SOGGIORNO FORZATO268Please respect copyright.PENANAfLPvDbHieW
Cap.8268Please respect copyright.PENANAjEvLiXv5TH
Erano rimasti in silenzio per un bel po’ di tempo, ognuno seduto sul proprio letto, quando Sharon chiese di nuovo: "Andy, cos’altro ti ha detto il tuo sponsor?” Voleva sapere perché lo sponsor di Andy la fissava, lo aveva fatto per tutto il tempo del colloquio.
“Niente, di stare tranquillo." Rispose Andy con noncuranza.
“Voglio sapere cosa ti ha detto di me, ho visto come mi fissava!" Insistette Sharon.
“Ancora! Non ha detto nulla! E' il mio sponsor!" Gridò scocciato.
“Cosa gli hai detto?!”
“Non ho detto niente." Allora Sharon si alzò dal letto e si avvicinò al letto di Andy "Non è vero, ho visto che mi fissava e dopo parlava con te, avanti tenente, parla!" Adesso Sharon gli era addosso e non voleva mollare la stretta su Andy.
"Cosa vuoi che ti dica?!" Chiese esasperato, adesso non aveva bisogno di avere Sharon che gli stesse addosso con tutte quelle stupide domande, Perché continua a starmi addosso!? Pensò tra sé.
"Voglio la verità, parla!" Disse Sharon puntandogli il dito addosso.
“Mi stai trattando come un sospettato!”
“Ho detto parla!” Sharon alzò la voce.
"Mi ha detto che sei una bella donna. Sei contenta?!" Disse fissandola negli occhi. Silenzio.
"E poi?"
"Ha detto che hai dei bei occhi. Adesso la smetti di darmi il tormento, sono già abbastanza stressato!" Disse Andy abbassando lo sguardo, ma sapeva che Sharon non avrebbe finito di fare domande.
"Tu gli hai detto che quando siamo al lavoro mi fissi le gambe?! Bè non ci credo!" Disse Sharon stizzita. Silenzio.
"Ok, gli avevo detto che hai delle gambe mozzafiato." Disse con calma, senza guardarla.
"Ah. Lui cosa ha detto?" Disse Sharon avvicinandosi al letto.
"Ha confermato quello che ho detto, ok! Chiudiamo questa conversazione, per favore?!" Andy si sentiva a disagio, si stava innervosendo.
"No, caro Andy, non la chiudiamo qui. Tu e il tuo amico Provenza fate sempre i cretini e fate delle battute cattivissime su di me e mi guardate le gambe e anche il culo!"
"Non posso credere di fare questa conversazione!!" Disse alzando le braccia in segno di resa.
"Tu e il tuo amico Provenza, mi date i soprannomi più stupidi: Darth Raydor, strega cattiva, Rulebook … Regina di ghiaccio… come diceva Jack …!" Silenzio. Sharon si girò e andò a sedersi sul letto, dandogli le spalle. Silenzio. Andy la guardò, capì che l’aveva ferita, si sentì in colpa.
"Scusa." Mormorò.
Sharon si girò e lo fissò negli occhi: "Vaffanculo tenente, tu, le tue scuse e tutti i maledetti soprannomi!" Silenzio.
"Hai ragione. Scusa. Sono un cretino. Però ero arrabbiato con te." Disse a voce bassa.
"Ah, eri arrabbiato con me e sentiamo, perché eri arrabbiato!? Perché ho fatto il mio lavoro? Perché devo farti rispettare le regole che trasgredisci a piacimento, perché devo fare da balia alla Crimini Maggiori e perché siete degli stronzi!" Gridò Sharon.
"Sei maledettamente brava nel tuo lavoro, solo che … tutte le volte sei insopportabile e soprattutto, non credi che io stia facendo bene il mio lavoro!"
"Andy il tuo fascicolo è alto il doppio di un normale fascicolo, pieno di accuse, richiami, reclami, ammonizioni, ...vuoi che vado avanti?!"
"Sono stato prosciolto da ogni accusa e i richiami e le ammonizioni le ho pagate, tutte! Perché pensi che sia uno stronzo!?" Gridò Andy.
"Andy chiunque legga il tuo fascicolo penserebbe che tu sia uno stronzo!" Silenzio.
“Abbiamo finito?” Disse con voce calma. Silenzio. “Grazie. Ora sono più contento che mi hai insultato, posso stare tranquillo e farmi delle belle dormite. Grazie.” Silenzio.
