Quando lessi il messaggio quasi non credevo a quello che avevo letto.
Risposi d'istinto.
<< Sono io, come state? Helena?>>
Mi vennero spontanee mille domande.
Perché solo ora dopo tutto questo tempo? Perché Iya e non Helena o Hannah a scrivermi? Dove erano finiti per tutto questo tempo?
Poi un intuizione che mo fece tremare le gambe, un pugno nello stomaco.
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Helena era...
Iya: << Abbastanza bene, ora. Dove sei?>>
Io: << Mi hanno trasferito a Bergen, voi dove siete? Helena come sta?>>
Iya: << Noi siamo a Rovaniemi, in Finlandia, non sei molto lontano da noi. Ci possiamo incontrare uno di questi giorni? Ti dobbiamo parlare?>>
Questo fece salire i miei peggiori dubbi.
Esitai.
Io: << Va bene. Quando?>>
Iya: << Dopo domani ti va bene?>>
Io: << Si.>>
Iya: << Arriveremo in mattinata.>>
Io: <<Va bene, vi aspetto.>>
Avevo mille domande.
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Trascorsi il resto della sera guardando seduto il fuoco nel caminetto che consumava i ciocchi di legna che avevo preparato in settimana.
Cos'era successo a Helena? Perché non si era fatta sentire?
Da quando era successa la catastrofe di Esjufjoll tutto per me aveva perso un senso.
Da quando era trascorsa quella notte in cui la fiamma del vulcano aveva nuovamente illuminato il cielo notturno le cose erano precipitate nell'abisso.
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Mi addormentai guardando il fuoco con pensieri colmi di angoscia e il fischio del vento dalla finestra che anticipava l'inverno venturo.
Sognai.
Sognai un enorme nube di cenere che si sollevava dell'orizzonte di un deserto innevato fino al cielo stellato fino a eclissare le stelle, allargandosi in una sorta di notte vulcanica, poi una terrificante tempesta di neve si sollevava accecandomi.
In seguito, in un istante di visibilità vidi morte sepolte tra la neve tutte le persone che avevo perso e cui tenevo di più, con solo i volti visibili...mia madre, Helena, Hannah, Iya...
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Bergen era collegata con le stazioni ferroviarie di tutta la penisola scandinava, quel mattino presto di semi-oscurita stava nevicando e il cielo nuvoloso del crepuscolo era pieno di riflessi rossastri.
Appena vidi Hannah e Iya andai subito loro incontro con l'ombrello.
Avevano il viso stanco, Hannah soprattutto, Iya era leggermente cresciuta e aveva i capelli più lunghi.
Hannah invece sembrava sempre la stessa, forse un po segnata.
-È bello rivedere dei volti conosciuti, come state? Helena?- chiesi tutto d'un fiato.
Dopotutto erano i primi visi conosciuti da parecchi mesi di silenzio.
Hannah mi si avvicinò.
-Possiamo andare in un posto tranquillo?- disse seria guardandomi con quei suoi occhi di ghiaccio.
Compresi subito che voleva dirmi qualcosa di serio.
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Ci ritrovammo in tre a casa mia davanti al fuoco del caminetto seduti su poltrona e divano.
In silenzio.
Durante l'evacuazione la famiglia di Helena era stata trasferita con qualche ritardo a Rovaniemi, in un appartamento locale.
Poi le cose erano precipitate.
I loro genitori ed Helena si erano ammalati.
Hannah e Iya avevano perso sia Helena che i genitori.
Fu un duro pugno nello stomaco per me.
Io stesso dissi loro che avevo perso mia madre durante l'evacuazione.
-Quando ci siamo resi conto di quello che stava succedendo era troppo tardi, la fluorosi aveva colpito metà della popolazione islandese, non solo i nostri genitori ed Helena.- spiegò Hannah.
-Perchè si è manifestata solo dopo l'evacuazione?- chiesi perplesso.
-Non lo sappiamo, sembra che impieghi del tempo prima di manifestarsi, fatto sta che la nube e le polveri che cadevano in tutta l'Islanda durante l'ultima eruzione hanno contaminato le falde acquifere e le popolazione adulta è quella che ne ha principalmente risentito.- rispose Hannah.
Fluorosi. Eccesso di fluoro nelle ossa, causa gravi deformazioni ossee, rende le ossa estremamente fragili e rapido deterioramento dei tessuti.
