Bersaglio mobile
Cap. 13
“Mi benedica padre, perché ho peccato.”
“Ti ascolto figliola.”
Sharon raccontò quello che le era successo: l’aggressione, la paura, aveva commesso un peccato mortale: uccidere un uomo. Ma la cosa peggiore era che non provava rimorso e questo la faceva stare male. Lo aveva fatto per difendersi, era un poliziotto, era stata aggredita, però non provare rimorso o dispiacere, ecco, questo la spaventava.
Raccontò la vita sotto scorta e dell’attentato che aveva subito. Aveva paura di morire, ma se doveva succedere, allora, voleva prima chiedere perdono per tutte le volte che non si era comportata da brava cristiana. Per aver mentito, aver ceduto all’ira e alla lussuria. Erano delle prove difficili che le si erano presentate, viveva con un uomo che odiava, ma nello stesso tempo aveva scoperto essere l’unico a prendersi cura di lei.
Forse se ne era innamorata, non lo aveva capito, però adesso teneva molto a lui. Per una sua imprudenza dei civili si erano fatti male, non in modo grave e per questo si sentiva responsabile. Era stata egoista, voleva a tutti costi prendere una boccata d’aria e qualcuno si era fatto male. Adesso era in fuga e non sapeva cosa sarebbe successo. Forse sarebbe morta, oppure no, però doveva mettere in conto questa opzione. Disse ancora che non si era comportata da brava cristiana, aveva bevuto oltre misura e provocato un uomo con cui aveva fatto sesso, senza avere alcun legame, ma ne avevano bisogno. Aveva ceduto al desiderio, perché aveva paura di morire. Avrebbe voluto essere più forte, responsabile e integerrima, ma non era così. Si era scoperta vulnerabile, spaventata e adesso, che poteva morire, aveva paura e voleva chiedere perdono. Aveva infranto le regole, soprattutto aveva infranto le sue regole.
Padre Joseph la consolò, le disse di non temere per la sua anima, perché il Signore l’amava così come era, con tutti i pregi e i difetti. Sapeva che la donna era un poliziotto e sapeva che era in pericolo di vita. La benedisse e le augurò di risolvere la difficile situazione in cui si trovava. Sharon uscì dal confessionale con un peso in meno sul cuore, sorrise e ringraziò padre Joseph per le parole che le aveva dedicato e andò a cercare Andy, nella sala degli incontri AA.
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Gary era un ex alcolizzato, uscito di prigione aveva ripreso a bere. Ogni tanto andava agli incontri AA per cercare di mantenere una finta sobrietà. Era andato ad un incontro per cercare di stare tranquillo, era incazzato con il mondo e sperava di non commettere qualche stupidata che gli sarebbe costata il carcere. No, in carcere non ci voleva tornare, sarebbe morto, piuttosto. Si maledisse, perché le cose non andava come dovevano, andava tutto storto e si stava agitando. Decise di alzarsi e bere un caffè, mangiare qualche biscotto, magari si sarebbe calmato. Prese il caffè, un paio di biscotti e andò a sedersi in fondo alla sala, quando vide entrare il tenente Andy Flynn.
Lo guardò bene, sembrava lui, anche se era vestito come un muratore, però era lui. Aveva l’aria un poco trasandata e lo trovò strano, in genere lo vedeva sempre in giacca e cravatta. Si coprì il volto con il cappellino e non perse d’occhio ogni singola mossa del poliziotto che stava cercando, insieme al capitano Raydor, l’unica vera colpevole della rovina della sua vita.
Il capitano Raydor non c’era, ma Gary era diventato un uomo paziente, sapeva aspettare, così bevve il caffè e mangiò i biscotti, era sicuro che prima o poi avrebbe visto entrare anche il capitano del FID, doveva solo aspettare.
Cominciò l’incontro e a turno alcuni dei presenti andarono al leggio a raccontare la loro storia. Gary non perdeva di vista il tenente Flynn, sapeva che era di scorta al capitano Raydor, quindi prima o poi l’avrebbe vista, oppure lui stesso l’avrebbe portato da lei. Fino ad ora, il capitano Raydor era stata fortunata, maledettamente fortunata, era giusto che la ruota iniziasse a girare per il buon Gary. Aspettò il termine del primo incontro AA e quando il tenente Flynn uscì dalla stanza, lo seguì da lontano e lo vide aspettare la donna. Sharon arrivò poco dopo, insieme a pare Joseph, che strinse la mano ad Andy. Quando i due si accomiatarono, Gary da lontano li seguì fino al seminterrato della casa di Paul. Prese nota dell’indirizzo e corse a casa, adesso doveva prendere la macchina e organizzarsi, per rapire il capitano Raydor.
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Flynn aveva parlato con Provenza ed erano d’accordo che si sarebbero spostati in un motel fuori mano e sarebbero rimasti un giorno e una notte. In seguito Provenza sarebbe andato a prenderli. Nel frattempo le indagini avrebbero cercato la talpa che dava informazioni sugli spostamenti del capitano Raydor.
Il tenente Provenza non sarebbe riuscito a tenere tranquillo il capo Johnson, che aveva il fiato dell’FBI addosso. Erano tutti sotto pressione, anche la stampa aveva buttato i riflettori sulla fuga di un tenente di polizia e di un capitano. Provenza non aveva detto al capo Johnson di questo ulteriore spostamento, perché volevano essere prudenti.
Intanto Sharon e Andy, avevano raccolto le poche cose che Paul aveva dato loro e si stavano preparando a lasciare il seminterrato per spostarsi nel motel. Erano nervosi, sapevano che stavano correndo un ulteriore pericolo, ma non avevano scelta. Inoltre avevano già esposto Paul al pericolo. Aspettarono la sera, salirono sulla macchina di Paul e si recarono al motel Selta, appena fuori L.A.
