Stavamo per finire la nostra colazione, quando arrivò Rory, sedendosi accanto a Mirko.
«Buongiorno, scusate ragazzi per l’interruzione, ma…» Disse guardandomi «Oggi verrà in visita nostra madre»
Spalancai gli occhi.
«Ana Williams qua all’Istituto?» Disse Mirko stupito.
«Già, vuole rivedere sua figlia dopo che l’ha creduta morta» Aggiunse poi Rory.
Mi sentivo pessima, una pessima figlia. In tutto il casino che è successo, non ho pensato al fatto che per i miei genitori io ero morta. Non volevo immaginare come avevano reagito loro in quei momenti.
«Purtroppo, però, nostro padre non potrà venire. Ma si è assicurato di voler venire a trovarti il più presto possibile» Disse Rory.
Mi dispiaceva non vedere anche papà, ma ero comunque felice. Il loro lavoro li vedeva così impegnati che era davvero difficile trovare un momento per rivedersi tutti insieme.
Dovevo solo passare la lunga mattinata di allenamenti. Non solo per mia madre, ma anche per conoscere i risultati delle analisi. Avevo bisogno di sapere se Azahal dicesse il vero o il falso, se dentro di me ci fosse davvero sangue demoniaco o meno.
Per quanto riguarda il mio attuale rendimento, me erano passati solo due giorni dall’ultima volta che mi sono allenata sul campo, ma per gli altri e per il coach io non mi alleno da due mesi. Durante i giri di corsa, notavo quando erano migliorati i miei compagni. Se io ancora riuscivo ad arrivare a soli cinque giri di campo, loro erano arrivati a farne anche il doppio. Non che mi desse fastidio essere l’ultima della classe, ma se avessi voluto battere Azahal avrei dovuto mettermi in pari il prima possibile. Perciò, cercai di oltrepassare il mio limite a ogni esercizio richiesto, facendo più di quello che sarei riuscita a fare normalmente. Fu devastante anche a causa del freddo pungente dell’inverno e del campo quasi scivoloso a causa della brina mattutina. Aveva smesso di nevicare, gli addetti avevano spalato tutta la neve rimasta ma ancora non si era asciugato tutto.
Un’altra cosa che cambiò è che non avevo più il ruolo di leader insieme a Mirko, il quale passò a Clarissa. Ricordo che all’inizio ero riluttante all’idea di aver la responsabilità di quel ruolo, ma pian piano mi stava dando soddisfazione. Mi dispiaceva, non posso negarlo, ma era normale dovesse andar così. Inoltre, Clarissa era perfetta per quel ruolo. In soli due mesi riuscì a gestire perfettamente le eventuali brutte situazioni, come litigi fra compagni e via dicendo. Oltre a questo, riuscì a iniziare già dal primo anno il tirocinio in laboratorio, cosa che era molto rara per uno studente del primo anno. Tuttavia, continuo a sentirmi come un pesce fuor d’acqua. Quando ci cambiavamo negli spogliatoi prima dell’allenamento, alcuni ragazze e alcune ragazze mi salutarono a stento, altri mi facevano domande su domande su quello che mi era successo. Ancora non si era parlato di Azahal, per loro ero ancora la ragazza che era entrata nel portale nell’ottobre di quell’anno e poi riapparsa a dicembre, quasi in modo misterioso e assurdo.
Nicola e Luciana mi salutarono, dissero che erano felici di vedermi, ma li sentivo talmente distanti che non sembravano i miei amici di sempre. E dire che pensavamo di formare un team insieme. Clarissa mi confidò che per loro non sembrava più avere senso fare squadra senza di me.
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Finita la lezione, tornammo negli spogliatoi per farci una doccia rinfrescante e per tornare nella solita divisa. Io e Clarissa andammo come al solito nella doccia condivisa. Per noi non era un problema essendo migliori amiche, senza contare che in questo modo lasciavamo una doccia libera per chi ne aveva bisogno.
Lei approfittò di quel momento per chiedermi di me e Rory. Sussultai quando me lo chiese.
«Allora è successo qualcosa?» Domandò ancora.
«Ci siamo solo baciati, tanto» Risposi a bassa voce «Però non dire nulla a nessuno, nemmeno a Spike» Risposi. Istintivamente, feci un enorme sorriso.
