Bersaglio mobile
Cap.2
Secondo gli ordini ricevuti, il tenente Flynn doveva ospitare il capitano Raydor a casa sua, fino a nuove disposizioni. Sharon rimase sorpresa dall’ordine e dalla pulizia della casa: semplice e arredata con buon gusto.
Flynn le fece strada, indicando le varie stanze e mostrandole la sua camera, che in genere utilizzava quando suo nipote andava a trovarlo. Nella camera, arredata per un bambino, c’era un letto, due sedie e un tavolino. Vari poster dei Dodgers erano attaccati al muro insieme ad un paio di cappellini da baseball. Infine, una fila di orsetti azzurri terminava l’arredamento. Sul letto c’era un copriletto con orsetti azzurri e dei cuscini, sempre con gli orsetti.
“Mio nipote va pazzo per gli orsetti. Quindi spero che ti piacciano.”
Sharon sorrise e sospirò “Gli orsetti vanno più che bene.”
Flynn le diede dei pantaloncini e una maglietta della polizia, come cambio. Le disse che in bagno c’erano asciugamani puliti e avrebbe messo uno spazzolino nuovo. Si slacciò la cravatta, si tolse la giacca e le chiese se volesse qualcosa di caldo da bere, mentre usciva dalla camera.
Sharon era stravolta, ma lo seguì e lo trovò a preparare del thè caldo. Si sedette sul divano, guardandolo armeggiare in cucina. Quando il thè fu pronto, lo portò sul tavolino davanti al divano e le chiese come andasse con il polso.
Sharon guardò il polso steccato, apprezzò la gentilezza del tenente, non avrebbe mai immaginato di bere un thè sul divano del tenente Flynn, ma era fin troppo stanca per dire qualcosa. Andy rimase in piedi, la fissò, non avrebbe mai immaginato di avere il capitano Raydor nel suo salotto. Sharon terminò il thè e ringraziò per l’ospitalità, sapeva che il tenente aveva ricevuto un ordine preciso, proprio come lei.
“Avrei bisogno di fare una doccia …so che è tardi …però ...” Si sentiva a disagio a chiedere un favore.
Flynn annuì e l’accompagnò in bagno, le mostrò gli asciugamani e tutto il necessario per la doccia. Le diede un sacchetto di plastica per avvolgere il polso, sorrise e tornò in salotto. Sharon si guardò intorno, il bagno era ben organizzato, come tutto il resto della casa, sopra il lavandino una mensola con profumi e aromi. Nel disimpegno che portava alla doccia, erano appesi degli asciugamani grandi. Guardò la cabina doccia, era ampia e con un muretto dove c’erano appoggiati bagnoschiuma e shampoo di diverse fragranze. Sharon aprì l’acqua e aspettò che il vapore rendesse l’aria calda, si tolse i vestiti ed entrò in doccia. Cercò ristoro sotto il tepore dell’acqua, prese del bagnoschiuma e iniziò a lavarsi, ma appena si insaponò, calde lacrime scesero sul viso. Non voleva piangere, cercò di trattenerle, si sentiva frustata e angosciata, ricacciò le lacrime indietro. Si lavò velocemente e si asciugò, si mise i pantaloncini e la maglietta della polizia, li avrebbe usati come pigiama. Uscì dal bagno e sperò che il tenente fosse andato a dormire, invece lo trovò seduto sul divano.
“Tutto ok, capitano Raydor? Posso andare a dormire?”
“Certo. Tutto bene, grazie. Buonanotte tenente.”
“Buonanotte capitano.”
Sharon si sdraiò nel letto, con le lenzuola che sapevano di bucato pulito, si accovacciò sperando di poter riposare. Il sonno arrivò, ma fu tormentato.
Dopo un paio di ore, Andy udì dei gemiti, qualcuno stava piangendo, si ricordò che non era da solo, si alzò e andò davanti alla porta della camera. Il capitano Raydor stava piangendo, quando la sentì gridare, spaventata. Aprì la porta, entrò e vide che la donna stava avendo un incubo. Cercò di svegliarla, senza spaventarla di più, quando vide che Sharon non si svegliava, l’abbracciò e le sussurrò parole dolci sottovoce. Sharon si calmò, si riprese e si svegliò. Quando si rese conto che era tra le braccia del tenente Flynn, si ritrasse e si accovacciò in fondo al letto. Andy la lasciò andare, non voleva spaventarla ancora di più.
Sharon si scusò in mille modi, per averlo svegliato. Andy sorrise, disse che non disturbava, in fondo si sentiva in debito. Si alzò e uscì dalla camera. Sharon rimase sorpresa da quella risposta, riprese fiato, era tutta sudata e stanca: aveva avuto un incubo. Si alzò e andò in cucina, cercando qualcosa da bere e trovò Andy, sembrava la stesse aspettando.
“Capitano, ha avuto un incubo. Mi sono permesso di entrare in camera, solo perché stava piangendo e gridava spaventata.”
