Bersaglio mobile
Cap. 7
Erano seduti nel diner sotto casa da cinque minuti e sorseggiavano il caffè, quando Sharon e Andy sentirono il rumore di una macchina, poi d’improvviso, il rumore di una forte frenata, davanti alla vetrina.
Flynn capì, che stava per succedere qualcosa, si lanciò verso Sharon, le gridò di abbassarsi e di mettersi al coperto. Una raffica di proiettili infranse la vetrina: tutte le suppellettili che c’erano intorno, andarono in mille pezzi. Gli altri avventori del locale cominciarono a gridare, un gran rumore e poi un’onda di vetri infranti li travolse. Flynn era sopra il corpo di Sharon, a terra, cercando di ripararsi meglio che potessero. Durò tutto una manciata di secondi, che sembrarono durare un’eternità, quando i colpi terminarono, c’era un silenzio surreale. Flynn non perse tempo, si guardò intorno, controllò se Sharon fosse ferita, rispose di no, dovevano rientrare in casa, al più presto.
Dopo qualche secondo le persone nel diner cominciarono a chiedere aiuto, a lamentarsi.
“Aspetta, dobbiamo aiutare queste persone …” Sharon si guardò intorno, dei civili erano a terra feriti e altri chiedevano soccorso.
“Abbiamo fatto già abbastanza danni, torniamo in casa, sarà più sicuro per tutti!” Rientrarono a casa in gran fretta e si resero conto di aver commesso una grande stupidata. Flynn aveva il volto scuro, stava togliendo il giubbotto antiproiettile a Sharon, quando Provenza lo chiamò al cellulare. Flynn rispose, cercando di tergiversare, ma quello che era appena successo era colpa sua. Ammise le responsabilità, disse che erano a casa e stavano bene. Provenza ordinò di non muoversi, sarebbe arrivato a minuti. Flynn chiuse la telefonata e guardò Sharon, scuotendo la testa: erano nei guai.
“Senti tenente è solo colpa mia …non ce la facevo più …” Erano stati imprudenti, era lampante.
“Lascia parlare me con Provenza.” Il tono non ammetteva repliche.
“Tenente …” Sharon sapeva che aveva messo nei guai Flynn e adesso sarebbe stato un bel problema per entrambi. Provenza arrivò con due macchine di supporto, disse di portare il capitano Raydor in Centrale alla Crimini Maggiori e di non perderla di vista un solo momento. Gli agenti di supporto, insieme al detective Sanchez presero Sharon, le chiesero di indossare il giubbotto antiproiettile e uscirono, senza che potesse dire qualcosa. Flynn la vide uscire e bisbigliò qualcosa, non fece in tempo a dire nulla, perché Provenza lo stava prendendo per un braccio per allontanarlo e attirare la sua attenzione.
“Adesso rientriamo alla Crimini Maggiori e mi spieghi cosa ti è passato per la testa?!”
“Provenza … io …”
“Prepara delle ottime giustificazioni, perché al capo Johnson non basterà dire che sei stato un idiota!” Provenza uscì, seguito da Flynn.
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“Mi vuole spiegare cosa le è passato per la testa? No, non dica nulla, non si giustifichi, perché è ingiustificabile!” Gridò e fece un gesto con la mano verso il tenente, per dire di tacere “Si rende conto, che avete messo in pericolo la vostra vita e quella di tutte le persone che erano in quel locale?! Si può ritenere fortunato che nessuno si sia fatto male seriamente, nessun civile sporgerà denuncia! Siamo stati fortunati!” Silenzio. “Cosa devo fare!? Cosa devo fare, me lo dica lei, tenente Flynn?! Allora, faremo in questo modo, si prenderà qualche giorno di pausa e poi … poi decideremo, se dovrà seguire ancora il caso.” Silenzio. “Per adesso può andare.”
“Grazie capo.” Flynn aveva il volto scuro, uscì dall’ufficio del capo Johnson e tornò alla scrivania, dove lo stava aspettando Provenza, che lo invitò ad andare a parlare in sala interrogatori 2.
Sharon era rimasta in silenzio tutto il tempo, sapeva che dire qualcosa avrebbe solo peggiorato le cose: il capo Johnson era furioso e ne aveva tutti i motivi. Ci fu una lunga pausa di silenzio, poi il capo Johnson si rivolse al capitano Raydor. Chiese il perché di una sciocchezza così grande, con una pacatezza, che la soprese.
Sharon rispose che aveva fatto pressione sul tenente Flynn per poter uscire a bere un caffè, perché stava perdendo il senno, era chiusa da due settimane in una casa ed era solo colpa sua. Cercò di far capire la sua condizione al capo Johnson, che l’ascoltò con attenzione, ogni tanto scuoteva la testa. La situazione non era semplice e anche se poteva capire le motivazioni, non poteva accettare un comportamento così superficiale e ingenuo. Il capo Johnson rimproverò Sharon, le rimarcò di aver messo in pericolo la sua vita e anche la vita del tenente Flynn e quella di numerosi civili. Le disse che per ora sarebbe rimasta alla Crimini Maggiori, con il detective Sanchez, come guardia del corpo. Sharon sospirò, sapeva che non ne sarebbe uscita bene da quella situazione.
Il capo Johnson aveva la certezza che qualcuno volesse il capitano Raydor morta e dovevano essere prudenti. Rimarcò che la protezione testimoni dell’FBI era più sicura, ne avevano già parlato, ma Sharon scosse la testa, non ne voleva sapere niente, non voleva neanche accennare il discorso, sapeva cosa significava il programma protezione dell’FBI e non intendeva entrarci, per nulla al mondo.
