-Sita, hai finito di passare le camere?-Il mio capo, la signora Soppelsa, mi raggiunge alla stanza numero venti.
-Mi mancano solo questa camera e la numero ventidue, perché?-
-Laura, stamattina si è sentita poco bene e non ha potuto fare le camere del secondo piano. Ti andrebbe di farle te?- mi chiede lei guardandomi con quei seri occhi scuri.
"Che palle" penso.
Laura è una mia collega di lavoro, e una volta ogni tanto si finge malata per farsi una giornata o due libere dal lavoro.
Mentre ai suoi colleghi lascia da fare non solo il loro lavoro, ma anche il suo.
-Va bene, finisco queste due camere e vado a fare quelle del secondo piano!- rispondo io.
-Grazie- risponde lei, subito dopo si allontana con passo tranquillo verso le scale.
Per tutta risposta le faccio il dito medio, senza che ella, ovviamente, non se ne accorga.
Fuori sta piovendo a dirotto e il mio malumore non più essere peggio di così.
Guardo il cellulare, sono le dodici meno venti, ancora venti minuti e sarò a pranzo.
Fortuna che oggi mi hanno dato solo il turno di mattina, altrimenti mi sarei rotta i cosiddetti nel vero senso della parola.
Finisco di passare i pavimenti delle ultime due camere con lo straccio; successivamente, scendo le scale fino al secondo piano e faccio per cominciare dalla prima camera, quando...
-Sita-una voce familiare mi chiama.
Mi volto verso le scale e vedo Alessio.
-Ciao!!- gli vado incontro e lo abbraccio.
-Come stai? Ti hanno rotto parecchio quassù?-
-Abbastanza, ma cosa diavolo ci fai qui?- gli chiedo io sorpresa dalla sua apparizione.-
Sono venuto a trovarti stupida che non sei altro. Laggiù mi mancavi -risponde lui con un sorriso.
Per tutta risposta mi allungo verso di lui e lo bacio, come non facevo da un po' di tempo.
Lui ricambia, e mi stringe a se circondandomi con le sue forti braccia..
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