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Cap. 8
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La lista delle persone che volevano il capitano Raydor morta era molto lunga, sulla lavagna della Crimini Maggiori c’erano scritti tutti i possibili attentatori e mancavano altri dati. Le informazioni sull’uomo che aveva aggredito il capitano, non portavano a nulla, incensurato, sconosciuto alla polizia, una persona qualsiasi. Sharon guardò la lavagna e sospirò, non era incoraggiante sapere che l’elenco non era ancora terminato.
Il tenente Provenza la fece riprendere dai suoi pensieri, disse che voleva scambiare due parole in privato. Sharon sospirò, ormai non faceva altro che parlare della sua vita e scandagliare qualsiasi particolare, che potesse dar un motivo a qualcuno per volerla morta. Si accomodarono in sala interrogatori 2 e Sharon si sentì a disagio, sapeva che Provenza non ci sarebbe andato troppo leggero per sapere fatti personali.
“Visto che vuole che il tenente Flynn rimanga come sua guardia del corpo, vorrei che fossero chiare alcune cose, perchè siete stati due perfetti idioti.”
“Tenente Provenza …” Sharon cercò di giustificare l’uscita imprudente che avevano fatto, ma Provenza la fermò con la mano “Faccia silenzio capitano e mi ascolti bene.” Silenzio. “Quell’imprudenza poteva costarvi la vita, forse non ve ne rendete conto. Da Flynn mi sarei aspettato un colpo di testa, ma da lei, onestamente, ne sono sorpreso. La pregherei in futuro, di usare maggiore prudenza e di non mettere in pericolo la vita di Andy.” Sharon annuì, aveva capito il messaggio. “Siete stati fortunati, perché nessuno si è fatto male. Ora, vorrei sapere chi potrebbe volerla morta e non mi dica che non ha in mente nessuno …”
“A parte lei, tenente Provenza?”
“Simpatica. Risponda alla mia domanda capitano Raydor e non mi faccia perdere tempo.”
Sharon si arrese, questa volta non poteva fare altro: si scusò per l’imprudenza dell’uscita che aveva tenuta tanto a fare, ma si giustificò dicendo che ne andava della sua salute mentale. Non immaginava chi la volesse morta, lo aveva già detto e stradetto e adesso lo stava ripentendo al tenente Provenza, che non faceva altro che scuotere la testa. Sharon disse anche che aveva testimoniato per il FID in moltissime occasioni e quindi tutti i files del FID dovevano essere analizzati.
Provenza continuò ad insistere con altre domande personali, ma Sharon non era disposta a sbandierare in pubblico, la propria vita privata, era nervosa e non riusciva a capire il perché di tutte quelle dannate domande. Dopo un paio di ore a rispondere alle domande di Provenza, al quale si era aggiunta anche il capo Johnson, alla fine fecero accompagnare il capitano Raydor nell’appartamento protetto dell’FBI.
Provenza tornò alla scrivania, stava cercando Flynn. Julio gli disse che era in sala ristoro. Flynn stava sorseggiando un caffè, quando Provenza entrò.
“Te lo avevo detto che sarebbe stato solo una fonte di guai … non mi hai voluto ascoltare …”
“Cosa stai combinando con quella donna Flynn?” Provenza andò subito al sodo.
“Questa poi …io, cosa sto combinando? Niente! Di cosa stai parlando?”
“Prova a spigarmi, perché vuole solo te, come guardia del corpo?”
“Perchè non lo chiedi a lei, ci hai parlato per due ore!” Flynn scosse la testa, doversi giustificare, per qualcosa che gli avevano ordinato. Stava diventando pazzo.
“Non fare idiozie Flynn … sono stato chiaro? Forza, prendi le tue cose.” Lo accompagnò alla casa dell’FBI, quando entrò, Sharon corse ad abbracciarlo. Provenza guardò la scena e scosse la testa, qualcosa non quadrava, lo aveva capito benissimo.
/
La convivenza nella casa dell’FBI non era semplice, dopo una settimana, l’umore era peggiorato e i nervi erano alle stelle. Non c’erano novità e sembrava che da quella storia non si potesse più uscire. Sharon era nervosa e irascibile, prese una bottiglia di vino e ne versò un po’ in un calice e lo sorseggiò. Piano piano era arrivata a bere quasi tutta la bottiglia, Flynn aveva scosso la testa più volte, dopo aver espresso il suo disappunto. Era depressa, gli ultimi giorni erano stati molto difficili. Sharon aveva parlato poco e quando lo aveva fatto, era solo una discussione continua. Era stufa, avvilita. Bere un po’ di vino, aveva allentato la tensione, ne voleva ancora.
“Bere tutto quel vino non ti aiuterà a stare meglio. Oltretutto hai mangiato poco.” Flynn era preoccupato. Silenzio. Sharon continuava a sorseggiare il calice di vino, senza degnarlo di uno sguardo. Scosse la testa, non aveva voglia di sentire la morale, soprattutto da un ex alcolizzato. Era nervosa, non riusciva più a controllarsi, presto sarebbe crollata e non voleva farlo davanti al tenente Flynn.
“Potresti almeno avere la decenza di rispondermi?”
