Oggi.
Mi trovo a Monaco.
Alla Stazione di Monaco per essere precisi.
Il mondo che voi conoscete non esiste più, buona parte del globo è ancora in guerra con se stesso per il cibo e la fame.
Le polveri dei vulcani si sono assottigliate ma nella stratosfera ne permane un consistente strato che mantiene la temperatura globale al di sotto delle medie di alcuni anni fa, prima ancora dell'inizio delle prime eruzioni vulcaniche.
Lungo le strade la neve e le polveri superano anche i tre metri, al di sopra del cinquantesimo parallelo anche i venti metri.
Le temperature si mantengono a -25 C° al di sotto dello zero, ma solo perché è estate.
Infatti durante l'inverno si arrivano facilmente a -50 C°, figuriamoci al polo nord quanti potrebbero essere, o addirittura in Antartide.
Gli ultimi sbuffi di civiltà affrontano con tenacia la Nuova Era Glaciale.
Non esistono più sistemi economici, si provvede essenzialmente ad aiutarsi a vicenda, per poi meritarsi di esser aiutati a propria volta.
Tornando a me, dopo il lungo inverno vulcanico finalmente le strade sono ancora transitabili, la ferrovia Monaco-Mosca è quella che ha subito meno danni, quindi ancora transitabile con il treno.
La capitale russa offre lavoro e pane ai lavoratori e alle famiglie dei lavoratori che si offrono volontari per il ripristino globale.
Non c'è solo l'Europa, ma bensì gente di tutto il mondo disposta a tutto pur di un letto caldo, una zuppa e un po' di compagnia.
Entro pochi giorni a Mosca ci sarebbe stata una riunione per tutti gli adepti che avrebbero voluto prendere parte a questo sistema:
1) ricreare un sistema globale uguale per tutti.
2) soccorso per i paesi disagiati.
3) un unico popolo.
I paesi disagiati erano tutti, chi più chi meno, ma man mano che uno ad uno sarebbero stati rimessi in piedi, costoro avrebbero aiutato gli altri, e così via dicendo.
Ovviamente non sarebbe stato una cosa da poco, ma con il passare degli anni ci sarebbero stati i risultati.
Io ho deciso di prendere parte a questa iniziativa, e ora eccomi qui alla stazione con Alia che aspetta che parta il treno prima di salutarmi.
La amo, non posso dirglielo, non posso tollerare di sopportare la sua lontananza, quel poco tempo trascorso assieme a lei ha creato un legame tra di noi, ma non intendo portarlo oltre l'amicizia.Il treno sta per partire.-Mi mancherai un casino!- mi dice sinceramente.-
Non sei l'unica, a presto..- la abbraccio, mi volto per salire sul vagone mezzo incrostato di polveri nere quando..
-Aspetta...- lei mi trattiene, mi volto per guardarla.
Lei mi si avvicina, guardandomi fisso negli occhi, rapida si alza sulla punta delle scarpe e le sue labbra incontrano le mie.
La mia bocca si dischiude seguita dalla sua.
Il bacio finisce e lei mi sussurra un debole" Io ti amo".
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Il treno è partito da un'ora, e il buio prende il sopravvento sulla luce.
Quel bacio mi ha lasciato in mente Sita, ma ormai sono in pace con me stesso.
Mi appoggio al finestrino del mio scomparto e osservo il cielo piangere una bianca nevicata cristallina.
L'unica cosa che amo di più al mondo ora si chiama: Alia.
Sita farà sempre parte della mia anima, sempre ammesso che ne abbia una.
Quasi tutti quelli che ho amato sono morti, o ne ho perso le tracce, ora rimaniamo solo Alia e io.
Da lei tornerò presto.
Come è potuto succedere?
Non lo so nemmeno io, e come rispondere a una domanda del tipo "perché ci si innamora?"I motivi possono essere tanti come non può essere nessuno.
D'un tratto il cielo si schiarisce e finalmente posso osservare le stelle immerse nel gelo stellato della notte.
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