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Cap. 10
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“Hai sempre desiderati baciarmi?” Sharon era sorpresa “Ah.” Silenzio. “Perché non me lo hai mai detto?”
Flynn si voltò, scosse la testa “Certo, venivo da te e dicevo: buongiorno capitano Raydor, posso baciarla? Mi davi uno schiaffo e mi denunciavi per molestie … altro che sospensione!”
Alzò le mani in segno di resa. Silenzio. Tornò a sedersi al tavolo e sorseggiò il caffè, senza guardarla. Sharon non aveva perso un solo movimento. Era spiazzata da quella rivelazione, pensava che tenente Flynn l’odiasse. Non capiva più nulla. Silenzio.
“Bè … potevi dirmelo … fuori dal Dipartimento …” Silenzio. Si fissarono e fecero finta di guardare altrove, erano entrambi imbarazzati. Silenzio.
Andy diede un colpo di tosse “Ieri sera siamo stati interrotti. Vorrei che potessimo riprendere quel discorso, sembrava interessante, non trovi?” Ammiccò e sorrise.
“Non hai paura di Provenza? Cosa ti ha detto?”
Andy sorrise, il vecchio collega lo aveva redarguito e sgridato per il suo comportamento poco professionale. Quella donna erano guai, aveva detto. Ma Andy lo sapeva già. “Lascia perdere Provenza. Mi pare che il discorso di ieri sera ti interessasse, oppure mi sbaglio?”
Sharon annuì, non sapeva cosa dire. Era imbarazzata, perchè il bacio le era piaciuto. “Ok, va bene, va bene. Mi è piaciuto il tuo bacio e vorrei che riprendessimo il discorso, senza interruzioni.” Pensò “Al diavolo Provenza! Il tenente Flynn è affasciante e sexy, ci sa fare con le donne, oh sì, ci sa fare!”
“Vieni qui, a sederti sulle mie gambe …” Appoggiò la mano sul ginocchio.
“Ieri sera non eri della stessa opinione.” Fingeva di fare la ritrosa, voleva provocarlo.
“Vorrei riprendere il discorso, mi sembrava che fossi seduta sopra di me, oppure ricordo male. Sharon …” Flynn rispose alla provocazione di Sharon, rifece cenno con la mano sopra le gambe e ammiccò. Sharon sorrise, si alzò e si sedette sulle gambe di Flynn, si accomodò, gli mise le braccia intorno al collo e cominciò a baciarlo. Sapeva di caffè nero, un ottimo sapore. Si baciarono e si assaporarono. Fu interminabile e intenso. Presero fiato. Erano sereni, l’uno tra le braccia dell’altro. Le mani cominciarono a vagabondare sul corpo di entrambi, finchè Sharon si scostò, il volto era turbato, sapeva che adesso erano nei guai.
“E’ meglio se ci fermiamo qui …” Si alzò e pose una distanza tra loro. “Andy … senti io …” Scosse la testa.
“Non dire nulla.” Anche Andy era turbato, sapeva che aveva superato quella sottile linea rossa, che gli aveva impedito di fare una stupidata e adesso che l’aveva varcata, sapeva di essere nei guai. “Senti, quello che è successo è successo. Punto. Andiamo avanti. Se Provenza chiede qualcosa, tra noi non c’è nulla.”
“Certo, certo.” Annuì poco convinta.
“Voglio dire: ok ci siamo baciati. Tutto qui.” Andy cercava una giustificazione.
Sharon continuava ad annuire “Esatto. Ci siamo baciati e basta. Discorso chiuso.”
“Bene, allora siamo d’accordo.” Ecco, adesso avevano la loro giustificazione.
/
Il giorno seguente, Sharon era turbata da quanto era accaduto con il tenente Flynn. Era solo un bacio, però che bacio! L’abbraccio così forte e rassicurante, il profumo della colonia, le mani sul suo corpo. Perché stava fantasticando su qualcosa, che sapeva non poteva portare a nulla di buono? Perché quell’uomo baciava così bene? Era confusa e si sentiva in trappola.
