SOGGIORNO FORZATO
Cap.6
Era passato un altro giorno, scandito dalla colazione, dal pranzo e dalla cena, dal controllo delle urine e dai prelievi del sangue. Avevano a malapena parlato, c’era parecchia tensione tra Sharon e Andy ed erano entrambi molto tesi. Si erano scambiati qualche parola, ma niente di più e il tempo scorreva molto lentamente.
Il giorno seguente, Andy stava aspettando la visita di Provenza, stava camminando già da un po’ in circolo, aspettando la visita, sembrava un animale in gabbia. Si alzarono le veneziane e Andy vide Provenza seduto, con in mano il citofono. Prese la cornetta e si sedette alla sedia.
"Come stai Andy?" Chiese Provenza.
"Non sto bene, devo andare ai miei incontri." Rispose con il volto scuro.
"Andy devi resistere." Disse Provenza.
"Allora ho bisogno di parlare con Paul. Sto male qui, sono stressato e ci trattano come cavie, il cibo fa schifo e voglio tornare a casa mia!" Gridò stizzito Andy.
"Ok. Senti chiamo Paul e vedo di farlo venire qui, però devi stare tranquillo, ok?!" Disse Provenza con calma. Silenzio.
"Sì, lo so, ma non è così facile. Siamo rinchiusi qui, sto scoppiando, mi sento compresso, sento che la situazione mi sfuggirà di mano. Non siamo liberi, ci fanno prelievi, controllano i parametri, ma non ci dicono nulla."
"Vi trattano bene?"
"Hanno usato la violenza e mi hanno sedato...cazzo! L’ho detto che non volevo!" Andy era nervoso.
"Ci hanno detto che vi siete opposti da alcuni trattamenti, così hanno dovuto usare dei metodi poco ortodossi."
"Non rispettano i nostri diritti!" Gridò Andy, si sentiva in trappola.
"Siete in una situazione grigia, vogliono capire se siete stati infettati. Vogliono che stiate bene." Disse Provenza con calma.
"Bè non è questo il modo, dobbiamo fare quello che ci dicono e non ci possiamo opporre."
"Devi avere pazienza." Disse Provenza cercando di calmare il suo amico, visibilmente agitato.
"La pazienza non è la mia migliore virtù, lo sai."
"Devi essere collaborativo, dobbiamo sapere se siete stati infettati. Solo così potranno curarvi al meglio.” Disse Provenza cercando di far ragionare Andy.
"Non so se siamo stati infettati, so solo che sono stressato e incazzato, dormo di merda Provenza."
"Calma Andy, calma. Vedrò di parlare con loro e domani ti porto Paul, promesso. Tu però non fare idiozie e comportati bene, anche con lei.”
“Mi comporto bene, cosa stai dicendo?” Andy si stava alterando, quell’ultima frase non gli era piaciuta, cosa voleva insinuare Provenza.
“Dicono che litigate e siete agitati.” Disse Provenza.
“Bastardi!” Disse Andy e picchiò il pugno sul tavolo.
“Andy reagendo in questo modo, non ti aiuti a stare meglio.”
“Provenza vorrei vedere te in questa situazione: sono obbligato a stare qui, chiuso dentro, in compagnia di una persona che mi odia, secondo te dovrei essere contento!?” Gridò Andy.
“Non sto dicendo che sia una passeggiata, dico solo di avere pazienza e nel frattempo devi cercare di stare meglio possibile. Non fare lo stronzo come il tuo solito!”
“Senti chi parla! Adesso vuoi farmi la romanzina, stai scherzando?” Sbattè ancora il pugno sul bordo della mensola, che affacciava alla vetrata.
“Sto cercando di dirti che se cerchi di creare un ambiente confortevole, starai meglio, zuccone!” Disse Provenza in modo conciliante.
“Non voglio stare qui, lo vuoi capire oppure no!” Gridò Andy.
“Va bene, va bene. Calmati.” Disse Provenza. Silenzio.
“Scusa Provenza, sono un po’ agitato e sono stressato.” Mormorò Andy scusandosi.
“Va bene.” Silenzio. “Senti, fammi parlare con il capitano Raydor.”
“Ok.” Si alzò “Sharon, Provenza ti vuole parlare.” Le diede la cornetta del citofono e si allontanò.
“Se vuoi, puoi rimanere Andy, non ci sono segreti tra me e Provenza.” Disse Sharon sorridendo.
“Divertente.” Disse Andy sedendosi sul letto e facendo finta di leggere. “Tanto si sente tutto anche da qui.” Mormorò scuotendo la testa.
“Allora capitano Raydor, come sta?” Chiese Provenza sinceramente preoccupato.
“Siamo un po’ stanchi tenente, spero che ci riportiate a casa il più presto possibile.” Disse con voce provata.
“Il capo Johnson sta lavorando proprio per quello. Abbiamo chiamato l’avvocato Baker e speriamo che ci possa aiutare a districare questa ingrovigliata matassa.” Spiegò Provenza.
“Posso parlare con Gavin?” Chiese Sharon speranzosa.
“Forse più tardi, adesso è insieme al capo Johnson, stanno cercando di convincere il capo di questa sezione dell’FBI, che magari potreste continuare il vostro soggiorno forzato in un ospedale di L.A. Non voglio darvi false speranze, questa è la nostra richiesta, ma hanno in mano il comando di tutta l’indagine e la decisione finale spetta solo a loro.” Disse Provenza, cercando di risollevare gli animi. Sharon lo guardò perplessa, non l’aveva convinta fino in fondo. “Siamo fiduciosi. Dovete esserlo anche voi.”
