«In che laboratorio si trova Spike Williams?» chiese Rory alla reception dell’edificio.
In tutta la struttura c’erano solo due edifici dedicati ai laboratori. Un edificio totalmente dedicato a chi già lavorava nel campo, mentre il secondo ospitava anche le lezioni e studenti. Al momento eravamo nei laboratori dei ricercatori, di norma l’accesso agli studenti non era consentito. Solo le Prime Squadre o piccole eccezioni potevano entrare. Le volte che pranzavamo con Rory erano sempre nell’altro edificio. L’addetta alla reception indicò il piano e il laboratorio interessato.
Seguii Rory in silenzio, ogni tanto ci guardavamo, ma nessuno dei due osava parlarsi. Fu la prima volta che visitai l’edificio, in quanto durante l’orientamento era stato escluso dal tour. La Hall era piena di ricercatori e scienziati in camice, regnava un’atmosfera così austera e silenziosa che avevo timore a fare un qualsiasi tipo di rumore. Rory doveva essere abituato a venire qua, si sentiva a suo agio e sapeva dove dirigersi per gli ascensori, ogni tanto salutava al volo qualcuno che lo conosceva.
Entrati nell’ascensore che portava al quinto piano dove lavorava Spike, entrò anche un ragazzo nell’ascensore, sembrava piuttosto giovane.
«Buongiorno Rory, che sorpresa vederti» pronunciò.
«Commissione personale per Spike» rispose con ironia facendo vedere la cartella dei documenti.
«Sempre sul pezzo, insomma. Questa studentessa? Ha il permesso di entrare?» chiese guardandomi.
«Lei è Reina, nostra sorella. Finché è con uno di noi due può entrare»
«Piacere, scusa il mio comportamento sgarbato. Oggi è una giornata pesante, sono Matteo, collega di tuo fratello Spike. Sono un tirocinante, più che altro»
Allungò la mano per stringere la mia, ricambiai volentieri.
«Piacere tutto mio, non ti preoccupare. Non è stato per nulla sgarbato, è giusto prestare attenzione a chi entra»
Mi sorrise e ci seguì fino al laboratorio di Spike, chiacchierando con Rory di tanto in tanto.
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Spike si trovava dietro una grossa vetrata che divise il laboratorio in due: da una parte vari macchinari, dall’altra dei banconi pieni di portatili. Lui sembrava parecchio concentrato su quello che doveva fare, tanto che ci mise qualche secondo per notare la nostra presenza. Lasciò il resto del lavoro a una sua collega, per poi uscire dalla porta di vetro e avvicinarsi a noi.
«Ma ci sei anche tu, ciao tesoro! Vorrei poterti abbracciare, ma sono pieno di polvere e sudore»
«Lo noto, stai lavorando parecchio oggi» gli risposi.
«Ecco la tua cartella, caro fratellino» Ironizzando, disse Rory. Passò i documenti a Spike, che poi li passò a un collega che era preso a lavorare sul suo notebook.
Spike salutò anche Matteo, indicandogli le sue mansioni giornaliere. Eseguì subito in un lampo, entrato dall’altra parte della stanza, salutando sia me che Rory.
«Volete un caffè? Io ho già pranzato, ma posso stare due minuti con voi» disse.
«Purtroppo devo passare, fra una quindicina di minuti ho lezione e devo raggiungere Clarissa» mi sarebbe piaciuto rimanere, ma il tempo stringeva.
«Io uguale, ho addestramento»
«Tranquilli allora, fate un buon lavoro»
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Ci stava salutando quando entrò un ufficiale che cercava Spike.
«Rory, rimani un attimo» disse l’ufficiale, il quale poi mi guardò in maniera perplessa. Spike mi presentò.
«Piacere Reina Williams, puoi rimanere anche tu allora, tanto non è un segreto. È confermata la missione di cui si era parlato in queste settimane»
Non riuscii a capire, vidi gli sguardi preoccupati di Rory e Spike. Iniziai a preoccuparmi anche io.
