Erano passate due conte di decine di giorni da quando Jason era giunto a Helgen e si era iscritto alla gilda degli avventurieri. In quel periodo era giunto fino al grado C di avventuriero portando a termine cinque incarichi di un rango superiore al suo. Quando iniziò come rango F passò al rango E in circa dieci minuti. Questo perché selezionò cinque missioni di rango E che prevedevano la raccolta dell’una o dell’altra pianta medicinale. Tutte cose queste, che aveva già raccolto all’interno del magazzino della Tana, e che consegnò prontamente ad un’incredula addetta Joy e che riluttante diede a Jason la nuova targhetta di riconoscimento. Non più in legno ma in pietra. Per i passaggi di rango da E a D e da D a C invece se la prese con più calma: divise il suo tempo tra esplorare la città, le sue viuzze strette e labirintiche e i suoi mercati; ed esplorare i dintorni… le campagne con i campi arati tutt’intorno, e i boschetti che ne affollavano i margini ed erano la casa degli animali di questo mondo (quelli che Jason definiva mostri).
Ed era proprio la caccia a questi animali, sempre più impegnativi da abbattere, che occupava l’altra metà del tempo a Jason. Non per la difficoltà in sé, ma piuttosto per il tempo necessario a esplorare i boschetti e trovare la specie esatta corrispondente alla richiesta della gilda. E fu cacciando che ottenne la skill: Localizzazione. Accadde quasi per caso: mentre passeggiava esplorando i boschi fischiettava o canticchiava tra sé e sé, in breve tempo si accorse che le onde sonore che arrivavano alle sue orecchie, nel suo cervello venivano sia registrate come semplice suono, sia come immagini dell’oggetto su cui le onde avevano rimbalzato. In altre parole il suo cantare e fischiettare funzionava più o meno come l’ecolocazione dei pipistrelli! Appena si accorse di questo, cercò di filtrare nella sua mente solo le informazioni degli oggetti che gli interessavano in quel preciso momento (quindi gli animali) e di colpo una voce meccanica gli lesse una notifica mentale apparsa di colpo. Nuova skill ottenuta: Localizzazione. La nuova skill faceva semplicemente quel che aveva fatto fino a quel momento ma in maniera molto più efficiente! Lanciava un semplice impulso ad ultrasuoni con la voce di Jason e attendeva l’arrivo dell’eco con le orecchie e ne analizzava la composizione per trovare l’oggetto desiderato. Così Jason poté dedicare molto più tempo ad esplorare i boschi dei dintorni senza preoccuparsi quando e se avrebbe incontrato la sua preda.
Tutto questo per arrivare più velocemente al suo obiettivo: il rango A. Una volta raggiunto avrebbe potuto viaggiare praticamente in tutto il mondo senza problemi alle frontiere. Prima di raggiungerlo, però, avrebbe dovuto superare degli esami scritti e pratici oltre a completare i normali incarichi.
Gli esami scritti per accedere al rango B erano di una semplicità disarmante per Jason: lo scopo era semplicemente dimostrare che si fosse in grado di leggere e scrivere nella lingua locale e saper tener da conto. Tutte qualità di livello talmente elementare che il cervello di Jason non le categorizzava nemmeno come esami, ma come semplice vita quotidiana. Qualità che, tuttavia, sono essenziali ad un avventuriero per poter viaggiare e vendere le risorse raccolte con le proprie attività.
Il problema grosso era l’esame pratico. Era diviso in due parti: una prima parte dove venivano valutate le abilità fisiche e magiche individuali. Davanti agli esaminatori e agli altri esaminandi si sfoggiavano le abilità e skill migliori ai danni di poveri e inerti manichini. Tutto questo serviva a verificare che ogni singola persona che aspirasse ai ranghi superiori, fosse effettivamente capace a sufficienza per affrontare le richieste da rango B e potesse tornare a casa per raccontarne le storie. Dopotutto la gilda degli avventurieri aveva un approccio alla ‘se ti fai male sono cavoli tuoi’; e in effetti uno che fa l’avventuriero di professione, lo fa sapendo che è un mestiere pericoloso. La gilda non vuole rogne legali e quindi si limita semplicemente a verificare che tu sia abbastanza forte da cavartela da solo.