"So benissimo che sei un ottimo detective, ma il tuo comportamento non aiuta.” Silenzio. “Scusa per gli insulti.” Disse Sharon con calma “Non avrei dovuto, ti chiedo scusa, non è da me, ma siamo in una situazione particolarmente stressante." Silenzio.
"Scuse accettate." Rimasero in silenzio, la tensione si tagliava nell’aria. Continuare a litigare non avrebbe aiutato nessuno dei due. Sharon sospirò, era stanca e sapeva che anche Andy era provato. Prese un respiro e con calma disse: “Sei molto nervoso, dovresti dormire un po’. In queste notti non sei riuscito a dormire quattro ore di seguito senza svegliarti gridando o respirando a fatica. Sei stressato e stanco e dici cose … cose stupide.” Disse Sharon con calma e preoccupazione. “Perché non cerchi di riposare un poco.”
“Come hai detto in precedenza, questo è un discorso che non voglio affrontare con te.” Disse Andy con calma. Sharon sospirò, parlare con Andy era diventato molto complicato. Silenzio.
Dopo un’ora, entrarono due infermieri e chiesero al capitano Raydor di seguirli per fare degli ulteriori esami.
"Dove la volete portare?" Chiese Andy alzandosi.
"Tenente, torni sul letto e stia calmo." Disse l’infermiere.
"Voglio sapere dove la portate!" Chiese con insistenza Flynn.
"Farà degli esami, stia calmo. Venga capitano, ci segua." L’infermiere invitò Sharon a seguire il collega.
"Va tutto bene Andy, stai tranquillo." Sharon gli fece un cenno che tutto era ok e li seguì uscendo dalla stanza.
Dopo un paio di ore, portarono il vassoio con il pranzo per Andy, Sharon non era ancora tornata e Andy era preoccupato. Mangiò e quando l'infermiere rientrò, per ritirare il vassoio, Andy gli fu addosso chiedendo spiegazioni.
"Stia calmo tenente." Disse l’infermiere spaventato.
"Dimmi dov'è Sharon?!" Chiese con insistenza, era preoccupato, voleva delle risposte.
"Stia lontano da me! Necessito assistenza!" Disse l'infermiere alla radio e indietreggiando da Flynn. Andy si avvicinò velocemente e mise la mano sulla maschera protettiva e l'infermiere si spaventò. "Dimmi dov'è Sharon!?" Gridò ancora Andy, sapeva che così poteva spingere l’uomo a parlare. Mosse leggermente la mano sulla maschera protettiva. L'infermiere cominciò ad agitarsi e a gridare: "Lasci la maschera tenente! Si allontani da me! Aiuto! Vuole togliere la maschera, aiuto! Mi vuole togliere la maschera, aiuto!"
Entrarono tre infermieri, con dei manganelli, che si buttarono direttamente su Flynn, spostandolo di peso. Gli andarono addosso: uno lo colpì allo stomaco con il manganello, Andy si accasciò a terra dal dolore e l’altro lo colpì in volto, stordendolo.
In due lo immobilizzarlo, bloccandolo a terra con le ginocchia sulla schiena, Andy gemette di dolore per il peso. Il primo infermiere prese delle fascette e gli legò le mani.
Andy era a terra, sentiva il sapore del sangue in bocca e il peso su di sé dei due uomini, la schiena gli faceva molto male, continuava a gridare di lasciarlo andare, ma più gridava, più quegli uomini gli facevano male. Dopo averlo legato, lo bendarono, continuando a gridargli di darsi una calmata. Lo sollevarono di peso e senza troppa gentilezza lo portarono in una camera di sicurezza, dove lo buttarono per terra e chiusero la porta a chiave.
Rimase a terra stordito per un po’, cercò di liberarsi le mani, ma le fascette erano ben strette. La rabbia e la frustrazione scorrevano dentro di lui: "Bastardi!!" Gridò con tutto il fiato che gli era rimasto, ansimò cercando di respirare e di calmarsi. Calde lacrime scesero dai suoi occhi per essere finito in una situazione frustante.
I suoi pensieri divennero subito cupi, la rabbia scorreva nelle vene, sentiva la frustrazione e la disperazione che si impadronivano di lui, senza lasciargli tregua. Era incazzato, questo era fuori dubbio, era incazzato con sè stesso e per tutta la situazione in cui si era ficcato insieme al capitano Raydor. Gridò, imprecò e urlò tutta la sua disperazione. Rimase a terra, incazzato per la situazione in cui si trovava.
