SOGGIORNO FORZATO
Cap.3
“Vado a vedere cosa ci hanno portato da mangiare. Sharon si avvicinò ai vassoi e scoprì i vari contenitori. “Allora, la casa offre per cena: una tazza di brodo, un tortino … credo di carne, delle verdure bollite, un panino, una bottiglietta di acqua e della macedonia …c’è anche il dolce … qualcosa di simile al budino.” Disse cercando di alzare il morale di entrambi, però scosse la testa, faceva fatica a trovare il lato positivo.
“C’è da abbuffarsi.” Disse Andy sorridendo.
“Aspetta ti avvicino il tavolino.”
“Vuoi mettere anche il tuo tavolino, vicino, almeno mangiamo insieme. Se ti va?” Chiese in modo gentile.
“Certo che mi va. Aspetta.” Sharon avvicinò i due tavolini e appoggiò entrambi i vassoi. Si sedette sul letto di Andy e aprì i vari contenitori.
“Grazie. Hai fame?” Chiese Andy.
“Uhm …un po’.” Il cibo che aveva davanti a sé non era entusiasmante, però qualcosa dovevano mangiare.
“Io un po’ di fame ce l’ho.” Andy prese il pane e l’addentò, mangiò anche la verdura. “Quella specie di brodaglia la lascio, mangerò la verdura e il pane.”
“Il tortino non lo vuoi?” Sharon l’assaggiò. “Sembra vegetariano, va bene per te.”
“Perché va bene per me?” Chiese incuriosito da quella frase.
“Sei vegetariano.” Rispose candidamente.
“Come fai a sapere che sono vegetariano?” Chiese con un tono un po’ risentito.
“Lo so.” Disse con fare indifferente, non voleva discutere.
“Sai un sacco di altre cose su di me, vero capitano?” Disse Andy con un ghigno, scuotendo la testa.
“Ho letto il tuo fascicolo Andy, nell’ultimo periodo eri più al FID, che alla Crimini Maggiori.” Disse Sharon arrabbiandosi un poco.
“Spero che la lettura ti abbia rilassato …” Disse con sarcasmo.
“Mi hai creato solo problemi tenente, se proprio lo vuoi sapere.” Il tono era in modalità Darth Raydor. Silenzio. Sharon si accorse di aver esagerato nella risposta, ma l’aveva provocata.
“Scusa.” Disse Andy, riprendendo a mangiare le verdure. Silenzio. Tentò di tagliare il tortino, ma con la mano legata, non riusciva e dopo alcuni tentativi, lasciò il coltello di plastica sul piatto e sospirò sconsolato.
“Ti posso aiutare Andy?” Chiese dolcemente, si rese conto che la situazione era difficile per entrambi.
“Non voglio crearti altri problemi.” Disse senza guardarla, sapeva che l’odiava.
“Non è un problema aiutarti a tagliare il cibo.” Cominciò a tagliare il tortino. “Ecco fatto!”
“Grazie.”
“Prego.” Silenzio. Finirono di mangiare.
“Questa specie di budino non è male …” Andy voleva stemperare la tensione che si era creata tra loro.
“E’ vero, poteva andare peggio … almeno è commestibile!" Sharon sorrise.
“Hai un bel sorriso.” Disse Andy senza pensarci, le parole uscirono spontanee dalla sua bocca. Silenzio. “Scusa.” Silenzio.
“Forse è meglio se tolgo tutto quanto e torno sul mio letto.” Sharon si sentiva a disagio per l’ultima frase di Andy, non si aspettava che dicesse una cosa del genere. Portò i due vassoi sul tavolo all’entrata, spostò il tavolino e lo riportò vicino al letto e spostò il tavolino di Andy.
