Rory mi raccontò come riuscì ad entrare nella Prima Squadra nonostante fosse del terzo anno. I primi mesi del primo anno furono duri, ma dal ragazzino spensierato e testardo decise di restare testardo, ma più determinato nel diventare più forte. La sua testardaggine lo portò ad allenarsi al massimo, fino a diventare un incredibile combattente. Il caposquadra, o “coach” come lo chiama Rory, della Prima Squadra rossa, lo aveva inquadrato fin da subito. Al secondo anno decise di inserire Rory in un allenamento speciale, il quale consisteva in un addestramento più estremo per poter entrare nella Prima Squadra.
«Sbaglio o è stato quando non potevi nemmeno usare il telefono? Eri sparito per tanto tempo, ma non mi avevi mai spiegato che tipo di allenamento fosse stato» ricordò Rei.
«In sostanza, può capitare che studenti del terzo o quarto anno possono già iniziare un addestramento speciale, che di solito è riservato a chi entra nel quinto anno. Per un mese vengono mandati con una squadra specialistica in zone montane dove ci sono centinaia e centinaia di apparizioni di demoni. Ma non di quelli deboli, ma si parla di demoni di rango B, rango A, a volte anche rango S» spiegò Rory.
«Ma sono quelli più terribili. Di solito sono gli eserciti di militari ad occuparsene» il pensiero che mio fratello Rory avesse avuto un addestramento simile mi fece rabbrividire.
Rory continuò «Infatti, la squadra specialistica che ci accompagna e che ci addestra è sempre composta da militari dell’esercito. Senza contare che è molto raro che vieni reclutato prima del quinto anno. Ti avranno raccontato che dal secondo anno andrete in missione anche voi, ma farete missioni dove affronterete demoni di livello base, con minore frequenza di apparizione» .
«Sì, che andranno poi ad alzarsi pian piano con il passare degli allenamenti» puntualizzai.
Continuò nello spiegare quanto fosse stato devastante quell’addestramento, di quando aveva rischiato anche di morire. Evitò di raccontarmi queste cose per telefono fino a questo momento per la paura di accrescere la mia preoccupazione. Aveva pensato il giusto, iniziai a sentirmi quasi male al sentire tutto ciò che mi stava raccontando, senza contare il pensiero che anche partecipare alle missioni della Prima Squadra equivaleva al rischio di non poter tornare più a casa.
Spike lanciò un’occhiata a Rory, quest’ultimo mi prese la mano stringendola.
«Ehi, lo sai che sono fatto d’acciaio».
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Spike decise di passare a parlare del suo di percorso. A differenza di Rory, lui aveva deciso fin dall’inizio di voler far parte del corpo di ricerca. Fra i vari compiti di cui si occupava, anche lui doveva spesso andare in missioni, per ricavare informazioni, materiali, qualsiasi cosa che potesse dare una svolta nelle ricerche contro le invasioni dei demoni. Lui, come altri ricercatori, rischiavano comunque meno dei combattenti, in quanto erano sempre posizionati nelle basi costruite nelle varie zone. Basi dedicate anche al vitto e alloggio di tutti i membri partecipi delle missioni. I ricercatori scendevano in campo una volta finito il combattimento, oppure venivano scortati dai migliori combattenti.
Oltre a questo, Spike si occupava di creare le varie pozioni, in quanto sembravano non bastare mai. L’importanza di gestire l’inventario di queste era altrettanto importante. Per questo motivo, la maggior parte delle volte Spike era chiuso nei laboratori a lavorare.
«Inoltre, ho anche il compito di sorvegliare tramite i monitor delle sale di controllo le eventuali apparizioni dei portali. Ma questo lo imparerai nel corso delle lezioni, non ti anticipo nulla».
Più raccontava, più mi meravigliai di quante erano le cose di cui Spike si doveva occupare. È sempre stata una persona a cui non piaceva star ferma, voleva sempre e solo lavorare. Si occupava di me e Rory, si occupava della casa, ora si occupa anche di mille mansioni. Raccontò anche del fatto che spesso partecipava ai meeting dei più grandi scienziati del corpo di ricerca per poter rimanere aggiornato su ogni cosa. Era determinato nel voler avanzare ancora di più, nel trovare la soluzione per chiudere definitivamente tutta quella merda. O almeno, nel trovare un qualcosa che determinava una svolta a tutto ciò.
Vedevo nei suoi occhi una determinazione incredibile.
«E son sicura che riuscirai, hai una mente incredibile» ciò che potevo fare da brava sorella era quella di sostenerlo il più che potevo. Ero sicurissima del fatto che sarebbe riuscito ad arrivare al suo obiettivo. Mi accarezzò dolcemente, dicendo che sperava di ottenere un mondo migliore, di dare a me e a Rory una vita migliore. Così come i nostri genitori, tutto il lavoro che fanno, tutta la loro vita era dedicata al voler dare una vita migliore a noi.
