Mi chiamo Alessio.
Fuori tutto così spento e tranquillo, dentro tutto così calmo.15Please respect copyright.PENANAXNj1vul7Pu
Persino il pubblico di un cimitero potrebbe essere più rumoroso.
Sono le sette del mattino, fuori la velocità del vento e' scesa, anche se so che tra meno di mezz'ora riprenderà a soffiare più forte che mai.
I tetti degli edifici sono incrostati di polvere, e dalle grondaie pendono numerosi ghiaccioli, di una lunghezza variabile da una spanna a trenta centimetri.
Sto facendo colazione in cucina, quando d'un tratto una folata di aria gelida mi colpisce la nuca svegliandomi del tutto.
Che diavolo può esser stato?
Sita non si sognerebbe nemmeno di aprire le finestre e cambiare l'aria con un freddo simile.
Mi alzo ed esco in salotto per andare a controllare se sono rimaste aperte finestre o porte.
Sita è ancora di sopra che sta dormendo quindi: o sono entrati dei ladri, o ho lasciato la porta aperta ieri sera, il che mi sembra strano.
All'improvviso qualcosa di solido e contundente mi colpisce alla nuca.
Perdo i sensi e cado a terra svenuto...
Mi sveglio qualche minuto dopo, le mani legate dietro la schiena, stessa cosa per i piedi.
Mi trovo nella cucina di casa mia, seduti a tavola si trovano due uomini sulla quarantina, forse addirittura gemelli vista la netta somiglianza.
-Buongiorno, piccolo figlio di puttana!- mi dice il primo, vestito con una pesante giacca a vento e un paio di jeans scoloriti dal tempo.
A distinguerlo dal fratello sono i capelli rasati a zero, e un paio di baffi alla "Hitler".
Il fratello invece indossa un pesante piumino d'oca, e un paio di pantaloni da tuta da ginnastica.
A differenza dell'altro egli porta una pesante barba incolta e i capelli lunghi, in parte nascosti dal berretto di lana scura.
-Dunque..- comincia quello con i baffi -ti chiedi perché siamo qui, o addirittura se siamo due ladri?-
Il suo alito puzza di alcol, riesco a sentirne il fetore a quattro metri di distanza.
-Non siamo ladri, fino a poco tempo fa eravamo persone civili, con una famiglia e un lavoro, certamente anche tu lo eri...Bene, arriverò al dunque: tu ieri sera hai ucciso mio figlio, mio fratello Luigi ti ha visto e mi ha descritto tutto i minimi dettagli...-
-Avrebbe ucciso la mia ragazza!!- lo interrompo io in mia difesa -Se lo avessi lasciato andare sarebbe tornato con più uomini!-
-Capisco..- dice falso dolcemente l'uomo alzandosi in piedi.
Subito dopo non posso ribattere perché mi colpisce in pieno stomaco con la punta dello stivale da neve, togliendomi il respiro.
-Ti farò soffrire lentamente in ogni caso, -dice rabbioso, -seguirai quella tua puttanella all'altro mondo!-
Sita.
Mi sono quasi dimenticato di lei.
Cosa le avranno fatto questi due bastardi?
Devo assolutamente liberarmi, non posso permetter loro di farle del male.
-Lasciami un po' di divertimento anche per me, Giorgio- gli raccomanda Luigi finendo il suo bicchiere di vino.
-Contaci!-sorride il fratello con una luce selvaggia che gli crepita negli occhi.
Con le mani dietro la schiena riesco ad allentare la stretta della corda, evidentemente i due non sono abituati a legare persone tutto il santo giorno.
Giorgio estrae dalla tasca sinistra dei suoi pantaloni un coltello a serramanico, e con cura ne raddrizza la lama.
-Ti faro vedere le stelle, moccioso..-
Avvicina la lama al mio occhio destro, ma proprio in quel momento gli afferro il braccio con entrambe le mani, finalmente libere, e cogliendolo di sprovvista scalcio con entrambi i piedi legati, facendolo cadere a terra.
Colgo l'occasione per prendere il coltello e tagliare le corde che legano i miei piedi e, mentre il fratello Luigi si avvicina rapidamente, accoltello prima Giorgio alla spalla destra, costringendolo a lasciare andare la mia gamba.
Luigi tenta di bloccare la mia mano armata, ma con una gomitata al volto lo costringo a mollare la presa e allo stesso tempo gli sferro una coltellata al ventre facendolo urlare di dolore.
Mi rialzo in piedi, e con rapidità impressionante mi avvento su Giorgio che sembra il più pericoloso nonostante la spalla pugnalata.
Senza pensarci due volte affondo la lama del coltello alla base sinistra del suo collo e rapido gli traccio uno squarcio fino alla base destra.
Il suo corpo ricade sul pavimento privo di vita, avvolto in una chiazza di sangue scuro.
Quello che dovrebbe essere il suo gemello Luigi, giace sul pavimento affannato, con un brutto colorito che gli sbianca il volto ridotto a una smorfia di dolore.
-Aiutami..-gli passo accanto ignorandolo, se lo merita, corro su di sopra in camera mia.
.-Sita..-Il cuore mi muore in gola quando vedo ciò che le hanno fatto.
Un taglio alla gola nel sonno l'ha smorzata per sempre.
Il dolore e la rabbia mi riempiono l'anima, questo non dovevano farmelo!!
Scendo in cucina dove trovo Luigi, ancora vivo che si è trascinato fino ad una sedia lasciandosi dietro una scia di sangue scuro.
Lo afferro per il cravattino ignorando quanto sia agonizzante, con una forza che non credevo neanche io di avere: lo sollevo davanti a me sputandogli in faccia queste parole:
-Guarderò le vostre teste bruciare nel caminetto!!-lo sbatto a terra, facendogli sputare sangue dalla bocca.
Afferro il coltello del suo compare, gli scopro l'addome sussultante e, con furia cieca, lo accoltello più forte che posso, due purpuree labbra sporgenti sul suo corpo.
Il sangue bagna la mia mano e il suo addome, lo sento caldo scorrere sotto le mie dita.
Sento la sua vita scorrere sotto le mie dita.
-Brucia!!-gli urlo addosso, ignorando le sue grida di dolore-.
Nel giro di pochi minuti il suo corpo muore dissanguato, ma mi resta ancora un lavoro da fare.
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