Nel corso della serata il film trascorse per la maggior parte piacevole e per lunghi tratti soprattutto inosservato.
La sala del cinema era quasi vuota e noi tra le ultime file, con la mano dietro la schiena di lei io ed Helena ci perdemmo in più di una volta in un lungo e silenzioso bacio indisturbato.
Sicuramente non capendo del tutto la trama del film.
Le raccontai della volpe polare che avevo visto e lei parve sorpresa dal momento che a suo dire non ne aveva mai vista una.
-Cosa facciamo dopo il film?- le chiesi.
-Non saprei, è quasi mezzanotte.- disse.
-Non me ne ero accorto.-
-Intanto facciamo due passi, poi vediamo.-
-D'accordo.-Poco dopo stavamo uscendo dal cinema, ormai in fase di chiusura dopo la tarda ora.
Jökulsárlón non era una cittadina particolarmente grande, quindi questo era l'unico cinema presente.
Quando uscimmo e ci separammo dal gruppo di poche persone presenti la prima cosa che si noti fu l'aria gelida e il tipico odore di uova marce che ormai aveva stufato tutti.
Dava l'impressione di camminare in una fogna.
Quella sera Helena indossava una giacca color verde/marrone scuro, la tipica sciarpa bianca e un berretto invernale.
Io avevo optato per il solito giaccone più un paio di guanti.
Le strade erano deserte, eccetto quelle poche persone appena uscite dal cinema.
Optammo per andare a berci qualcosa in un locale prima di andare a dormire a casa nostra.
Dopotutto non c'erano molte alternative.
Nei pochi minuti che trascorremmo in quel locale semi-deserto discutemmo molto poco del film ma più di noi.
L'argomento emerse quando dal film al cinema iniziai a parlarle dei film che guardavo quando avevo dieci anni, fino ad evolvere poi in un discorso sulla nostra infanzia.
-Io da bambina non guardavo molto la tv- mi confidò Helena -al contrario stavo fuori a giocare con le mie amiche, o spesso mio padre mi portava in escursione suo fiordi, credo volesse insegnarmi ad apprezzare la natura.-
-Io invece amavo l'inverno. Non mi sono allontanato spesso da Jökulsárlón. Quando ero un bambino io e i miei amici d'infanzia andavamo in collina o sul Vatnajokull poi con la slitta scendevamo a tutta velocità facendo a gara a chi arrivava prima al traguardo.- le raccontai, - Poi aspettavo la notte e prima che i miei andassero in camera a dormire guardavo dalla finestra il cielo stellato con il binocolo.-
-Direi che sei un appassionato del cielo.- disse Helena.
-Direi di sì, non sono così rozzo come sembro.- Le feci una linguaccia.
-Se è così, perché non mi insegni qualcosa, visto che fuori non ci sono nuvole?-
-Adesso?-
-Si, adesso. Hai bisogno di un autorizzazione scritta?- ironizzò Helena bevendo l'ultimo sorso di cioccolata.
-Va bene, ma ci ghiacceremo.-
-Poverino.-
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Poco al di fuori di Jökulsárlón, nonostante i lontani bagliori del vulcano, la luna quasi piena illuminava la gelata bianca distesa di neve, in contrasto con essa invece la nera eternità stellata del cielo invernale lasciava intravedere diverse costellazioni e stelle particolarmente luminose.
Dopo aver camminato per un po' sulla neve dura, Helena si fermò.
-Quella che stella sarebbe?- mi chiese indicandomi una stella tra le più luminose a sinistra della costellazione di Orione che emanava una luce blu.
-Quella è Sirius, è chiamata una gigante blu, ed è a otto anni luce da noi.- dissi.
-E quella in alto?- spostò il dito più insù.
-Betelgeuse.-
-E quale è il nome di quella costellazione accanto a quella di Orione?- fece poi curiosa come una bambina.
-Gemelli.-
-E il mio?-
Mi voltai per guardarla perplesso e lei colse l'occasione ora che aveva la mia attenzione per lanciarmi una palla di neve in pieno viso.
Feci un passo indietro.
