Presi un asciugamano dall’armadietto sotto il lavandino dal bagno e tamponai sui capelli ancora bagnati. L’asciugamano profumava di ammorbidente.
Rory entrò in bagno che era andato in camera per cambiarsi, così come Spike.
«Tieni, indossa questi. Non puoi stare con quei vestiti bagnati» Disse.
«Grazie» Mi passò una sua felpa, dei pantaloni e della biancheria. Arrossii dall’imbarazzo «Sul serio?»
«Vuoi restare senza?» Lo guardai, esitai ma poi mi arresi. Lo invitai ad uscire.
«Ah, se vuoi puoi mettere i tuoi vestiti nel cesto, lì all’angolo. E poi, grazie ancora» Disse Rory sorridendomi prima di uscire.
Chiuse la porta. La mia testa si inondò di pensieri, tornò alla mia mente la terribile notizia avuta in quel terribile mercoledì di ottobre. Mi chiedevo come potevamo riuscire a superare quel terribile momento.
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Nel momento in cui stavo uscendo dal bagno, bussò qualcuno alla porta della stanza. Quest’ultimo andò ad aprire.
«Ehi, ciao Spike» Era Roberto che venne a controllare come stava andando. E soprattutto sembrava volesse vedere Rory.
«Rob, caro. Vuoi entrare?» Domandò Spike. Mi avvicinai alla porta. Rory era sdraiato sul suo letto.
«Ciao anche a te Rei. Non ti preoccupare, volevo sapere come stava Rory» Disse Roberto. Vedevo la stanchezza e il dolore nel suo viso.
«Non bene, ma meglio di qualche minuto fa» Disse Spike guardandolo.
Poggiai una mano sulla spalla di Roberto, lo rassicurai «Non preoccuparti, cerca di andare a riposare adesso Rob. Ne hai bisogno. Ne avete bisogno»
«Hai ragione» Disse «Ma sia io che Angela abbiamo una paura folle di addormentarci. Ora lei si sta facendo una doccia, mentre Michele è con il suo migliore amico»
Lo capivo terribilmente, ma non potevo dirlo. Nessuno sapeva ancora del mio vero passato. Spike sembrava capire ciò che pensavo in quel momento solamente guardandomi.
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Dagli altoparlanti dei corridoi e delle stanze, si sentì una voce:174Please respect copyright.PENANAWY0RU0x28T
Gentili studenti e gentili studentesse, buongiorno. È il professor X che vi parla – fece un sospiro – e ho una comunicazione da fare a tutti voi. Una terribile comunicazione. Alle cinque di questa mattina son tornate le Prime Squadre e le squadre del quinto anno dalla loro importante missione, con loro i nostri ricercatori. Ma purtroppo un nostro caro amico, fratello, studente, non è più tornato. Alessandro Romanis, membro di un team della Prima Squadra rossa, è morto mentre combatteva i demoni. Alessandro era un grande combattente, un guerriero. Era un grande amico, una grande persona. Sono qui, non come professore, ma come amico, come padre, per far le condoglianze alla sua famiglia, ai suoi amici, ai suoi cari. La sua famiglia ha richiesto di portarlo da loro, nella sua città, per la sepoltura. La sua squadra e i suoi amici potranno partire domani per partecipare al suo funerale.
Le lezioni oggi non ci saranno, così anche domani. Riprenderanno lunedì.
Vi ringrazio per la vostra attenzione, rimanete più uniti che mai in questo terribile giorno.
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Quella comunicazione fu un duro colpo al cuore. Rory stava seduto sul suo letto con la testa appoggiata sulle gambe. Io mi appoggiai al muro, non riuscivo quasi a reggere le mie gambe e le lacrime non riuscivano a smettere di cadere.
Roberto si buttò a sedere a terra, pianse. Spike ritirò le sue lacrime e si abbassò per abbracciare Roberto.
«Ehi, ti porto da Angela. Va bene?» Disse Spike. Riusciva sempre in qualche modo a tirar fuori il suo lato da fratello maggiore che si mostrava forte per dare forza a noi con chiunque.
Si alzò, aiutò Roberto ad alzarsi e si avvicinò a me. Mi asciugò le lacrime. Mi bacio sulla fronte. «Pensa tu a Rory, ok?» Disse. Riuscì a fondermi la calma necessaria per tornare in piedi.
Annuii.
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Andarono via, chiusi la porta. Mi avvicinai a Rory, mi sedetti di fronte a lui. Lo abbracciai, stringendolo al mio petto.
«Te lo prometto, Rei. Li farò fuori uno ad uno, fino a quando quei maledetti mostri non si estingueranno. Fosse l’ultima cosa che farò, li sterminerò tutti. Dal primo all’ultimo. Cazzo se li farò fuori tutti» Sono le parole che uscirono dalla rabbia di Rory.
Restammo abbracciati per un po’, pian piano riuscì a calmarsi.
«Rò, se te la senti cerca di riposare adesso. Buttati sotto le coperte» Gli dissi.
«Tu rimani con me? Non voglio restare solo» Mi invitò a sdraiarmi accanto a lui.
Non lo avevo mai visto in uno stato così fragile. Sembrava potesse spezzarsi da un momento all’altro. Esitai per un attimo, pensai non fosse una buona idea. Avevamo dormito insieme tante volte, ma ora le cose tra noi erano leggermente diverse. Ma non riuscivo a lasciarlo solo.
«Va bene. Tanto dovrebbe tornare Spike fra poco, sto con te per un po’» Gli dissi.
Mi sdraiai accanto a Rory. Lui riuscì ad addormentarsi poco dopo, abbracciato a me. Potevo sentire il suo calore.
Non riuscivo più a tenere gli occhi aperti nemmeno io e mi addormentai, nel momento in cui Spike rientrò nella stanza. Pochi attimi prima di addormentarmi, riuscii a intravedere Spike mentre spegneva la luce, per poi mettersi a letto anche lui.
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Quando aprii gli occhi, il letto accanto a quello di Rory era vuoto. Spike doveva essersi già svegliato e alzato. Sentii il rumore dalla pioggia. Mi girai verso la finestra, il cielo era di un grigio triste e malinconico e pioveva a dirotto. Persino il cielo sentiva il dolore di quella giornata, pensai.
Guardai poi Rory. Dormiva ancora. Sembrava così tranquillo e in pace ora, mi chiedevo se riuscisse almeno a non fare brutti sogni. Speravo che almeno nei sogni potesse avere un po’ di tregua. Mi girai verso di lui, sebbene riuscissi a stare a malapena su quel piccolo letto. Gli accarezzai dolcemente il viso e i suoi capelli.
Mi vennero in mente le parole che disse prima di addormentarsi, quelle parole che esprimevano rabbia e desiderio di vendetta. Mi promisi che non l’avrei lasciato solo, che lo avrei accompagnato verso il suo obiettivo.
Rory aprì poi gli occhi per un attimo, mi guardò.
«Rei» Disse ancora mezzo addormentato.
«Ehi» Dissi a bassa voce.
Forse preso dal momento e dalla situazione, Rory mi baciò. Ma questa volta il bacio non durò solo un attimo. Questa volta ricambiai il bacio. Mi accarezzò il viso, era dolce. Sentivo il battito del cuore accelerato in quel momento, ma allo stesso tempo sentivo un senso di pace dentro di me.
Ci staccammo non appena avevamo sentito il rumore delle chiavi che apriva la porta. Mi girai di nuovo dall’altra parte, coprendomi il viso con la coperta.
Spike era tornato in camera con del cappuccino preso dal distributore del caffè.
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