-Perchè noi no, allora?- chiesi.
-Da quanto ho sentito il fluoro non era presente durante le prime eruzioni, inoltre dicono che i giovani hanno una maggiore resistenza e capacità di smaltire questi inquinanti rispetto agli adulti. Tuttavia alcuni sono molto più vulnerabili rispetto ad altri.- disse lei.
-Certo che è passato un po di tempo, perché nessuno si è fatto sentire?- chiesi d'un tratto in un misto di rabbia e tristezza.
-È stata Helena a dircelo...- fece Iya.
-...non voleva che ti preoccupassi...- fece Hannah.
-...cazzo, stavamo insieme...- scattai furioso.
-...ed era anche nostra sorella!- fece Hannah, -Non voleva che tu vedessi in che condizioni era, voleva che ti ricordassi di lei come vi siete conosciuti!-
Rimasi in silenzio e compresi, anche loro avevano avuto necessità di riprendersi dopo aver perso i loro cari.
Non le biasimavo. Neppure io quasi volevo sentire nessuno dopo aver perso mia madre.
-Avrei voluto dirle addio.- dissi quasi apatico.
-Lo so,- disse Hannah seria, -ci ha detto di lasciarti questa.-
Sentii Iya alzarsi e venire verso di me.
Mi voltai e la vidi avvicinarsi consegnandomi una busta.
Con mano esitante la sfogliai.
<<Ciao Sasha,
Spero che tu stia bene.
Devo ammettere che la situazione non è delle migliori. Chi l'avrebbe mai detto che quelle spettacolari fontane di lava che abbiamo dopo capodanno si sarebbero trasformate nella nostra sorte?
Ti scrivo da un letto di ospedale, ho le gambe che quasi non le sento, mi fanno malissimo tutte le ossa, quindi ti scrivo questa lettera affinché tu capisca.
Ho chiesto io ad Hannah ed Iya di non contattarti, ovunque tu sia, non volevo che mi vedessi in queste condizioni, ciò che voglio dirti è che nel nostro tempo che abbiamo passato insieme sono stata bene e ti ho amato per tutta la mia vita.
Mi ricordo particolarmente bene quella notte in cui mi hai tenuta stretta a te quella notte di Natale e quando siamo andati in quella piccola avventura sul Vatnajokull.
Non lo dimenticherò mai.
Ovunque tu e tua madre siete spero sinceramente che stiate bene, avrei voluto passare ancora dei bei momenti con te, ma il destino ha deciso diversamente..
Spero che tu abbia una vita felice, te lo meriti, e ricorda sempre quello che ti ho scritto quel giorno.
Non avere fretta di avere un obiettivo, forse i tempi non sono ancora maturi, costruisci la tua vita giorno per giorno.
Ti amo, tua per sempre Helena.>>
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Quando finii di leggere avevo le lacrime agli occhi, un nodo alla gola e uno allo stomaco.
Senza dire nulla, senza indossare la giacca, mi avviai verso la porta e uscii fuori chiudendola alle mie spalle.
Era calato il buio e l'aria fredda e pura dell'inverno iniziava ora a pungere la pelle.
In silenzio piansi un flusso inarrestabile di lacrime mentre sentivo il nodo alla gola farmi male.
Non so per quanto tempo rimasi lì fuori, quando rientrai so solo che Hannah venne da me e mi aiutò a sedermi, senza dire nulla.
-Ci siamo passati tutti, - disse lei piano, - abbiamo perso tutto e tutti,- continuò, - ma credo che la soluzione per noi tutti sia quella di restare uniti.-
In quel momento non avevo i pensieri molto lucidi, ma presumo che per noi fosse la soluzione migliore.
Almeno adesso avevo capito tutto quello che era successo, e dopo mesi passati in solitudine volevo disperatamente anch'io qualcuno che mi facesse compagnia, soprattutto con l'arrivo dell'inverno.
La fluorosi aveva decimato la loro famiglia e molte altre, la nebbia secca di Esjufjoll aveva portato alla mancanza di mia madre, mi pareva fin troppo evidente che i nostri destini fossero incrociati.
Quando finalmente mi ripresi abbastanza guardai le due sorelle che avevano lo sguardo basso.
-Potete restare finché volete.- dissi infine.
