-Ragazzi, giusto per avvisarvi, devo dirvi che adesso c'è almeno un metro di neve in giardino. Le strade sono comunque state passate dagli spazzaneve.- disse Helena quando rientrò.
-Tra mezz'ora vado andare a casa anch'io.- disse Ástmar.
-Per me non c'è problema.- dissi.
Ero abituato a fare lunghe camminate nella neve, dal momento che abitavo in periferia, per andare a scuola quando le strade erano impraticabili o ghiacciate.
Non fosse stato per la tempesta di neve, sarei anche venuto con il motorino elettrico, ma le strade impraticabili e non conoscendo ancora dove abitava Helena mi avevano dissuaso da tale iniziativa.
In quel momento un nuovo tremore scosse la camera di Helena.
-Sembra che il vulcano ci stia dando dentro.- commentò Ástmar.
-Ho appena sentito mia madre che diceva che adesso ci sono almeno un altro paio di nuove fratture fuori dal ghiaccio dalla quale eruttano fontane di lava.- commentò Helena.
-Sarei curioso di andare sul posto, quando l'eruzione sarà finita, o almeno calmata.- aggiunsi senza distogliere l'attenzione dal film.
-Dopo di te.- ironizzò Helena.
Il discorso si esaurì e la nostra attenzione tornò a essere catalizzata sull'ultima parte del film.
Quando furono le 23.30, anche Ástmar decise che era giunto il momento di levare le tende, sicuramente non volendo correre il rischio di restare bloccato nella tempesta di neve che continuava a soffiare.
Dopo che ci fummo salutati, augurati i migliori auguri di buone feste, Helena lo riaccompagnò alla porta mettendo il film in versione "PAUSE".
Era palese che le nostre aspettative erano che il film durasse un po' meno, tuttavia Helena non sembrava turbata all'idea di finire di vederlo.
Dopo che lo ebbe riaccompagnato alla porta, la vidi rientrare in camera con una scatola allungata di biscotti con pezzi di cioccolato.
-Ti piacciono?-
-Altroché, ma non serviva che ti disturbassi tanto.-
-Tanto vale finire di guardarsi il film con più gusto.
-Non le chiesi perché non li avesse tirati fuori prima, anche se quando c'erano i suoi amici in realtà aveva portato un catino pieno di pop corn, tuttavia accettai.
Si sedette tra i cuscini del letto accanto a dove ero seduto io e fece ripartire il film, per la restante mezz'ora di durata che mancava.
Per un istante con la coda dell'occhio guardai fuori dalla finestra la tempesta di neve che continuava a soffiare.
La stanza fu scossa da un altro breve tremore, ma stavolta non ci facemmo più caso.
Il proseguimento di "Rose Red" sembrò accelerare con la medesima velocità con il contenuto della scatola di biscotti si riduceva.
-Perchè non ti fermi a dormire qui?- chiese Helena cogliendomi alla sprovvista.
-Non è necessario- dissi imbarazzato - le strade sono passate con gli spazzaneve, inoltre non è la prima volta che torno a casa durante un blizzard. Grazie, lo stesso.-
-Con questo tremendo vento gelido, a meno trenta gradi, non fa in tempo a passare uno spazzaneve che pochi minuti dopo le strade sono già coperte di fresco. Inoltre sta già facendo tardi, e piuttosto che tu ti prenda una polmonite preferirei che ti fermi qui per questa notte.-
-Se ce l'hanno fatta Ástmar e Ögri, posso tranquillamente sopravvivere anch'io- ironizzai.
-Loro abitano qui vicino. Tu un po' più distante..-disse Helena -..e comunque, mi faresti compagnia.-
Un breve istante di silenzio.
-Va bene.-Poco dopo mezzanotte "Rose Red" terminò, sicuramente battendo il record di uno dei film più lunghi che finora avremmo visto ma tutto sommato bello.
La madre di Helena andò a dormire, era già stata avvisata che dormivo lì con loro.
Pochi minuti dopo Helena aveva tirato giù dallo sgabuzzino della sua camera un letto pieghevole, che preparò in pochissimi minuti accanto al suo.
Mi sentivo ancora leggermente in imbarazzo per tutto questo, oltre al fatto che Helena mi aveva procurato un pigiama apparentemente maschile, dopo avermi indicato il bagno dove cambiarmi.
-Il pigiama ti va bene?-
-Mi sta alla perfezione, è giusto della mia taglia.- dissi. -Perfetto. Comunque, grazie per il disturbo.- farfugliai.
