Bersaglio mobile
Cap.1
Il capitano Raydor quella sera, tornò a casa, stanca, dopo un’estenuante giornata al FID: aveva sospeso tre agenti della Sezione Furti e Rapine e il capo Johnson le aveva dato il tormento alla Crimini Maggiori, per tutta la giornata. Infilò la chiave nella serratura e si accorse, che la porta era aperta, appena accostata. D'istinto prese la pistola, lasciò la borsa ed entrò in casa con circospezione. Il cellulare era in tasca.
Buio. Silenzio. Ad un tratto sentì dei rumori, forse provenivano dalla camera da letto. Si avvicinò piano, cercando di non far sentire la sua presenza. Cercò di capire se ci fosse qualcuno. Silenzio. Gli occhi faticavano a vedere nel buio. Un rumore sordo, all’improvviso sentì un peso arrivare su di sé, cadde a terra, l'uomo era grosso e robusto. Ci fu una colluttazione, Sharon cercò di non lasciare la pistola, l'uomo la colpì in faccia con un pugno. Dolore, vista annebbiata, dolore. Sapeva di essere addestrata e di poter affrontare quel tipo di situazione. Doveva reagire, anche se quell’uomo era molto più grosso e più forte. Le fu subito addosso, di nuovo, per immobilizzarla, vide due occhi freddi come il ghiaccio fissarla, Sharon gli graffiò il volto, non doveva mollare.
“Aarh … ti ammazzo puttana!" Gridò con voce sorda, portandosi la mano sulla guancia. Con l’altra mano, tirò fuori un coltello, pronto a colpire un fendente mortale.
Sharon si girò di scatto, puntò la pistola diritto al petto e sparò un colpo. L'uomo rimase un momento immobile, la fissò, aprì la bocca per dire qualcosa. Il coltello scivolò dalla mano e cadde a terra, fece un rumore strano. L’uomo si guardò il petto, mise la mano dove era stato colpito e guardò il sangue che usciva copioso, fece un ghigno e cadde addosso a Sharon. Silenzio.
Sharon aveva il respiro in affanno, aveva quel peso addosso, doveva reagire, doveva fare qualcosa. Rimase qualche secondo a terra, cercando di riprendere fiato. Tremava, era un fascio di nervi, l’adrenalina era ancora in circolo, cercò di calmarsi, doveva riprendere il controllo. Spostò il corpo di quell'uomo, che la immobilizzava, era pesante, doveva chiamare aiuto. Strisciando raggiunse il cellulare per terra e chiamò il 911.
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La Crimini Maggiori era di turno, sembrava una notte tranquilla, quando il tenente Provenza ricevette una chiamata. Riconobbe l'indirizzo, non sapeva il perché, ma sapeva di chi si trattava. Avvisò la squadra e il capo Johnson, prese la giacca e chiamò Flynn: avevano un omicidio.
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Il capitano Raydor era immobile, seduta per terra, aveva in una mano la pistola e nell’altra il cellulare. Guardava l'uomo che aveva appena ucciso, un’ombra sul pavimento, tutto intorno, buio. Le sembrava di essere in trance, forse era un incubo dal quale sperava di svegliarsi, invece, sentiva tutto ovattato intorno a sé. Calde lacrime scendevano sul viso, tremava di rabbia, paura e nervoso. L’adrenalina le scorreva ancora lungo tutto il corpo, era agitata, il fiato corto, aveva paura. Silenzio. Non riusciva a pensare a nulla, continuava a vedere quei due occhi freddi come il ghiaccio e sentiva una voce roca, nelle orecchie. L’uomo gridava che voleva ucciderla e per poco non c’era riuscito. Era spaventata.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ad un tratto tutti i rumori le scoppiarono in testa: la luce accesa e degli uomini entrarono in casa, nella camera da letto. Luci, voci, rumori, un ronzio nelle orecchie e poi un volto conosciuto: il tenente Provenza. L'aiutò ad alzarsi e l’accompagnò in soggiorno, la fece sedere sul divano, le chiese in modo gentile di dargli la pistola e il cellulare, era gentile, lui, che non lo era mai stato. Le mani tremavano, consegnò a Provenza pistola e cellulare, senza dire una parola. Provenza le chiese della macchia di sangue che aveva sulla giacca e sulla camicia. Le chiese se fosse ferita, Sharon la guardò, non si era accorta di nulla.
Stava bene, si guardò intorno, erano entrati gli uomini della Crimini Maggiori, si muovevano come tante marionette, sembravano quasi ridicoli. Dopo un poco arrivò il capo Johnson, si avvicinò e le chiese notizie sulle sue condizioni. Il capo Johnson sorrise, la tranquillizzò, le mise una mano sulla spalla, quella donna non aveva mai avuto simpatia nei suoi confronti, adesso era gentile.
Le chiese di raccontare quanto accaduto. Sharon riportò con semplici frasi l’accaduto, Provenza annuì e disse di non preoccuparsi. Diede ordine a Flynn di accompagnare il capitano in ospedale, perché erano arrivati i paramedici. L'avrebbero portata in ospedale e avrebbero pensato loro a tutto quanto. Flynn grugnì una risposta e accompagnò il capitano Raydor in ospedale, insieme ad un paramedico.
