Le settimane trascorsero con lentezza, all'unisono con i ritmi dell'inverno, nel frattempo le giornate di luce andavano facendosi sempre più corte.
Riuscii a procurarmi e montare due letti a basso costo, finora Iya aveva dormito su un letto più vecchio mentre Hannah aveva dormito sul divano.
Abituarsi a convivere in tre all'inizio non fu facile, tuttavia poco alla volta riuscimmo a stabilire nuove abitudini e ritmi di vita più tranquilli.
Sicuramente fino ad un anno fa sarebbe stato più facile scommettere che in futuro sarei potuto andare a convivere con Helena, ma mai mi sarei aspettato che al contrario lo avrei fatto con le sue due sorelle..
Nel frattempo, sicuramente aiutata dal fatto di essere carina, Hannah riuscì a trovarsi un lavoro come cameriera nel ristorante in cui avevamo mangiato, sicuramente il posto le era piaciuto fin dall'inizio.
I suoi turni erano una settimana a mezzogiorno e quella successiva la sera, Iya invece al momento si limitava nelle faccende di casa e nel tempo libero si leggeva qualche libro.
Una notte, mentre io ero appena tornato dal lavoro e Hannah era rincasata dal lavoro poco dopo di me, ci ritrovammo a discutere seduti davanti al fuoco di quello che era successo e di quello che sarebbe stato.
-Simili eventi nella storia dell'Islanda sono successi più di una volta ogni certo numero di secoli.- osservò Hannah.
-Sicuramente ogni generazione che ha vissuto lì avrà pensato "non accadrà mai nel corso della mia vita."- ironizzai cupamente.
-Sono d'accordo,- sorrise debolmente Hannah, -recentemente mi sono informata di come è la situazione lì in Islanda.-
-E...?- chiesi interessato.
-Le immagini aeree mostrano solo una bianca desolazione innevata come l'Antartide, ma dove c'era Jökulsárlón c'è un enorme macchia nera.- spiegò lei.
-Non mi sorprende, il campo lavico che si è formato durante l'eruzione resterà incandescente per anni sotto quella superficie nera, sicuramente decenni.- osservai.
-Lo immaginavo, anche Esjufjoll è ancora in eruzione.- disse lei.
-Non sono sorpreso, tu non hai visto quelle enormi fontane di lava prima di lasciare Jökulsárlón, - dissi, -erano alte fino a un chilometro.-
-Deve essere stato terribile.- disse Hannah.
-Spaventoso è la parola adatta.- risposi.
Qualche istante di silenzio.
-Tornerai in Islanda quando tutto sarà finito?- chiese Hannah.
-Se tornerò, lo farò solo per vedere ciò che resta di dove vivevamo prima, ma ormai la mia vita è qui.- dissi.
-Lo stesso vale per me, - disse Hannah, -non intendo più andare a vivere lì.-
In quel momento notai la sua somiglianza, nei modi di fare e anche nei lineamenti del viso, con quelli di Helena.
-Credo che la terra in quella regione resterà contaminata per almeno una generazione o più, dopo tutto quello che piovuto da quella nuvola di cenere.- dissi.
-Neanche il resto del mondo se la sta passando meglio,- fece notare Hannah -la nebbia secca persiste ancora nel Vecchio e nel Nuovo Continente.-
-Dopo tutto quello che abbiamo passato ed è successo preferisco limitarmi a dove sono ora, è una che qui non sia arrivata quella roba.- dissi.
-Questo è vero, al momento aspetterò di passare l'inverno prima di decidere qualcosa sul mio futuro.- disse Hannah.
-Se hai bisogno di qualcosa dimmelo.- dissi.
-Per il momento solo di una coperta da mettere sopra il mio piumino.- fece lei sorridendo alzandosi in piedi.
-Le trovi nel ripostiglio.- dissi.
-Grazie, buonanotte, ora vado a dormire.-
-Buonanotte anche a te Hannah. Iya è già a letto.- dissi.
-Ok.- fece per andare, poi si bloccò, -Quasi dimenticavo, grazie per quello che hai fatto per noi.-
-Di niente, al contrario, grazie a voi di aver reso questa esistenza meno solitaria.-
Hannah sorrise, quindi andò a dormire.
