SOGGIORNO FORZATO
Cap. 1
Ambientato alla fine di The Closer, il capitano Raydor e il tenente Flynn devono arrestare un sospettato. Una bomba cambierà tutto, anche le loro vite.
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“Guido io!” Disse Flynn mentre scendevano le scale.
“No, la macchina è mia, quindi guido io!” Rispose risoluta.
“Va bene, volevo solo essere gentile, capitano Raydor!” Rispose stizzito, mentre la guardava arrivare alla macchina.
“Sia gentile tenente Flynn e taccia!” Ribattè scocciata.
“Certo capitano Raydor!” Disse Flynn a denti stretti, facendo un cenno con la testa, l’avrebbe fatta fuori volentieri con le sue mani, quella donna era davvero insopportabile!
“Sono io, al comando di questa operazione, se lo ricordi tenente Flynn!” Disse il capitano Raydor alzando la voce. Doveva far capire subito chi dava gli ordini e tenere a briglie tirate il più indisciplinato dei tenenti della Crimini Maggiori.
“Agli ordini, capitano! Come desidera.” Disse il tenente Flynn facendo un inchino e ridendo con un ghigno beffardo.
Insopportabile, uno stronzo insopportabile! Pensò tra sé il capitano Raydor, guardandolo entrare in macchina.
Il capo Johnson aveva affidato al capitano Raydor il compito di arrestare il Sig. Parker e di portare il sospetto in Centrale. Il tenente Flynn l’avrebbe accompagnata in appoggio, perché il sergente Eliott era malato. Tra tutti i tenenti, il capo Johnson aveva chiesto proprio a lui di accompagnare il capitano Rayor, proprio a lui, che non la sopportava! Il tenente Flynn aveva provato a discutere sul perchè gli venisse affidato questo compito, ma il capo Johnson non aveva voluto sentire giustificazioni e lo aveva mandato subito dal capitano Raydor.
Presero la macchina del capitano e in un imbarazzante silenzio si diressero immediatamente al recapito del sospetto. Le altre unità erano arrivate in supporto e stavano entrando nel condominio, salirono fino al settimo piano e si prepararono per la notifica dell’arresto.
Avevano tirato fuori i documenti e si preparavano a bussare alla porta, quando il capitano Raydor e il tenente Flynn sentirono un forte trambusto, provenire dai piani superiori. Si affacciarono alla tromba delle scale e videro delle persone che stavano correndo con indosso degli zaini molto grossi e stavano salendo ai piani superiori. Dopo qualche secondo arrivarono alcuni agenti dell’FBI e chiesero il perché della loro presenza in quel condominio.
Il capitano Raydor disse che dovevano fare un arresto e tentò di spiegare le loro motivazioni, ma l’agente in comando la interruppe e disse che dovevano evacuare tutto il palazzo, perché dei terroristi avevano una bomba e non sapevano se l’avrebbero fatta scoppiare, oppure no, facendo saltare in aria tutto il palazzo.
“Siete sicuri che siano terroristi e che abbiano una bomba?” Chiese il capitano Raydor.
“Certo signora, dobbiamo far evacuare il palazzo, subito!” Rispose l’agente con agitazione.
“Va bene. Vi diamo una mano! Forza signori bussiamo a tutte le porte e evacuiamo il palazzo! Presto! Presto!” Disse il capitano dando ordini ai suoi uomini.
“Come facciamo con l’arresto capitano?!” Chiese uno degli agenti di supporto.
“Procederemo io e il tenente Flynn, voi portate fuori di qui tutti i civili! Presto, Presto!” Gridò rivolta agli uomini.
“Sì signora!” Rispose l’agente e andò a bussare alle porte del pianerottolo per far evacuare i civili.
“Avanti tenente Flynn, procediamo con l’arresto e andiamo via, muoversi!” Flynn bussò alla porta, ma non rispose nessuno, cominciò a gridare: “Polizia aprite! Aprite!” Sfondò la porta senza pensarci due volte ed entrò, vide che il sospettato stava uscendo dalla finestra e stava salendo sulla scala antincendio.
“Sta scappando dalla scala antincendio! Da questa parte!” Gridò Flynn.
“Arrivo tenente!” Gridò il capitano Raydor seguendolo all’interno.
“Maledizione sta salendo!” Imprecò Flynn. “Andiamo a prendere quell’idiota, presto!” Si misero a correre lungo le scale antincendio e si portarono ai piani superiori.
“E’ entrato in un altro appartamento! Da questa parte! Parker arrenditi!” Gridò ancora Flynn con il poco fiato che gli era rimasto. Era sudato, con il fiato corto e arrabbiato perché la situazione non era delle più semplici. Voleva semplicemente andare via e non rischiare di saltare in aria.
