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Cap.11
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Gary Temple non era più un poliziotto, non era più l’uomo, che tutti conoscevano. Uscito di galera, aveva scoperto, che la sua famiglia si era trasferita in un altro stato e la moglie aveva chiesto il divorzio e l’affidamento esclusivo dei figli. Gli amici non lo volevano più vederlo e anche gli ex colleghi, gli avevano fatto capire che doveva stare al largo da certi posti. Gli unici che erano rimasti in contatto con lui, erano i suoi ex compagni di galera.
Li contattò e lo aiutarono a trovare un posto dove stare, non era il grande hotel, però era un posto per pernottare. Qualcuno gli aveva proposto un lavoro, dove non si facevano domande, si consegnavano delle borse e basta.
Gary era un uomo finito, alla vita non chiedeva più nulla, aveva pensato di farla finita. Questo pensiero lo aveva torturato per parecchio, finchè un ex compagno di cella gli disse, che solo la vendetta può far stare in piedi un uomo. Gary era depresso, voleva tentare il suicidio. Non aveva mai pensato di vendicarsi, il sistema lo aveva fregato, tutto qui.
Il suo amico aveva detto che qualcuno lo aveva fatto sprofondare nell’abisso e perdere tutto quello che aveva nella vita. Davanti ad un paio di birre, aveva riflettuto su questa cosa. Era perplesso, ma dopo una decina di birre aveva deciso, che un certo capitano lo aveva fregato, non ricordava il nome, ma sicuramente si sarebbe vendicato.
Gary ormai aveva solo un pensiero fisso, aveva pensato ad un piano e lo aveva elaborato. Era sicuro che avrebbe funzionato. Non aveva più nulla da perdere, voleva solo vendetta! La persona per cui lavorava era un grosso spacciatore della città, lo aveva conosciuto in prigione e aveva parecchi contatti. Gary gli chiese di poter utilizzare questi contatti, in cambio del suo lavoro di corriere. Dopo aver lavorato più di sei mesi, prendendo pochi dollari, Gary poteva chiedere alcuni favori. Aveva chiesto di svaligiare la casa di una donna e di recuperare un blocco per gli appunti, senza poter risalire a lui. Dopo aver fallito l’agguato presso un bar, sparando da una macchina, aveva chiesto di poter utilizzare un paio di suv e di alcuni uomini per poter uccidere un capitano di polizia, che doveva testimoniare in tribunale.
Per ottenere questo Gary, era disposto a tutto, tranne che sottomettersi alle avances di Michael, suo compagno di cella condannato per traffico di droga. Gary non aveva più nulla da perdere: la dignità, l’onore. Gli era stato portato via tutto quanto e adesso voleva vendetta! Aveva un piano e l’avrebbe attuato, perché quella puttana, la doveva pagare per tutto quello che gli aveva fatto!
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Il tenente Flynn sapeva che dovevano usare la massima prudenza. Prese il giubbotto antiproiettile e lo indossò, controllò la pistola e la mise al fianco e prese una secondo pistola che mise alla caviglia. Il capitano Raydor indossò il giubbotto antiproiettile, sapeva che non poteva avere una pistola, in tribunale non poteva portarla, si sentiva nuda, come se le mancasse qualcosa. Guardò Andy, sapeva che andare in tribunale per testimoniare era pericoloso, ma doveva esserci. La volta precedente era andato tutto bene, sperava di essere fortunata anche questa volta. Era agitata, aveva uno strano presentimento, però non voleva parlarne con Andy, era già nervoso. Si sistemò i capelli e il resto del vestito: era pronta.
Flynn la guardò, abbozzò un sorriso forzato, si passò una mano tra i capelli e le chiese se fosse pronta. Annuì, Flynn prese la radio e comunicò che erano pronti ad uscire dalla casa. La macchina li stava aspettando nel vialetto, era appena arrivata. C’erano anche due macchine di scorta. Uscirono velocemente e salirono in macchina, chiudendosi dentro. L’autista era l’agente Simon, che Flynn conosceva bene, si fidava ed era sicuro che li avrebbe scortati fino al tribunale, sani e salvi.
Sharon era seduta dietro nei posti dei passeggeri. Le macchine partirono, la loro auto era in mezzo alle due macchine di scorta. Il tragitto non era molto lungo, c’era un pesante silenzio, solo il rumore delle radio che davano il via libera, strada dopo strada. Quando ad un tratto, trovarono una serie di lavori in corso, che fecero deviare dal percorso stabilito, Flynn si innervosì per questo cambiamento improvviso, nessuno sapeva niente di quei lavori e la cosa non gli piaceva per niente.
Il cambiamento di percorso aveva destabilizzato tutti i controlli e le auto coinvolte, dovevano riorganizzarsi, Flynn sentiva alla radio Provenza sbraitare ordini, per riprendere il controllo della situazione. Erano in balia degli eventi, aveva una strana sensazione. Dopo aver percorso un paio di chilometri, la macchina si trovò difronte a dei lavori stradali, la strada era bloccata con dei new jersey, non si poteva procedere.
Flynn disse a Simon di non fermare la macchina per nessuno motivo, c’era qualcosa che non andava. Disse a Sharon di mettersi al riparo, ma non fece in tempo a finire la frase, una serie di proiettili raggiunsero l’autista Simon. BOOM! BOOM! BOOM! Erano una serie di colpi, uno di seguito all’altro. L’ultimo aveva attraversato il parabrezza come un burro, Simon, l’autista, colpito a morte. Arrivò un’altra serie di colpi, BOOM! BOOM! BOOM! Erano proiettili di armi pesanti, la macchina era blindata, ma non avrebbe retto molto alla pioggia di fuoco a cui era sottoposta.