“Sharon … io … aspetta ti aiuto …”
“Andy è tutto a posto, ok. Adesso cerchiamo di riposare, siamo stanchi entrambi, oggi è stata una giornata … una giornata complicata.” Si mise a letto. Silenzio. Andy rimase in piedi a guardarla. Si sedette sul letto, sospirò e si distese. Guardò il soffitto per parecchio tempo e alla fine si addormentò. Dopo qualche ora si svegliò all’improvviso, sudato, agitato, si mise seduto e cercò di alzarsi, ma si accorse di essere legato. Prese fiato per un po’, cercò di rilassarsi, si risedette e accovacciò le gambe. “In che cazzo di guaio mi sono infilato, idiota! Idiota!” Mormoro tra sé.
Si girò e rigirò varie volte prima di calmarsi del tutto e riprendere sonno. Alle prime ore del mattino, Andy si svegliò e suonò il campanello, chiedendo assistenza agli infermieri. Arrivò un infermiere, che chiese in malo modo cosa volesse. Rispose che doveva fare pipì. L’infermiere andò in bagno, prese un pappagallo e lo lanciò a Andy e uscì.
“Che modi!” Disse Andy in tono brusco.
“Andy …”
“Scusa Sharon …”
“Come ti senti?”
“Di merda.” Era arrabbiato.
“Andy …”
“Ok, scusa il francesismo. Non sono proprio al meglio, ok!?” Rispose seccato.
“Tenente, … sei sempre di pessimo umore al mattino …” Disse Sharon con la voce impastata di sonno.
Entrarono due infermieri, misero sul tavolo dei vestiti di cambio, uno di loro portò delle provette e dissero che volevano le urine e sarebbero passati dopo a ritirarle. Entrò un terzo infermiere che disse che doveva fare dei prelievi ad entrambi. Andò da Flynn e fece il prelievo e dopo andò da Sharon, che si era rannicchiata sul letto. L’infermiere prese il braccio e senza troppa cortesia, fece il prelievo. Sharon rimase immobile, era spaventata e due lacrime scesero dal suo viso.
“Mi può slegare, per favore?” Chiese Flynn.
“Non ci darà più problemi?” Chiese brusco l’infermiere.
“No, non vi darò più problemi.” Rispose sconsolato.
“Aspetti.” Uscì e rientrò con la chiave della manetta. Lo liberò e uscì dalla camera. Andy si avvicinò al letto di Sharon: “Tutto a posto?” Silenzio. Aveva la testa tra le ginocchia, per non far vedere le lacrime. “Tutto a posto.” Mormorò sottovoce.
“Sharon …”
“Andy per favore, sto bene.”
“Ok. Sei sicura? Perché non …”
“Sto bene tenente!” Gridò spaventata dalla sua preoccupazione. Questo atteggiamento del tenente Flynn la spaventava, era un lato che non conosceva e ne aveva paura, anche se non sapeva il perché.
“Ok, ok. Vado a farmi la doccia e mi cambio.” Disse scuotendo la testa.
“Vai pure.” Disse Sharon senza alzare la testa, stava ancora piangendo calde lacrime.
Andy prese il cambio, il contenitore per le urine e si avviò in bagno. Si fece una doccia rinfrescante, rientrò in camera asciugandosi i capelli, si sentiva meglio. “Come stai Sharon?” Chiese preoccupato.
“Sto bene, vado a farmi una doccia anch’io.” Si alzò, prese il barattolo per le urine e andò in fretta in bagno. Andy rimase da solo in camera, mise il barattolo con le urine sul tavolo, sospirò e andò a sedersi sul letto. Dopo un po’, Sharon rientrò in camera, aveva asciugato i capelli, appoggiò il barattolo delle urine sul tavolo e andò verso il suo letto.
Rimasero in silenzio, ognuno sul proprio letto, quando entrò il dottore: “Tra poco avrete visite, il capo Johnson e il tenente Provenza sono venuti a trovarvi. Se volete avvicinarvi al vetro, tireremo su la tenda a veneziana e potrete parlare con loro attraverso il citofono. Se schiacciate il pulsante rosso, vicino alla cornetta, si mette il vivavoce, così potrete ascoltare entrambi.”