Entrò un infermiere, che lo prese di peso e lo mise in piedi. “Allora tenente, non fai più il prepotente?! Non cerchi di togliermi la maschera protettiva, vero!?” Silenzio. Andy digrignò i denti. “Non gridi più, non hai più fiato?!” Chiese beffardo l’infermiere.
“Fottiti stronzo!” Gridò Andy con tutta la rabbia che gli scorreva in corpo.
“Ecco dove è il tuo capitano …” L’infermiere prese Andy e lo sbattè contro il muro, gli assestò un pugno in pancia, che lo fece piegare in due dal dolore. Lo colpì con una ginocchiata sulla faccia e quando crollò a terra, gli diede un paio di calci.
“Ecco dove è il tuo capitano, cerca di ricordatelo!” Gridò l’infermiere, lo lasciò a terra e uscì.
Andy rimase a terra dolorante. Aveva istigato quell’uomo alla violenza e adesso ne stava pagando le conseguenze. Era furioso e nonostante il dolore, era ancora arrabbiato con sè stesso per tutta la situazione. Era arrabbiato per aver ubbidito agli ordini, per averla assecondata, per aver preso le schegge sulla spalla, per le discussioni, per l’esasperazione a cui lo aveva portato e per aver lasciato che lo portassero in una cella di isolamento.
Sentì tornare il peggiore dei suoi incubi, il demone maledetto, la bestia che lo stava braccando già da tempo. Sentiva la sua presenza vicino, urlò tutta la sua disperazione, voleva scappare, andare via da quel posto, ma faticava a rialzarsi. Cercò di ripararsi e sbattè contro le pareti della cella di sicurezza, era spaventato. Aveva paura di non riuscire a riprendere il controllo, aveva paura di impazzire. Era esausto e dolorante, perse i sensi e tornarono gli incubi peggiori.
Sognò di essere in un luogo oscuro, non vedeva l’inizio e la fine. Sentiva la presenza del predatore, del demone: era tornato per divorarlo senza lasciargli scampo. Cercò un rifugio, un nascondiglio, anche il più buio degli antri non lo nascondeva dalla quella presenza. La bestia sentiva l’odore, percepiva la paura e lentamente lo inseguiva. Era scappato, aveva corso senza fiato, finchè esausto, era caduto a terra e lo aveva trovato! La bestia era dietro di lui, rideva, i suoi occhi gelidi facevano rabbrividire il sangue, la risata beffarda, schiaffeggiava il suo coraggio.
Si sentiva come un bambino che piange disperato, che non sa difendersi e scappa per nascondersi.
La bestia lo aveva trovato, ridendo della sua paura, facendogli sentire il fiato dietro al collo, le fauci pronte ad azzannarlo con ferocia. “Ho voglia di bere, quella maledetta voglia che mi tortura ogni volta è tornata, la bestia è tornata!” Andy rimase senza fiato, appoggiato al muro, sperava di morire, oppure era già morto e non se ne era accorto. Si svegliò, ansimò e respirò a fatica, andando in affanno, si ricordò le parole di Paul: respira e pensieri positivi. Facile a dirsi, pensò tra sé. Finchè non ti trovi in una situazione di merda! Imprecò ancora, furioso con sè stesso e con tutto il mondo. Riprese fiato, lentamente, lentamente, era sfiancato.
Pensò a Sharon, alle parole che le aveva sputato contro come un coglione. Pensò a quando aveva parlato con i figli: non era la stronza che tentava di fregarlo, che non credeva a nessuna delle sue parole. Era una madre disperata, non sapeva se avrebbe rivisto i figli. Era una donna che aveva dovuto combattere contro tutto e tutti, da sola. Aveva combattuto da sola per crescere i suoi figli e ce l’aveva fatta, erano dei ragazzi in gamba, con tutto il futuro davanti a loro. Pensò al suo volto e cominciò a calmarsi, il respiro divenne regolare, si sedette a gambe incrociate e prese fiato. Pensò di essere rimasto in apnea per ore, sentire l’aria nei polmoni lentamente lo stava rigenerando, la mente si stava liberando da tutti i pensieri cupi, dalle ombre del passato e dalla paura del futuro. La calma era arrivata e stava rilassando tutto il corpo e la mente. Adesso era tranquillo, la bestia era andata via. Silenzio.
Continua …268Please respect copyright.PENANA4Htm05RfHg