Sicuramente stavo meglio ora che prima, non sapere nulla di Helena mi aveva eroso dentro, ma almeno ora sapevo quello che era successo, per quanto terribile avevo ritrovato la forza di metterci una pietra sopra.
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Il giorno successivo, al mattino, strane nuvole iridescente attraversavano il cielo avente una bizzarra tonalità color rame nella luce del crepuscolo.
C'era un forte vento freddo e secco che quasi tagliava la pelle come lame di un rasoio.
Di lì non ci feci caso.
Volevo quasi andare in palestra prima di andare al lavoro ma ultimamente avevo perso la forza di volontà di continuare.
Fu quando uscii dal lavoro di sera che rimasi quasi stordito dal vento gelido che soffiava forte combinato con grandi quantità di neve polverosa.
In pochi secondi sentii le mani e il viso farsi gelidi mentre l'aria gelata che soffiava a raffica sottraeva calore dalle parti esposte del mio corpo.
Nel tentativo di riscaldarmi le mani le misi dentro le maniche della giacca e accelerai il passo con il vento gelido che mi mordeva le gambe attraverso i vestiti.
Ero a metà strada quando il vento si rafforzò ulteriormente in modo terribile che quasi caddi con la neve che continuava a venirmi soffiata addosso.
Pure le temperature scesero ulteriormente.
Ricordavo molto bene il freddo islandese, ma questo era diverso da ciò che conoscevo.
Mi sentivo stordito, forse dal radicale cambiamento della temperatura.
Alla fine dovetti farmi forza contro il vento gelido e la neve finché non arrivai a casa, finalmente.
Una volta rientrato, Hannah e Iya mi vennero incontro dal salotto visibilmente preoccupate.
-Meno male sei rientrato.- fece Hannah.
-Sta ghiacciando l'inferno là fuori.- dissi.
-Guarda in che condizioni sei.- fece Iya.
Non mi sentivo più la faccia, era stata resa insensibile dal freddo incredibile.
-Congelato, come vuoi che sia?- ironizzai togliendomi la giacca e andando davanti al fuoco.
-Non intendevo questo.- fece Iya, -hai la faccia che sembra sia stata bollita.-
In effetti man mano che l'insensibilità da freddo passava sentivo il viso farsi sempre più caldo ma anche la pelle bruciare.
Mi guardai allo specchio accanto al caminetto, in effetti sembravo un pomodoro, avevo il viso rosso che sembrava carne lessa.
-Usa questa.- disse Hannah porgendomi un tubetto con una crema acquistata da qualche parte, quando lo presi mi resi conto che pure le mie mani erano visibilmente rovinate dal freddo.
-Grazie.-
Poi notai che pure lei aveva qualche leggera escoriazione sul naso e viso causati dal vento gelido, probabilmente uscendo dal lavoro aveva avuto il mio stesso problema.
-È sempre così da queste parti?- chiese Iya guardando la neve che soffiava a raffica fuori dalla finestra.
-Ne dubito, non ne ho mai sentito parlare da quando sono qui.-
-Deve essere una tempesta eccezionale.- osservò Hannah.
In quel momento si sentiva chiaramente il fischio del vento fuori, persino il fuoco tremolava.
-Sicuramente domani sapremmo qualcosa di più.- dissi spalmandomi quella sostanza bianca su faccia e mani.
Guardai Iya mentre si passava il tempo sul suo cellulare, non vidi traccia di bruciature da freddo sul viso.
Lei sollevò per un istante lo sguardo dal telefono guardandomi, distolsi lo sguardo con educazione.
Restammo lì per il resto della serata facendo qualche gioco da tavolo mentre il vento ruggiva fuori dalle pareti.
-Perché non ti sei mai comprato un televisore, Sasha?- chiese Iya d'un tratto rompendo il silenzio.
-Perchè ho sempre trovato noioso guardare i programmi televisivi,- dissi, -se devo informarmi uso il cellulare.-
-Allora perchè non hai risposto prima?- chiese Hannah.
-Ero già in difficoltà per arrivare a casa, in mezzo a quel vento gelido, guardare il cellulare era l'ultimo dei miei pensieri.- risposi.
Poco più tardi Hannah e Iya andarono a dormire mentre fuori il vento continuava a ruggire.
Guardai fuori dalla finestra, ipnotizzato dalla vista di tutta quella neve in momento che sbatteva contro il vetro, poi, lentamente, sprofondai nel sonno.