La seconda parte dell’esame consisteva nell’intraprendere uno degli incarichi da rango B e portarlo a termine. Tutto bene direte voi. Il problema per Jason stava proprio qui. Non per la difficoltà in sé, ma per il fatto che si fosse obbligati ad affrontare questa parte in gruppo. E Jason, tormentato dagli altri dal primo minuto in cui era giunto in quel mondo e, nonostante l’intelligenza, socialmente rimbambito preferiva di gran lunga lavorare da solo. Quella parte dell’esame serviva a dimostrare la capacità di lavorare in gruppo: talento che sarebbe stato essenziale per poter lavorare in party, quando ci sarebbero state da affrontare richieste di grado talmente elevato da essere impossibili da completare in solitaria.
Il giorno era giunto. Aveva già passato a pieni voti la parte scritta dell’esame, ora si trovava all’ingresso della gilda degli avventurieri per la seconda parte dell’esame: la pratica. Era mattino presto, l’aria fresca gli entrava nei polmoni pungendolo. Fece un bel respiro per calmare l’ansia per la prova di gruppo ed entrò…
All’incirca nel periodo in cui Jason scalava i ranghi della gilda degli avventurieri, un altro viaggio stava per avere inizio. Una bestia magica, un semi- umano ad esser precisi, stava lasciando la ganonh’see. Una casa lunga, sul modello irochese che ospitava la sua famiglia d’affido. Apparteneva agli uomini-lupo, nello specifico ai Lupi Bianchi: nome di uno dei clan più influenti del territorio degli uomini- bestia, meglio noti come Lupi Artici o Lupi Alpini.
Il semi-lupo era imponente e ben piantato, aveva splendidi e pacati occhi azzurri e capelli color della neve appena caduta. In mezzo alla folta chioma, due orecchie da canide spuntavano ritte ed attente ad ogni rumore insolito. A parte questo, l’unico altro elemento che lo distingueva da un normale essere umano era la presenza di una soffice coda che si agitava nervosamente dietro la schiena.
Tra i semi-umani non esistevano cognomi, c’era solo il clan. Il semi-lupo però era speciale. Lui un cognome ce l’aveva. Era un privilegio concesso grazie ad una certa lettera trovata a fianco a lui da neonato. Nel villaggio era chiamato Edward Right dei Lupi Bianchi.
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Edward aveva ormai sedici anni. Lo sfasamento temporale durante la reincarnazione l’aveva fatto rinascere cinque anni prima di Jason e in una terra del tutto aliena a quella da cui proveniva. Che fossero le tradizioni, la cultura, lo stile di vita o la semplice sopravvivenza Ed dovette reimparare tutto da capo. Fortunatamente gli fu risparmiato di imparare la lingua. Il dono di Varda per lui era di due componenti: la lingua madre di qualunque terra in cui fosse giunto e un oggetto. Mentre i signori Wohlwollen trovarono Jason in una borsa da viaggio, la Tana. La famiglia affidataria di Edward lo trovò nella parte concava di uno scudo circolare in legno insieme ad una lettera molto simile a quella recapitata ai genitori di Jason.
Edward era conscio che prima o poi avrebbe dovuto lasciare il villaggio di Sakoieta per andare a cercare il suo amico. Ma non sapeva nemmeno da che parte iniziare a cercare. Sarebbe potuto anche restare lì nel villaggio per sempre… nella speranza che, prima o poi, sarebbe venuto Jason da lui a prenderlo. Ma in cuor suo sapeva che quella era un’illusione ottimistica.
Dopotutto come avrebbe potuto Jason trovarlo? Non avevano mezzi di comunicazione o di tracciamento e, anche se li avessero avuti, come avrebbero fatto a trovarsi in un mondo gigantesco e assurdo come quello? Inoltre il villaggio di Sakoieta era nel territorio degli uomini-bestia: una vasta regione rigogliosa e selvaggia situata ad ovest della repubblica mercantile di Tieneva. E per il genere umano quello era territorio inesplorato. Delle chiazze vuote e confuse sulla mappa. Solo alcuni mercanti della repubblica avevano un flebile accesso alla zona perimetrale di quella regione per fare affari con il popolo dei semi-umani.
Sebbene la vita nel villaggio fosse priva dei confort a cui Ed era abituato nel vecchio mondo, e nonostante non fosse un’esistenza facile: c’era infatti sempre molto lavoro da fare nei campi o nella raccolta e caccia nelle fitte foreste pluviali della regione. Era profondamente genuina e sorretta da un forte legame con la natura e i doni e le punizioni che essa elargiva. Inoltre, essendo Edward nato semi-umano in territorio di semi-umani non era stato costretto all’emarginazione, agli insulti e alle percosse. Anzi. Il legame comunitario all’interno del clan e con gli altri clan era solido e basato su principi romantici come l’onore e il rispetto di tutto e tutti.