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«Tocca a te, Rei» esordì Rory.
Non che avessi delle storie incredibili da raccontare come loro, iniziai a raccontare di come passai gli ultimi anni scolastici. Ero sempre stata una ragazzina che amava stare per le sue, uno dei motivi per cui non dissi mai a nessuno della mia famiglia. Non era perché me ne vergognassi, anzi, io ero fiera di aver trovato una famiglia come loro. Ogni giorno ringraziai la vita di aver incontrato Rory e Spike in quel terribile giorno in cui persi i miei veri genitori. Ogni giorno ringraziai la vita per aver ritrovato il calore di una famiglia, di non esser stata da sola a combattere i miei demoni interiori.
«Il motivo per cui non ho mai parlavo di voi, è perché non amavo manifestare la mia vita privata in quella classe. Io e Clarissa avevamo un’amica di un’altra classe, passavamo le giornate con lei»
«Non ti trovavi bene? Cosa non andava?» chiese perplesso Rory.
Spiegai di come in quella classe ci furono ragazzini che si comportavano in modo poco carino con alcuni compagni di classe. Raccontai di come ero intervenuta le prime volte, non mi piaceva vedere quelle situazioni. Non ero mai finita ad usare le mani, per fortuna, ma riuscivo a fermare quei bulli in qualche modo. Infastiditi dai miei continui interventi, iniziarono a punzecchiare anche me, con scarso intento. A un certo punto, i ragazzi e le ragazze che venivano sempre infastiditi si erano stufati di farsi difendere, volevano reagire anche loro. Mi ringraziarono e mi chiesero qualche consiglio. Così li aiutai, e con il passare del primo anno scolastico, riuscirono a difendersi da soli. Fra questi ragazzini che amavano bullizzare, c’erano Luciana e le sue amiche. Loro non avevano mai partecipato in modo attivo a quelle situazioni, ma restavano nel dietro le quinte. Guardavano sempre noialtri dall’alto al basso.
«Probabilmente l’anno prima di entrare in accademia, avranno avuto un lavaggio del cervello. È vero che si son calmate negli ultimi due anni, ma rimanevano sempre altezzose. Vederle adesso, vedere come son finalmente maturate, ha dell’incredibile».
«Purtroppo, il passaggio dall’essere un ragazzino all’essere un essere umano consapevole della merda che c’è in giro è un attimo. È un bene che siano cambiati e cresciuti, nonostante le circostanze che son state motivo di tale crescita» spiegò Spike.
Concordai sul suo discorso. Per quanto ne potevo sapere, anche quei bulli avranno passato chissà quali momenti terribili per essere arrivati a scaricare la loro frustrazione sugli altri. Questo non significa che voglio giustificare quei comportamenti, anzi. Gli esseri umani dovevano rimanere uniti più che mai in quel periodo storico che non finiva più.
«E questo Nicola? Ho visto come ti punzecchiava il primo giorno, prima dell’attacco» chiese Rory.
«Nicola? È solo uno dei compagni di classe delle medie che si è preso una cotta per me. A quanto dice lui, iniziai a piacergli quando prendevo le parti dei ragazzi bullizzati. Ma mi ha sempre pensato come una persona che sarebbe riuscita a far male a nessuno. Era talmente appiccicoso che era insopportabile» spiegai.
«Sei per caso geloso? Tranquillo che nessuno ruba la tua sorellina» Spike stuzzicò Rory, vedendolo infastidito.
«Non è tanto la gelosia, quanto il veder qualcuno infastidire Rei» provò a spiegare.
Spike puntualizzò «Lo sai che Rei sa difendersi da sola. Come fa a diventare una combattente, altrimenti?»
Lanciai delle occhiatine a entrambi, tirai la guancia di Rory e gli diedi un bacio sulla guancia «Tranquillo, esisti solo tu per me» prendendolo in giro. Lui ricambiò con una smorfia, per poi riprendere a giocare. La serata continuò fino a mezzanotte, dalla serietà dei nostri racconti si passò alla spensieratezza della nostra partita infinita a Monopoli, con la vittoria di Spike.
Spente le luci, Rory fu il primo ad addormentarsi. Spike si girò un po’ di volte. Io, in mezzo a loro, con lo sguardo verso il soffitto iniziai a riflettere su quello che volevo fare io. Vedevo Rory determinato nell’uccidere i demoni, vedevo Spike determinato nella ricerca. Era il momento di prendere in mano il mio obiettivo, il quale mi porto da una vita. Voglio vendicarmi di quei mostri, voglio diventare forte anche io, voglio raggiungere il livello di Rory anche io, voglio combattere. Voglio risentire quel vivo che provai combattendo quei demoni. Poi mi addormentai.
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