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Per qualche motivo mi svegliai alle 06.00 di mattina, non compresi il motivo.
Ciò che restava dal fuoco nel camino erano solo un mucchio di braci coperte di cenere.
Con mia sorpresa qualcuno aveva spento la luce mentre dormivo, probabilmente una delle due sorelle si era svegliata durante la notte e aveva deciso di farmi un favore prima di tornare a dormire.
Avevo freddo, tuttavia non sentivo più il fischio esterno del vento, forse la tempesta si era calmata dopotutto.
Nell'oscurità del salotto, illuminata solo da una fioca luce grigia esterna, mi alzai e andai ad accendere la luce.
L'interruttore scattò ma la luce non si accese.
Forse si era bruciata la lampadina.
Andai in cucina e accadde la stessa cosa.
Era saltata la corrente elettrica.
Feci un rapido controllo del contatore, ma nessun corto circuito era stato segnalato.
Eravamo nella merda se la corrente elettrica non fosse tornata.
Guardai fuori dalla finestra e lo scenario che mi si presentò, nonostante l'assenza di luce dei lampioni fu da incubo.
Enormi cumuli di neve spinti dal vento si erano accumulati ovunque, lungo le pareti delle case, davanti alle porte, sui tetti ripidi degli edifici, e anche lungo le strade si era accumulato uno spesso manto nevoso alto quanto una gamba.
Aprii la porta di casa e oltre ad un tremendo freddo pungente, simile a quello del vento della sera prima, un cumulo di neve alto quanto un tavolo da cucina si era accumulato pure lì.
Richiusi la porta e mi collegai con il cellulare al sistema internet dell'Unione Nordica e cercai notizie di cronaca per verificare se il fenomeno fosse esclusivamente locale.
Ciò che lessi sfogliando le notizie mi gelò il sangue:
"A Trondheim la conta dei morti sotto la neve, uccisi dal brusco calo delle temperature, ha superato il centinaio..." ;
"Lungo l'autostrada Dorotea-Ostersund si teme un ecatombe per centinaia di automobilisti rimasti bloccati nella neve al addiaccio con le basse temperature estreme...";
"Oslo. Il novanta per cento della città è di fatto senza energia elettrica a causa del ghiaccio e della neve arrivati con la tempesta iniziata ieri sera..."
A quanto pare era iniziato un grosso problema per tutti, anche per noi se l'elettricità non fosse stata ripristinata a breve, soprattutto con il sistema di riscaldamento che andava a energia elettrica.
Svegliai Iya e Hannah, le misi al corrente di tutto quello che era successo e di colpo le loro espressioni da assonnate si fecero altrettanto serie, consce della gravità di quello che stava succedendo.
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Contattai i miei colleghi di lavoro e venni a conoscenza che la corrente mancava praticamente ovunque in città, stessa cosa mi confermò Hannah dopo che ebbe chiamato i suoi.
Decisi di iniziare a liberare la strada di fronte casa.
Indossai un berretto, una sciarpa e con tanto di guanti termici e qualche strato in più di vestiti con un paio di scarponi uscii fuori a falcate nella neve alta per raggiungere il punto in cui tenevo i badili spalaneve.
Trascorsi la maggior parte della mattinata al gelo per liberare la strada, fortunatamente la neve era soffice e non pesava molto, ma nonostante i guanti termici e gli scarponi invernali il gelo mordeva attraverso il tessuto rendendomi le dita insensibili.
Non ero più abituato a questi sforzi fisici, me ne accorsi quando rincasai indolenzito.
Una delle sorelle aveva riattizzato il fuoco.
Portai dentro un po' di legna semi-umida, avrebbe bruciato lenta ma per fortuna non era bagnata a fondo.
Sgomberai fuori il resto della catasta dalla neve polverosa e coprii tutto con un telo di plastica, per lo meno se fosse arrivata ancora neve con il vento non avrebbe preso l'umidità, solo la più esterna aveva preso neve.
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A ora di pranzo eravamo tutti a mangiare davanti al caminetto, al caldo, con un piatto sulle ginocchia,.
-Quanto durerà questa situazione?- chiese Iya irrequieta.
-Non lo so, spero solo il meno possibile,- dissi, - ma dovremmo prepararci al peggio.-
-Tutta la penisola scandinava ha avuto lo stesso problema, credo che ci dovremmo organizzare.- disse Hannah studiandomi seria con i suoi occhi di ghiaccio.
