Un cielo rosso come il sangue, così come l’odore che emanava intorno a me. Vista offuscata, una mano cercò di accarezzarmi e rassicurarmi. Mi tirò via, correva trascinandomi. Era una donna quella che mi fece uscire di casa, era mia madre. Potevo riconoscere i suoi lunghi capelli rossi, ma il suo viso era offuscato, non riuscivo a vederlo chiaramente.
Urla strazianti, grida di dolore, versi orripilanti e spaventosi. In lontananza dei mostri, degli orripilanti mostri che stavano uccidendo esseri umani irriconoscibili. Mia madre stava per raggiungere un uomo, il quale era vicino a un furgone. Insieme a lui, altri uomini, donne e bambini. Quell’uomo era mio padre, imponente in divisa. Stava pronunciando qualcosa, non riuscivo a percepire cosa. Tutto offuscato, tutto nero. Un mostro grande più del furgone si era buttato sopra quest’ultimo, uccise tutte quelle persone. Conficcò il suo lungo artiglio nello stomaco di mio padre. Poi ancora tutto offuscato, forse vedevo uomini in divisa, forse vedevo mia madre piangere e contorcersi dal dolore, vomitava. La mano di mia madre che prima stringeva la mia, non la stringe più. Un demone l’aveva uccisa, di fronte ai miei occhi. Provai a urlare, ma non riuscivo a sentire la mia voce. Sentii i rumori di fuoristrada ed elicotteri, uno di questi fuoristrada si fermò dietro di me. Un soldato sparò ai demoni, un bambino afferrò la mia mano. Ma io continuai a piangere e urlare.
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Mi svegliai di soprassalto. Ero ancora nella stanza di Rory e Spike. C’era silenzio, potevo sentire solo il respiro di Rory che dormiva. Era ancora accanto a me. Una luce accesa provenire dalla scrivania, Spike si avvicinò preoccupato.
«Ehi tesoro, che succede?» chiese abbassandosi per avvicinarsi. Parlò a bassa voce per non svegliare Rory.
Lo abbracciai forte, vedere Spike riuscì a calmarmi. Ricambiò l’abbraccio «Un altro incubo, vero? Li hai ancora?» chiese ulteriormente.
«Già… anche se negli ultimi anni ne ho avuti molto meno. Questa è la prima volta da qualche mese, credo» risposi, ancora scombussolata.
Spike si staccò dell’abbraccio, si alzò a prendere una bottiglietta d’acqua dalla scrivania. Prese un bicchiere da un mobiletto e la versò.
«Tieni, ti farà bene»
Ubbidii, mentre mi accarezzava dolcemente la testa «Farà sempre meno male, te lo prometto».
Gli sorrisi «Che ci facevi sveglio?» adesso notai anche il pc acceso.
«Non riuscivo a dormire, perciò mi sto portando avanti con l’inventario. Comunque, son le 3, meglio che torni a dormire. Domani è il tuo primo giorno»
«Dovresti dormire anche tu»
«Fra poco, promesso»
«Ecco, cerca di mantenerla»
Gli passai il bicchiere e mi diede la buonanotte per la seconda volta. Mi accoccolai abbracciando Rory. Mi addormentai più tranquilla.
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La sveglia delle 6 del mattinò rimbombò in tutta la stanza, facendoci svegliare controvoglia. Il primo a svegliarsi fu Spike, mi domandai quante ore avesse dormito alla fine. Dopodiché Spike spronò con i piedi sia me che Rory, cercando di farci alzare. Fui la seconda a svegliarsi.
Spike era già in piedi e pronto per uscire, con la sua divisa e il camice. Lo vedevo spruzzarsi un dolce profumo sui polsi.
«Buongiorno dormigliona. Cerca di svegliare Rory e preparatevi, io devo andare già ora che sono in ritardo. Puoi chiedere a Clarissa se a pranzo è libera?»
«Ma questa richiesta? Non hai il suo numero?» chiesi sorpresa.
«Non pensare male, ma mi ha chiesto lei se potessi darle qualche dritta per alcune cose. Ma non mi ha dato il suo nuovo numero» spiegò, sistemandosi il camice e prendendo la valigetta da ufficio.
«Ti farò sapere in mattinata allora, ti passerò anche il numero»
Baciandomi sulla fronte, mi salutò e uscì. Mi girai verso Rory, ma quanto poteva dormire? Era fin troppo calmo in quei momenti di sonno. Lo spronai a svegliarsi.
«Rory!»
Finalmente si svegliò, ancora mezzo addormentato mi diede il buongiorno. Di fretta e furia, finalmente eravamo pronti per uscire. Mentre ero intenta a raggiungere Clarissa, guardai il programma della giornata e allo stesso tempo rispondevo alle domande e discorsi di Rory.
«Con cosa inizi oggi? Io oggi ho il solito allenamento al campo, allenamento fisico. Probabilmente oggi sarò poi di supervisione alle sale controllo»
«A vedere da qua, abbiamo allenamento anche noi, poi lezione base di combattimento, alchimia in laboratorio. Devo dire a Clarissa di prendere la tuta per l’allenamento»
«Raggiungo Clarissa, allora. Mi aspetta qua vicino. Tu vai a fare colazione?»
«Dovrei essere con Rebecca, mi sta aspettando alla mensa»
Rebecca. Dimenticai della sua esistenza. Involontariamente mi sentii con i piedi sotto terra a sentire il suo nome «A più tardi allora».
Rory cercò di fermarmi, ma il mio passo fu più svelto. Preferivo non farmi coinvolgere da ciò che sentivo, preferivo concentrarmi sul da farsi di oggi.
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Raggiunta Clarissa, la trovai in compagnia di Luciana e Nicola.
«Buongiorno principessa, sei pronta per la nostra avventura?» esordì Nicola non appena mi vide.
«Ti sei svegliato bene, vedo. Sarò pronta dopo aver fatto colazione»
«Ho una fame da lupi anche io, andiamo» disse Luciana.
Mentre andavamo alla mensa, Clarissa mi sussurrò chiedendomi se andasse tutto bene, risposi di sì. Non ci credeva, così apprestai a cambiare discorso.
«Clarissa, Spike ti cercava per oggi. Ti passo il numero, vieni» allungai la mano in attesa di farmi passare il telefono da Clarissa.
«Vero, mi stavo dimenticando. Tieni»
«Spike? Clarissa? C’è qualcosa tra voi?» chiese Luciana incuriosita.
Presa alla sprovvista, Clarissa negò a quella domanda.
Senza peli sulla lingua, Luciana pronunciò un «Non so dirti se menomale o peccato, Spike è un gran figo»
Clarissa trattenne una leggera irritazione a tale affermazione, ma non ci diede peso più di tanto. La rassicurai con uno sguardo, conoscevo Spike. Era evidente che aveva un certo riguardo nei confronti di Clarissa, ma si tratteneva parecchio. Forse per la differenza d’età, forse perché è così impegnato nel suo lavoro che non è sicuro di voler intrattenere una relazione.
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Alla mensa avevamo avuto la fortuna di incontrare Lucilla e Marco. Giusto un piccolo momento per salutarci, in quanto Lucilla doveva andare già all’addestramento con le armi. La vedevo carica già alle sette e mezza del mattino. Marco aveva supervisione alla sala di controllo, ma non con Rory. Essendoci varie sale, ognuna delle quali supervisionava un determinato territorio, ci volevano più supervisori che facevano a turno.
Mentre bevevo la mia tazza fumante di caffè, mi girai intorno. Per fortuna Rory non era alla stessa mensa.
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Arrivati al campo, ecco che iniziò il nostro nuovo inizio.
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