Bersaglio mobile
132Please respect copyright.PENANAMcPggZGzGR
Cap. 3
132Please respect copyright.PENANAIAqnlN49Ed
Erano le prime luci dell’alba, quando Sharon sentì dei rumori, si svegliò di soprassalto, guardandosi intorno e si ricordò di essere a casa del tenente Flynn. Si alzò e andò in salotto, dove lo trovò, a petto nudo e pantaloncini: stava preparando il caffè.
“Caffè nero?”
“Sì, grazie.” Sharon si avvicinò al bancone e prese la tazza fumante che Andy le porse, con un sorriso. Sorseggiò il caffè, era bollente, le scosse le viscere. Silenzio. “Posso fare una doccia?” Era imbarazzata, aveva lo sguardo basso.
“Ho messo un accappatoio e degli asciugamani puliti. Il tuo spazzolino è sulla mensola in bagno. E’ quello con gli orsetti.”
Sharon abbozzò un sorriso. Rimase ancora un momento in silenzio.
“La colazione sarà pronta tra poco, se vuoi andare a farti la doccia, nel frattempo finisco di preparare.”
“Sì Grazie. Mi chiedevo … se potessimo passare da casa mia, per poter prendere altri vestiti …ecco… non posso andare in giro con la maglietta della polizia.”
“Casa tua è una scena del Crimine, Raydor.”
“Sì, lo so. Però …”
“Uhm … Lasciami fare qualche telefonata e vedremo …” Flynn continuò a preparare la colazione.
Sharon annuì e andò a farsi la doccia. Sperò di poter recuperare qualche vestito, si sentiva a disagio, senza i suoi indumenti. Quando uscì dalla doccia, si asciugò velocemente. Indossò la maglietta della polizia e i vestiti del giorno precedente. Guardò speranzosa Flynn, che le confermò che potevano passare a recuperare dei vestiti. Si stupì della cortesia di Andy, un amico alla Furti e Rapine, che era di controllo della scena del crimine, gli aveva detto di passare senza problemi. Uscirono e andarono a casa di Sharon.
Quando entrò in casa, dopo aver superato il nastro giallo, sentì dei brividi lungo tutto il corpo, aveva ancora addosso le emozioni della sera precedente. Si guardò intorno spaurita, vedere i mobili in disordine, le sue cose sparse in giro. Si sentiva a disagio, si sentiva come un’estranea in casa sua. Non era una buona sensazione. Vide la macchia di sangue sul pavimento e per un momento le sembrò di tornare a quegli istanti così terribili. Cercò di mantenere la calma, stava sudando freddo, doveva stare tranquilla. Andy la fece riprendere dai suoi pensieri “Abbiamo cinque minuti, il tempo di una sigaretta, quindi fai in fretta.”
“Ok.” Senza indugiare ancora, andò in camera da letto.
Flynn la seguì. Sharon recuperò due borse e tirò fuori dall’armadio una serie di vestiti, fece tutto in fretta, senza stare a pensarci troppo, sapeva di avere poco tempo. Prese della biancheria intima, poi dei vestiti e infine si spostò verso la scarpiera e riempì velocemente le borse. Prese anche alcuni oggetti dal comodino e fece cenno ad Andy di essere pronta.
Potevano andare, Andy ringraziò l’agente che stava finendo di fumare, misero le borse nella macchina e andarono in Centrale. Sharon prese un cambio, si fermò nel bagno delle donne e indossò degli abiti puliti, poi entrambi andarono alla Crimini Maggiori, dove il capo Johnson, li stava aspettando.
La lavagna della Crimini Maggiori, era piena di foto della casa del capitano e c’era la foto dell’aggressore, a cui, non avevano ancora dato un nome. Aspettavano un riscontro dalle impronte digitali e dall’autopsia, ma per ora, erano fermi con le indagini. La Crimini Maggiori aveva cercato riscontro con i vicini, oppure se qualcuno avesse visto qualcosa di strano, ma non erano arrivati a nessuna conclusione. Sembrava che quell’uomo fosse apparso dal nulla, cercava qualcosa di particolare, perché la casa era in disordine. L’arrivo del capitano lo aveva colto di sorpresa, ma alla rapina finita male, non ci credevano in molti. Sembrava più una messa in scena e che quell’uomo stesse aspettando il capitano, anche se non si aspettava che arrivasse così presto e probabilmente era stato colto di sorpresa.
Il capo Johnson chiese di parlare con il capitano Raydor. Sharon era silenziosa, non le piaceva la situazione in cui si trovava, non le piacevano le domande del capo Johnson, pensava che in fondo, quella donna si divertisse a tormentarla con domande inutili e fastidiose. Dopo una buona ora uscirono, esauste e senza aver concluso molto.
Il capo Johnson, la invitò ad andare al FID, la stavano aspettando per la sua dichiarazione e voleva essere presente, per poter fare ulteriori domande. Il capitano Raydor scocciata ed esasperata per la situazione, chiese quando avrebbe potuto rientrare in casa sua e il capo Johnson rispose che dipendeva da molti fattori, ma per adesso, era più sicuro se fosse rimasta a casa del tenente Flynn.
Intanto in sala ristoro, Flynn stava raccontando a Provenza la notte passata con il capitano Raydor e di come sperava, che se ne andasse il prima possibile.
“Quanto tempo ci vorrà Provenza?!”
“Sai che i tempi non saranno brevi. Porta pazienza.” Flynn scosse la testa “Ti ha forse raccontato qualcosa?”
“Nulla di rilevante. Avete scoperto qualcosa?”