-E' meglio uscire, e fare un quadro della situazione in generale.- dissi.
-Sì, vengo anch'io.- disse Hannah.
-Esco anch'io.- disse Iya.
-No, mentre siamo via devi controllare che il fuoco non si spenga, stanotte se non torna la corrente elettrica dormiremo al freddo.- disse Hannah alla sorella.
-Sono giorni che non esco, ora lo faccio.- si impose Iya.
Hannah la fulminò con quei suoi occhi di ghiaccio puro.
Iya le tenne testa reggendo lo sguardo, notai che era persino leggermente più alta di Hannah, chiaramente una era stanca di passare per la sorella minore.
-Quando vi sarete messe d'accordo vi aspetto davanti alla porta, io vado a vestirmi, copritevi bene anche voi, fuori è puro ghiaccio.- quindi uscii dal salotto.
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Qualche minuto dopo io e Iya stavamo camminando intabarrati con tanto di scarponi a grandi falcate nelle neve alta lungo le innevate vie di Bergen.
C'erano cumuli di neve alta ovunque, dai ripidi tetti delle case fino alle strade e faceva freddo, un freddo tremendo, del tutto diverso da quello islandese in cui eravamo cresciuti.
Lungo le strade non c'era anima viva, fatta eccezione in qualche anima isolata che spalava via la neve da davanti casa propria.
-Non scherzavi quando dicevi che faceva un freddo terribile.- osservò Iya.
-Come hai fatto a convincere tua sorella a restare a casa?- le chiesi sorpreso da sotto la sciarpa.
-Quanto cresci con due sorelle si impara in fretta a stabilire dei turni.- disse Iya.
-Tutto qui?- rimasi deluso dalla risposta.
-Se la risposta non ti basta, sappi che non c'è questo grande abisso di età tra me, Hannah ed Helena.- disse lei.
-Questo è vero,- riconobbi dopo un istante di silenzio carico di significato, - ma devo riconoscere che anche Hannah ha il suo carattere.-
-Eravamo una bella famiglia.- concluse Iya
Soffiava un leggero vento freddo, ma per fortuna il cielo appariva celeste, non minacciava nuove nevicate, per il momento almeno.
L'importante è che tu e tua sorella non siate divise, lei ha bisogno di te e tu di lei.-
-Lo so,- disse Iya evitando un ramo d'albero strappato dal vento che sbucava dalla neve, -ma non è facile, i rapporti sono stati ridisegnati, niente è più lo stesso.-
-Da qualche parte si ricomincia sempre.-
Nell'aria invernale risuonava il tipico rombo dei generatori di emergenza, sicuramente una necessità indispensabile visto il momento.
-Accidenti che brutto casino.- riconobbi guardandomi intorno, enormi cumuli di neve ovunque.
-Cosa facciamo ora?- chiese Iya.
-Oggi c'è ben poco che possiamo fare, domani ci organizzeremo.- dissi con scarsa convinzione.-
-Succederà il caos?-
-Probabilmente qualcosa succederà se in una settimana la situazione non si stabilizza.- ipotizzai.
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La prima notte fu dura per tutti, senza riscaldamento a elettricità la casa iniziò a diventare una ghiacciaia, tanto che quando respiravamo iniziammo a vedere il vapore che usciva dalle narici e dalla bocca.
Iniziammo a mettere sopra le coperte extra dei nostri letti pure gli stessi indumenti che avremmo indossato il giorno successivo.
Durante la notte fredda, il letto si riscaldava con il calore del nostro corpo, al mattino seguente quando era il momento di togliersi il pigiama e rivestirsi, i vestiti non erano gelidi ma tiepidi.
Eravamo preoccupati.
Nel secolo scorso c'era un espressione famosa attribuita ad un politico britannico chiamato Lord Cameron, "Nove pasti prima dell'anarchia", orientata a mostrare come un'ipotetico collasso del sistema ordinario logistico di beni e servizi avrebbe portato a disordini dopo tre giorni, ovvero nove pasti.
In quella giornata trascorsi dieci minuti di carica residua del mio cellulare per cercare altre notizie sul sistema internet dell'Unione Nordica:
"A Valdsø, due fratelli boscaioli sono stati trovati morti assiderati nel bosco dopo che non erano più rientrati la sera nel giorno della tempesta."
