Gioco di squadra
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Cap.25
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Quella mattina il capitano Raydor entrò alla Crimini Maggiori con gli occhiali scuri. Tutti si chiesero il perché di quella scelta, ma Provenza aveva già in mente qualche idea, aveva già visto la faccia sconvolta di Andy.
“Devi dirmi qualcosa Flynn?”
“No.”
“Siete due idioti, lo sai vero? Cosa diavolo avete combinato?”
“Niente Provenza. Non so di cosa stai parlando.”
Provenza annuì, ma sapeva che c’era ben altro sotto, attese, sapeva che prima o poi lo avrebbe scoperto. La mattinata passò velocemente, Il capitano Raydor e il tenente Flynn si chiamavano per ranghi e la squadra era perplessa. Quella confidenza e complicità che c’era stata tra i due era svanita, sembravano due estranei e la tensione cominciava a farsi sentire.
Dopo un interrogatorio condotto in modo poco incisivo, che non aveva portato a nulla, Flynn si era seduto alla scrivania, sconsolato. Si vedeva che aveva la testa da un’altra parte. Il capitano Raydor ogni tanto buttava qualche occhiata verso la scrivania e poi faceva finta di nulla. Julio e Emy, si erano scambiati varie occhiate di intesa, avevano capito che tra i due era successo qualcosa. Emy si propose di fare del caffè per la squadra e preparò anche un thè per il capitano. Quando consegnò la tazza di caffè ad Andy, mise sulla scrivania anche la tazza di thè per il capitano e chiese gentilmente ad Andy di portarla al capitano, mentre lei finiva il giro dei caffè. Provenza la guardò stupito, sgranò gli occhi e scosse la testa.
Per tutta la giornata era riuscito a defilarsi, evitando la presenza del capitano, perché sapeva che non avrebbe resistito. Adesso si sentiva in trappola, però voleva vederla e parlarle, voleva chiarire le cose, voleva dirle che era stato uno stupido, un idiota e che avrebbe voluto ricominciare tutto da capo, perché aveva parlato a vanvera.
Grugnì una risposta affermativa, prese la tazza e si avviò verso l’ufficio del capitano. Il cuore gli batteva a mille, aveva paura di guardarla negli occhi. Pose la mano sulla maniglia, un momento di incertezza e … aprì la porta ed entrò. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, Julio fece un cenno ad Emy, che fece spallucce e abbozzò un sorriso. Provenza invece continuava a scuotere la testa.
“Capitano …” La voce tremante di Andy, fece alzare la testa di Sharon, che sgranò gli occhi, sorpresa di vederlo con una tazza di thè. Ci fu un momento di silenzio, che sembrò durare un’eternità. Andy avrebbe voluto sprofondare e sparire dalla faccia della terra, si sentiva un idiota.
“Tenente Flynn …” La voce di Sharon tradiva paura e tensione, tutto il giorno aveva cercato di evitare di rimanere sola con Andy, si vergognava, si era comportata da stupida. Abbassò lo sguardo, si sentiva in colpa per come erano andate le cose, ma nello stesso tempo era arrabbiata per come era stata trattata, quelle parole l’avevano ferita.
“Ho portato …. Una tazza … lo metto qui …” Andy balbettò imbarazzato, era a disagio. Si maledisse e abbassò lo sguardo.
“Grazie …” Sharon lo ringraziò e fece per prendere la tazza, le loro dita si sfiorarono e un brivido fece fremere tutto il corpo, lo scatto di un istante, come una scossa. Andy sentì un fremito al tocco con le dita di Sharon, che lo fece sussultare. Doveva uscire da quell’ufficio, gli mancava l’aria, doveva andare via, prima che le gambe cedessero. Si voltò e uscì, quasi scappando dalla presenza di Sharon e tornò alla scrivania, crollando sulla sedia. Le gambe gli tremavano e il fiato era diventato corto. Provenza lo guardò preoccupato “Stai bene Flynn?” Ci fu un momento di silenzio, Andy annuì e cercò di riprendere fiato.
“Devo andare ad un incontro, puoi avvisare il capitano che mi assento per un poco. Grazie” Prese la giacca e uscì. Lo guardarono tutti quanti con facce sorprese, il piano di Julio e Emy non era riuscito, anzi, forse aveva peggiorato la situazione.
Il capitano Raydor seguì ogni mossa di Andy e quando lo vide andare via, si preoccupò. Andò alla porta e chiamò il tenente Provenza, che di malavoglia entrò in ufficio.
“Se lo vuole sapere, Andy è andato ad un incontro.” Silenzio “Capitano, non voglio sapere i particolari, ma cosa avete combinato?”