Rory mise una mano sulla mia schiena, cercò di rasserenarmi «Te ne parliamo stasera, tu hai lezione ora»
«Vorrei sapere adesso io, se è possibile»
Non volevo uscire senza sapere di cosa stessero parlando. L’ufficiale si offrì di spiegarmelo, con consenso anche di Spike. Esitò per un secondo, ma acconsentì anche Rory.
«A nord Italia le invasioni stanno aumentando sempre di più, in modo spropositato. Hanno bisogno di soldati, stanno anche chiamando tutte le Prime Squadre di ogni Istituto del paese, hanno bisogno anche di più ricercatori possibili. Spike è stato richiesto, la Prima Squadra rossa uguale. Così anche la verde e la blu. La partenza è prevista fra due giorni. Sarà tosta, durerà almeno due settimane».
Ero conscia del fatto che Rory sarebbe partito spesso per le missioni, ma questa sembrava essere più urgente e rischiosa del solito. Senza contare che pure Spike sarebbe partito. Loro due notarono il mio sguardo preoccupato. Rory, che si trovava di fianco a me, prese la mia mano e me la strinse.
«Vi aspettiamo entrambi stasera, ci sarà la riunione per organizzare i preparativi, domani sarà una corsa contro il tempo. Dobbiamo essere pronti per partire»
L’ufficiale uscì. Mi girai verso i miei fratelli, li guardai male perché lo sapevano da prima e non me l’hanno nemmeno accennato. Si guardarono e alzarono le mani.
«Scusa Rei, non potevamo ancora parlarne. Senza contare che non volevamo farti preoccupare prima di esserne sicuri» spiegò Spike.
«Le volte che dormivo da voi, quando uscivo dal bagno, capitava che chiudevate di colpo i vostro discorsi. Non ci avevo dato peso, ma parlavate di questo, vero?»
«Esatto, parlavamo di quello. Mi spiace non avertelo detto prima» disse Rory guardandomi. Ricordai del bacio avvenuto pochi minuti prima. Perché mi era venuto in mente in quel momento?
«Voglio solo che tornate vivi» era l’unica cosa che riuscii a dire.
«Promesso» dissero insieme.
Rory guardò l’orario «Si è fatto tardi per entrambi, andiamo»
Salutai velocemente Spike, mentre Rory mi trascinò di corsa fuori dall’edificio. Avevo cinque minuti appena per raggiungere le sale controllo, ero di turno con Clarissa, altri due studenti e un supervisore dall’altra parte della struttura.
Per strada Rory mi invitò a non dire nulla, se non a Clarissa. Ma solo quando ci trovavamo nella nostra stanza.
«Vi verrà comunicato domattina ufficialmente, è meglio non creare allarmismo agli altri studenti»
«Va bene, nessun problema.
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Mi accompagnò fino al mio punto di destinazione, lo ringraziai di avermi accompagnata.
«Figurati, tanto sono qua di fianco a te io. Per quello che è successo prima…»
«Non serve parlarne se…» lo interruppi, ma lui mi interruppe a sua volta, avvicinandosi.
«Ne vorrei parlare, invece. Ma voglio prima rifletterci. Quando tornerò, affronteremo la questione»
Vedevo serietà nei suoi occhi, non era mai stato così serio.
«Va bene, ma ora devi concentrarti al massimo»
La questione del bacio era importante, per i miei sentimenti soprattutto, ma quello che doveva affrontare fra due giorni lo era di più. Preferivo che avesse meno distrazioni possibili.
Quando mi raggiunsero Clarissa, Luciana e le altre ragazze della mia classe, mi salutò dandomi un bacio sulla fronte. Come se non fosse bastato quello di oggi.
«Buona giornata ragazze» salutò con un sorriso, prima di andare. Loro ricambiarono.
«Quanto è adorabile tuo fratello con te. Magari fosse così anche il mio, preferisce stuzzicarmi e prendermi in giro e basta» esordì una delle ragazze.
«Già, sia lui che Spike sono fantastici»
Non potevo trovare fratelli migliori di loro.
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