Lei mi squadrò.
«Non dirò nulla, lo sai! E comunque ho notato come ti guardava Rory questa mattina in mensa. Che pensate di fare a riguardo?»
«Non lo sappiamo ancora. A livello legale, siamo fratello e sorella»
«Quello è vero, ma non lo siete di sangue. Non c’è nessuna legge al giorno d’oggi che vi vieta di stare insieme, se non lo siete di sangue. Questo accadeva forse secoli fa»
«Ma nessuno sa non sono una vera Williams» Dissi ancora più sottovoce.
Mi guardò, ricordando questo piccolo dettaglio. Mi accarezzò la spalla, dicendomi che un modo l’avremmo trovato. Quando mi girai per prendere l’asciugamano, Clarissa mi spostò i capelli.
«Da quando hai questo neo strano?»
«E tu da quando guardi i miei nei strani? E perché sarebbe strano questo? Non ci ho mai fatto caso» Risposi ridendo.
«Hai ragione anche tu, ma è buffo. Ha solo una forma strana. Comunque andiamo?» Disse infine prendendo anche il suo asciugamano. Era l’ora di andare finalmente a pranzo. Rory mi invitò a pranzare con lui e il suo team.
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Roberto, Michele e Angela erano le prime persone, che non erano né Clarissa né Mirko, ad accogliermi in modo diverso. Mi salutarono, erano felici di vedermi. Angela pianse anche un po’. Ma poi, una volta a tavola, tutto sembrava fosse come prima, come piaceva a me. Angela mi raccontò delle ultime missioni che avevano fatto, Michele mi fece vedere le foto che aveva fatto in missione.
«Una di queste erano alla vecchia Civitavecchia, vicino al mare. Non potevo non far qualche foto dopo aver finito di ammazzare demoni, giusto?» Disse Michele, fiero delle sue fotografie.
«Certo che potevi, ma dovevamo e dobbiamo rimanere concentrati anche una volta chiuso il portale. Sempre in allerta, ricordalo» Disse Roberto, era il membro più serio e attento del team. Anche più di Rory.
Rory disse scherzando che, se si fosse aperto nuovamente un portale per davvero, avrebbe protetto Michele pur di farlo continuare a scattare le foto. E poi si sarebbe messo anche lui a farle.
«Tu sei sempre troppo spensierato a riguardo, riesci a scherzare fino a un secondo prima di attaccarli. Diventi un serio combattente solo quando entri in azione» Disse Angela scherzando.
Finito di pranzare, Rory mi disse che dovevamo raggiungere nostra madre all’entrata dei visitatori. Per la precisione, dal cancello da cui entrai io il primo giorno.
Tutta la struttura presentava due entrate, che si trovavano ai lati opposti l’una dall’altra. La prima entrata presentava un piccolo cancello ed era quella principale, destinata a far entrare visitatori, matricole, ma anche per gli studenti che avevano il permesso di uscire in città. La seconda era il Grande Cancello, da cui partivano le squadre e militari per le missioni e intorno al quale erano sempre parcheggiati fuoristrada e camioncini.
Dopo aver salutato il team, io e Rory iniziammo a incamminarci verso il luogo d’incontro. Percorremmo il lungo vialetto che portava all’entrata. L’ultima volta che lo vidi era costeggiato da alberi pieni di foglie colorate, la stradina sembrava coperta da un tappeto di foglie caduche, era uno spettacolo di sfumature autunnali. Ora vedevo alberi alti e ramificati, senza foglie, coperti della poca neve che era rimasta. Il vialetto era anche quasi deserto, c’erano poche persone che passeggiavano. C’era un delizioso silenzio.
«Spike? Non viene?» Domandai.
«Lo raggiungiamo noi dopo, ci aspetta in laboratorio» Disse Rory. Camminavamo così vicini che ogni tanto riuscivamo a far sfiorare le nostre mani.
Arrivati al cancello, rimanemmo in attesa di nostra madre.
«Hai freddo?» Chiese Rory, spostandomi una ciocca di capelli e accarezzandomi il viso. La sua mano non era per nulla fredda.
«Sto bene, tranquillo» Risposi sorridendogli.
Dopo pochi minuti, ecco che arrivò nostra madre.
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