoi più cari amici. Invece ti troviamo qui, impassibile e imperscrutabile come una delle tue statue che adornano i templi mortali, non solo insensibile agli eventi, ma addirittura in posizione d'attacco!>> Varda cercò di giustificarsi, ma Oröme non glielo permise e proseguì <<Quando non ti abbiamo vista arrivare, abbiamo pensato che volessi stare da sola con il tuo dolore. Ma quando siamo passati e non ti abbiamo trovata né a casa né al laboratorio, abbiamo sospettato fossi talmente concentrata su altro di più pressante da non darti nemmeno il tempo di elaborare il lutto. Qualcosa come un figlio magari? Quello, o il rapporto con Norok non andava così bene come sembrava... e la luce di poco fa ha confermato le nostre teorie>>.
Ci fu una pausa. <<Intuizioni teorie e sospetti...>> Varda era tremante di rabbia <<... ma fatemi il piacere! L'unico modo per avere così tante informazioni o indovinare così precisamente gli eventi, è quello di spiare o, ancor peggio, essere letteralmente il Deus ex Machina di tutta la faccenda! Come avete potuto? Io... io...>> Varda esplose tra rabbia e lacrime, ma qualcun altro non riuscì più a trattenersi:<<E tu come puoi anche solo pensare una cosa così di noi, di me, Nalseth? Stupida! Siamo i tuoi più cari amici ed è naturale che ti capiamo a fondo. Pensi di essere l'unica con un erede?>> Varda si ammutolì dallo shock <<Esatto! Anche noi abbiamo una figlia! Anche noi l'abbiamo incarnata appena abbiamo percepito la scomparsa di Norok per proteggerla. Ma a differenza tua, nel processo qualcosa non ha funzionato, probabilmente a causa di tutti gli sfasi temporali che ci sono stati dalla morte del tuo compagno. E anche probabilmente a causa della fretta che abbiamo avuto durante l'incanto per nasconderla e proteggerla il prima possibile. Ed ora è incarnata in quel mondo, con la mente spezzata a causa del processo imperfetto. E probabilmente è colpa nostra. Quindi che senso avrebbe avuto uccidere il tuo compagno per ridurre nostra figlia così?>> <<Ma allora perché non me ne avete parlato? Vi avrei potuto aiutare no?!>> <<Probabilmente per lo stesso motivo per cui nemmeno tu e Norok l'avete annunciato: la nascita di un nuovo celestiale cambia completamente gli equilibri di potere e la pace così faticosamente raggiunti. Probabilmente qualcuno preferisce lo status quo, probabilmente lo stesso che ha eliminato Norok. E poi non siamo riusciti a trovarti, ricordi?>> Varda era senza parole, si sentiva così in colpa per aver accusato le persone di cui si fidava di più. Abbassò il capo. <<Nalseth. Oröme. Mi dispiace, vi chiedo scusa. Pensavo d'essere l'unica a soffrire. È evidente che non è così.>> <<Su, su non essere così dura con te stessa. Io e Nalseth non ti abbiamo informato dopotutto. E in più penso sia normale battersi e star male per le cose a cui si tiene no?!>> <<Sniff. Grazie Oröme.>> <<E questo mi porta alla prossima domanda: Come stai? Cioè quel che intendo è: come riesci ad essere così impassibile di fronte alla tragica fine del tuo compagno?>> <<Diciamo che hai intuito bene i motivi per cui non mi avete trovato a casa: ero occupata a gestire mio figlio, indagare sull'omicidio di Norok, sempre se di omicidio si tratta... e indagare sulla nube che sta invadendo il cosmo. Questo non significa che non ci stia male, ma se tornassimo indietro di qualche centinaia di milioni di anni, a quel tempo mi sarei probabilmente disperata.>> Nalseth si stupì <<Perché dici questo?>> Varda sbottò <<Perché negli ultimi tempi Norok si stava affezionando un po' troppo al suo potere e alla sua posizione preminente nel gruppo. Stava iniziando ad assomigliare ai nostri antichi compagni dell'era del silenzio. Stava iniziando a sviluppare una visione sempre più divergente da quella che lui stesso ha fondato. Ed il suo carattere e i suoi discorsi stavano mutando. Pian piano non mi sembrava più di parlare con Norok. I litigi e le discussioni si facevano sempre più frequenti e... beh, diciamo che quando è scomparso erano duecento anni terrestri che non ci parlavamo.>> <<Ishtar bizul Varda! Perché non ce ne hai mai parlato?