Provenza parlò con il capo Johnson, guardarono l'uomo morto nella camera del capitano Raydor, fecero le foto, i rilievi, le riprese, sembrava una rapina finita male, la casa era tutta in disordine, ma Provenza non ci credeva, il coltello per terra indicava altro. Avevano colpito uno di loro, dovevano fare di tutto per scoprire chi volesse far del male al capitano, senza tralasciare nulla. Il capo Johnson si fece accompagnare dal tenente Provenza in ospedale, per verificare le condizioni del capitano Raydor.
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Il tenente Flynn era contrariato, non capiva perché dovesse accompagnare il capitano Raydor in ospedale. Non sopportava quella donna, ma sapeva che sicuramente qualcuno la odiava di più. Non le avrebbe mai fatto del male, anche se l’odiava.
Quella donna sapeva fare il suo lavoro, non c’era alcun dubbio e lo sapeva fare molto bene, ma a volte era proprio insopportabile! In ambulanza non aveva detto una parola, aveva lo sguardo perso, gli occhi tradivano la paura, l’adrenalina aveva lasciato il suo corpo e adesso si sentiva stanca e impaurita. Flynn le aveva rivolto delle parole di conforto, si accorse che il capitano aveva un bel sorriso, non lo aveva mai notato. Aveva due occhi verde giada bellissimi e penetranti, erano stupendi! Le disse che era stata coraggiosa, perché aveva reagito con prontezza all'aggressione. Arrivati in ospedale, Flynn rimase in sala d'attesa e si chiedeva perché gli avessero affidato quel compito, era contrariato.
Dopo una buona mezz'ora arrivò il dottore, che aveva preso in cura il capitano Raydor. Comunicò a Flynn, che potevano dimetterla, perché non era ferita, il sangue sulla camicia e la giacca non era il suo. Le avevano dato una maglietta da ospedale da indossare, parte dei suoi vestititi erano finiti in una busta per le prove. Aveva un polso slogato, doveva aver preso una botta durante la colluttazione e qualche livido sul viso, nulla di preoccupante. Poteva vederla, nel frattempo il dottore avrebbe preparato i documenti per la dimissione e la consegna delle prove.
Flynn entrò nell’ambulatorio, vide il capitano Raydor, sul lettino, aveva il polso sinistro fasciato e alcuni lividi sul viso. Sorrise, cercando di tranquillizzarla, disse qualcosa di buffo e lei abbozzò un sorriso. Flynn rimase sorpreso. Aveva sempre ammirato le gambe mozzafiato della donna e il fondoschiena. Era una donna sexy, maledettamente sexy, eppure solo adesso notava, quanto fosse bella, sì, era una bella donna.
Arrivò il capo Johnson seguito da Provenza, si accertò delle condizioni del capitano e visto che potevano dimetterla, le ordinò di andare a casa del tenente Flynn. Avevano bisogno di un posto sicuro dove portarla, perché casa sua, era la scena del crimine.
Provenza aveva detto a Flynn di ospitare il capitano, lo aveva chiesto senza avere il permesso di Andy, che era contrariato e non era d’accordo ad avere quella donna in casa sua. Flynn non era riuscito a discutere su quell’ ordine, che lo metteva in una situazione scomoda. Uno di loro era stato colpito, dovevano fare di tutto per risolvere quel caso, perché non poteva essere una rapina finita male. Dovevano tutti quanti fare cerchio e lavorare per un unico scopo. Flynn sorrise a quelle parole, sapeva che lo stavano fregando, tentò un’ultima lamentela, che Provenza ignorò.
“Sai che il mese scorso poteva sospenderti e invece …” Provenza fissò negli occhi il collega.
“Sì, lo so. Ok, ok, me lo sarei meritato.” Flynn era alle strette, non poteva dire di no. Sospirò.
“Allora ricambia il favore …ok?”
“Ti rendi conto in che razza di situazione mi metti?” Flynn era contrariato.
“La voglio al sicuro. Prenditi cura di lei e fa’ attenzione, qualcosa non torna. Questo è un ordine, oppure vuoi che te lo dica il capo Johnson?”
“Agli ordini tenente Provenza.” Flynn face un inchino, sorrise amaramente e si diresse verso l’ambulatorio, dove c’era il capitano Raydor.
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Il capitano Raydor stava discutendo con il capo Johnson, sul perché dovesse andare a casa del tenente Flynn. La serie di motivi erano tutti ottime ragioni, ma Sharon scuoteva il capo, non era d’accordo e non voleva stare con il tenente Flynn, sapeva che l’odiava e il sentimento era reciproco.
Quando Flynn entrò nell’ambulatorio, le due donne per un momento rimasero interdette. Ci fu un momento di silenzio, imbarazzante. Flynn diede un colpo di tosse, era pronto a portare il capitano a casa sua, la guardò negli occhi e poi guardò il capo Johnson, che ghignò soddisfatta, Provenza aveva fatto un bel lavoro.
Sharon scese dal lettino, rinunciando all’aiuto del tenente, che le aveva teso una mano, borbottò per tutto il tragitto, sostenendo che poteva cavarsela benissimo da sola. Flynn ripetè le parole del capo Johnson: “Voglio che stia al sicuro, con qualcuno dei nostri, perché potrebbe essere ancora in pericolo.” Sorrise, perché dopo quelle parole, il capo Johnson aveva terminato dicendo: “E’ un ordine!”
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Continua …
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