E tutto sommato Ed non se la passava troppo male. Dal momento che gli effetti catastrofici del miasma e delle misteriose creature di ombra e fiamme che escono da esso, in passato si erano abbattuti anche in quella zona di mondo, la notizia che Edward fosse giunto da un altro mondo per aiutare a risolvere il problema lo aveva reso una piccola celebrità nel clan. Questo gli permise di ottenere il miglior addestramento militare che il capo clan potesse dargli e le migliori conoscenze naturalistiche che Sakoieta avesse.
Durante i duri ed infiniti allenamenti da guerriero Edward si faceva sempre accompagnare dal suo maggior sostegno: lo scudo in cui era stato trovato. Ore ed ore di allenamento, di colpi e di impatti non l’avevano nemmeno scalfito né tantomeno intaccato nonostante fosse in legno. Era davvero uno strumento portentoso. Senza contare l’altra abilità scoperta per caso.
Stava simulando un combattimento con il capo clan. Ed armato dell’inseparabile scudo e di un’ascia lottava contro Tyee Kanentokon che brandiva due tomahawk. Si scambiavano colpi rapidi e decisi. Edward parando con lo scudo le lame affilate in arrivo. Tyee deviando con l’asta dei tomahawk i colpi di risposta di Ed. Ormai era un po’ che andavano avanti. In stallo. Alla pari. D’un tratto ad Edward venne l’idea di urtare il capo clan con lo scudo per sbilanciarlo e poi colpirlo. Funzionò. All’inizio perlomeno. Tyee venne sbalzato indietro. Ma anni di esperienza gli permisero di sfruttare il momento impresso dal colpo e la sua agilità per rotolare all’indietro ed evitare il colpo d’ascia. Finì carponi. Ma usò quella posizione per spingersi con i piedi e lanciare un fendente ad altezza gambe verso Ed. Non l’avrebbe parato. Non l’avrebbe potuto parare. Scudo ed ascia erano ancora in alto per il colpo precedente. Il tomahawk avrebbe incontrato la carne. Tuttavia metallo incontrò il legno. Tyee e Edward si bloccarono dalla sorpresa. Lo scudo aveva cambiato forma passando da scudo circolare a scudo a torre che lo copriva dalla testa a piedi rendendo il tentativo di attacco del capo clan inutile.
Ora. Con Tyee a terra e Ed che torreggiava su di lui lo scontro era finito. Edward aveva appena ricevuto una notifica mentale: Nuova skill sbloccata: Scudo Mutaforma. Nuovo scudo sbloccato: scudo a torre. Con quella abilità poteva cambiare a piacimento forma dello scudo e man mano che combatteva, a seconda delle situazioni, poteva sbloccarne altri.
Tra la sua vittoria sul capo clan, seppur dettata dalla fortuna, il fatto di possedere un cognome e il venire da un altro mondo, Ed se la passava abbastanza bene all’interno del villaggio. Il fisico ormai temprato dagli allenamenti lo rendevano imponente (soprattutto con lo scudo equipaggiato), e lo sguardo gentile e pacato lo facevano di Edward una piccola celebrità. Era infatti molto popolare tra le ragazze, e anche tra qualche ragazzo a dirla tutta.
Fu perciò tra il malincuore generale del villaggio di Sakoieta che Ed partì quel giorno. Lo fece di mattino presto, per evitare cerimonie e lacrimoni da parte di tutti. Lasciò un biglietto nella ganonh’see dove ringraziava la sua famiglia adottiva e l’intero villaggio per l’accoglienza e gli insegnamenti che gli avevano riservato tutti quegli anni.
Partì perché finalmente, dopo anni, aveva una direzione in cui andare un indizio su cui puntare e provare a cercare il suo amico. Ma più di tutto lo sapeva nel suo cuore. Quello era Jason. Nel tardo pomeriggio precedente una colonna di luce accecante che sembrava bucare il cielo stesso si era levata ad Est del territorio degli uomini-bestia. Quando si levò alta il petto di Ed tremò come in risposta, afferrandoselo stretto percepì una melodia dal gusto amaro e dei colori della tristezza e della disperazione. Ma soprattutto era una melodia familiare, e non poteva dirlo con certezza questo è vero, ma aveva al tatto il segno di Jason.
