Aspettai di potermi lavare quando non c’era nessuno, in quanto le docce erano condivise. È vero che all’Istituto non avevo problemi nella condivisione dello spogliatoio, ma qua non conoscevo bene ancora nessuno, eccetto per Mirko.
Mi sentivo così piccola in quell’enorme bagno, così bianco e così luminoso. C’era così silenzio, si sentiva solo il piacevole suono del getto della doccia, il quale riuscì a calmarmi i nervi. In quella serata così fredda e pungente, in quel posto così sperduto in mezzo alle montagne, riuscivo ad avere un minimo di tregua grazie all’acqua calda.
Sussultai quando sentii sbattere il portone del bagno, qualcuno entrò. Chiusi l’acqua, presi l’asciugamano appoggiato sul muretto a destra della doccia e mi coprii.
«Tranquilla, sono io!»
La voce di Mirko mi tranquillizzò.
«Pensavo avessi già fatto»
Al contrario di me, Mirko non si fece problemi a stare così come madre natura lo aveva creato. Aprì la doccia accanto alla mia, dopo aver poggiato il suo di asciugamano sul muretto, dove poco prima era poggiato il mio.
Sentendomi a mio agio con lui, cercai di scacciare l’imbarazzo, tolsi l’asciugamano e tornai a finire di mettere lo shampoo tra i capelli.
«Temo dovremmo farci l’abitudine. Sarà così per un bel po’»
«Già. È incredibile, vero? Hanno creato una così piccola base in questo luogo così lontano dalla civiltà e hanno utilizzato questo spazio per farci una cucina e un bagno così enorme, mentre si deve dormire fuori» Disse Mirko, prima di bagnare il viso sotto l’acqua, strofinando il sapone sui suoi capelli.
Lo guardai e risi.
«Che hai da ridere?» Domandò, mentre finiva di lavarsi i capelli.
«Hai paura per caso? Di dormire in tenda, dico»
«Paura? Mia cara Reina, ti devo ricordare con chi stai parlando?»
«Mirko Sanders, mio migliore amico e colui che mi salva dall’imbarazzo del momento doccia in questo luogo così lontano dalla civiltà»
Mi sorrise, si strofinò gli occhi e prese una spugna, inzuppandola di sapone. Notai le sue cicatrici sulla schiena e i tatuaggi.
«Lei invece è Reina Williams, migliore amica che ha bisogno di rilassarsi un pochino» Mi fece segno di girarmi di schiena. Esitai per un attimo, ma poi assecondai la sua richiesta. Dolcemente passò la spugna sulle spalle e sulla schiena, quasi come una dolce carezza.
«E proprio perché siamo migliori amici, puoi stare tranquilla con me. Sai che ci sono sempre per te, vero?»
Non riuscii a capire dove voleva andare a parare.
«Perché mi dici questo?»
«Perché ne hai passate tante, ma sembra ti stai tenendo quasi tutto dentro. Ci son tante cose che ancora non conosco di te e che non mi vuoi dire. E perché sono il tuo migliore amico»
Sorrisi. Sorrisi perché mi sentivo fortunata ad avere qualcuno al mio fianco che sia come Mirko, o come Clarissa, o come Rory e Spike. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma quando spostò i capelli di lato, Mirko sussultò.
«Rei?» Il suo tono era spaventato e preoccupato.
«Mirko? Che c’è?»
«Da quando hai questo strano tatuaggio?»
Sussultai, dissi che io non avevo tatuaggi. Mirko mi spiegò che era sulla nuca e non sapeva come farmelo vedere. Mi tornò in mente quando Clarissa mi fece uno strano commento su un presunto neo. Poi pensai ad Azahal. Tremai e mi girai verso Mirko.
«Mirko, c’è una cosa che devo dirti»
La sua espressione era visibilmente preoccupata, ma calma allo stesso tempo.
