Due anni.
Due miserabili anni sono passati dall'inizio di questo inverno senza fine.
Dopo che svenni sulla neve a trovarmi fu il padre di Alia, la ragazza amica di mia cugina che avevo invitato per il mio compleanno qualche mese prima dell'inizio delle catastrofi.
Rimasi in stato di incoscienza per due giorni, poi quando riaprii gli occhi mi trovavo all'interno di un salotto ben riscaldato da un caminetto, costantemente alimentato con combustibile di vario tipo affinché tenesse a freno il freddo estremo che imperversava fuori.
Cosa faceva il padre di Alia là fuori?
Non lo so, e credo non lo saprò mai.
Il padre di Alia: Emilio, era un'uomo alto e robusto, dai capelli a spazzola e un carattere forte.
La madre Laura, una donna dai capelli biondo tinto, occhi azzurri e molto esigente, ma anche molto comprensiva nei confronti della figlia.
Dopo qualche giorno ero di nuovo in forze, poco a poco però anche le scorte in quella casa cominciarono a mancare, quindi fummo costretti a spostarci verso sud, dove il clima forse sarebbe stato meno rigido.
Ci spostavamo a piedi, durante il giorno camminavamo anche lunghe distanze, e durante la notte piantavamo la tenda in un luogo riparato, dove ormai quasi più ce ne erano, e riposavamo un po di ore prima di rimetterci in cammino.
In due anni il mondo cambiò dal nero al bianco, la civiltà sopravvisse, o almeno quella parte che ci riuscì ,e la tecnologia ricominciò a fiorire, seppur con la stessa quantità di tempo che impiega un albero a crescere in un deserto prima che la semente trovi un'oasi.
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