Perciò capendo l’umore a cui era soggetto in quel momento l’amico intuì subito l’urgenza di raggiungerlo e soccorrerlo. Per quello si precipitò a prepararsi la sacca da viaggio con tutto quello che potesse essergli utile e pensò al percorso migliore da prendere.
La luce veniva da Est rifletté, pertanto considerando anche la distanza a cui era apparsa, Jason doveva trovarsi almeno nel regno di Ameria se non oltre. Quindi c’erano poche possibilità. Il Nord era da escludere: c’era una foresta di complessità pari a quella di Kharbzul, intricata e piena di mostri e creature e per la maggior parte era territorio completamente inesplorato. Est non era molto meglio: a parte la presenza delle propaggini della stessa foresta presente a Nord, ma ad un certo punto, vicino alla catena montuosa dei Monti Arcobaleno diventava territorio delle Arpie… semi-umani dissociati dal resto del gruppo degli uomini-bestia alla fine della grande guerra e molto pericolose per i loro repentini attacchi aerei. L’Ovest era da escludersi a priori: c’era solo mare e non c’erano rotte che potevano collegarlo col regno di Ameria e, se ci fossero state, sarebbero state troppo lunghe. Non v’era che un’unica risposta: Sud. Avrebbe dovuto aggirare sia la grande foresta a Nord che i Monti Arcobaleno ad Est passando per Tieneva e il Regno di Lohame. Se non altro, lungo il cammino avrebbe potuto chiedere in giro e raccogliere maggiori informazioni sulla colonna di luce e sulla sua esatta collocazione.
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Per la repubblica non c’erano molti problemi: sebbene i rapporti diplomatici tra Tieneva e i clan dei semi-umani fossero freddi a causa della grande guerra passata, restavano cordiali in virtù dei rapporti commerciali tra loro. Pertanto Ed avrebbe potuto attraversare il territorio repubblicano da parte a parte senza che gli facessero troppe noie o senza incorrere nelle ire dei cittadini.
Il vero problema era il Regno di Lohame. In passato il re ed il popolo di quel regno erano stati tra i più crudeli verso gli uomini-bestia schiavizzandoli e sfruttandoli fino al massacro. Schiavitù. Pratica ancora attiva al giorno d’oggi nel Regno di Lohame. Visto che era un semi- umano, sarebbe bastata una singola infrazione della legge o una falsa accusa di qualche avido Lohamense, per far scattare le guardie del regno e mettergli un collare della schiavitù. Rendendolo servo a vita. Nessuno sapeva come venissero creati ma i collari Lohamensi della schiavitù erano infusi con un incanto che portava all’obbedienza assoluta verso il padrone. Se, per qualche motivo, un ordine non veniva rispettato provocavano un dolore atroce al portatore. Mentre se lo schiavo tentava la fuga o l’assassinio del proprio padrone, il collare si sarebbe stretto decretando la definitiva fine del povero schiavo.
La vera missione quindi, era attraversare quel breve tratto di Regno di Lohame che s’interponeva tra Tieneva e Ameria, indenne.
E così Edward partì da Sakoieta un mattino di metà autunno. Dicendo addio alla sua seconda casa ed infanzia, sacca da viaggio in spalla e la strada come compagna. Camminò per chilometri e chilometri scudo tondo in mano, più leggero, e ascia nell’altra. Attraversò il confine per la repubblica di Tieneva guadando il fiume che faceva da frontiera. Batté le strade che attraversavano da parte a parte il paese, camminando fino a quando non gli bruciasse respirare. Fino a quando le ginocchia non gli cedevano. Mangiando e bevendo lo stretto necessario per viaggiare leggero finché dopo una decina di giorni, non attraversò nuovamente il confine ed entrò nel Regno di Lohame.
Il percorso che doveva fare prevedeva di seguire i piedi di una protuberanza della catena dei Monti Arcobaleno, girando poi verso Nord e proseguendo dritto attraversando il fiume in comune tra Ameria e Lohame e le zone boscose che stavano lì intorno. Di lì a poco sarebbe entrato nel Regno di Ameria. A quel punto avrebbe solo dovuto proseguire in direzione Nord-Est fino al villaggio di Riozul. Aveva saputo dai passanti e commercianti incontrati lungo le strade di Tieneva che la colonna di luce si era originata lì poco dopo un evento miasmatico. Indizio, questo, che rese sicuro Ed di essere sulla strada giusta. Si sarebbe fermato prima di raggiungere Riozul a Helgen a riposare. In modo da essere pronto ed in forze nel caso a J servisse man forte.
