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Lampo dopo lampo. Tuono dopo tuono. La sera del ritorno a casa procede così, mentre una gelida pioggia sferza il parabrezza del Land Rover scuro di Alessio.
Mi chiamo Sita.
Abbiamo lasciato Livigno da circa mezz'ora, sembra il mese di ottobre anziché quello di luglio. Fuori sono appena dodici gradi di temperatura e in alta montagna sono apparse già le prime nevicate. 33Please respect copyright.PENANAviukjlP5C7
Oggi hanno parlato alla radio di una nuova eruzione vulcanica, avvenuta poco distante da quella di Mono Craters, in California. 33Please respect copyright.PENANAyT2PwShc2O
Eruzioni simili non si avevano dai tempi del Saint Helens.33Please respect copyright.PENANAIzP9OzWVnj
A quanto suppongono gli esperti, potremmo andare incontro ad un inverno insolitamente rigido, come lo dimostra già la prima neve all'altezza della Penisola Scandinava.
-Se continuiamo di questo passo, mi sa che arriveremo per domani mattina alle cinque!- mi dice Alessio.
-Allora tanto ci fa, faremo meglio a fermarci in un albergo e passare la notte lì!- propongo io.
-Buona idea, ma mi spieghi perché hai deciso di licenziarti e tornare a casa con me?- mi chiede lui.
-Perché lassù ero quella che facevano lavorare di più.- spiego io.
-Non riuscivo a trovarmi a mio agio!-
-Ho capito- dice lui, guardando dritto la strada davanti a se.- Ti hanno pagato almeno?-
-Si, ovvio-
-Il prossimo albergo è a circa quattro chilometri da qui; che dici, ci fermiamo?-
-Si, così abbiamo anche un po' di tempo per stare insieme. Mi sei mancato un casino in tutto questo tempo!-
Alessio sorride,-Anche tu mi sei mancata-.
Mezz'ora dopo: abbiamo prenotato una camera d'albergo per due, e siamo usciti in un ristorante di Bormio.
Una cameriera sulla ventina, ci porta i menu, dieci minuti dopo torna con il blocchetto delle ordinazioni.
-Da bere una birra; e da mangiare una pizza margherita- ordina Alessio.
Dopo aver finito di scrivere sul blocco degli appunti, arriva il mio turno.
-A me una lattina di birra Frost, e da mangiare una pizza alle patate, grazie-
-Ok- la cameriera si allontana portandosi dietro le ordinazioni.
"Quanto tempo che non facevamo qualcosa insieme" penso guardandolo.
-Cos'è che fai domani quando torniamo a casa?-mi chiede lui.
-Mi faccio una dormita di quelle mostruose, a Livigno non è che abbia dormito poi così tanto.
Poi diciamo che mi dedicherò alla solita vita di sempre-rispondo io.
Poco dopo arrivano le pizze con le bibite ordinate, e cominciamo a cenare, contenti di esserci ritrovati.
Il ristorante è poco affollato, solo due famiglie con due figli, e un vecchio che mangia avido per conto suo.
-Tu cosa fai invece quando torniamo domani?-
-Mi scuso con il mio capo di lavoro, e poi si vedrà!-risponde lui.
-Dovevi andare al lavoro?-non avevo idea che domani lui dovesse andare al lavoro.
-Si, ma ero stufo pure io, prima ci sei tu!-.
Sorrido, e non posso negare che quest'ultima frase sia stata piacevole da sentire.
Una volta usciti dal ristorante, una cascata di acqua piovana ci investe, bagnandoci testa-piedi.
-Merda! Prima non pioveva così-, Alessio si mette a correre verso il suo Land Rover.
Lo inseguo ridendo, insieme saliamo sul veicolo, e lui mi guarda incuriosito mentre rido di gusto.
-Che hai?-mi chiede quasi ridendo anche lui.
-Niente- lo prendo per le spalle, lo attiro a me e con il volto umido di pioggia, lo bacio con passione. Lui ricambia, un po' sorpreso.
Rimaniamo lì rinchiusi nel veicolo, baciandoci appassionatamente, circondati dalla pioggia e dai tuoni del temporale.
Lascio scivolare una mano lungo i suoi fianchi, per poi accarezzargli dolcemente una coscia.
Lui per tutta risposta mi prende la mano e la intreccia con la sua.
Ci separiamo l'uno dall'altra con il fiatone, le facce color porpora.
-Che ne dici se andiamo in albergo?- propongo io con un sorriso.
-E chi dice di no..-
Poco dopo siamo rinchiusi nella nostra camera d'albergo.
Ridendo ci buttiamo sul letto: io sotto, lui sopra.
Lui china il suo volto sul mio, e le sue labbra si dischiudono seguite dalle mie, mentre le lingue si cercano a vicenda.
Le sue mani vagheggiano sotto la mia maglia dietro la mia schiena, slacciando l'elastico del reggiseno.
Mentre lui spoglia me, io spoglio lui: lascio scivolare le mie mani all'altezza dei suoi jeans, per poi sbottonarglieli e, lentamente, abbassarglieli.
Quando siamo completamente nudi, lui si posiziona sopra di me, e dopo aver esplorato a lungo la mia bocca, le sue labbra scendono a studiare i miei seni.
Passo a baciargli i pettorali poi, lentamente, scendo fino ai suoi addominali, che sembrano come rilassarsi al mio passaggio.
Torno alle sue labbra, e mentre ricomincio a baciarlo, sento il suo corpo, caldo e morbido, unirsi al mio, poi lo sento entrare.
Mi distacco da Alessio stringendo i denti e, mentre guardo il soffitto con un misto di dolore e piacere, stranamente mi viene in mente una puntata dei "Griffin", una serie televisiva simile a quella dei "Simpson", in cui il bambino di nome Steve dice ad un'anziana signora "scommetto che ti sei fatta sverginare con un toro meccanico".
Mentre il dolore si allevia, lascio andare le mie mani dalla schiena di Alessio che si separa da me, mentre sento il corpo rilassarsi man mano che il suo lascia il mio. Chiudo gli occhi esausta, mentre lo sento baciarmi una guancia.
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