“Siamo ancora in alto mare. Comunque, non è una rapina finita male, c’è qualcosa di più, lo sento.”
“Vorrei sentire da te, quando quella donna andrà via da casa mia!”
“Porta pazienza, Flynn.”
“Lo sai che sarà solo fonte di guai, vero?!” Flynn fissò l’amico negli occhi.
Provenza sbuffò “Diamoci da fare! Andiamo!”
Il capo Johnson, chiese al detective Sanchez e al tenente Tao di preparare una lista delle possibili persone, che potessero volere il capitano Raydor morta e di segnare tutto sulla lavagna. Dovevano dare una svolta alle indagini, perché fino ad ora avevano solo un corpo senza un nome e una scena del crimine.
Il capo Johnson sperò che l’intervista al FID, potesse sciogliere la lingua del capitano Raydor, ma fu delusa, perché alle domande del sergente Eliot, il capitano Raydor rispose con tanti “Non so” o “Non ricordo”. Era chiaramente ancora sotto shock, anche se non voleva ammetterlo. Parlare dell’aggressione la metteva sotto pressione e a disagio. Si vedeva che era agitata e nervosa e anche il sergente Eliot, si accorse che era meglio rimandare l’intervista, anche se il capitano insisteva nel dire che stava bene.
Il capo Johnson, fece alcune domande personali che infastidirono il capitano Raydor, voleva sapere se ci fosse un fidanzato, un compagno e qualsiasi altra persona legata sentimentalmente. Il capitano rispose di no. Voleva sapere se avesse conosciuto qualcuno di recente, che potesse sapere dove abitasse, voleva sapere se, essendo una donna sola, frequentava certi locali in cerca di compagnia. Il capitano rispose di no. Alla domanda se dovesse mettere a conoscenza la polizia di qualcosa, che potesse essere il movente dell’aggressione, rispose ancora di no. Tutte quelle domande la stavano infastidendo, si chiuse a riccio e chiese una pausa. Il sergente Eliot preferì terminare l’intervista, anche se il capo Johnson sarebbe andata avanti ancora, pur di tenere sulla graticola il capitano Raydor. Sharon uscì dalla stanza delle interviste e andò nel bagno delle donne, era provata e aveva bisogno di riprendere fiato. Non immaginava di sentire così tanta pressione, era a disagio. Avrebbe voluto gridare e scappare, si sentiva compressa e prigioniera.
Il capo Johnson uscì dalla stanza e tornò alla Crimini Maggiori, disse al tenente Flynn di raggiungere il capitano Raydor nel bagno delle donne e di portarla a casa. Si raccomandò di fare attenzione, il pericolo non era ancora scongiurato. Chiese aggiornamenti sulle ricerche a Julio e Mike, che stavano lavorando alla lista di tutti i possibili aggressori. Dall’obitorio non erano arrivate notizie confortanti, l’uomo non aveva un nome, non era schedato ed era senza documenti, sembrava comparso dal nulla.
/
Sharon era davanti allo specchio del bagno delle donne, stava cercando di riprendere fiato, annaspava, stava per avere un attacco di panico, doveva calmarsi e respirare. Lo ripetè un paio di volte, fece lunghi respiri e si ricompose. Si inumidì il viso, cercò di rinfrescarsi e di calmarsi.
Dopo qualche minuto, il respiro tornò regolare, si sistemò il trucco e uscì dal bagno. Trovò il tenente Flynn ad aspettarla, le sembrava di essere in trappola, non riusciva a avere un momento da sola.
Lungo il tragitto, verso la casa del tenente Flynn, Sharon non avevano detto una parola, guardava fuori dal finestrino, con lo sguardo perso nel vuoto. Il tenente ogni tanto le dava qualche occhiata per capire lo stato d’animo della donna, sapeva che non era contenta di come stavano andando le cose e non era felice di tornare a casa con lui.
“Il polso come va?” Flynn cercò di spezzare quell’imbarazzante silenzio. “Raydor?”
Sharon si voltò, non stava ascoltando, scosse la testa.
“Ti ho chiesto come va il polso. Ma forse dovrei chiederti come è andato il colloquio con il capo Johnson, siete state insieme tutto il giorno.”
“Avrei preferito farne a meno. Comunque il polso va bene, grazie.” Silenzio.
“Senti, visto che staremo insieme per qualche tempo … cosa ti va di mangiare?”
“Va bene qualsiasi cosa.” Sharon era stanca, era stufa di sentire altre domande.
“Allora direi che una torta salata vegetale potrà andare bene. Poi ci sarà il pane e un bel bicchiere di vino!”
Sharon si voltò, guardando stranita il tenente Flynn. “Non puoi bere il vino, sei un ex alcolizzato.”
“Allora mi stavi ascoltando!” Sorrise soddisfatto “Lo sapevo, fai quella che non le interessa, invece non hai perso una sola parola!”
“Oh mio dio, ma tu parli così tanto? C’è davvero bisogno di tutte queste parole?! Non si può avere un poco di silenzio.”
“Ok, ok. Pensavo che la conversazione sulla cena potesse scaricare tutto lo stress della giornata. Mi sbagliavo.”
“Infatti, ti sbagliavi.” Silenzio. Sharon si accorse che era stata dura e maleducata, in fondo il tenente cercava di essere gentile nei suoi confronti. Si diede della stronza. Sospirò e sperò che tutta quella vicenda potesse finire il prima possibile.
132Please respect copyright.PENANAw1siFMIWNi
132Please respect copyright.PENANAwVRizZBgnM
Continua …
ns 15.158.61.44da2