Bersaglio mobile
Cap.15
Dopo un’oretta circa, Temple scese di nuovo nel seminterrato, sembrava stesse meglio, puzzava di alcol, era eccitato e agitato, sapeva che si stava giocando il futuro. In fondo cercava solo quella giustizia che gli era stata negata, per tutti quegli anni.
“Ho riflettuto su quanto mi hai detto. Ma ho delle condizioni.”
“Ok, ti ascolto.”
“Non sono uno stupido. So che per l’aggressione al capitano Raydor mi condanneranno e anche per l’attentato al diner. Quindi, voglio l’immunità.”
Flynn prese un momento per riflettere, parlare di immunità, era qualcosa che non aveva immaginato. “Ascolta, devo parlare con il procuratore Hobbs, come già dicevo, mi aiuterà a trovare la giusta formula per affrontare questa situazione, però voglio essere sincero, non ti posso promettere, che non finirai in prigione.”
“In prigione non ci torno.” Temple si mise davanti a Flynn “Trova una soluzione, perché io in prigione non ci torno, questo deve essere chiaro. Piuttosto preferisco morire e porto lei insieme a me.” Fece un cenno verso Sharon.
Flynn rimase un momento in silenzio. Doveva accettare il rischio. “Ascolta. Posso espormi e fare di tutto perché il caso venga riaperto, tutte le prove e le procedure analizzate nuovamente.”
“Non li ho presi quei soldi.”
“Ok, ok. Devo parlare con il procuratore. Ho bisogno di tempo, devi fidarti di me.”
“Faremo in questo modo. Io con la puttana mi sposto in un posto sicuro. Voi non mi cercate. Avviso la polizia di venirti a prendere e stasera ti chiamo alla Crimini Maggiori, per definire il nostro accordo. Se non ti trovo, le sparo, se non mi rispondi, le sparo e se provi a fregarmi, le sparo e poi mi ammazzo, chiaro?!”
“Chiaro.”
“Ti do quattro ore, non provare a fregarmi.”
“Non ti voglio fregare, ti do la mia parola. L’uomo annuì, slegò il capitano Raydor e le puntò la pistola contro. Flynn guardò Sharon, aveva un grosso livido sul viso “Calma, calma. Do gli ultimi ordini al capitano.” Disse rivolgendosi a Temple “Così sarai sicuro, che farà esattamente quello che le verrà ordinato.” Si voltò verso Sharon: “Capitano Raydor, le ordino di non tentare la fuga e di attendere le mie disposizioni. Faremo i controlli del caso e usciremo tutti quanti sani e salvi, da questa spiacevole situazione. Siamo tutti d’accordo?”
Sharon annuì e mormorò “Agli ordini signore.”
“Aspetterò la tua chiamata questa sera.”
“Prova a fregarmi e l’ammazzo. Sono stato chiaro?”
Flynn annuì e realizzò che stava giocando un grosso azzardo, ma il fatto che non gli avesse sparato, voleva dire che c’era qualche possibilità. Ripensò al caso e tentò di riveder mentalmente i fogli del fascicolo del caso, doveva essere più che convincente con il capo Johnson e con l’FBI. Sperava di convincere il procuratore Hobbs, a fare un accordo e a seguire il suo piano.
Intanto Temple si era allontanato con Sharon. Erano in macchina, minacciata da una pistola, Sharon stava guidando verso un luogo sicuro, dove attendere notizie di Flynn.
Dopo un’ora di viaggio, Temple fece parcheggiare la macchina dietro un vialetto. Si guardò intorno sospettoso, prese Sharon e le disse di non proferire parola, altrimenti le avrebbe sparato. La portò in casa, le legò le mani dietro la schiena, le mise del nastro adesivo sulla bocca e la fece sedere su una sedia. La casa sembrava abitata, Sharon si chiese chi ci abitasse. Il quartiere era residenziale, tranquillo. Temple aprì il frigo, prese una lattina di birra, stava ragionando su cosa fare, sperava di non aver sbagliato mossa. Tornò da Sharon e si sedette sul divano con la pistola puntata su di lei. Finì di bere la birra.
“Spera che il tuo capo mantenga la parola, perché altrimenti …” Si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro, era nervoso. Sharon aveva lo sguardo basso, i capelli le coprivano il viso. Temple prese un cellulare usa e getta, chiamò la polizia e fece la segnalazione, adesso doveva solo aspettare un paio d’ore e poi chiamare il vice capo Flynn.
“Tu non ti rendi conto, non ti rendi conto di quello che mi hai fatto.” Si avvicinò e le prese il capo per i capelli e le sollevò la testa “Mi hai rovinato la vita, pagherai per quello che hai fatto!” Le tirò la testa in basso e la lasciò andare. Stava diventando nervoso, si allontanò, prese un’altra birra, la bevve tutta d’un fiato. Si lasciò cadere sul divano, rimase a guardare Sharon per un po’. Silenzio.
“Sai cosa penso? Penso che te lo scopi il tuo capo. Non ci può essere altra spiegazione. Tutta quella manfrina che ha detto su di te. Te lo scopi, vero?” Si avvicinò al volto di Sharon, le tirò bruscamente il capo in su. Vide i due occhi verdi pieni di paura, le strattonò il capo e lo spinse in avanti. Stava quasi per cadere dalla sedia. La situazione stava prendendo una brutta piega, Sharon non era molto fiduciosa. Era spaventata, amareggiata e sconsolata.