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Ci vestimmo e andammo dentro la tenda, ancora non c’era nessuno. Erano tutti a chiacchierare vicino al fuoco. Ci sedemmo in ginocchio, uno di fronte all’altro. Approfittai per raccontargli le ultime vicende riguardo Azahal. Gli raccontai dei miei incubi e di ciò che era successo nello spogliatoio qualche giorno fa.
Mirko si passò le mani tra i capelli. Inizialmente ci era rimasto male per essere stato l’unico a non saperlo ancora, ma poi capì che non era quella la cosa più importante in quel momento.
Mirko prese dal suo borsone lo smartphone.
«Te lo sei portato a dietro? Sai che non si poteva»
«Lo so, ma tanto non c’è campo. Ho poca batteria, facciamo in fretta. Girati, è meglio che guardi quel segno».
Obbedii, girandomi. Mirko mi spostò i capelli davanti e abbassò di poco il colletto della felpa, in modo da poter far la foto.
«Spero nessuno avrà visto il flash» Disse poi «Adesso guarda»
Mirko fece lo zoom sulla fotografia, effettivamente poteva sembrare un tatuaggio, ma non lo era. Ma non era nemmeno un neo.
«Clarissa aveva visto un neo, probabilmente è» Deglutii «è cresciuto».
Guardandolo meglio, sembrava quasi fosse inciso sulla pelle. La cosa strana è che non riuscivo a sentire dolore né altro, nemmeno toccandolo.
Rabbrividii al pensiero di ciò che mi avrà fatto Azahal mentre ero svenuta.
Mirko mi prese la mano e me la strinse.
«Non ti lascio da sola. Qualunque cosa accadrà, ci sarò io ad aiutarti» Disse Mirko, lo guardai.
«Vorrei poter parlare con Spike, o con Rory» Dissi io.
«Sai che non possiamo. Ora come ora, concentriamoci sul nostro da farsi, ok?»
Annuii e lo ringraziai per essere lì con me. Mi diede un bacio sulla fronte.
«Servono a questo gli amici»
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Poco dopo, tutti tornarono nelle proprie tende, per potersi abbandonare a un lungo e meritato riposo. Io dormii di lato, accanto a Mirko. Ero così stanca, ma non riuscii a dormire. Vidi il mio migliore amico tranquillo, riposava come un bambino. Il suo respiro era calmo. Poi si girò e ne approfittai per restare abbracciata a lui, poi mi addormentai.
Alle 5 del mattino, però, scattò l’allarme. Stavano per aprirsi i portali nelle vicinanze.
Le porte si aprirono proprio vicino a noi, pian piano avanzarono orribili mostri. Piccoli mostriciattoli, i demoni di rango più basso. Poi mostri sempre più grossi e più forti, alcuni volavano addirittura. Demoni simili a pipistrelli. Quelli più grossi avevano degli artigli da far paura, quando aprirono le loro fauci fecero uno stridio talmente pauroso e assordante che ebbi i brividi dalla testa ai piedi. E non era per il freddo.
Alexander e Leon ci diedero le dritte da seguire, invitandoci a colpire prima quelli più piccoli, mentre loro si occuparono di quelli più grandi.
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Mentre infilzavo le lame in quei putridi corpi, un demone che sembrava un misto tra un cane e un cinghiale, mi saltò addosso. Era più grosso di me. Mirko gridò il mio nome, ma poi fece un sospiro di sollievo vedendo il demone esplodere. Lo avevo colpito con la lama nel suo punto debole, il cuore.
Cercai di levare il sangue dagli occhi, ero praticamente coperta.
Mirko si avvicinò, eravamo schiena contro schiena. Una schiera di demoni intorno a noi.
«Sembri Carrie, sai? Quel film tratto dal libro di Stephen King» Disse Mirko, prima di dare il via all’attacco.
Stavo uccidendo demone dopo demone, quando udii una voce. Azahal mi stava chiamando. Come imbambolata, mi fermai. Rimasi ad ascoltare quella voce, proveniva dal portale. Azahal mi stava ancora chiamando, a passo lento mi avviai verso quella porta.
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