Sorseggiai la mia bibita, guardando il mondo esterno dalla finestra della camera di Rory, seduta sulla sedia della sua scrivania. Si stava avvicinando il periodo di Natale, infatti gli edifici erano già decorati dalle lucine colorate e altri addobbi natalizi. Con il passare degli anni, questa festa divenne semplicemente una ricorrenza simbolica per ricordare i tempi passati. Da piccola lessi un libro che raccontò di come si festeggiava il Natale fino al fatidico 2030. Si passava il tempo con la propria famiglia, i propri amici o con chi si voleva. Dalle parole di quel libro riuscivo a immaginare quell’atmosfera dolce e sognante del vero Natale, con le strade decorate fino al midollo, le case piene di regali, con un albero natalizio piccolo o grande nel soggiorno, con i bambini che non vedevano l’ora che arrivasse quel buffo personaggio di Babbo Natale. Adesso durante il periodo natalizio ci si accontentava di mettere qualche addobbo per simboleggiare quella festa, ma nulla di più. Nessuna cena in famiglia, nessun regalo. L’unica cosa che ne ricordava l’atmosfera era quando nevicava durante il 25 dicembre.
Inoltre, lessi che era anche una festa religiosa. Nel 2300 la religione non esisteva più. O meglio, c’era e c’è ancora chi crede in un ente superiore all’essere umano, ma nessuna religione venne più praticata da tantissimo tempo. Quasi chiunque aveva smesso di credere nel proprio Dio dopo la prima invasione dei demoni. Quasi nessuno voleva più crede a un possibile Dio.
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Sommersa nei miei pensieri, Rory uscì dalla doccia e si chinò per baciarmi di sorpresa sulla guancia, poggiando poi le sue labbra sulle mie. Sentivo il profumo del suo shampoo, i suoi capelli erano ancora bagnati.
«A cosa pensavi?» Domandò Rory.
Era ancora in asciugamano. Stava diventando difficile trattenermi.
«Nulla di importante. Ma tu dovresti vestirti! E usare il phone» Dissi passando una mano tra i suoi ricci.
Mi guardò, sorrise.
«Tu dovresti toglierli e andare in doccia» Rispose.
Lo fulminai con lo sguardo e gli tirai la guancia, poi lo baciai. Mi accarezzò il viso, poi con la mano scese verso il collo. Sbottonò pian piano la mia camicia. Mi accarezzò il seno da sopra la canottiera, era dolce il modo in cui lo faceva.
«Te la senti?» Domandò.
Rory sapeva che era la mia prima volta, non aveva mai voluto mettermi fretta. Ma in quel momento, mi sentii pronta. Volevo sentirmi più vicina a lui. Perciò, annuii. Sorridemmo, quasi imbarazzati. Fu lui a guidarmi, poiché la sua, invece, non era la sua prima volta con qualcuno. Continuando a baciarmi, ci spostammo verso il letto. Fu così dolce quel momento, fu la miglior sensazione che si potesse provare. Un momento così perfetto e intimo, volevo non finisse mai.
Restammo poi abbracciati sotto le coperte, lui mi strinse a sé, continuando a baciarmi tra i capelli.
«Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sento così calma. Mi sento così al sicuro, sento una sensazione stranissima» Dissi, imbarazzata.
«Sai, è lo stesso che sto provando io. Forse è perché sei un po’ felice»
«Lo sei anche tu?»
«Non sai quanto» Mi disse, sorridendomi. Mi baciò dolcemente, poi ci addormentammo.
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Poi passarono un po’ di giorni, arrivò il giorno fatidico della partenza. Avrei, quindi, omaggiato il Natale in mezzo ai demoni. Stava per iniziare il mio addestramento speciale. E dopo aver passato la notte con Rory e Spike a chiacchierare, riuscivo a malapena a reggermi in piedi.
Spike mi stava ripetendo i suoi consigli e il come usare le pozioni che aveva fatto per me, mentre Rory mi passò una Monster.