>> <<Perché ero abbastanza sicura di me stessa da convincermi a fargli cambiare atteggiamento... eh... immagino che non sia più necessario ora no?!>> cercò di asciugare sulla manica della veste, alla bell'è meglio qualche calda lacrima <<Heh... dannazione! Per queste cose siamo quasi peggio dei mortali!>> i suoi amici s'alzarono e corsero ad abbracciare l'amica che si sollevò nel avere quel supporto ed affetto di cui aveva disperato bisogno. Oröme con sguardo deciso disse:<<Di cosa hai bisogno?>> <<Posso davvero contare su di voi?>> <<Te lo giuro. Nel nome di Nalseth.>> <<Grazie. Allora, ho bisogno di una mano nelle indagini sulla scomparsa di Norok. Sull'identificazione del miasma e, visto che entrambi i nostri figli sono nello stesso mondo, aiutiamoci tutti a supportarli e proteggerli. Ah spero che Jason sblocchi presto la possibilità di parlare con me...>> <<Allora per questo lascia fare a me! Oröme! Dio del potere! Conta che visti gli sbalzi temporali non so quando effettivamente riceverà questa abilità... potrebbe anche svilupparla autonomamente prima.>> <<Sì lascia fare a noi! Ti aiuteremo di sicuro!>> <<Allora Nalsie (nomignolo usato da Oröme per Nalseth), che ne pensi se vivessimo tutti da Varda per un po'? In questo modo saremmo tutti più protetti contro questo ammazza-dei e avremmo tutti gli strumenti del suo laboratorio a disposizione. Cosa dici Varda, si può fare?>> <<Certo! È quanto più potessi chiedere>>.
E così con un turbine ed un coro angelico i tre sparirono in un batter d'occhio.
Quando lo trovò con le grazie in bella mostra il pescatore pensò che fosse morto. Ma avvicinatosi scoprì che c'era la vita in quell'elfo dei monti dai capelli scuri. Subito fu inorridito alla vista delle orecchie appuntite che evocavano preconcetti e storie inculcate da tempo immemore sugli orrori di quel popolo. Ma si riscosse vedendo la giovane età di quel ragazzo. Non doveva avere più di undici anni. Dubitava che un elfo così giovane, solo per di più, potesse riportare in auge quell'era ormai dimenticata. Se non altro questa era la prova vivente che le dicerie sul fatto che gli elfi non fossero scomparsi del tutto, erano vere. Così la compassione ebbe la meglio e lo trascinò lontano dalle gelide acque del fiume Buranunu, dove pescava di solito. Con lui trascinò anche l'unico oggetto che aveva lì vicino. Una vecchia e consunta borsa da viaggio a tracolla. Essere un pescatore di certo non lo aveva reso una persona discreta o aggraziata. Perciò gli tirò quattro ceffoni sulle guance all'urlo di "Oi! Svegliati ragazzo!"
Jason si tirò su di colpo urlando. Tossì sputando l'acqua fredda del fiume. Aveva la faccia in fiamme e le guance rosse segnate dalla forma di mani tozze e forti. Si guardò intorno. Era nudo, e portava a tracolla la Tana. In ginocchio a fianco a lui un vecchio pescatore lo guardava.
Tirò fuori dei vestiti dalla borsa il più rapidamente possibile e, nell'imbarazzo generale, si vestì in fretta e furia. <<Grazie vecchio. Ora sto bene. Niente di rotto. Sai dove trovo il villaggio più vicino?>> il vecchio pescatore fu sorpreso dalla fredda tranquillità con cui aveva analizzato la situazione quello strano ragazzo, e colto ancor più alla sprovvista dall'efficienza con cui quel tipo aveva subito concentrato la testa sulla mossa successiva. Come se tutto stesse andando secondo un qualche strano progetto. Fece spallucce <<Beh ragazzo ne hai di coraggio a muoverti subito dopo essere quasi annegato. Sicuro di stare bene?>> <<Sì sì vecchio, non facciamola lunga, grazie per la preoccupazione ma dimmi da che parte andare.>> <<Ah... dritto al punto vedo. In questo caso il più vicino è la cittadina dove abito. Sono tre ore di cammino ad Ovest da qui. Non puoi sbagliare. Altra cosa: ti consiglio di indossare un cappuccio. Laggiù le tue orecchie a punta non saranno gradite.>> <<Lo terrò a mente. Tieni Vecchio, per ringraziarti, usalo al posto di quel fragile filo>>. Jason tirò fuori dalla tasca un rocchetto di filo biancastro e lo diede al vecchio. Il pescatore lo vide voltarsi e, senza dire altro, incamminarsi verso Ovest. Verso Helgen.