-Ma quale disturbo,- disse lei, dopo essersi messa il pigiama, - perché non attacchi il letto, così possiamo parlare un po', anche se sottovoce, ormai sono andati tutti a dormire.-
Ormai le luci erano state abbassate in tutta la casa, pochi minuti dopo eravamo tutti e due distesi con la testa sul cuscino sul copriletto dei rispettivi letti appena attaccati, a parlare bisbigliando.
La temperatura interna nella stanza come si poteva osservare accanto all'orologio digitale della finestra, era di ventisei gradi, l'unica luce che filtrava nella semi-oscurità era un innaturale luminescenza bianca che arrivava dalla finestra, come effetto del bianco riflesso dell'illuminazione artificiale esterna sulla neve che andava accumulandosi.
Come sottofondo c'era solo lo spettrale fischio del vento gelido.
-Davvero hai intenzione di andare a vedere il vulcano?- bisbigliò Helena.
-La mia era solo un ipotesi, comunque perché no?- risposi.
-Perché "si"?-
-Non lo so, mi affascina, forse perché è un'evento che non si vede tutti i giorni.-
-E'un po pericoloso, non trovi?-
-Si, ma non intendo correre rischi,- spiegai -starò a distanza di sicurezza e anche oltre, se sarà necessario.
-Proprio in quell'istante il silenzio della stanza venne interrotto da un altro breve tremore, quasi di risposta.
-Aspettiamo almeno un paio di giorni, oppure almeno fino a dopo Capodanno, così possiamo vedere come evolve la situazione.-
-"Aspettiamo"?-
-Verrò anche io.- disse Helena.
-Sono contento, perché hai deciso di venire?-
-Anche a me queste cose mi hanno sempre affascinato.- spiegò lei.
-In ogni caso l'eruzione potrebbe durare per mesi- dissi - inoltre, non sono certo che ci si possa arrivare se ci sono per esempio i blocchi della protezione civile islandese.-
-Proviamoci lo stesso, magari proviamo ad aggirarli.-
-D'accordo, mi piace tuo questo senso di iniziativa.-
-Si vede che non mi conosci ancora,- bisbigliò lei sottovoce con un sorriso guardandomi.
-In ogni caso speriamo che per allora abbia smesso di nevicare, magari si vedranno anche le stelle.-
-Questa è un altra mia passione, anche se dubito che le vedremo quel giorno.- mi confidò Helena.
-Non lo avrei mai detto.-
-Invece si. A te piacerebbe, se potessi, un giorno fare un giro nello spazio?-
-Non ci ho mai pensato, ma anche se soffro di vertigini, credo di si. Perché?-
-Vicino a Reykjavik stanno costruendo uno spazioporto della compagnia Spacex, contano a far partire il turismo spaziale entro i prossimi due anni.- disse Helena.
-Un giro me lo farei, il problema è che non credo si tratti di un offerta low cost, anche se per un giro del genere varrebbe sicuramente la pena.- dissi.
-Sicuramente, ma all'inizio neanche Ryanair era economica, adesso è diventata la principale compagnia aerea globale low cost.- disse Helena.
-Questo è vero, dopotutto in questi anni il turismo spaziale è diventato comune quanto i viaggi aerei. Lo spazio è diventato la nuova meta. Ci sono persino i primi insediamenti lunari con colonie di minatori che lavorano sotto la superficie della Luna. Senza contare la prima colonia di Spacex su Marte da alcuni decenni.- dissi.
-Preferisco restare con i piedi per terra per il momento,- disse Helena- anche se vedere la Terra dallo spazio per qualche ora non mi dispiacerebbe.
-In quel momento un altro tremore scosse la stanza.
-In ogni caso,- bisbigliai interrompendo il filo del discorso -Buon Natale.
-Lei sorrise, i capelli scomposti sul cuscino.
-Vieni qui tu a farmeli o vengo io?- bisbigliò.
Mi spostai dal mio letto al suo, sdraiato accanto a lei e le presi una mano nella mia.
-Sei gelata.-
-Te l'avevo detto che mi serviva compagnia,- disse lei - sai, quando John Franklin e la sua spedizione qualche secolo fa si persero nel mezzo dei ghiacci artici canadesi, alla ricerca del cosiddetto Passaggio a Nord Ovest, quando esaurirono le loro scorte per riscaldarsi, in pieno inverno, a meno cinquantatré gradi, dormivano tutti attaccati l'uno con l'altro nel tentativo di scaldarsi nel corso della notte artica. Quando ho freddo mi sento proprio così, come ora.
-Capii la metafora, anche se sicuramente la camera di Helena era tutt'altro che simile ad una nave bloccata in mezzo alla banchisa polare senza scorte di carbone.