Sharon era ancora ferma alla prima frase di Provenza. Se Andy era andato ad un incontro, così all’improvviso, allora non stava bene. Sapeva che era lei il motivo del suo malessere.
“Capitano …” Provenza cercò di attirare l’attenzione della donna che sembrava avesse la mente da un’altra parte.
“L’ho schiaffeggiato tenente, ho schiaffeggiato Andy, ma …” Non terminò la frase, mise una mano davanti alla bocca, gli occhi erano lucidi, carichi di lacrime. “E’ colpa mia …”
Provenza era sconcertato da quanto aveva appena sentito. Sharon cercò di riprendersi, diede un colpo di tosse e chiese al tenente Provenza di stare vicino ad Andy e di non lasciarlo solo, aveva paura che riprendesse a bere. A quelle parole, Provenza non attese un momento, uscì dall’ufficio e andò nella chiesa dove si tenevano gli incontri AA.
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“Ciao, sono Andy e sono un alcolizzato.”
“Ciao Andy!” Risposero le voci dal gruppo di sostegno. Andy era al leggio, aveva preso la parola, perché non riusciva più a trattenersi. Doveva tirare fuori quello che aveva dentro, altrimenti sarebbe scoppiato. Parlare con Sharon quel giorno, lo aveva scosso profondamente. Quando le loro dita si erano sfiorate, aveva sentito una scossa lungo tutto il corpo, sapeva che aveva commesso una stupidata. Le sue parole erano state quelle di uno stupido, si maledisse più volte perché non riusciva a stare zitto, doveva sempre dire qualcosa.
Paul gli aveva consigliato di parlarne con Sharon, la donna che gli aveva trafitto il cuore, ma Andy non si sentiva pronto. Non era preparato a stare da solo con lei in una stanza, figurarsi parlare con lei di quello che sentiva nel cuore. Era confuso e spaventato. Quella voglia di bere era tornata dirompente come non mai, era parecchio tempo che non si sentiva così fragile e con l’imminente possibilità di ricadere nel baratro. Pensò che parlando all’incontro AA avrebbe potuto esternare le sue difficoltà e l’amarezza per quella situazione. Prese la parola, la voce era tremante e incerta.
“Sono sobrio da 8 anni, cinque mesi e dodici giorni.” Silenzio. Abbassò il volto “Ho paura di perdere la mia sobrietà, perché sono innamorato di una donna bellissima. Non vuole stare più con me, credo di aver distrutto il nostro rapporto. Ho il cuore a pezzi e vorrei morire. Forse sarebbe meglio per me, almeno smetterei di soffrire.”
Dal fondo della sala, Provenza si stava strozzando con il caffè, non credeva alle proprie orecchie. Era arrivato da un poco, aveva intravisto Andy nella platea di ascoltatori e in attesa del termine dell’incontro aveva preso una tazza di caffè e si era seduto in fondo alla sala.
“Sono distrutto, perché penso a Sharon, si chiama così. “Sorrise “Penso che non voglia più stare con me. Ho paura e ho voglia di bere.”
Andy aveva le lacrime agli occhi, faceva fatica a parlare e si era bloccato. Si mise una mano sulla bocca, stava per cedere. Ci fu un lungo momento di silenzio, finchè partì un applauso per rincuorare e incoraggiare Andy. Il moderatore si fece avanti e prese la parola, ringraziandolo per la testimonianza e lo invitò a sedersi con gli altri. Andy andò al suo posto, non aveva visto Provenza, che dal fondo seguiva ogni sua mossa. Il moderatore cercò di rincuorare Andy e di incoraggiare i partecipanti a non lasciarsi andare, a continuare a lottare per la propria sobrietà.
Conclusero la serata con la preghiera e la riunione si sciolse. Andy rimase seduto al suo posto, era come un automa, si sentiva svuotato e impotente dinanzi a ciò che gli stava accadendo, sapeva di non essere più padrone della sua vita. Questo lo spaventava, perché se avesse ripreso a bere si sarebbe perso per sempre. Provenza lo raggiunse e si sedette accanto. Silenzio. Il moderatore andò da Andy e gli chiese se volesse scambiare due parole, era disponibile ad ascoltarlo. Andy rispose che non era da solo, era arrivato un amico e avrebbe chiamato il suo sponsor. Rimasero seduti in silenzio per un poco. Poi Provenza disse a Andy di andare a casa sua, perché non poteva rimanere da solo. Andy non protestò, era distrutto e affranto, come un automa raggiunse la macchina e seguì Provenza.
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Continua …
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