“Dottore aspetti, ci sono novità?” Chiese Sharon speranzosa.
“Per ora non posso dirvi nulla. Prendo i vostri campioni delle urine. Ci vediamo più tardi.” Uscì e li lasciò da soli. Si avvicinarono al vetro e attesero. Dopo qualche minuto, la veneziana si sollevò e dal vetro videro il capo Johnson e il tenente Provenza. Entrambi sorrisero, felici di vederli sani e salvi. “Prego capo Johnson.” Disse Provenza.
“Grazie.” Il capo Johnson si sedette e prese la cornetta.
“Capitano Raydor, tenente Flynn come state? Che bello vedervi sani e salvi.”
“Grazie capo. Stiamo abbastanza bene. Ma cosa sta succedendo, qui ci dicono poco e niente. Ci potete spiegare come stanno le cose.” Chiese Sharon. Il capo Johnson guardò Provenza, che annuì e disse: “La situazione è abbastanza complicata. Avete fatto scoppiare la bomba nel locale caldaia e pare che fosse un eco-bomba. L’indagine per questa banda di ecoterroristi è in capo all’FBI e per ora, voi due avete sventato un attentato, che avrebbe potuto mietere parecchie vittime. Purtroppo i possibili attentatori si sono suicidati. Rimangono dei fiancheggiatori, che non vogliono parlare e quindi sono in corso le indagini per capire cosa volesse questo gruppo di ecoterroristi.”
“Quando ci lasceranno andare?” Chiese Sharon.
“Questo non lo sappiamo ancora. Siete sotto osservazione dal punto di vista medico e preferirei per la vostra incolumità e salute, che rimaneste qui per tutto il tempo necessario.” Disse il capo Johnson.
“Capo, potrebbe avvisare mia figlia Nicole che sarò via per lavoro per un po’ di tempo?” Disse Flynn preoccupato. “Sarà in pensiero, se non mi faccio sentire.”
“Certo, vero tenente Provenza che avviseremo la figlia di Flynn. Capitano Raydor, vorrebbe avvisare qualcuno?”
“Vorrei poter chiamare i miei figli per salutarli.”
“Direi che si può fare, ci lasci organizzare la cosa e possiamo farlo.” Silenzio.
“Capo stiamo morendo e non vogliano dircelo?”
“Tenente Flynn! Come le salta in mente una cosa del genere?” Disse il capo Johnson sorpresa.
“Non ci dicono nulla, potremmo morire e nessuno saprebbe niente.” Disse alzando le spalle.
“Noi siamo qui apposta per controllare … “Silenzio. “No, tenente, non state per morire. Farò il possibile perché le cose siano il più chiaro possibile e che non ci siano fraintendimenti.”
“Grazie capo Johnson.” Disse Sharon con voce triste. Silenzio.
“Senti Flynn, vuoi che ti porti qualcosa?” Chiese Provenza.
“Potresti portarmi il libro che sto leggendo, lo trovi in salotto, insieme … agli occhiali, grazie.”
“Lei capitano?”
“Avrei bisogno dei miei occhiali, ne ho un paio di riserva in ufficio. Vorrei anche lo shampoo per i capelli e il balsamo e il mio bagnoschiuma, se non chiedo troppo, qui sa tutto di detersivo. Più di tutto, vorrei tornare a casa presto. Non che la compagnia del tenente Flynn mi dispiaccia, però questo soggiorno forzato …”
“Vede capo, siccome il più simpatico sono io, il capitano Raydor, non sa come resistere alla mia estrema simpatia.” Disse Flynn facendo ridere tutti quanti.
“Sei il solito idiota Flynn!” Disse Provenza. “Ti porto anche la tua acqua di colonia, così cadrà direttamente ai tuoi piedi!” Disse facendo un cenno verso il capitano Raydor.
Risero tutti insieme stemperando la tensione per un momento, ma subito dopo divennero seri, la situazione non era delle più rosee. Rimasero tutti in silenzio.
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Continua …
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