Ora che ci trovavamo in viaggio di ritorno verso l’Istituto, sentivo tutto il corpo indolenzito. Tutta l’adrenalina avuta in tutti questi giorni, dovuta al continuo addestramento e agli attacchi continui dei demoni, stava diminuendo e potevo sentirne le conseguenze soltanto ora. Sedevo di fianco a Mirko, il quale dormiva con la faccia poggiata sulla mia spalla. Dormiva a bocca aperta, quasi russava. John e Ruggero ogni tanto provavano a sfiorare una piuma sul suo naso, ma non si svegliava comunque. Era davvero sfinito, pensai. Leon continuava a cambiare canale, non trovava nulla da ascoltare di suo interesse, così finì per arrendersi direttamente, spegnendo la radio. A metà strada, Alexander chiese il cambio a Leon stesso per guidare. Per quanto erano abituati a vivere contro la vita e la morte, anche loro erano sfiniti.
In tutto questo, io continuavo a guardare fuori dal finestrino, desiderosa di tornare da Spike, da Clarissa e da Rory. Non vedevo l’ora di poterli abbracciare di nuovo, di poter baciare Rory di nuovo.
Ma quella spensierata tranquillità stava diventando ben presto una forte preoccupazione. Più ci avvicinavamo all’Istituto, più il cielo divenne di un rosso sangue mai visto. Alexander cercò di contattare l’accademia, ma non ricevette risposta. Tentò quindi di contattare gli altri militari delle altre due squadre, ma anche questi non riuscivano a contattare nessuno dall’Istituto.
«Ho paura siano sotto attacco, ragazzi! Preparatevi e prendete le armi» Ci ordinò Leon.
«John, prendi le armi dietro di te» Dissi, mentre cercai di svegliare Mirko. Quest’ultimo aprì gli occhi con un tale trambusto e spavento che non riuscì a capire cosa stesse succedendo, finché non vide quel cielo rosso. Tutto ciò che riuscì a pronunciare era un «Cazzo!».
John passò i fucili a noi, che poi passammo a Leon. Quest’ultimo disse di passargli il cecchino. Poi Ruggero passò la lancia a Mirko e le doppie lame a me. Mentre Alexander guidò spedito, ci diede le indicazioni sul cosa fare una volta arrivati, mettendosi d’accordo anche con gli altri due team.
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Provai a legarmi i capelli in una coda per avere più praticità sul campo di battaglia, ma l’elastico si ruppe.
«Ti toccherà combattere con la tua criniera da leone» Disse scherzando Mirko, mentre si tolse la felpa per mettersi una maglietta più pratica.
«L’umidità non ha giovato ai miei capelli, sono diventati ingestibili» Gli risposi, dopo avergli dato un forte pizzicotto sul braccio nudo.
Una volta arrivati, trovammo i cancelli aperti. Con l’auto ancora in moto, Alexander fece aprire tutti gli sportelli del fuoristrada, poi saltammo tutti fuori, eccetto Alexander che dovette prima posteggiare l’auto in modo da lasciare libero il passaggio per gli altri mezzi. Intanto noi ci dirigemmo verso l’interno.
L’istituto era circondato da forti e grossi demoni, oltre ai soliti mostri più idioti. Guardai con viso preoccupato i miei compagni di squadra, mentre andammo incontro ad alcuni ragazzi che stavano combattendo vicino al parcheggio dei fuoristrada. Ci unimmo alla battaglia con loro, come Alexander ci disse di fare. Lui si unì presto a noi. Nonostante l’infinita stanchezza dell’addestramento, tornò quella famosa adrenalina da battaglia. Non sentii alcun dolore nel combattere.
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A un certo punto si avvicinò e si unì alla battaglia un professore, era il nostro docente di addestramento alle armi. Era accompagnato da altri studenti. Con gran sorpresa ci salutò.
«Bentornati ragazzi, anche se non è stata una bell’accoglienza» Disse il professor X.
Lo salutammo, quasi felici di vedere un volto familiare a noi. Mentre continuavamo ad ammazzare ogni demone che spuntava fuori dal portale, il docente disse qualcosa ad Alexander, poi si rivolse a noi e ci ordinò: «Romani e Yost, raggiungete il vostro team ai dormitori! Williams e Sanders, voi andate al vostro team, da Rory! Si trovano alla piazza delle matricole!».