“Da che parte è andato?” Chiese il capitano a Flynn.
“Non ho visto …. “Rispose Flynn. “Ehi tu dove stai andando, questo palazzo è da evacuare!” Gridò all’uomo che correva inseguito da due agenti.
“FBI! Fermi FBI! Arrenditi!” Gridarono gli agenti e riuscirono a fermare il sospetto.
“Dove hai lasciato lo zaino?!” Chiese un agente dell’FBI strattonandolo.
“Fottiti stronzo!” Gridò il ragazzo a denti stretti.
“Dove lo hai lasciato?! Parla bastardo!” Continuò l’agente.
“Moriremo tutti insieme, stronzi!” Urlò il ragazzo ridendo in modo sguaiato.
“Agente, prenda in consegna questo ragazzo. Sono il capitano Raydor e questo è il tenente Flynn, cercheremo noi lo zaino e controlleremo i piani da qui in su. C’è un altro sospettato che stiamo cercando, si chiama Parker. Adesso mi dia una vostra radio, ci sentiamo tra cinque minuti!”
“Va bene capitano, chiederò agli altri agenti se hanno trovato il vostro sospettato!” L’agente le diede una delle loro radio: “Forza muoviti bastardo!” Portarono via il ragazzo che continuava a gridare: “Salteremo tutti in aria, salteremo tutti in aria! Ahahahaha!”
“Andiamo tenente!” Fece un cenno a Flynn e cominciarono a cercare lo zaino.
“Capitano non è stata una buona idea, se troviamo la bomba cosa facciamo?!” Chiese Flynn mentre correvano.
“Tenente, prendiamo la bomba e la portiamo nel posto più isolato possibile, si muova!” Disse dopo aver aperto una porta e controllato che dentro non ci fosse alcuno zaino. “Qui libero!”
Dopo aver controllato tre appartamenti e averli trovati vuoti, ne rimanevano solo un paio da controllare. Erano entrambi sudati, stanchi e agitati. Sapevano che erano in una situazione pericolosa, volevano solo andare via. Al quinto appartamento trovarono lo zaino nel centro della stanza.
“Presto portiamolo nelle cantine!” Gridò il capitano Raydor.
“E’ sicura che sia una buona idea?!” Chiese Flynn.
“Cosa propone tenente?” Chiese con il fiatone.
“Forse sarebbe meglio il locale caldaia, in alcuni palazzi sono in alto, dopo i solai, potrà contenere l’esplosione!” Propose lui.
“Va bene, cerchiamo questo locale caldaia. Avviso le squadra via radio.” Disse il capitano Raydor, concordando con il tenente Flynn.
“Prendo lo zaino!” Disse Flynn e si caricò lo zaino in spalla. Il capitano Raydor corse verso il locale caldaia in cima al tetto, aveva comunicato alla squadra dell’FBI che stavano lasciando la bomba nel locale caldaia, sperando di mettere la bomba in un luogo isolato.
“Forza tenente, presto!” Gridò il capitano.
“Arrivo, eccomi!” Gridò Flynn. Entrarono nel locale caldaia e superarono due porte, fino ad arrivare alla caldaia.
“Lo lasci qui, chiudiamo questa prima porta, quella del locale caldaia e usciamo sul tetto.” Propose il capitano.
“Ok, lo metto qui, andiamo via presto!” Gridò Flynn.
Corsero come dei pazzi, non sapevano se la bomba fosse scoppiata oppure no, fecero appena in tempo a chiudere la porta del locale caldaia, qualche secondo e …
BOOOM!!!!
L’onda d’urto li scaraventò per terra, per vari metri. Flynn si era messo davanti alla linea del capitano Raydor, per proteggerla con il suo corpo dall’esplosione. L’onda d’urto l’aveva fatto cadere sopra di lei. Flynn era stato colpito dalle schegge dello stipite della porta, che era di legno ed era andata in pezzi. Le schegge lo avevano colpito alla schiena, ma una in particolare gli si era infilzata nella spalla. Il tenente Flynn rimase con il corpo sopra quello del capitano Raydor per un po’, poi riprese conoscenza e si spostò a lato. Non riusciva a sentire nulla, aveva le orecchie come ovattate.
Silenzio.
/
Un ronzio assordante rimbombò nelle orecchie, il capitano Raydor era per terra, qualcosa l’aveva colpita ed era caduta con la faccia a terra, con un peso sopra il suo corpo. Era confusa, la vista era annebbiata, la testa le faceva male, si sentiva stordita, rallentata. Provò a dire qualcosa, ma la voce non usciva, non sentiva niente. Cercò di rialzarsi, ma rimase a terra, non riusciva ad alzarsi, si girò sul fianco e vide un volto: era il tenente Andy Flynn, che la fissava con due occhi terrorizzati. Diceva qualcosa, ma non sentiva nulla.