-Quanto sei simpatica..-
Mi pulii il viso con i guanti, dopodiché mi lanciai su di lei facendola cadere insieme a me sul manto nevoso, la crosta ghiacciata si ruppe e affondammo insieme nella neve più fresca e soffice.
Afferrai una manciata di neve fresca, - Dicono che sia buona, perché non ne assaggi un po'?- e gliela spalmai in viso.
-Brutto stronzo.- mugugnò Helena togliendosela, dopodiché afferrò anche lei una manciata di neve lanciandomela in faccia, un po' mi finì sotto i vestiti a contatto con la pelle.
Lottammo per qualche istante nella neve, poi le nostre mani si bloccarono intrecciandosi e bagnati fradici ci perdemmo in un bacio.
Quando ci staccammo restammo distesi l'uno accanto all'altra, una mano che stringeva l'altra, a guardare il cielo stellato.
-Secondo te potrebbe esserci qualcuno lassù?-
-Noi abbiamo il Sole, conta le stelle e scoprirai quante possibilità ci sono. Secondo me si.-
-E se ci odiassero?-
-Dubito che questo sia il primo pensiero che ti tiene sveglia la notte.-
-Io a volte faccio fatica ad addormentarmi, tu a cosa pensi?-
-Prima di dormire?-
-Dormire al caldo, al sicuro sotto il ghiaccio. Poi ci sei tu.-
-Originale..-
-Con me funziona, provaci anche tu, magari funziona anche per te.-
-Mi hai incuriosito.-
Un lungo istante di silenzio.
-Helena..- dissi poi.
-Sì..-
-Ti amo.-
-Ti amo anch'io.- la sua mano sulla mia si fece più stretta.
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Poco dopo essere tornati sulla strada ed essere usciti dalla prateria innevata ci avviammo verso casa tenendoci per mano.
Il viso di lei era tutto guance e viso arrossati per il freddo e la neve, e sicuramente era la stessa cosa per me dal momento che sentivo il mio viso sfogare.
Nuvole di vapore dei nostri respiri si condensavano nell'aria mentre camminando ci avviavamo nuovamente nel paesaggio innevato di Jökulsárlón.
Sentivo l'aria gelida pungermi le guance arrossate, ma sentivo ancora una volta nuovamente quel ormai comune odore di uova marce che arrivava con le folate di vento freddo.
-Che ore sono?- mi chiese Helena -ho il cellulare scarico mi sono dimenticata di metterlo sotto carica.-
Guardai il mio, -Accidenti abbiamo fatto tardi, sono le 01.15.-
-Fortuna che domani non c'è scuola.-
-Già.-
-Ti andrebbe di dormire da me?-
-I tuoi non ti faranno storie?-
-Papà è a Reykjavik per incontrarsi con alcuni colleghi su un progetto geotermico, starà via alcuni giorni, mia madre ormai ti conosce, non credo che ci saranno problemi.-
-Sicura che domani mattina i vicini non mi vedano spiccare il volo dalla finestra?-
Lei rise.
-Ma no, stai tranquillo.-
-Allora mando un messaggio a mia madre per dirle che dormo da te.-
-Non è un problema per lei?-
-No, l'importante è che le comunichi dove vado.-
-Un po tardi.-
-Sicuramente domani mi dirà "Potevi scriverlo prima." ma credo che per una volta possa capire.-Ci fermammo, digitai il messaggio con tanto di scuse per il ritardo lo inviai.
Qualche minuto dopo ci fermammo nuovamente dopo che sentiti un "BEEP".<<Ok>>Poi un altro "BEEP".<<NON FARE TARDI DOMANI. BUONANOTTE.>>Risposta <<BUONANOTTE.>>.
-Tutto sistemato, deve essere ancora sveglia.- dissi.
-La mia sicuramente starà già dormendo. -
-Accidenti che puzza.- borbottai.
-Finché l'eruzione non finisce credo che la sentiremo ancora per un po.- disse Helena.
-Già.-
Continuammo a discutere per un po' camminando per mezz'ora con la neve ghiacciata che scricchiolava sotto le nostre scarpe.