“Ci proviamo tenente, ci proviamo.”
“Come sta l’idiota? Seriamente.” Chiese Provenza preoccupato.
“Non sta bene.” Rispose Sharon con calma.
“Ok, grazie.” Disse Provenza pensieroso, adesso aveva altre priorità, ma avrebbe dovuto occuparsi anche della situazione di Andy. “Vedrò cosa posso fare. Adesso vado a vedere a che punto sono il capo Johnson e l’avvocato Baker. Ci vediamo più tardi.”
“Grazie tenente Provenza.”
“Capitano.” Provenza si alzò e uscì.
Sharon tornò a sedersi sul letto, Andy stava leggendo il libro che Provenza gli aveva portato. Sembrava più tranquillo, Sharon non lo aveva mai visto con gli occhiali a leggere un libro, rimase sorpresa.
“Perché continui a fissarmi?” Chiese Andy, guardandola con la coda dell’occhio, non l’aveva persa di vista un solo momento.
“Non stai leggendo?”
“Sento i tuoi bellissimi occhi che mi fissano.” Disse con dolcezza.
“Scusa?” Chiese sbalordita. Andy si riprese, diede un colpo di tosse.
“Mi stai fissando. Non è educato.”
“Scusa Andy, non avrei mai immaginato di vederti con gli occhiali a leggere un libro.”
“Pensi che sia uno sbirro ignorante?!” Chiese Andy infastidito.
“Non volevo dire questo.”
“Bè, perché sembrava invece che volessi dire proprio questo.” Disse stizzito. Silenzio.
“Aspetta, aspetta un attimo, tu prima hai detto: “Sento i tuoi bellissimi occhi che mi fissano.” Oppure mi sbaglio?”
“Ho detto solo che mi stai fissando.” Disse secco.
“Andy … hai detto i tuoi bellissimi occhi …”
“Hai capito male.” Disse Andy, senza che Sharon finisse la frase.
“Ok, ho capito male.” Silenzio. Improvvisamente Sharon sentì bussare sul vetro, si girò e vide Gavin che sorrideva e le faceva cenno di prendere il citofono. Sharon scese dal letto e andò davanti alla vetrata, prese il citofono e sorrise.
"Ciao ragazza!" Disse Gavin sorridendo.
“Ciao Gavin.”
“Allora come stai? Mi hai fatto stare in pensiero.”
"Questa volta è pesante Gavin. Sono a pezzi. Senti potresti chiamare i miei ragazzi e sentire se stanno bene? Digli che sono ok e che tornerò a casa presto."
"Perché non li chiami tu?"
"Li ho chiamati, ma qui non c'è … privacy … e non voglio... Insomma … se li chiamo ancora … non credo di farcela. Sentili tu, per favore." Disse sottovoce.
"Sei proprio a pezzi Sharon, non immaginavo fosse così dura." Disse Gavin preoccupato.
"È dura Gavin, ci trattano come cavie da laboratorio. Non hanno un minimo di rispetto per noi."
"Ok, parlerò con i ragazzi, stai tranquilla, ci penso io." Silenzio. "Senti, la testa calda come si comporta con te?" Disse accennando a Flynn.
"Andy?"
"Siamo passati a chiamarci per nome, uhhhh..." Disse Gavin maliziosamente.
"Smettila Gavin..."
"Sarà, ma la mia teoria è sempre più valida." Disse soddisfatto.
"Taci Gavin!"
"Gli opposti si attraggono mia cara, il vecchio Gavin ci vede lungo..."
"Gavin!"
"Ok, ok la smetto. Sei già abbastanza provata. Forza tesoro, sei molto meglio e sei anche più forte."
"Non lo so Gavin, sono molto stanca, ... È dura." Silenzio "Senti Gavin, se non esco da qui, vorrei che..."
"Cosa stai dicendo?! Non ammetto nulla del genere, sto lavorando duramente per tirarti fuori da qui e tu, uscirai di qui, te lo prometto!" Disse lui alzando la voce.
"Grazie Gavin..." Una lacrima scendeva dai suoi occhi. Silenzio.
“Dai Sharon, voglio vederti sorridere e voglio vedere la mia ragazza di sempre: forte, risoluta, indipendente e meravigliosa.” Disse Gavin sorridendo.
“Farò del mio meglio.” Disse Sharon abbozzando un sorriso.
“Ecco la mia ragazza!” Disse soddisfatto. “Senti cara, adesso devo andare, ma ritornerò presto, spero con la richiesta di spostarvi in una struttura ospedaliera di L.A.”
“Grazie Gavin.”
“Non dirlo neanche per scherzo. Ci vediamo presto, salutami il tuo tenente testa calda. Baci tesoro, ti voglio bene.” Disse Gavin alzandosi e salutando Sharon.
“Ti voglio bene anch’io.” Sharon mise a posto la cornetta e lo vide andare via.
Tornarono il capo Johnson e il tenente Provenza e si congedarono da Sharon e Andy e dissero loro che stavano lavorando per tirarli fuori da quel guaio, il più presto possibile.
Li videro uscire e tornarono entrambi a sedersi sui loro letti. Silenzio.
Continua …
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