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Pochi giorni dopo Hannah partì nuovamente per Rovaniemi per andare a prendere le sue ultime cose, Iya invece rimase a casa con me.
Con sorpresa, quando andavo al lavoro e tornavo iniziai a trovare la casa già in ordine, e con ulteriore sorpresa Iya aveva un certo talento per la cucina.
Avevamo deciso in comune accordo che loro due si trasferissero da me, Hanno doveva solo sistemare un po di burocrazia di documenti per il trasferimento di residenza.
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Nel frattempo leggevo notizie dall'Europa e Nord America che molti raccolti erano stati decimati dalla persistente nebbia secca che era ancora presente.
I prezzi alimentari della carne e di molti altri alimenti erano schizzati alle stelle e l'inverno era previsto da molti come " nero" per la società.
La penisola scandinava al contrario sembrava essere stata risparmiata dagli effetti della nebbia secca grazie alla ai suoi venti sfavorevoli.
L'economia di Bergen era sufficientemente sviluppata che finora gli effetti dannosi della recessione alimentare economica erano stati minimi.
La diffusa pratica dell'acquacultura dei salmoni, senza contare la raccolta e la produzione di frutti di mare, facevano in modo che Bergen fosse praticamente autosufficiente.
A tutto ciò si annoverava la diffusa pratica della caccia dalla renna all'altezza, diffusa in tutta la Norvegia.
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Una sera, lo stesso giorno in cui Hannah finalmente tornò da Rovaniemi con due valigie pesanti per mano e uno zaino, decidemmo di uscire a mangiare in un ristorante.
Avevamo tutti bisogno di distrarci, di lasciare il passato alle spalle e soprattutto di ricominciare qualcosa di nuovo in comune, per quanto difficile potesse essere.
Aveva nevicato tutto il giorno, poi il cielo era diventato nuovamente sereno e la neve accumulata lungo i bordi delle strade si era indurita con il calo delle temperature, scricchiolando sotto le scarpe.
All'interno del ristorante mi sembrò quasi strano di ritrovarmi da solo con Hannah e Iya, una sorta di dejavù della cena che ebbi con Iya ed Helena quando tornammo da Grimsvotn.
Il ricordo mi fece male, cercai di pensare ad altro.
-Ci hai pensato anche tu vero?- mi chiese Iya seduta accanto a me.
-A cosa?- le chiesi.
-A quella sera.-
-Si.- ammisi , -anche tu?-
Lei annuì, poi distolse lo sguardo come se il ricordo le facesse troppo male per rievocarlo.
-Quale sera?- fece Hannah perplessa.
Le raccontai della piccola avventura che facemmo io ed Helena a vedere Grimsvotn e in seguito della serata trascorsa con Iya a cenare e guardare infine un film.
Lei ascoltò con attenzione tutto il racconto, studiandomi con quei suoi occhi di ghiaccio.
Quando finii, la vidi sorridere.
-Lei era molto legata a te, mi parlava sempre bene.- disse Hannah, - sinceramente non mi sarei mai aspettata una vostra storia.-
Passò un cameriere che ci consegnò i menù. Ringraziammo prima che si allontanasse.
- Le circostanze dell'esistenza sono strane,- dissi, -un anno fa eravamo a Jökulsárlón a fare una vita normale, ora siamo finiti ad essere una famiglia di tre persone che ha perso la loro, in un paese straniero.-
-Non potevi essere più preciso. - commentò cupa Iya leggendo il menù.
-Ho intenzione di cercarmi un lavoro qui in zona.- disse Hannah, - forse poi potrò trovarmi un appartamento e mandare Iya a scuola.-
-Ho sentito che dal prossimo anno l'Unione Nordica fornirà sussidi statali per i minori rifugiati dall'Islanda per l'inserimento scolastico.- dissi.
-Non voglio tornare a scuola.- protestò Iya.
-Lo farai, - disse Hannah decisa, ormai nel ruolo di una sorella madre, - non hai ancora finito la tua istruzione.-
-E se volessi lavorare?- la sfidò Iya.
Decisi di darci un taglio.
-Per il momento credo che sia meglio ricominciare da capo, tra poco calerà il buio per un po e l'inverno si sta avvicinando, a malapena abbiamo ricominciato a vivere, accontentiamoci di questo.- dissi.
Nessuna delle due più disse nulla sapendo a cosa alludevo.
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