Doveva affrontare anche il capo Johnson, Sharon si sentiva un idiota, perché invece di risolvere i problemi, sembrava li stesse cercando, uno dopo l’altro. Dopo il bacio con Andy, erano tornati professionali e si chiamavano per cognome, questa cosa la mandava in confusione! Erano entrambi in evidente imbarazzo, eppure sentiva che c’era un’attrazione, una maledetta attrazione, a cui non sapeva dire di no.
Sharon era presa dai suoi pensieri, che non si accorse dell’arrivo del capo Johnson, che quando la vide l’invitò nel suo ufficio. La chiamò un paio di volte, prima che si riprendesse e andasse in ufficio.
Il capo Johnson le propose di entrare nel programma testimoni dell’FBI, perché avevano più risorse e uomini: sarebbe stata più al sicuro. La sola idea di vivere sotto falso nome, in altro posto del paese la spaventava, avrebbe dovuto rinunciare agli amici, alla sua vita, no, non era pronta a farlo. Almeno adesso non voleva fare questo passo, che le sembrava irreversibile.
Chiese al capo Johnson una pausa per riflettere su quanto discusso, andò in sala relax a bere un thè caldo con Julio, che non la lasciava un momento. Chiese se volesse un caffè, ma il detective Sanchez sorrise e declinò l’invito. Sharon sospirò e si preparò il thè, era triste. Chiamò Ricky per salutarlo, fu una chiamata veloce, non voleva spaventarlo, però voleva sentire il suono della sua voce. Poi chiamò Emily, era di corsa, doveva andare alle prove, la salutò velocemente e chiuse la chiamata. I suoi figli erano grandi e avevano la loro vita. Sospirò. Se fosse entrata nel programma dell’FBI non avrebbe più potuto chiamare i suoi figli, solo il pensiero, la distruggeva.
Doveva reagire, cercò di essere positiva. Poi pensò al fatto che il giorno dopo avrebbe dovuto andare in tribunale per testimoniare, non era nulla di particolare, ma alla luce dei nuovi fatti, poteva diventare motivo di pericolo. L’ansia era alle stelle, non riusciva più a riposare bene e ogni cosa era motivo di stress e di preoccupazione.
Andy era turbato da quanto accaduto con il capitano Raydor. Finchè era ubriaca era riuscito ad evitarla, ad allontanarla, ma poi era accaduto, quello che non doveva succedere. O meglio era accaduto, quello che temeva.
Aveva desiderato quel bacio, fin dalla sera che il capitano era rimasta a casa sua, voleva baciarla all’infinito e stringerla tra le braccia. Avrebbe voluto consolarla, rincuorarla, avrebbe voluto … era il suo desiderio inespresso, la sua magnifica ossessione. Adesso trascorrevano così tanto tempo insieme, non sapeva più come contenere il desiderio, la passione e diventava sempre più difficile rimanere professionali, lucidi e pragmatici.
Sapeva che il capitano Sharon Raydor, sarebbe stato solo fonte di guai, lo aveva detto a Provenza, ma non gli aveva creduto, lo aveva rimarcato al capo Johnson, che le cose sarebbero sfuggite di mano, ma nessuno voleva sentire ragioni. Adesso che si erano baciati, che si erano assaporati e il desiderio era diventato più dirompente e dilaniante, non sapeva come affrontarla o semplicemente guardarla negli occhi. Non sapeva come uscirne, sapeva che, comunque fossero andate le cose, ne sarebbe uscito con le ossa rotte. Per non parlare di Provenza e delle sue stupide raccomandazioni!
Eppure lo aveva detto che sarebbero stati solo guai, ma nessuno gli aveva creduto e adesso chi ci andava di mezzo? Solo lui! Non c’era via d’uscita, non c’era modo di smarcarsi da una situazione del genere. Cosa avrebbe dovuto fare? Persino il capitano Raydor lo aveva richiesto come guardia del corpo, ecco, tutti quanti stavano complottando, per farlo diventare pazzo e non rispondere più delle proprie azioni. Era una bella matassa da sbrogliare e non sapeva da che parte cominciare. Sospirò, sapendo che qualsiasi sua azione, avrebbe portato ad una unica strada: guai, guai e solo guai!