I giorni successivi proseguirono senza intoppi, Ed riuscì ad attraversare il fiume e le zone boschive lì intorno fino a raggiungere una delle strade di collegamento tra i regni di Ameria e Lohame.
In lontananza c’era un piccolo posto di guardia fortificato. Serviva a far pagare i pedaggi della frontiera e controllare gli ingressi e le uscite tra i regni. Edward si mise l’animo in pace, se voleva arrivare in fretta da Jason doveva passare da lì. Cercò di nascondere orecchie e coda come meglio poteva e cercò una scusa credibile per poter passare. Dai viandanti aveva sentito che il pedaggio costava mediamente una moneta d’argento, lui ne aveva con sé una decina… abbastanza per andare e venire quante volte voleva.
Raggiunse il posto di blocco. Prima di lui c’era un mercante umano che doveva andare nella stessa direzione. Al varco, alla richiesta di passaggio la guardia gli chiese due monete d’argento: una per il passaggio del mercante e una per il carro con le merci. Giunto il suo turno la guardia s’accorse subito che Ed era un semi-umano <<’Oh! Ma cos’abbiamo qui?! Un lupetto selvaggio che si dev’essere perso… >> <<Non mi sono perso. Desidero passare.>> <<Oh ma davvero?! Chi sei cagnaccio?>> <<Mi chiamo Edward dei Lupi Bianchi e intendo raggiungere Riozul per indagare per conto del mio popolo sulla strana colonna di luce apparsa alcuni giorni fa.>> <<Dei Lupi Bianchi dici? È gente importante tra la tua gente quella, si sa! Dovresti essere ricco… per te il passaggio sono venti monete d’argento!>> <<Perché dovrei pagare più di quel mercante che sono da solo?>> <<Perché non mi piace quel tuo brutto muso da cagnaccio!>> <<Signore, il mio muso c’entra poco. Non intendo pagare più di quel mercante>> <<Di quel che vuoi me ne frega poco! Le bestie come voi sono nate per essere sfruttate da noi umani superiori.>><<Sarà anche come dice lei, ma comunque non intendo pagare più di quel mercante.>> <<E noi non ti facciamo passare>>.
Gli animi si stavano scaldando e lentamente Ed stava stringendo sempre più lo scudo e stava lentamente raggiungendo l’elsa dell’ascia che aveva appesa al fianco.
<<Fermi signori Fermi! Nel mio transitare mi son dimenticato di dichiarare la mia guardia del corpo. È il signore che state bloccando adesso! Nella fretta di proseguire lui è rimasto indietro!>> <<Mercante! Il cane qui dice di essere in investigazione, come può esser la sua guardia del corpo?>> <<Perché è la verità! Ci siamo incontrati strada facendo. A me serviva protezione e a lui una guida. Ci siamo accordati di scambiarci questo favore non è vero amico mio?>> Ed colse subito al volo l’intenzione. Grato, rispose <<Certo! Ora. Signori mi lascerete passare?>> <<D’accordo ma pagherai comunque una tassa maggiorata di cinque monete d’argento. Per averci fatto perdere tempo.>> <<vada per le cinque monete allora>>. Edward pagò e passò, con una sensazione da sesto senso disse al mercante di soppiatto <<Presto! Dimmi il tuo nome!>> <<Robert o Rob in breve>>. <<Alt!>> urlò la guardia <<Ehi bestia dimostrami che lo conosci! Come si chiama il mercante?>> <<Robert, signore. O Rob per gli amici>>. La guardia lo scrutò intensamente. Sbuffò e li lasciò andare.
<<Grazie Rob mi hai salvato!>> <<Di nulla amico mio! Faccio affari coi Lupi Bianchi da quando ero ragazzino e accompagnavo mio padre hahaha! Lascia perdere quegli stupidi di Lohamensi non vedrebbero un buon affare nemmeno se l’avessero sotto il naso!>> <<Quindi dicevi sul serio poco fa? Ti serve una guardia del corpo?>> <<Ma certo caro ragazzo! Solo vedendoti stringere quello scudo ho capito che avresti potuto gonfiare di botte tutte le guardie della zona senza farti un graffio!>> concluse con una fragorosa risata. <<Ti sta bene che sia fino ad Helgen?>> <<Ma certo ragazzo mio! Ma certo! Le tue provviste le hai, quindi non mi pesi e a esser sincero mi serviva la compagnia hahaha!>>.