«Questa ti rimetterà in piedi, dovrai tenere duro. Sarà un mese davvero pesante» Disse Rory.
«E ricorda tutto ciò che ti abbiano detto, anche per quello che tu sai» Aggiunse Spike.
«Farò del mio meglio, vedrete. Tornerà una nuova Reina» Dissi, guardandoli. Ero abituata a salutare i miei fratelli per vederli partire, ma mai perché dovessi partire io. Mi pizzicarono gli occhi, li strofinai. Poi li assaltai per abbracciarli entrambi. Loro mi abbracciarono.
«Quanto vorrei che veniste anche voi» Mi scese una qualche lacrima.
«Se vuoi salto sulla Jeep di nascosto» Propose Rory, ironizzando.
Non avrei più visto Rory per un bel po’ di tempo. Dopo quella notte, passammo di nuovo le seguenti notti insieme. Durante le lezioni e i pasti in mensa, ci capitava di incrociare i nostri complici sguardi. Sentivo che quei sentimenti che provavo per lui stessero crescendo di più, giorno dopo giorno. Stava diventando difficile anche nasconderlo, morivamo dalla voglia di dirlo a Spike, di poter baciarci senza la paura di essere visti. Ogni volta che sentivo i soliti discorsi e soliti pettegolezzi nello spogliatoio, precisamente quando l’argomento di tale discussione era Rory, volevo dirlo. Rory stava con me, amava me, io amavo lui. Non eravamo davvero fratelli, potevamo e avevamo il diritto di stare insieme. Ma non potevo azzardarmi, non potevo far uscire il mio lato impulsivo.
«Non dire stronzate, hanno bisogno di te qua» Gli risposi. «Spike, ti affido sia Rory che Clarissa» Aggiunsi poi, allentando la presa dell’abbraccio.
Mi accarezzò il viso, poi mi rispose: «Ci penserò io, tranquilla».
Non avrei più visto nemmeno Spike per tutto quel tempo. Non poter passare il pranzo con lui in laboratorio, non poter appoggiare la testa sulla sua spalla, mentre lui raccontava del più e del meno.
Clarissa, dopo aver salutato Mirko, mi saltò addosso. La seguirono Luciana e Nicola.
Quando raccontai a Clarissa della mia prima volta con Rory, lei saltò dalla sedia della sua scrivania. Voleva sapere i dettagli, voleva che le raccontassi tutto. Ma non riuscivo a dire nulla senza che diventassi rossa come un peperone.
«Sia chiaro, devi tornare tutta intera! Non voglio restare senza migliore amica» Disse.
«Promesso!» La baciai sulla guancia. Poi salutai Luciana e Nicola, i quali mi diedero un dolcetto al limone fatto da loro.
«Mangialo durante il viaggio, è un pensierino da parte nostra»
«Grazie mille, mi ci vorrà! Sapete che vado matta per i dolci al limone»
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Mirko venne poi a salutare Rory e Spike.
«Mirko, ti affidiamo nostra sorella» Disse austero Spike.
«Contiamo su di te» Aggiunse Spike.
Mirko mi guardò, fingendo di essere intimorito dai loro avvertimenti: «Fanno più paura loro dei demoni».
Ridemmo, poi ci fu l’ultimo saluto prima della partenza.
Il professor X indirizzò Mirko e la sottoscritta al nostro fuoristrada. Aveva 6 posti, io e Mirko prendemmo quelli in mezzo. Si aggiunsero altri due ragazzi, forse del quinto anno. Poi arrivarono due militari, uno dei quali si posizionò alla guida, mentre l’altro si sedette accanto a lui.
Guardai fuori dal finestrino, quando sentii accendersi i motori dell’auto. Rory e Spike erano lì, mi salutarono con la mano. Ricambiai. Poi non riuscii più a vederli, partimmo. Mirko mi strinse la mano, mi girai verso di lui. Dal suo sguardo riuscii a capire cosa volesse dirmi. “Andrà tutto bene”.
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