Quando J fu sparito all'orizzonte, il vecchio tirò fuori da una delle molte tasche un sigaro e, mentre si preparava a fumarlo, uno strano sorriso gli si dipinse sul volto. Continuando a fissare l'orizzonte borbottò fra sé e sé "Sei davvero cambiato ragazzo... ci siamo andati giù pesanti al villaggio di Riozul, ma credimi, era necessario... in effetti già ad una rapida occhiata s'intuisce che sei potente... e con questo..." osservò il rocchetto che gli aveva dato. Una rapida analisi fece risultare che il filo era null'altro che seta di ragno, o ragnatela, intrecciata. Prodotta in modo tale da non avere l'appiccicoso problema. Un filo di quel tipo aveva proprietà migliori dell'acciaio, ma era molto difficile da produrre. Questo la diceva lunga sulle abilità di Jason. "Ragazzo, tu hai il potenziale per salvare questo mondo... o per distruggerlo". Detto questo si voltò verso il fiume Buranunu e si mise a pescare provando il nuovo filo. Qualche passante riferì di aver visto un pescatore lungo il fiume, urlare di gioia per il suo nuovo filo. Qualcun altro giurò di averlo visto sparire tutt'un tratto, finché era intento a pescare, in un turbine di vento.
Tre ore più tardi, qualche kilometro più ad Ovest, Jason stava per entrare nella cittadina di Helgen. Stava oltrepassando uno dei quattro cancelli situati nelle mura a protezione della città. Aveva indossato un cappuccio come gli aveva consigliato il vecchio, perciò all'ingresso le guardie non hanno fatto molte storie. Quando lesse che la cittadina dov'era finito era Helgen, si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto: la corrente del fiume l'aveva trascinato esattamente dove voleva. Helgen, infatti, era una delle città del regno di Ameria oltre alla capitale, abbastanza grandi da ospitare le sedi delle gilde. Ce n'erano per tutti i gusti: gilda dei mercanti, dei fabbri, dei droghieri e così via. Ma quella che interessava a Jason era solo una: la gilda degli avventurieri. Voleva iscriversi a quella gilda per un motivo molto semplice: voleva sapere quante più cose possibile su questo mondo e sui suoi popoli. Dopotutto quante più informazioni aveva sul mondo e meglio poteva prepararsi a difenderlo. Questo voleva dire che aveva bisogno di viaggiare per studiare i luoghi e le persone senza troppi problemi alle frontiere. Ed esclusa la carriera da diplomatico, che implicava affiliarsi ad una delle nazioni esistenti; oltre al fatto che spesso i diplomatici erano nobili, e quindi sottoposti all'obbligo di amministrazione e difesa di un territorio. L'unico altro modo per poter attraversare facilmente e in libertà i confini era essere avventurieri di rango A o superiore.
La gilda degli avventurieri infatti, classificava i propri iscritti in base all'abilità e all'esperienza in ranghi che partivano dalla lettera F e arrivavano alla lettera A. Superiori al rango A, c'erano i ranghi doppia e tripla A ed infine singola, doppia e tripla S. Ma quest'ultimi venivano conferiti estremamente di rado. Talmente erano rari, da essere stati assegnati a dei team solo cinque volte nella storia della gilda. Erano letteralmente materia di leggenda.
Era appena mezzodì quando Jason entrò a Helgen, una ridente cittadina circondata dalle pianure e dai campi. Gli edifici in pietra e muratura ricordavano a J qualche cittadina storica italiana, ma non avrebbe potuto sapere quale. Le quattro strade principali provenienti dai rispettivi cancelli si incrociavano nella tonda piazza principale. Al centro, un grosso cedro faceva ombra ad una grande statua di un guerriero che, impassibile, guardava il tempio adiacente alla piazza.
Quel giorno la piazza era gremita di gente e di bancarelle. Era giorno di mercato e Jason stava morendo di fame, perciò si fermò per rifornirsi di energie e chiedere indicazioni per la sede della gilda. Dopo aver girovagato un altro po' per esplorare la città, entrò nell'imponente edificio. L'interno ricordava un saloon del far west: c'erano tavoli e sedie in legno ovunque con gente che mangiava e beveva e camerieri che correvano tutt'intorno. Le pareti erano coperte di bacheche tappezzate di fogli e annunci, ed un bancone correva lungo tutta una parete. Dietro di esso, vari addetti smaltivano le file di avventurieri pronti a siglare nuovi contratti o ad ottenere le ricompense per quelli portati a termine.