Ed osservò Rob. Era un uomo sulla trentina, alto e muscoloso. Ben piantato. Dalla pelle nera e pulita. Qualcosa gli diceva che se la sarebbe cavata in battaglia con un martello. Aveva occhi neri e intelligenti e un sorriso e una risata che mettevano il buonumore. Indossava una semplice tunica marroncina chiusa in vita da un cordino e degli stivali da viaggio sporchi di fango.
<<Quindi dimmi Rob… tu sei di Tieneva?>> <<Ma certo! L’unico stato con un po’ di sale in zucca verso voi uomini-bestia.>> <<Concordo, però ti chiedo di non chiamarci mai uomini-bestia. È offensivo. Uno che commercia con la mia gente dovrebbe saperlo… ma tralascerò poiché mi hai evitato guai poco fa>> <<Hai ragione! Ti chiedo scusa ragazzo mio! Ho così tanto a che fare con quei cafoni di Lohamensi che qualche volta scappa pure a me. So che preferite essere chiamati semi- umani o ancora meglio popoli liberi.>> << Ti ringrazio. Ora. Ci sono particolari pericoli su cui devo prestare attenzione per proteggerti?>> <<Non molti. Questa è una strada abbastanza lineare e sicura, troveremo qualche slime e al massimo qualche lepre cornuta, nulla di più. Rilassati e chiacchieriamo. Perché non mi dici la grande urgenza di andare a Riozul eh?! Sei riuscito a nascondere la fretta alle guardie ma non a me hahaha!>> <<Ad essere onesto non ho esattamente una missione ufficiale da parte del mio popolo, ma devo comunque raggiungere quel villaggio. Il mio più caro amico viveva là e devo assolutamente trovarlo!>> a Ed tremava la voce per l’emozione… ci fu un momento di silenzio... <<Sai che ti dico? Io dovrò comunque procedere verso Nord, ti accompagnerò fino a Riozul e ti aiuterò a cercare il tuo amico una volta là hahaha!>> <<È molto generoso da parte sua. Accetto volentieri!>> <<Nessun problema!>> rispose Rob sfoderando un sorriso a trentadue denti.
E così i due s’incamminarono verso Helgen e verso Riozul. Erano passate tre conte di decine di giorni da quando Jason era giunto a Helgen. E Rob e Edward si trovavano su una strada che attraversava uno dei boschetti che punteggiavano i dintorni della città. Restava circa un giorno di viaggio prima di raggiungere la cittadina e finché attraversarono il bosco chiacchierando del più e del meno Ed si fermò di colpo. Aveva sentito in lontananza rumori di battaglia.
Rob legò il carro a degli alberi e prese un martello da guerra (Ed ci aveva azzeccato) e seguì Ed verso i rumori. Corsero per un centinaio di metri nella folta vegetazione fino a raggiungere una radura. Appena si affacciarono, di colpo i suoni dello scontro tacquero. Cadaveri di avventurieri e mostri erano sparsi tutt’intorno. Uno di questi era appena caduto a terra esanime. Al centro un giovane elfo delle nevi si teneva la testa tra le mani guardando diritto. Il viso e la tunica macchiati di sangue umano e animale. Gli occhi che trattenevano le lacrime avevano il gusto dell’orrore e dei sensi di colpa. Incrociò lo sguardo di Edward…
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Spazio Autore: Hello everyone da Dr3ner(sì lo so mancava l’inglese)! Grazie per aver letto il 6° capitolo di Phenyx Rising. Lo so. È passato troppo tempo dall’ultimo capitolo. In questi mesi mi sono concentrato di più su studio e lavoro e solamente ora ho avuto un attimo di pausa per poter scrivere con calma.
Quindi, a tutti i lettori, vi ringrazio della pazienza e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Abbiamo dato uno sguardo veloce a Jason esploratore ma la vera star questa volta è stata Edward! Cosa sarà successo tra il momento in cui Jason ha iniziato l’esame e quello in cui era in mezzo al bosco disperato? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Come al solito, lasciate pure le domande e le teorie nella sezione commenti e continuate a supportare questa mia folle storia. Intanto io mi fermo qui e vi ringrazio per il continuo sostegno!
Ci vedremo alla fine del capitolo 7! Buona Lettura!
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