Trascorsero un paio di ore, Temple continuava a bere e a camminare sempre più agitato in casa. Continuava a guardare fuori dalla finestra, aveva paura che lo prendessero, non voleva tornare in prigione. Era agitato. Si sedette ancora sul divano, era teso. La tensione si respirava in tutta la casa.
“Spera per te, che il tuo capo mantenga la parola.” Silenzio. Sharon aveva paura, Temple era sempre più agitato. Non sapeva quanto tempo era passato, ma di sicuro le cose non stavano andando bene. Temple si alzò e andò davanti a Sharon e le diede uno schiaffo. “Sei solo una puttana! Ecco cosa sei!” La colpì ancora con uno schiaffo ancora più forte. Il viso le faceva male, voleva piangere, ma non poteva, non davanti a quell’uomo. “Sai cosa vorrei, lo sai?” Le diede uno strattone e le prese il capo, per fissarla negli occhi. “Sai cosa vorrei adesso …” Le prese la camicetta e le strappò i bottoni, aprendola con violenza. Si intravide il reggiseno di pizzo e Sharon emise un gemito. Temple le diede uno schiaffo molto forte e cadde a terra. Il suo grido era smorzato dal nastro alla bocca. “Come ci si sente ad essere trattati come una cosa, come niente!” Gridò l’uomo senza controllo “Come ti senti, puttana?! Rispondi!” Le fu addosso e le tolse il nastro alla bocca e le puntò la pistola alla testa “Prova a gridare e ti sparo!” Silenzio. La prese di peso e la rimise sulla sedia senza troppa gentilezza. Temple la guardava e rideva isterico, si stava divertendo.
Sharon aveva il viso basso, coperto dai capelli. “Sparami e falla finita …” Mormorò con un filo di voce. Il respiro era affannoso, le lacrime scendevano copiose dai suoi occhi, voleva solo che tutto quanto finisse.
“Cosa hai detto?” Temple era stupito, non era sicuro di aver sentito bene. “Cosa hai detto?”
“Sparami cazzo! Falla finita!” Gridò Sharon tra le lacrime “Uccidimi … così avrai la tua vendetta …” Scoppiò a piangere, i singhiozzi le fecero sussultare tutto il corpo, abbassò il capo e pianse.
Temple le puntò la pistola alla testa, il respiro si fece affannoso, scosse la testa, non era pronto ad ucciderla. Fece un passo indietro, perché gli aveva detto di ucciderla? Non era pronto a sentire che doveva spararle. Voleva vendetta, certo. Voleva che quella donna subisse il suo stesso trattamento, voleva che si sentisse una nullità. Aveva desiderato per anni questo momento e adesso che aveva nelle sue mani la donna che gli aveva rovinato la vita, non era più sicuro di volere vendetta. Forse perché un dubbio gli era stato insinuato, forse perché non era più convinto che fosse tutta colpa di quella donna. Si arrabbiò, tutte quelle parole l’avevano confuso, aveva la mente annebbiata, non riusciva più a ragionare in modo lucido.
“Ti senti una nullità? Senti che la tua vita non vale niente di niente? Ti senti impotente e nelle mani di chiunque possa farti solo del male e farti solo soffrire? Ti piace questa sensazione? Eh?! Ti piace?! L’ho provata giorno e notte per tre lunghi anni, sono stato il cane di un maledetto bastardo che mi ha ridotto ad una nullità! Sono stato …” Temple si accasciò a terra, mise la testa tra le mani e scoppiò a piangere. L’onda del dolore, del ricordo, le umiliazioni subite, il rancore lo travolsero.
“Perdonami … perdonami …” Mormorò Sharon, era distrutta da quello che aveva sentito, dalla situazione che stava vivendo. Si sentiva colpevole per tutte le ingiustizie che l’uomo aveva subito.
Temple smise di piangere, si calmò e si sedette sul divano, era stremato e s’addormentò. Silenzio.
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Una chiamata anonima, avvisò che il capo Flynn era in un seminterrato, di una casa abbandonata. La squadra della Crimini Maggiori si mosse per recuperarlo, il capo Johnson e Provenza avevano mille domande e anche l’FBI voleva sapere ogni cosa. Il tenente Flynn lungo la strada di ritorno verso la Centrale raccontò quanto accaduto e chiese di parlare con il procuratore Hobbs, aveva bisogno dell’accordo per poter liberare il capitano Raydor.
L’FBI e il capo Johnson discussero parecchio per la giurisdizione del caso, intanto Flynn aveva chiesto a Provenza di aiutarlo a riaprire il caso May/Sample e di trovare qualsiasi prova che potesse dimostrare che Sharon era stata ingannata. Il piano per liberare Sharon era ardito e impavido, il capo Johnson non era d’accordo e l’FBI voleva fare un’irruzione, dopo aver trovato il luogo di detenzione del capitano Raydor.
Flynn dovette insistere parecchio e ripetere più volte i dubbi e le discrepanze che ricordava di aver letto su quel caso. Mike recuperò i files e dall’archivio tutte le prove a disposizione, venne analizzato nuovamente tutto il caso e le prove. Provenza e la Crimini Maggiori stavano vagliando tutta la situazione, intanto Flynn fremeva, sapeva che presto Temple l’avrebbe contattato e allora avrebbe dovuto avere una buona risposta.
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Continua …
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