J si mise pazientemente in fila e, giunto il suo turno, si presentò <<Sono Jason Phenyx, vorrei iscrivermi alla gilda>> l'addetta non si accorse subito di Jason. Anche se era in punta di piedi infatti, arrivava appena al ripiano del bancone (dopotutto aveva undici anni). <<Oh! Perdonami non ti avevo visto. Io sono l'addetta Joy e sarò ben lieta di seguirti. Sai già come funziona?>> era allegra e dallo sguardo gentile, la cosa più bizzarra probabilmente erano i capelli rosa <<In generale sì, i miei erano degli avventurieri.>> <<Splendido! Magari li conosciamo se si sono iscritti qui. Come si chiamano?>> <<Jack e Jinny Wohlwollen.>> la commessa sbiancò <<Jack e Jinny?! Non sapevo avessero avuto un figlio!>> <<Mi hanno adottato.>> << 'erano' hai detto... Oh santo Quarlich! Abitavate ad Est di qui giusto? Nel villaggio ai bordi di Kharbzul.>> <<Riozul.>> <<Ma allora è dove due giorni fa c'è stata la tempesta e quell'accecante colonna di luce! I messaggeri riferiscono che il villaggio è stato spazzato via. Allora tu dovresti essere l'unico sopravvissuto, per ora. Oh piccino mi dispiace tanto, vedi, accompagnavo spesso i tuoi in squadra durante i miei anni da avventuriera.>> fece per abbracciarlo, ma Jason la fermò <<La prego non lo faccia. Non ne parliamo. Voglio iscrivermi. Lei può aiutarmi, o sa se devo chiedere a qualcun altro?>> il tono del ragazzo era cordiale, ma gelido. Questo fece preoccupare ancor più la commessa Joy sulle cose che deve aver vissuto. Ma voleva rispettare i suoi desideri (e non era proprio il luogo per parlare di quelle cose), perciò si riscosse <<Certo! Come preferisci. Allora torniamo a noi. Hai detto che conosci le cose in generale giusto? In generale non basta, permettimi di spiegarti come funziona:>> si schiarì la voce e gonfiò con orgoglio il petto, pronta ad esporre dei concetti che sapeva a menadito <<La gilda degli avventurieri classifica i propri membri in base all'abilità e all'esperienza in undici categorie. Partendo dalla più bassa esse sono: F, E, D, C, B, A, AA, AAA, S, SS, SSS. Tutti i nuovi membri partono dal rango F e mano a mano che portano a termine contratti possono salire di rango. Per accedere al rango B e quelli superiori è richiesto superare degli esami. Ti darò più dettagli quando e se ci arriverai. Mano a mano che si sale di rango i contratti disponibili aumentano, ma aumentano anche la difficoltà e la paga. Inoltre gli avventurieri dal rango A in su potranno viaggiare senza costi di dogana tra tutti gli stati che contengono almeno una sede della gilda. Verrà solo richiesta la tessera di affiliazione ed eventualmente mostrare un contratto che giustifichi il viaggio. La classificazione dei ranghi è stata creata in base a quanti avventurieri sono necessari per sconfiggere certe bestie selvagge. Ad esempio: servono due avventurieri di rango F per abbattere uno slime, invece ne basta solo uno di rango E. Un rango A ne può abbattere tanti quanti gliene consente la propria stamina: la propria resistenza fisica o magica. E questo mi permette di spiegarti i team: per compiere alcuni contratti una persona sola non basta, si possono costituire dei party o dei team temporanei o permanenti per portarli a termine. Il come dividere i ricavi va deciso tra membri della squadra. Infine ogni avventuriero può siglare contratti fino ad un rango superiore al suo. Quindi Jason, tu puoi intraprendere missioni adatte al tuo rango F, o al massimo prendere in carico quelle di rango E. Ogni dieci missioni concluse del proprio rango garantisce la promozione al successivo, oppure ne bastano cinque del rango superiore.>> fece una pausa <<Ora ti spiego come funzionano i costi. Ad ogni iscritto è richiesto il versamento di una quota annuale di affiliazione, commisurata al proprio rango. I neo iscritti sono esenti dal versamento della quota per il primo anno. Chiunque manchi di pagare la quota verranno sottratti i diritti ed i privilegi del proprio rango e, se si volesse continuare a fare l'avventuriero si dovrebbe ripartire dal rango F. Attenzione! Se un contratto non viene portato a termine dopo averlo preso in carico, ci sarà una penale da pagare. Infine, per ogni contratto, la gilda trattiene una piccola percentuale sia dal committente sia dagli avventurieri per coprire i costi amministrativi. Tuttavia qualunque oggetto, materiale o animale di valore può essere valutato e scambiato nelle gilde per del profitto extra. Perciò porta sempre tutto quel che non ti serve e che intendi vendere hehe, te lo consiglio...>> Joy gli fece l'occhiolino <<... e questo è tutto. Domande?>> <<Nessuna. Iscriviamoci.>> <<Molto bene. Se avrai dubbi in futuro, o ti serve un assistenza personalizzata, vieni pure da me>>.