La discussione andò avanti anche per qualche ora, senza giungere ad una conclusione o ad un accordo favorevole per entrambe, così decisero di aspettare il giorno seguente, quando il capitano Raydor, avrebbe testimoniato in tribunale.
La sua testimonianza era rilevante in un processo, che stava andando per le lunghe e il giudice non voleva rimandare l’udienza. Sicuramente il capitano Raydor si sarebbe esposta a chi la voleva morta, avevano provato a chiedere una proroga, ma non c’era stato alcun modo, il giudice era stato categorico, perchè i tempi si stavano allungando in maniera pazzesca.
Il capo Johnson, avrebbe riassegnato il tenente Flynn ad altro incarico e avrebbe provveduto a cercare una nuova soluzione abitativa. Il capitano Raydor non accettò e si impuntò, voleva solo il tenente Flynn, come guardia del corpo, non avrebbe accettato alcun sostituto. Aveva già accettato di non avere contatti con l’esterno, aveva rinunciato a chiamare i suoi figli, non poteva rinunciare al tenente Flynn, non ora, che sembravano avessero trovato una connessione. Sharon chiese se potevano fare una pausa, voleva parlare con Flynn e chiarire le cose, ma il tenente era in sala interrogatori 2 con Provenza e la loro conversazione sarebbe stata molto lunga.
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“Ne sei convinto anche tu, oppure credi ancora che sia una passeggiata di piacere?” Silenzio. Flynn aveva gli occhi bassi, annuiva e non diceva una parola. “Avete rischiato grosso, te ne rendi conto? Tutto questo influirà sulla tua carriera.” Silenzio. “Sei stato un idiota.” Provenza continuò per una buona mezz’ora a rimproverare Flynn, che era rimasto in silenzio. “Ebbene, non dici nulla?” Silenzio.
“Te l’avevo detto, che sarebbero stati solo guai, ma tu non mi hai voluto credere. Ho eseguito gli ordini e adesso che siamo in questo casino, dici che è colpa mia? Non credo proprio e lo sai anche tu.” Flynn guardò Provenza fisso negli occhi. Silenzio. Provenza sapeva bene cosa aveva chiesto, ma non immaginava che le cose sfuggissero di mano in quel modo.
I due discussero ancora, sembrava dovessero chiarire una situazione, che era ben chiara ad entrambi. Non c’era molta via d’uscita. Il capo Johnson aveva detto a Provenza che toglieva il tenente Flynn dalla protezione del capitano Raydor, per sperare di mandarla nel programma di protezione testimoni. Ma il capitano Raydor, non ne voleva sentire, anzi era stata categorica nel dire, che se avesse dovuto avere una guardia del corpo, voleva solo il tenente Flynn. Sharon si era accorta che tra loro era scattato qualcosa, si fidavano l’uno dell’altro e dopo quello che era accaduto, era ancora più grata al tenente per averla salvata. Ma soprattutto le era grata per aver ascoltato il suo disagio e il suo dolore. Non avrebbe mai immaginato, che l’uomo che riteneva un perfetto idiota, elegante, ma idiota, potesse avere la cura, l’attenzione e la delicatezza di cui aveva bisogno.
Flynn era stufo di sentire rimproveri, ne aveva sentite abbastanza. Se avessero assegnato il caso a qualcun altro sarebbe stato più che contento. Voleva liberarsi di quella donna, qualcosa era cambiato e ne era spaventato. Adesso voleva solo tornare a casa, si alzò e uscì per tornare alla scrivania, dove trovò il capitano Raydor ad aspettarlo.
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“Tenente Flynn possiamo parlare, in privato?”
“Certo.” Ormai non faceva altro che parlare e parlare, la gola gli si era seccata a furia di parlare e sentire cavolate. Sharon sorrise, era proprio il tenente Flynn ed era ancora più convinta di volere solo lui, come guardia del corpo. Andarono in sala relax, Sharon preparò un thè per entrambi.
Si scusò per la situazione in cui lo aveva messo, aveva cercato di dire al capo Johnson che era solo colpa sua, se erano usciti a bere un caffè. Flynn ascoltò in silenzio, ogni tanto sorseggiava il thè e fissava Sharon, che non aveva smesso di scusarsi e adesso sperava solo di tornare a casa del tenente Flynn.
Li raggiunse il capo Johnson, disse ad entrambi, che sarebbero andati in una casa dell’FBI, una nuova location e che, dai piani alti, avevano accettato la richiesta del capitano Raydor di avere il tenente Flynn, come guardia del corpo. Flynn rimase sorpreso e sbalordito a sentire quella richiesta. Il capo Johnson aggiunse che avrebbero lasciato una macchina di sorveglianza fuori dalla casa e che una settimana dopo, il detective Sanchez sarebbe andato a prenderli per scortarli in tribunale. Era già tutto organizzato, il capitano Raydor doveva essere prelevata, andare in tribunale, testimoniare e rientrare prima possibile. Il capo Johnson riaffermò di prestare la massima attenzione, qualcuno voleva il capitano Raydor morto e ci avrebbe riprovato.
Concordarono anche gli ultimi dettagli e poi soddisfatta, uscì, prima di aver fatto altre raccomandazioni ai due, che si sentivano sollevati, nel sapere che non ci sarebbero state conseguenze per quanto accaduto al diner.
Continua …
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