Helena aveva già avvertito sua madre che l'aveva accompagnata prima al cinema, che sarebbe tornata a casa a piedi, non abitava molto lontano.
Quando arrivammo il tepore della casa di Helena sembrava fin troppo eccessivo viste le differenze di temperatura tra dentro e fuori.
Era come la ricordavo l'ultima volta che c'ero stato.
-Ssst, mi raccomando parliamo sottovoce, mia madre e le mie sorelle sono già a dormire.- bisbigliò lei Helena una volta entrati.
-Ok.- Helena mi portò un paio di pantofole da mettere al posto delle scarpe, quindi salimmo fino in camera sua.
Era come la ricordavo. Il termometro digitale sulla finestra segnava 25 C°.
A turno ci cambiammo in bagno mettendoci il pigiama, il mio me lo aveva prestato Helena (di papà?) facendo attenzione a non fare rumore.
Quando rientrai Helena aveva già preparato il secondo letto accanto al suo.
-Come hai fatto a non fare rumore?- bisbigliai.
-È leggero ma resistente.-
Pochi minuti dopo spense la luce e ci infilammo sotto le coperte dei rispettivi letti.
-Almeno questa volta non infuria una tempesta di neve.- ironizzai sotto voce.
-Però di neve ne abbiamo visto abbastanza per questa sera.- disse lei.
-Ne è valsa la pena quella passeggiata sotto le stelle, ma mi è entrata un po di neve sotto i vestiti.-
-Te la sei cercata.-
-Pure tu.-
-Gnegnè, io spero solo di non essermi presa un influenza, sento ancora brividi di freddo.-
-Non mi sembri la tipa che si ammala facilmente.-
-Allora perché non traslochi qui con me , così mi scaldi un po?- bisbiglió lei.
-Ci stiamo in due?- lentamente uscii da sotto le coperte.
-Sono più magra di quello che sembro, non ti preoccupare.-
-Non intendevo questo.-
Lei mi fece spazio sotto le coperte lasciandomi entrare nel suo letto.
Le sue gambe si scontrarono con le mie cercando e trovando una posizione più comoda mentre mi portavo faccia a faccia sul cuscino accanto a lei.
-In effetti hai le mani bollenti.- dissi prendendo le sue mani nelle mie.
Tirai su le coperte fino all'orlo del collo.
-Perché abbiamo fatto a palle di neve e ci siamo rotolati fino a poco fa.-
-Probabile.- bisbigliai. -io l'ultima influenza che ho fatto l'ho avuta qualche anno fa quando mia madre tornando a casa da un suo amico che ce l'aveva me la passò senza ammalarsi, sono rimasto a letto una settimana passando il tempo a giocare a computer.-
-Niente scuola.- ironizzò Helena.
-Già, ma quando si ha 38 di febbre si vorrebbe il contrario, credimi.-
-Ti credo.- La baciai lievemente sulle labbra. -In ogni caso non credo ti sia presa niente.-
-Ormai te la saresti presa anche tu.-
-Non mi importa.- le carezzai il viso e la baciai nuovamente.
Lei ricambio.
Poi le mie labbra si aprirono tra le sue.
Le sue braccia si allungarono dietro la mia schiena, come le mie.
Più vicini.
Un altro bacio, più intenso del primo. Rotolammo, prima da un lato po dall'altro del letto mentre le mani cambiavano posizione, da dietro la sua nuca tra i lunghi capelli castani, fino a scivolare dietro la mia schiena sotto il pigiama. Uno sguardo che incrocia uno sguardo. Un schiocco liquido. Seguito da un altro. Un costante fruscio di lenzuola e coperte. Poi un'altro schiocco liquido. Due paia di labbra socchiuse che si separano. Ansimano. Poi si uniscono di nuovo.
Helena sollevò la coperta fin sopra il cuscino e nel buio totale tra i nostri respiri e fruscii, stringendoci l'uno all'altra, le sue gambe tra le mie il respiro della sua bocca socchiusa si confuse con il mio.
Poi tutto rallentò, e senza accorgercene ci addormentammo abbracciati nel calore dello stesso letto.