A quel punto Joy tirò fuori dal bancone i documenti burocratici da compilare e accompagnò Jason in una stanzetta separata. All'interno c'erano scaffali pieni di targhette rettangolari in legno lisce. Joy ne prese una tra le mani <<Ora inciderò i dati che mi hai fornito su questa tavoletta: sarà la tua tessera di affiliazione e fungerà anche da documento d'identità. Skill: Incisione>>. Jason fu colpito da vedere Joy esercitare la propria magia senza bisogno di incantamento, era la prova che era stata un'avventuriera esperta. E il fatto che fosse stata in team coi signori Wohlwollen in qualche modo lo tranquillizzava. Gli restituì la targhetta dove erano segnalati i dati principali che aveva compilato sulle carte.
Un problema urgente gli fece chiedere: <<Mi scusi, ma queste targhette non sono facilmente falsificabili avendo sufficiente abilità?>> <<Non devi preoccuparti per quello. Ogni tessera, prima di essere incisa, viene incantata con una particolare skill che ne permette il riconoscimento di autenticità alle frontiere. Vieni. Verifichiamolo, ti va?>> al centro della stanzetta c'era un tavolino con al centro un cristallo biancastro su un piedistallo, ricordava il quarzo. <<Troverai questi cristalli ad ogni punto di controllo. Avvicina la tua tessera: se la tessera è autentica il cristallo reagisce ed emetterà scintille, altrimenti rimarrà inerte.>> J avvicinò la tesserà. Il cristallo iniziò a vibrare e ad emettere scintille. Soddisfatto lui e Joy tornarono nella sala principale. <<Posso assumere più di un contratto alla volta?>> <<Sì ma lo sconsiglierei, non solo perché hai appena iniziato, ma anche perché ti ricordo che hai una penale da pagare nel caso di inadempienza.>> <<Si, si. Quei problemi lasciali a me. Come inizio un contratto?>> era un ragazzino proprio brusco, Joy sospirò <<Alle pareti ci sono bacheche per ogni rango. Vai alle bacheche F o G, stacca il foglio con il contratto che intendi assumere e portalo da me. A quel punto io mi occuperò della parte burocratica necessaria all'attivazione del contratto.>> <<Ti ringrazio, allora vado>>.
Facendo slalom tra la gente, Jason si mise davanti alla bacheca per i contratti di rango G. Un divertito sorriso diabolico gli si stampò in faccia: <<...forza. Cominciamo>>.
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Spazio Autore: Salut a tutt* da Dr3ner! Grazie per aver letto il 5° capitolo di Phenyx Rising. È da un po' che non ci si vede no?! Poco più di due mesi ad occhio. Purtroppo questo capitolo ha tardato molto ad arrivare perchè fortuna delle fortune mi sono ammalato! Yuhu! In più in mezzo ho avuto un esame a cui pensare per cui perdonerete, cari lettori, il ritardo.
Ora sto bene ed infatti ho finito il capitolo. Non so esattamente quando uscirà il prossimo visto che la sessione estiva incombe come una spada di Damocle sulla mia testa.
Purtroppo il Jason 'Esploratore' non sono riuscito a farcelo stare in questo capitolo, a meno di non renderlo lungo quanto la Bibbia. Speriamo nel prossimo hehe. Qui invece incontriamo ben tre filoni narrativi, ognuno con le proprie problematiche. Chissà come si intrecceranno alla fine? Curiosi? Beh dovrete continuare a leggere per scoprirlo!
Come al solito, lasciate pure le domande e le teorie nella sezione commenti e continuate a supportare questa mia folle storia. Intanto io mi fermo qui e vi ringrazio per il continuo sostegno!
Ci vedremo alla fine del capitolo 6! Buona Lettura!
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