"A Kiruna, un uomo e la sua famiglia di tre figli sono stati trovati morti nella cantina di casa, dopo che quest'ultima era stata spazzata via dalla violente raffiche di vento gelido. Si suppone non abbiano avuto il tempo di vestirsi dal momento che indossavano ancora il pigiama..."
Spensi il cellulare, decisamente queste notizie facevano solo capire la portata dell'evento, ma non una soluzione per affrontare il problema.
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La seconda notte io, Hannah e Iya optammo per una soluzione più semplice, spostammo i letti in salotto, vicino al caminetto, ma non troppo.
Io preferii il divano dal momento che mi ci trovavo più a mio agio.
Eravamo per questa nuova situazione, o meglio dal suo continuare, nessuno lo diceva ma lo si capiva dalle poche parole che scambiavamo.
Finché la mattina del terzo giorno non ci svegliammo con gli spalaneve militari dell'esercito, anzi, dell'Unione Nordica con tanto di militari vestiti con pesante abbigliamento militare che liberavano le strade di Bergen.
Ancora una volta le forze militari dell'Unione Nordica erano state costrette a intervenire per un operazione su larga scala in tutta la penisola scandinava in supporto dei militari già presenti sul campo.
La situazione era eccezionale quanto quella successa in Islanda, tuttavia venimmo a sapere da uno dei membri che non era un fenomeno isolato, ma anche Europa e Nord America erano alle prese con lo stesso problema di un gravissimo inizio di inverno.
Venimmo anche a sapere che presto sarebbe iniziato un razionamento dell'energia elettrica.
Buona parte dell'energia elettrica di Bergen così come quella della maggior parte della Norvegia derivava da fonti idroelettriche, tuttavia le estremamente rigide temperature e l'elevata presenza di ghiaccio costituiva un grosso problema bloccando i filtri e causando gravi danni alle turbine.
Era inoltre in arrivo un forte aumento dei prezzi alimentari.
Sarebbe stato un brutto inverno se la situazione non fosse migliorata.
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Una settimana dopo la vita "normale" aveva ripreso un andamento quasi consono, non fosse stato per i razionamenti dell'energia elettrica e le temperature estremamente basse.
Ne io ne Hannah riuscimmo ancora ad andare al lavoro.
Durante una passeggiata fatta nel primo pomeriggio di oggi vicino alla costa, avevamo constatato sorpresi come il mare attorno a Bergen fosse costellato da bianche lastre di ghiaccio.
-A quanto pare siamo passati da un problema ad un altro.- stava dicendo Hannah attraverso la sua sciarpa riferendosi ai razionamenti dell'energia elettrica.
-Credo sinceramente che sia arrivato il momento di imparare un po' di resilienza.- osservai mentre mi avviavo con lei con le borse della spesa verso casa.
-Cosa intendi?- fece lei perplessa.
-Imparare ad andare a caccia, per esempio.- dissi.
-Sarebbe più facile la pesca sul ghiaccio.- ironizzò lei.
-Perché no?-
Lei mi guardò con un misto di sorpresa e ironia.
Avevamo tempo fino alle 21.00 prima che il programma di razionamento dell'energia elettrica imposto dal governo locale scattasse, era meglio sfruttare il tempo a disposizione.
Guardai ancora una volta quel fumoso mare freddo, e un brivido glaciale mi percorse la schiena.
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Arrivò dicembre e la situazione non migliorò.
Al contrario le temperature si abbassarono ulteriormente e il mare intorno a Bergen si convertì in una bianca lastra di vetro coperta di neve dallo spessore di qualche centimetro, tuttavia la neve non arrivò a raffiche come l'ultima volta, ma iniziò a scendere dolcemente, ma per tre giorni continuò a scendere accumulandosi su quella che già si era accumulata.
Stavolta con i mezzi spalaneve si era più organizzati e preparati e lo sgombero, fatta eccezione per la grande quantità, proseguì senza difficoltà.
I morti in casa per le basse temperature ormai erano all'ordine del giorno, anche per le strade di tanto in tanto ne saltava fuori qualcuno, e ciò che contribuiva a peggiorare l'umore erano le giornate sempre più brevi.
Anche i norvegesi sembravano avere seri problemi con questo gelo, dopotutto nonostante fossimo cresciuti in due terre nordiche differenti i problemi erano gli stessi.