/
Quella mattina, il capitano Raydor doveva testimoniare in tribunale. Erano tutti quanti nervosi. La tensione si tagliava nell’aria, Sharon aveva indossato il giubbotto antiproiettile e si era preparata in silenzio.
Era ancora turbata da quanto accaduto con Flynn, quel bacio era stato un terremoto, aveva scosso tutte le sue certezze, aveva aperto delle crepe nel cuore e il pensiero del tenente Flynn si era insinuato, diventando sempre di più, un pensiero dirompente. L’unico lato positivo della giornata, era che almeno metteva il naso fuori da quella maledetta casa dell’FBI. Era chiusa in casa da due settimane e non ne poteva più, l’idea di prendere una boccata d’aria, la rincuorava e la metteva un poco di buon umore.
“Sei pronta per andare in tribunale?”
Sharon annuì, era tesa.
Uscirono dalla casa e videro che Julio li stava già aspettando insieme ad altri due agenti dell’FBI.
Il tragitto per arrivare al tribunale, non era molto lungo ed erano scortati da due macchine dell’FBI. Sembrava tutto tranquillo, le cose stavano procedendo come da programma. Arrivarono dietro il tribunale ed entrarono da una porta laterale, più defilata. Li stavano aspettando altri due agenti dell’FBI. Presero in custodia Sharon e dissero ad Andy di aspettare nel corridoio.
Sharon si sentiva un pacco, veniva consegnato di mano in mano, la portarono in una stanza e le tolsero il giubbetto antiproiettile. Le dissero che l’avrebbero chiamata a breve e di tenersi pronta, dopo qualche secondo, una guardia giurata entrò, l’aspettavano per la testimonianza. Sharon entrò e andò al banco dei testimoni, fece la sua testimonianza. Era di normale routine, gli avvocati le avevano fatto delle domande e aveva risposto.
Le sembrava di essere in un loop, tutti volevano farle delle domande e doveva rispondere. Rispose a tutte le domande e le dissero di andare. Sperava di aver chiuso anche quella vicenda, la guardia giurata l’accompagnò verso una stanza diversa, c’erano troppi giornalisti e speravano di farla uscire, senza troppo clamore. Però i giornalisti erano ovunque, la trovarono e la circondarono. Sharon sentì le luci dei flash, i microfoni che le puntavano addosso e tutte quelle persone che continuavano a gridare domande e frasi: la stavano stordendo.
Le chiesero il perché di tanta sicurezza nei suoi confronti e se ci fossero dei legami con l’aggressione, che aveva subito. Altre luci dei flash puntate addosso, non le facevano vedere nulla, la guardia giurata, non riusciva a contenere quella piccola folla, che li aveva accerchiati. Ad un tratto, sentì un rumore forte e sordo, qualcuno era inciampato in uno stelo porta estintore e aveva fatto cadere tutto per terra, facendo un gran tonfo. Il rumore spaventò i giornalisti, che cominciarono a gridare e a muoversi in maniera disordinata, la guardia giurata venne spostata via da Sharon, che adesso era in balia di una folla di sconosciuti, che gridava e si muoveva a scatti. Alcune luci erano state spente, ma c’era parecchia confusione, Sharon era spaventata, aveva paura che le sparassero, non aveva il giubbetto antiproiettile.
Sentì una presa dal fianco, un braccio l’avvolse, un altro braccio la circondò: era Andy! Era affianco a lei, sentiva il passo sicuro e fiero, intanto erano arrivati altri due agenti dell’FBI che stavano facendo spazio al passaggio di Sharon e Andy. Altri agenti della sicurezza, gridavano ai giornalisti di spostarsi e di lasciare libero il passaggio. Gridavano tutti quanti e c’era una grande confusione. La paura iniziale era passata, adesso c’era apprensione per poter arrivare al più presto alla macchina. Sharon si accovacciò al petto di Andy, si sentiva piccola e spaventata, si strinse di più, nel suo abbraccio, si sentiva al sicuro. Arrivarono con difficoltà alla macchina, Andy le aprì la portiera e la fece entrare, la seguì in fretta, Julio era alla guida, mise in moto la macchina e partì.
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Continua …
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