BOOM! BOOM! BOOM! Si sentivano dei colpi secchi, molto forti, alcuni anche dal lato, che facevano vibrare tutta l’auto. Il cecchino sparava dall’alto e il parabrezza sarebbe andato in frantumi molto presto. Flynn prese il posto dell’autista, dovette scaricarlo fuori, chiuse la portiera e ripartì in retromarcia, per spostarsi dall’obiettivo del cecchino. BOOM! BOOM! BOOM! Altri proiettili colpivano ancora il parabrezza della macchina, che fino a quel momento aveva retto.
“Sta giù, sta giù! Rimani al riparo!” Gridò Flynn. Sharon si era accovacciata sul sedile posteriore.
Flynn percorse tutta la strada in retromarcia, erano finiti in una trappola, qualcuno li aveva traditi. Appena ebbe un più spazio, fece inversione e riportò la macchina in marcia, imboccò un vicolo stretto, pieno di immondizia, lo percorse a tutta velocità. Le ruote stridevano sull’asfalto, schiacciò l’acceleratore, sperando che l’uscita non fosse bloccata. Sbucarono su una via a lunga percorrenza e si misero in linea di marcia, mischiandosi con le altre macchine.
L’intrusione improvvisa di Flynn sulla carreggiata, aveva causato confusione e poco ci mancava che causassero un incidente, ma non avevano tempo per chiedere scusa. I colpi diretti erano terminati, dovevano scappare, dovevano allontanarsi e mettersi al sicuro. Erano in pericolo, dovevano spostarsi e trovare un luogo sicuro dove nascondersi.
Alla radio Provenza continuava a gridare ordini alle auto di supporto, c’era una gran confusione, il cambiamento di percorso aveva colto tutti di sorpresa. Flynn decise di spegnere la radio, continuava a guidare ad alta velocità, sperò di trovare una via di fuga, quando vide una strada laterale, la imboccò e riprese a viaggiare a velocità normale per non destare ulteriore attenzione.
Era rimasto in apnea per tutto quel tempo, stava riprendendo fiato, l’adrenalina scorreva lungo tutto il corpo, era sudato e agitato, si guardò intorno, sembrava tutto tranquillo.
“Come stai Sharon? Parlami!”
Sharon si controllò, non era ferita, anche se era sporca di sangue, doveva essere di Simon.
“Sto bene, cerchiamo di metterci al sicuro! Contattiamo la Centrale!”
“Non ci penso proprio! Qualcuno conosceva il percorso, erano preparati, qualcuno in Centrale sa troppo …Non mi fido …”
“Cosa vuoi fare Andy?! Dobbiamo chiedere aiuto!” Sharon era terrorizzata, rimanere sotto il fuoco ed essere impotenti non le era mai capitato, sentiva di essere in balia degli eventi. Aveva paura, era disarmata e l’adrenalina le scorreva nelle vene. Poteva morire, così come era morto l’agente Simon, sotto i suoi occhi.
“Faremo a modo mio.” Il tono di Flynn non ammetteva replica. Guidò ancora per una serie di strade, fino a giungere ad un quartiere residenziale. Accostò l’auto, disse a Sharon di buttare il cellulare, la prese per mano e cominciarono a camminare a passo veloce. Dopo un paio di minuti, Flynn rallentò il passo, per non destare sospetti, si guardava in giro, erano troppo esposti, sperò che nessuno sparasse, perché li avrebbero colpiti a morte.
Flynn continuava a tenere per mano Sharon, non voleva perderla, non correvano più, avevano ripreso a camminare. Sharon si guardò intorno, chiedendosi dove volesse portarla.
“Dove stiamo andando?” Era spaventata, aveva ripreso a respirare normalmente, ma sapeva che erano ancora in pericolo.
“Risparmia il fiato e cammina. Hai buttato il cellulare?” Flynn era rude, era concentrato e si guardava intorno sperando di non venir colpito da qualche cecchino. Era incazzato, non doveva succedere, non doveva andare in quel modo.
“Sì, il cellulare l’ho buttato.”
“Bene.” Si avvicinarono ad una villetta, il quartiere era tranquillo, Flynn si spostò sul retro, alzò un vaso e prese la chiave, aprì la porta ed entrarono. Forse erano al sicuro.
“Dove siamo?”
Flynn si guardò intorno, controllò le finestre, sembrava tutto tranquillo, si girò “Siamo a casa di Paul, il mio sponsor, qui saremo al sicuro, almeno per un poco.”
“Credi sia una buona idea?”
“Ora non ne ho altre. Comunque questo è un posto sicuro.”
“Come sapevi della chiave sotto il vaso?”
“Paul mi ha sempre detto che potevo venir da lui in ogni momento, bè adesso è il momento. Ci hanno teso una trappola, cazzo! Potevamo prenderci una pallottola come Simon. Maledizione!”
Entrarono e si sistemarono nel seminterrato. Flynn controllò che intorno non ci fosse nessuno. Guardò l’orologio, sapeva che Paul sarebbe rientrato più tardi. “Abbiamo un’ora, prima che Paul rientri dal lavoro, riposati un poco.”
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Continua …
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