Il progressivo abbassamento delle temperature e la limitata razione di riscaldamento in casa ci pose un problema ancora più drastico dal momento che dormire durante la notte vicino al calore del caminetto non bastava più, visto il freddo quando il fuoco gradualmente si spegneva.
Fu così che una sera, con un certo imbarazzo, proposi ad Hannah di dormire tutti attaccati assieme.
Inizialmente Hannah mi guardò gelida, poi scoppio a ridere.
-Non siamo agli inizi del secolo scorso, Sasha.- fece, -piuttosto mi metto sopra altri cinque strati di coperte.-
-Come non detto.- alzai le spalle.
-Come ti è venuta un'idea del genere?- chiese poi perplessa.
-Svegliarmi con la schiena rigida dal freddo e cose simili sono un buon incentivo.-
-Sinceramente non ci ho mai pensato, ma l'idea mi sembra un po'....hai capito.- disse Hannah.
-In effetti è vero.- le concessi.
-Pure io sono stufa del freddo e di questa situazione, sembriamo perseguitati, prima Esjufjoll ora questo.-
-Ti capisco benissimo, dopotutto abbiamo tutti passato l'inferno, vorrei un po' di normalità.- dissi.
-Credo che per un po' dovremmo abituarci a questa normalità.- fece lei avvicinandosi seria.
Studiai i suoi occhi di ghiaccio, era sicuramente una ragazza con un forte carattere, faceva quasi paura a guardarla negli occhi.
-Ci serve un piano per l'inverno.- le dissi -dobbiamo pensare a fare scorte di ogni genere, e soprattutto saperci difendere in caso di incursioni.-
-Cosa proponi?- chiese Hannah, era chiaro che anche lei ci aveva pensato.
-Acquistiamo un fucile, facciamo scorta di viveri che possiamo conservare, e soprattutto impariamo ad usarlo per andare a caccia.- spiegai.
-Detto così sembri un prepper, - sorrise lei, - l'idea del fucile non mi piace granché, ma vista la situazione non vedo alternative, è l’unico modo per proteggere la nostra famiglia.-
-“Nostra”?- chiesi perplesso.
-In un modo o nell’altro noi tre ora siamo una famiglia.- disse Hannah.
-Ci stai quindi?-
-Ci stò, credo che la situazione generale sia troppo delicata per non essere preparati.- disse Hannah.
-E Iya?- chiesi.
Prima che Hannah potesse rispondere Iya uscì dalla cucina a braccia conserte.
-Da quanto tempo eri lì?- chiese Hannah in parte stizzita in parte sorpresa.
Senza rispondere, Iya la guardò per un istante negli occhi.
Accidenti se le due sorelle si assomigliavano, fatta eccezione per gli occhi.
Poi Iya guardò me.
-L'idea del fucile mi piace, quindi voglio imparare pure io, quanto alla situazione di cui avete parlato voglio imparare pure io, vi piaccia oppure no, non mi piace quello che sento quindi è meglio essere preparati, i problemi cominciano senza preavviso.-
Quindi fece per uscire dal salotto lasciandoci incapaci di rispondere per la sua improvvisa entrata in scena.
Era chiaro che era contrariata per non essere stata inclusa nel discorso.
Poi si fermò, guardò prima Hannah e poi me.
Quasi stavo dimenticando,- fece guardando poi Hannah, -pure io sono stanca di dormire in una ghiacciaia, quindi l'idea di Sasha per quanto originale, non lo è poi così tanto, stanotte staremo al caldo.-
Poi sorrise: -Dopotutto siamo una famiglia, no?-
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Quella notte io stavo nel mezzo e le due sorelle dormivano silenziose da ambo i lati.
Avevamo unito i due letti quella stessa sera.
In effetti, uniti ci si riscaldava a vicenda ed era quasi confortante sentire io tepore dei nostri corpi che contrastava il gelo, accanto al camino pieno di braci rossastre.
A occhi chiusi, non ancora addormentato ascoltavo accanto a me il sospiro di Hannah e io respiro di Iya dall'altro lato.
Fuori dalla finestra aveva ripreso a nevicare.
Le due sorelle tanto erano arrabbiate l'una con l'altra che non si volevano vicine.
Forse Fimbul era davvero arrivato.
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