La abbracciai, e lei si strinse a me, le mani unite dietro la schiena, appoggiando la testa contro il mio petto.
Ora stavo meglio anch'io.
Sentii il suo calore irradiarsi attraverso il suo pigiama al mio corpo, e sicuramente anche lei sentiva il contrario.
-Così va meglio?- sussurrai.
-Si.-
Un sussurro appena accennato. Nessuno disse nulla per quella che parve un eternità. Forse istanti. Forse minuti. Nessuno si mosse.
-In ogni caso, - alzò il viso vicinissimo al mio -Buon Natale anche a te.- sussurrò.
Azzerò le distanze tra la sua bocca socchiusa e la mia.
Per un lungo istante l'unico suono che si sentì fu il fischio esterno del vento.
La strinsi leggermente più forte, sentendola carezzarmi piano la schiena, di risposta.
Dopo un lungo istante ci staccammo, le carezzai il viso guardandola.
Lei intrecciò le dita della sua nelle mie, mentre i suoi occhi mostravano i primi segni di cedimento.
Sentivo anch'io le mie palpebre farsi pesanti.
Con la testa appoggiata al cuscino, mano nella mano, restammo a guardarci in silenzio nella bianca oscurità, il fischio del vento come sottofondo..
Non so quando ci addormentammo, l'orologio digitale sul vetro della finestra segnava le 04.14 del mattino quando mi svegliai, ancora abbracciato ad Helena.
Lei dormiva ancora.
Cosa mi aveva svegliato?
Sicuramente l'ennesimo tremore vulcanico.
Fuori la tempesta di neve soffiava ancora, il fischio del vento gelido era l'unico suono costante nella camera di lei, fatta eccezione del suo respiro regolare mentre dormiva.
Non mi mossi, cercai di riprendere sonno, e restai fermo a guardarla dormire.
-Sei sveglio?- sussurrò senza aprire gli occhi.
-Pensavo che dormissi.-
-Sicuramente mi sveglierò altre volte nei prossimi giorni.-
-Potrebbe sempre calmarsi prima.-
-Non sono ottimista al riguardo. A cosa stavi pensando? Sembravi perso nei tuoi pensieri pochi istanti fa.-
-In effetti stavo pensando a te, e a come ci siamo conosciuti.- dissi.
-E..?-
-Sono contento di averti incontrato.-
-Prima in un bar, poi in palestra.- aggiunse lei.
-Si, esatto.- feci un sorriso.
-E adesso cosa ne pensi?-
-In che senso?
--Di noi.-
Ci pensai un attimo.
-Due anime, lo stesso respiro.-
-Mi piace.- sorrise Helena.
Accostai il mio viso al suo e per un istante i nostri respiri divennero uno solo, tra una carezza, poi un abbraccio.
Le presi una mano, incrociando le mie tra le sue.
In quel momento in nuovo tremore scosse la stanza, ormai parte di una consueta routine.
Fuori il vento continuava a fischiare ininterrottamente.
-Sai,- mi confidò Helena sussurrando -a volte ho paura a iniziare qualcosa di nuovo con qualcuno, sono terrorizzata dall'idea che prima o poi tutto finisca e poi mi ritrovi di nuovo da sola, quasi spaesata e devo ricominciare tutto daccapo.-
-La stessa cosa vale anche per me, anche se finora non ho mai incontrato qualcuno di speciale, ma alla fine se dovessi pensare a questo, oppure lo facessero tutti, tutte le storie finirebbero, quindi credo che questo sia qualcosa che va costruito giorno per giorno senza programmi di lungo termine.-
-Vero, ma non saremmo sempre così, tra pochi anni saremmo persone diverse da come siamo adesso.- osservò lei.
-Il futuro è incerto, ma adesso siamo qui.
Anche l'eruzione era un ipotesi incerta, quasi incredibile, fino a poche settimane fa.
Cominciamo dal presente.
Ogni istante, degli ultimi minuti e poi millenni il mare non ha fatto altro che sciabordare lungo le spiagge nere nere di questa glaciale terra vulcanica cambiandone la forma.
Eppure l'Islanda non ha cambiato la sua natura.
Non credo che noi faremmo diversamente in futuro.- spiegai in un sussurro.
-Del tipo che la forma muta ma l'essenza rimane sempre la stessa?-
-Si.-
-In ogni caso..-sussurrò Helena portandosi con il viso sopra il mio, i lunghi capelli castani che le ricadevano ai lati, -..iniziamo da questo.
-Calò il suo viso sul mio unendo i nostri respiri in uno solo.
In quel momento un altro tremore scosse la stanza.
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