“Scusi tenente, se l’ho svegliata.”
“Non ci sono problemi.” Silenzio. Andy prese un bicchiere d’acqua e lo porse a Sharon, era sudata e aveva bisogno di bere qualcosa. Silenzio.
“Ne vuole parlare?” Silenzio.
“No, grazie. Finisco l’acqua e torno a letto. Scusi ancora se l’ho svegliata nel cuore della notte.
“Nessun problema. Potremmo darci del tu, che ne dice, capitano Raydor?”
“Solo quando siamo da soli, tenente, in presenza di altre persone, preferirei rispettare i gradi, non vorrei che qualcuno pensasse …”
“Come desidera … o meglio come desideri. Per me non ci sono problemi, Raydor.”
“Ehm … Il mio nome è Sharon.”
“Appunto, diamoci del tu, Raydor.” Silenzio. Sharon scosse la testa, adesso non aveva voglia di pensare ai giochetti del tenente Flynn.
“Benissimo.” Stava fissando le gambe del capitano.
“Flynn …tenente Flynn! Puoi smettere di fissarmi le gambe?!”
“Chi? Io?” Domandò con fare ingenuo “Guardavo solo come ti stavano i pantaloncini della polizia … tutto qui.”
“Lasciamo stare…” Sharon lasciò il bicchiere d’acqua sul tavolo. “Ok, adesso posso andare a dormire?” Era scocciata. Silenzio. Flynn scosse la testa, sapeva che la donna era agitata, doveva portare pazienza. Sharon si fermò, si accorse che aveva risposto in modo irritante, in fondo il tenente Flynn stava cercando di essere d’aiuto. Si voltò, abbozzò un mezzo sorriso, cercando di stemperare l’atmosfera tesa che c’era tra loro. Guardò Flynn, che era in piedi davanti a lei. Solo adesso stava notando che era un bell’uomo, era elegante anche in pigiama. L’eleganza del tenente era nota in tutto il Dipartimento, Sharon aveva notato che aveva buon gusto nel vestirsi, abbinava cravatta e bretelle. Se non fosse stato così strafottente e irritante, avrebbe detto che il tenente Flynn era un uomo molto affascinante.
“Scusi tenente, non era mia intenzione essere maleducata. Anzi, la ringrazio per la camera di suo nipote, come si chiama?”
“Edward, ma lo chiamiamo Edo, ha sette anni.” Flynn indicò una foto appesa in soggiorno, gli occhi sorrisero e dimostrarono l’affetto verso il nipote.
“Mi dispiace di essere in mezzo ai piedi, spero di poter tornare a casa mia prima possibile.”
“Ho paura, che i tempi non saranno tanto brevi. Oltre alla Crimini Maggiori ci sarà anche il FID, quella gente rallenta sempre le indagini.” Scosse la testa e fece un ghigno.
“Divertente ...” Fece una smorfia “Parlerò con il sergente Eliot, torneremo alle nostre vite prima di quanto possa immaginare.”
“Se lo dice il capo del FID.” Inclinò il capo sorridendo.
“Sempre la massima fiducia, da parte della Crimini Maggiori!”
“Sarà, ma quando ci siete di mezzo voi del FID, tutto diventa complicato e difficile. Però, questo è solo il mio punto di vista.” Silenzio. La fissò “E’ la prima volta che uccidi un uomo?”
Sharon sospirò, abbassò lo sguardo “No, mi era già successo quando ero una recluta. So come funziona.”
“Bene, allora possiamo tornare a dormire, oppure se vuoi ne parliamo. Decidi tu, Raydor.”
“Conosco benissimo la trafila che dovrò seguire, buona parte l’ho riscritta personalmente. Quindi, per ora preferirei fare a meno di fare confidenze a te, Flynn.” Il tono era scocciato.
“Come desideri Raydor, ma sappi che una cosa è scrivere delle procedure e dire tante belle parole, un’altra cosa è trovarsi nel mezzo della tempesta.” Le puntò un dito contro “Credimi, tu sei nel centro della tempesta.”
Sharon chiuse gli occhi e sospirò. Sapeva che il tenente aveva ragione, ma non voleva ammettere che si sentiva distrutta e svuotata. Il pensiero che aveva ucciso un uomo le ritornò alla mente. Sentiva un grande vuoto dentro di sé e di questo ne era spaventata. Tornò in camera e si mise a letto. Rimase per un poco di tempo a fissare il soffitto. Avrebbe voluto parlare con qualcuno, ma non con Flynn, avrebbe voluto piangere su una spalla, ma non sulla sua, avrebbe voluto gridare e picchiare i pugni, ma non voleva farlo davanti a lui. Non era pronta a manifestare la paura e la debolezza, non era ancora pronta ad accettare, che aveva ucciso un uomo per difendere la propria vita. Il tenente Flynn aveva maledettamente ragione: era nel centro della tempesta.
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Continua …
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