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Gary era bravo nel lavoro di poliziotto e sapeva seguire qualcuno senza farsi notare. Si appostò fino dalla sera e aspettò, pazientemente. Quando li vide uscire, li seguì.
Si erano spostati in un motel fuori mano, appena fuori L.A.: era l’ideale per passare inosservati. Notò la camera che avevano preso e studiò la zona circostante e attese.
Andy ringraziò Paul per l’aiuto e il supporto per quei giorni, Paul sorrise, li aveva aiutati volentieri. Si raccomandò prudenza e andò via. Sharon e Andy, rimasero in camera, decisero di ordinare della pizza.
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La consegna delle pizze al motel Selta era una cosa normale per George. Lavorava la sera per arrotondare, perché doveva mantenere la famiglia, perchè il lavoro diurno non gli faceva guadagnare abbastanza. Era arrivata un’altra ordinazione di pizza per il motel, quando le pizze furono pronte, salì sul motorino e si preparò per la consegna.
Gary era di vedetta, all’ingresso dell’motel. Era sceso dalla macchina per fumare una sigaretta e vedere come muoversi. Quando vide arrivare un motorino per le consegne della pizza, era arrivato il momento, dovevano averlo ordinato Sharon e Andy, perché erano gli unici clienti del motel. Quando il ragazzo delle pizze parcheggiò il motorino, Gary si avvicinò con fare indifferente, tirò fuori la pistola e gli intimò di consegnare le pizze e il giubbotto delle consegne. George non se lo fece ripetere due volte, si tolse il giubbotto e prese le due pizze nel cassettone del motorino. Non voleva rogne, non voleva guai, disse che lasciava anche il motorino e si allontanò a piedi, scappando spaventato.
Gary indossò il giubbotto e si presentò alla porta della camera che avevano preso Sharon e Andy. In una mano portava le pizze e con l’altra aveva la pistola. Bussò alla porta, annunciò che era la consegna pizze, entrò e consegnò in mano ad Andy i cartoni delle pizze. Sembrava tutto tranquillo, Andy prese le pizze e voltò le spalle un secondo, Sharon era seduta sul letto, non fece in tempo a dire o a fare nulla. Gary puntò contro Sharon la pistola e le intimò di seguirlo, senza fare troppo rumore. Rimasero un momento immobili, Andy si voltò, disse che erano due poliziotti e non era una buona idea rapinarli.
Gary aveva un’aria trasandata, sembrava un balordo o uno strafatto, si irritò per la strafottenza di Andy, gli disse di levarsi dai piedi. Colpì Andy con un pugno e lo fece cadere a terra. Si presentò come l’uomo che stava cercando vendetta sul capitano Raydor. Ora avevano chiara la situazione, Andy si diede dell’idiota, per aver sottovalutato la situazione, doveva trovare un diversivo.
Gary ordinò a Sharon di legare le mani ad Andy, mentre Sharon cercava qualcosa per legarlo, Andy prese le manette e legò il suo polso e quello di Sharon. Adesso dove andava lei, doveva andare anche lui. Gary lo guardò irritato da quella mossa, che non aveva calcolato. Sharon era sorpresa da quella iniziativa, che avrebbe messo in pericolo entrambi, senza un valido motivo.
Andy era l’unico soddisfatto, pronto a seguire Gary senza problemi, insieme a Sharon. Gary buttò sulle manette la giacca della consegna delle pizze, per non dare troppo nell’occhio e disse di uscire e di andare alla macchina, senza fare scherzi, altrimenti li avrebbe uccisi. Uscirono e andarono alla macchina, Gary salì dietro e puntò la pistola alla testa di Sharon, ordinò a Andy dove andare, accese la macchina e sparirono nella notte.
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Adesso Provenza iniziava a preoccuparsi, erano più di due ore che Flynn non lo chiamava, non poteva più aspettare. Chiamò Paul per avere qualche informazione in più e venne conoscenza del motel dove si erano nascosti. Andò direttamente al motel e cercò informazioni alla reception. Il custode lo portò nella camera che Andy e Sharon avevano preso e notò che c’erano dei vestiti e qualche oggetto, ma era stata abbandonata in fretta. Provenza vide i cartoni delle pizze, che non erano state consumate. Mandò Mike al negozio delle pizze per chiarire chi avesse fatto l’ordinazione e chi le avesse consegnate.
Chiamò il capo Johnson, adesso aveva un serio problema. Trovò anche il cellulare che Flynn usava per chiamarlo, era successo qualcosa, qualcosa di grave. Andò fuori al parcheggio, cercando delle telecamere, ma non ce ne erano.
Dopo una quindicina di minuti, arrivò il resto della squadra, che esaminò la stanza del motel in cerca di indizi. Il capo Johnson era contrariato, quella che era sembrata una buona copertura, si era rivelata un buco nell’acqua e inoltre doveva giustificarsi con l’FBI, perché aveva perso il contatto con il tenente Flynn e il capitano Raydor.
Rimproverò Provenza per non aver chiamato prima la squadra, erano nei guai, l’FBI sarebbe stato presto sulla scena. Fino a quel momento tutto quanto aveva funzionato, ma ora, qualcosa aveva scombinato i piani di Flynn.
Provenza andò a casa di Paul, magari ricordava qualcosa o qualcuno che poteva averli seguiti. Secondo Paul non li aveva seguiti nessuno, almeno, non se ne era accorto. Aveva fatto come gli aveva detto Andy, che sembrava sicuro del suo piano. Sconsolato, Provenza tornò alla Crimini Maggiori, sperando che le prove raccolte, portassero da qualche parte.
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