«D’accordo!» Gridammo all’unisono.
Prima di dividerci, John mi fermò per un breve secondo.
«Stai attenta, Williams» Mi disse, aveva uno sguardo preoccupato e premuroso.
Lo guardai, sorridendogli.
«Anche tu, John» Risposi al volo, per poi correre per raggiungere Rory con Mirko. Chiesi a quest’ultimo cosa volesse dire il professore con “il vostro team”.
«Significa che anche io sono nel team di Rory. Avevano bisogno di aggiungere una persona per ogni team, ecco perché» Rispose Mirko. Non volli sgridarlo per non avermelo detto prima, per il momento. Mi dissi che l’avrei fatto a battaglia conclusa.
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Quando arrivammo, il team di Rory si trovava in qualche difficoltà contro un forte demone, grosso quanto un orso. Vidi Roberto e Rory che provarono una qualche tattica, ma vennero lanciati a terra. Credetti di aver gridato un «Rory!», ma in realtà le parole non uscirono di bocca. Senza pensarci un mezzo secondo di più, corsi verso quell’orribile morso e con le mie doppie lame, con ferocia rabbia, gli tagliai la testa. Presi respiro, notando che non stavano più uscendo demoni. Mi girai e vidi Rory a terra, mi guardò con sguardo sorpreso e lieto. Era sporco di sangue e fango ovunque. Mi avvicinai a lui, lo aiutai ad alzarsi.
«Stai bene, Rory?» Domandai, continuando a guardarlo. Lui mi abbracciò, quasi stritolandomi. Mi caddero le spade a terra, ricambiando quindi l’abbraccio.
Nel frattempo, Mirko ci raggiunse, Roberto volle tirare un sospiro di sollievo. Anche Angela e Michele erano felici di vederci. Ma quell’attimo di tregua finì in un minuto.
«Rory! Ragazzi!» Gridò Roberto, indicando il portale. Se ne aprì un altro dalla parte opposta. Stavano uscendo altri demoni, un’orda di demoni assurda.
Roberto, Mirko, Rory ed io ci mettemmo spalle a spalle, in allerta e pronti a combattere nuovamente. Angela ci lanciò altre pozioni per darci altra carica, altra resistenza e altra velocità, per poi correre verso un piano più rialzato per poter darci supporto con l’arco. Michele fece lo stesso con la sua arma da cecchino.
Per la prima volta stavo combattendo con il mio team. Stavo combattendo con Rory.
Combattemmo per altre due ore ininterrottamente, poi finalmente i portali si chiusero. Il cielo tornò grigio e nuvoloso, il silenzio cadde in tutta la zona dell’Istituto. Cademmo a terra dalla stanchezza, con gli occhi verso il cielo. Talmente sudati, talmente sporchi di sangue, con ferite qua e là, respirammo, finalmente. Con il mignolo della mano, Rory prese il mio e lo strinse dolcemente.
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In seguito, dopo esserci ripresi, andammo a controllare la situazione in giro. Aiutammo a curare i feriti, poi trovai Spike e Clarissa che fecero lo stesso vicino alla mensa. Non appena notò la mia presenza, Clarissa mi saltò addosso.
«REI, SEI TORNATA!» Disse Clarissa, sembrava sul punto di piangere dalla felicità. A rotazione, arrivò Spike, il quale mi strinse più forte di Clarissa. Lo abbracciai, stringendolo a mia volta. Il profumo della sua colonia mi travolse il naso. Era un profumo così familiare, così rassicurante. Dunque, stavolta ero io a piangere sul serio, talmente ero felice di vedere le persone che più amo al mondo. Toccai i capelli biondi di Spike, notando che se li era tagliati. Asciugai gli occhi dalle lacrime e gli dissi scherzando che li preferivo prima.
Lui rise, poi mi chiese di Rory.
«Ora arriva, è dal caposquadra al momento. Il resto del team sta aiutando i medici e infermieri alla clinica»
Ricordai poi allo strano segno che avevo sulla nuca. Lo sfiorai con le dita, ma non lo sentii. Ma sapevo che c’era ancora.
«Spike» Dissi.
Spike guardandomi, si preoccupò.
«Che c’è tesoro?» Domandò Spike. Anche Clarissa volle sapere.
«Appena si saranno calmate le acque, voi due, Rory e Mirko dovete raggiungermi in camera. Devo mostrarvi una cosa importante»
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