I giorni successivi trascorsero assai lenti, la polvere nera non cessava di cadere alternandosi a intense nevicate.
Nemmeno la nebbia secca mostrava segni di voler mollare la presa.
La primavera a questa latitudine era ancora assai lontana ed eravamo ancora nel pieno dell'inverno nonostante le giornate lentamente avessero iniziato ad allungarsi.
Non vidi più Helena per i giorni successivi, mi disse che era indisposta, avevo il vago sospetto che fosse sotto sotto pentita di ciò che avevamo fatto.
Ci scrivevamo ancora e sapevo che doveva ancora badare a sua madre, tuttavia sentivo la sua mancanza.
Esjufjoll continuava ad avvelenare l'aria con lo smog di quella strana nebbia secca e le polveri, e la terra continuava a tremare, tuttavia di punto in bianco le cose iniziarono ad andare in peggio quando anche l'acqua potabile di punto in bianco iniziò a puzzare quanto quella strana nebbia secca. L'attività vulcanica aveva contaminato l'acqua che scorreva dal Vatnajokull e probabilmente anche la falda acquifera.
Questo iniziò a creare disagio tra gli abitanti di Jökulsárlón, ormai sempre più stressati dai continui terremoti, dalla polvere nera e dalla nebbia secca che persistente in contemporanea con l'attività vulcanica.
I negozi iniziarono lentamente ad essere svuotati delle bottiglie di acqua naturale e frizzante, fortunatamente con le scorte che facevamo per l'inverno, prima che la banchisa chiudesse il mare alle navi commerciali, la carenza di acqua non era ancora un problema ma il malcontento era dilagante e infettava come un virus.
Gli ospedali erano già stipati da persone a causa di problemi respiratori e bruciore di occhi e gola a causa della nebbia secca, ma ben presto in città iniziò una nuova epidemia di mal di stomaco, convulsioni da vomito e diarrea e gli ospedali iniziarono ad essere sovraccarichi oltre il necessario.
La situazione stava peggiorando e i soccorsi non potevano venire in elicottero a causa della cenere di Esjufjoll, per contro le strade a sud di Jökulsárlón erano state spazzate via dalle inondazioni del ghiacciaio causate dalle nuove eruzioni.
Gli aiuti, se sarebbero arrivati, sarebbero arrivati via mare ma sarebbe stato necessario del tempo in quanto l'Islanda era circondata dalla banchisa e questo necessitava di navi rompighiaccio.
Sarebbe stato necessario aspettare mentre la situazione peggiorava, non che nel resto del mondo la situazione fosse migliore rispetto ad altri Paesi, tuttavia la situazione in Islanda era in una situazione migliore.
Ero ancora convinto di questo finché una notte qualcosa mi svegliò, non era qualcosa di normale, fino a quando affacciandomi alla finestra come attratto da qualcosa non vidi un lontano bagliore rossastro in un avvallamento tra le colline, non molto lontano da Jökulsárlón.
Ci vollero un paio di giorni prima che le condizioni meteo permettessero a me e ad alcuni abitanti di avventurarsi in quella zona isolata, si unì anche Helena che nel frattempo si era ripresa dal mal di stomaco e appariva leggermente dimagrita.
Una volta sulla sommità innevata di una di quelle colline vedemmo con i nostri occhi ciò che i droni avevano confermato il giorno prima.Si era formata una nuova frattura eruttiva dalla quale si era formato una sorta di camino eruttivo di lava solidificata che era rapidamente cresciuto man mano che la lava zampillante si era raffreddata sui bordi, sovrapponendo su quella precedente.
Il diametro di questo camino lavico era circa di trenta metri e alto circa una decina di metri.
Da una spaccatura sul bordo un flusso lavico fluiva nella vallata sollevando una colonna di vapore man mano che entrava in contatto con lo spesso manto nevoso.
-Sempre meglio.- ironizzò Helena accanto a me.
-Finché la lava resta confinata in questa vallata non vedo alcun pericolo.- osservai.
-E cosa succede se uno di quei cosi si forma a Jökulsárlón?- fece lei.
-Bella domanda.- dissi.
-Se l'eruzione non finisce presto ho l'impressione che saremmo costretti ad andarcene tutti prima che inizi a decimarci tutti.- commentò lei.
-E per andare dove?-
-Reykjavik potrebbe essere un buon punto di partenza.- disse Helena.
-Non sarebbe una cattiva idea, ma sarei felice se potessi continuare a vivere qui.- lo dissi con scarsa convinzione.
-Prima dobbiamo uscire da questa situazione.- In quel momento una nuova vibrazione scosse il terreno sotto di noi.La nebbia secca si era leggermente indebolita in quei giorni e si potevano vedere meglio le nubi di cenere che si alzavano da Esjufjoll.
Forse dopotutto l'attività del vulcano avrebbe potuto calmarsi, sicuramente questa primavera sarebbe stato impossibile coltivare qualcosa con tutte quelle sostanze acide eruttate contenute nella nebbia secca e nella pioggia di cenere, ma almeno la vita sarebbe continuata.
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