Il tenente Flynn l’abbracciò tirandola verso di lui e lei sentì tutto il calore del corpo, tremava, era spaventata. All’improvviso sentì tutti insieme i rumori assordanti intorno: suonavano le sirene, alcune persone gridavano: “Presto da questa parte! Isolate la zona! Chiamate i soccorsi presto! Mettetevi le maschere, presto!”
Nell’aria c’era un odore acre che le bruciava la gola, cominciò a tossire.
“Capitano Raydor tutto ok!” Gridò il tenente Flynn. Erano vicini l’uno altro, Sharon non aveva mai visto gli occhi preoccupati del tenente Flynn e si accorse che erano di un colore marrone profondo, erano bellissimi! Rimase per un momento come ipnotizzata. Il tenente Flynn la guardò preoccupato, fissò i suoi occhi verde giada e si accorse che erano stupendi. Li fissò per un momento, che sembrò interminabile.
“Tenente …” Mormorò prima di tossire ancora.
“Come sta capitano?” Gridò ancora Flynn.
“Cosa è …” Balbettò il capitano.
Dopo qualche minuto, qualcuno la liberò dall’abbraccio di Flynn e la portò via di peso, la misero su una barella: intorno c’era solo un telo cerato arancione. La fecero entrare dentro una casetta di tela ed entrò una donna con una tuta e la maschera antigas, faceva impressione. Cosa sta succedendo? Perché quella donna è vestita in quel modo? Il capitano Raydor era spaventata, sentiva l’adrenalina scorrere lungo il corpo.
“Deve togliersi tutti i vestiti e tutto quello che ha indosso! Deve lavarsi e sarà messa in quarantena! Una volta che si sarà lavata, le daremo dei vestiti nuovi! Mi ha capito?!” Gridò la donna.
Il capitano Raydor scosse la testa, aveva paura e mille domande in testa. La donna gridò ancora che doveva togliersi i vestiti e lavarsi. La donna cominciò a svestire Sharon, perchè era rallentata, faticava a concentrarsi e a capire cosa stesse succedendo. “Non si preoccupi, ci pensiamo noi! Togliamo questi vestiti presto! “Disse un’altra donna che era entrata per aiutare nelle operazioni di rimozione.
“Cosa sta succedendo? Perché siete con queste tute, cosa sta succedendo?” Chiese Sharon spaventata.
“Faccia quello che le diciamo, le verrà spiegato tutto dopo, non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo lasciare questa zona!” L’aiutarono a togliersi tutto e a lavarsi, usarono del detergente che sembrava disinfettante e guidarono Sharon in un’altra casetta, dove si asciugò e si vestì con gli abiti che le avevano dato. L’aiutarono a salire su un’ambulanza, che a sirene spiegate la portò in un luogo sicuro. Sharon era ancora intontita e spaventata, nessuno le aveva spiegato cosa stesse succedendo. Un’infermiera donna, in tuta e maschera, aveva preso i suoi parametri vitali. Dopo una buona mezz’ora di strada, arrivarono a destinazione e la misero su un lettino e la portarono in un luogo di decontaminazione. Stava attraversando dei corridoi, vedeva solo della tela cerata sopra di lei, fino ad arrivare ad una stanza dove le chiesero di alzarsi dal lettino, scese e chiusero la porta. Rimase con tutti i suoi interrogativi, nessuno aveva risposto alle sue domande e adesso cominciava ad avere paura, perché non capiva cosa stesse accadendo.
Rimase da sola in quella stanza un’ora o forse più, aveva perso la cognizione del tempo, quando una donna con una tuta e la maschera, aprì la porta della stanza e le disse:” Mi segua, per favore.”
“Cosa sta succedendo? Dove stiamo andando?” Chiese Sharon.
“Mi segua.” Disse la donna e si avviò. Sharon uscì e seguì la donna, attraversarono un lungo corridoio e arrivarono in una stanza con due porte e la donna disse di entrare nella porta a sinistra. Sharon entrò e trovò davanti a sé una stanza molto grande con due letti e dei monitor e una serie di macchinari. In fondo doveva esserci il bagno e dall’altra parte una vetrata, coperta con delle veneziane e un citofono, davanti due sedie. La donna le disse che il primo letto era il suo, le diede un camice e dei pantaloni verdi, dicendo di cambiarsi. Sharon si cambiò senza dire una parola e la donna uscì chiudendo la porta con la serratura a scatto. Si guardò intorno, in che diavolo di guaio si era infilata? Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, le sembrava di essere in un incubo, solo che era sveglia.
Silenzio.
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Continua …
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