“Lasciami in pace! Non ho voglia di discutere con te!” Rispose Sharon scocciata e si versò dell’altro vino. Flynn era stufo di vedere Sharon che si stava autodistruggendo. Non accettava quella situazione, era tutto maledettamente complicato.
“Ne hai bevuto abbastanza, per oggi basta così.” Prese la bottiglia di vino e la mise in frigorifero. Sharon lo guardò sbalordita, era rallentata e non si aspettava una reazione di quel tipo.
“Ehi … quello era il mio vino!”
“Sei ubriaca Raydor!”
“Non sono ubriaca e quello era il mio vino! Maledizione! Cosa vuoi che faccia?!”
“Fai quello che ti pare! Ma non lascerò che ti ubriachi sotto i miei occhi. In questo modo ti distruggerai!” Silenzio “Ne so qualcosa. Smetti di bere e cerca di renderti utile, cerca di aiutarci con le indagini!” Flynn continuava a rimproverare Sharon, perché non era collaborativa, era reticente a rispondere a domande sulla sua vita privata, le sembrava che tutti volessero sapere le sue cose, la sua vita, i dettagli di questo e di quello.
Andy era indispettito dall’atteggiamento di Sharon, non era costruttivo e lo faceva infuriare. Silenzio. Rimasero in silenzio per un bel po’, lanciandosi degli sguardi furtivi. Ogni tanto Flynn imprecava, stava leggendo alcuni rapporti e dei verbali, cercando di scoprire chi potesse volere la morte del capitano Raydor.
Sharon cominciò a parlare, ma era più il vino che il senno. Se si trovavano in quella situazione, non era colpa sua, ci teneva a sottolinearlo. Inoltre non ne poteva più di stare sotto scorta, voleva uscire. A nessuno fregava della sua vita fino a poco tempo prima, mentre ora, tutti erano interessati a chi avesse frequentato e cosa avesse fatto negli ultimi anni. Si sentiva sotto pressione, sotto analisi e non le piaceva dover dare delle spiegazioni sul perché avesse agito in un modo o nell’altro. Doveva giustificare le scelte della sua vita? No, non doveva nulla a nessuno, era libera e poteva fare quello che voleva.
Flynn la guardava e scuoteva la testa, sapeva che stava parlando il vino. Sharon lo guardò, Flynn era seduto sulla poltrona, aveva sulle gambe una serie di cartellette che stava leggendo cercando qualche spunto per l’indagine. Si avvicinò, si morse le labbra e lo squadrò. A guardare bene, il tenente Flynn non era niente male, sapeva che era una persona molto elegante, intelligente e sapeva fare il suo lavoro, ogni tanto faceva lo stronzo, perché aveva un carattere di merda, però era sexy, molto sexy.
Sharon e il procuratore Hobbs avevano spesso commentato i completi di Flynn, l’abbinamento delle bretelle con le cravatte le mandavano in visibilio. Avevano fantasticato sogni proibiti sul tenente Flynn, a più di una cena insieme e avevano fatto a gara sul sogno proibito più peccaminoso. Sorrise, ripensando a quelle serate, scosse la testa, mandò via quel ricordo e tornò a fissare il tenente Flynn. Si leccò le labbra e pensò che forse, poteva movimentare la serata, poteva rendere concreto uno di quei tanti sogni proibiti. Fece un ghigno, si sistemò i capelli e si avvicinò ad Andy.
Prese le cartellette e le spostò sul divano. Flynn rimase perplesso, sorrise, perché sapeva che stava per fare una cretinata di cui si sarebbe pentita. Sharon si sedette sulle gambe e gli mise le braccia intorno al collo. Flynn sorrise, chiudendo gli occhi, aveva desiderato avere Sharon tra le sue braccia molte volte, aveva fantasticato varie volte su Sharon Raydor, ma non la voleva in quel modo, non voleva che fosse ubriaca. Aveva in mente un altro modo, voleva averla tra le braccia felice e contenta, invece sapeva di vino e parlava a vanvera.
Sharon si accomodò sulle sue gambe, sorrise e baciò Andy, che rimase immobile e impassibile. Sharon continuò a baciarlo, gli mise la lingua in bocca e attese, perché non reagiva. Si staccò dal viso e lo guardò interdetta, non capiva l’atteggiamento. Più di una volta, Flynn l’aveva squadrata da capo a piedi e si era imbambolato a guardare le sue gambe. Aveva fatto apprezzamenti sul suo corpo, le gambe, il culo, le labbra e i seni. Adesso che poteva avere tutto questo per sé, rimaneva impassibile e non reagiva, Sharon non capiva.
“Sei ubriaca Raydor e sai di vino.” La voce di Flynn era calma “Scendi dalle mie gambe.”
“Cosa c’è? Ti va di fare sesso con me?”
“Sei ubriaca e non voglio approfittare ... per favore, lascia stare.”
“Non stai approfittando di me. Avanti, rilassiamoci e divertiamoci un poco.” Ammiccò e si leccò le labbra, cercando di provocarlo.
“Domani ti pentirai di tutto questo.”
“Sei molto sexy tenente e mi va di fare sesso con te.”
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Continua …
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