Quando riaprii gli occhi era ancora notte, ma dalla finestra il cielo iniziava a mostrare un appena visibile sfumatura turchese.
Nel sonno Helena si era girata un po', il suo respiro era lento. Silenzioso.
Era bello guardarla dormire.
Non mi mossi. Le sue gambe erano tra le mie. Non era il caso di svegliarla.
La sentii muoversi un poco.
-Sei sveglia?- bisbigliai.
-Mmmm-.
-Buongiorno.- un lieve bacio sulla guancia.
-'giorno anche a te,- biascicò lei - che ore sono?-
Guardai l'ora sul vetro digitale della sua finestra.
-Quasi le cinque.-
-Rimettiamoci a dormire.- mi si strinse a me.
-Ok, a domani.-
-È già domani.-
-Come ti senti?- le chiesi riguardo la possibilità si fosse presa un po' di influenza.
-A dire il vero bene. Non preoccuparti.- mi baciò lievemente.
-Va bene.-
-Chissà se su Sirius ci sarà qualcosa di interessante.-
-Mmm in verità c'è un altra stella che ci ruota attorno.- dissi.
-La conosco già- mormorò Helena -Sirius B.-
-Fantastico.- Un attimo di silenzio..
Iniziai a credere si fosse addormentata.
-Mi piacerebbe che tu fossi qui con me più spesso. Mi piace svegliarmi la mattina con te.-
-Io non vado da nessuna parte.-
-Bene.-Un fruscio sotto le lenzuola.
Le sue gambe cercarono una posizione più comoda tra le mie.
Lentamente, il calore del suo corpo mi fece prendere sonno, confondendosi con il profumo di vento dei suoi capelli.
Sotto le coperte, sullo stesso cuscino, i nostri respiri si confusero...dopo il torpore che sembrò senza fine venne la luce bianca del mattino accompagnata da una fine nevicata passeggera.
Mi mossi a malapena sveglio, poi esitai.
Helena stava ancora dormendo.
Sul vetro digitale l'orologio segnava le sette.
Ancora presto.
Il respiro di Helena suo mio viso era lento. Ritmico. La guardai per qualche secondo, poi le palpebre si fecero pesanti e mi riaddormentai. Sognai un albero inseguito dalle stagioni, l'allungarsi delle giornate faceva crescere le foglie e fiorire la vegetazione, poi l'arrivo dell'autunno e la riduzione della luce faceva cadere le foglie e l'albero entrava nuovamente in un limbo, in sospensione..
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Qualcosa mi svegliò all'improvviso improvviso.
Helena si era rizzata a sedere, improvvisamente sveglia.
-Un'altro terremoto?-
-Si, ma sembrava più forte dei soliti.- disse lei tornando ad appisolarsi accanto a me.
-Forse è la volta buona che si addormenta.- dissi.
-Lo spero.-
-Hai dormito bene?-
-Si, tu? Sei stato scomodo?-
-No, affatto. Al contrario.-
-Che ore sono?-146Please respect copyright.PENANAwFo5jOVGe7
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-Le sette e trentatré. Ancora molto presto.-
Guardai fuori dalla finestra e vidi che stava ancora nevicando.
-Ti vorrei fare una domanda e vorrei una risposta sincera.- disse Helena guardandomi attentamente.
-Dimmi.-
-Durante la giornata, quando non sei con me e sei da qualche altra parte..tu ci pensi mai a me?-
Feci per rispondere ma lei non aveva finito.
-Quando vado a dormire, e spesso anche nel corso della giornata, mi vieni in mente perché ho voglia di vederti, volevo sapere se era lo stesso per te.-
Ci pensai un istante, Helena mi guardava in attesa di una risposta.
-Durante le lezioni a volte non so nemmeno cosa spiegano o solo in parte perché penso a noi. Poi quando sono a letto e nel profondo della notte quando non riesco a dormire per via dei tremori, sei nei miei pensieri. Anche dopo averti scritto la buonanotte.-
Helena sorrise.
-Allora sprechiamo bene questi momenti tra di noi.- si strinse a me e accostando il viso al mio.
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