Bersaglio mobile
Cap. 5
Sharon era a casa del tenente Flynn da alcuni giorni, decise di chiamare i suoi figli per salutarli, aveva bisogno di avere la mente occupata. Rimase al telefono con Ricky e Emily per quasi un’ora, poi si mise ad aspettare l’arrivo del procuratore Hobbs, sperando di ricevere qualche buona notizia. Quando arrivò Andrea, Sharon era felice di vederla e di parlare con qualcuno, che potesse capirla.
Le raccontò dell’intervista che aveva avuto con il capo Johnson e delle domande scomode di Provenza. Raccontò della convivenza a casa del tenente Flynn e sospirò, perché voleva tornare a casa sua.
Andrea cercò di tirarla su di morale, cercò di scherzare sul fatto che poteva ammirare le cravatte del tenente fin dall’inizio della giornata e scherzò ipotizzando una storia tra i due. Sharon rise, erano talmente diversi, non avrebbero mai potuto stare insieme, stavano nella stessa casa solo per necessità, anche se doveva ammette che il tenente cucinava bene.
Il tenente Flynn si era comportato da vero gentiluomo, su questo non poteva dire nulla, le lasciava il suo spazio e sapeva quando lasciarla sola, era una persona attenta e discreta, non lo avrebbe mai detto. Il procuratore Hobbs confortò Sharon, doveva avere pazienza ed essere prudente, sperava di chiudere al più presto quella spiacevole situazione. Salutò Sharon e andò via.
Dopo un paio d’ore, suonò ancora il campanello, Flynn andò a vedere chi fosse e si tranquillizzò quando vide l’avvocato Baker sorridente davanti alla sua porta. Gavin rimase a parlare con Sharon per più di un’ora, la tranquillizzò e la fece ridere. Sharon e Gavin erano amici da vecchia data ed erano l’uno, il conforto dell’altro. Dopo aver chiacchierato con la sua amica, Gavin cercò Flynn, era in camera sua a leggere un libro, voleva lasciare spazio a Sharon, senza essere invadente.
Gavin entrò, voleva parlare da uomo a uomo. Flynn chiuse il libro, si alzò dal letto e ascoltò quello che Gavin aveva da dire. Gli disse di trattare al meglio la sua amica e di proteggerla, perché era in pericolo ed era spaventata, anche se non lo dava a vedere. Non doveva provare nemmeno a fare lo stronzo, altrimenti lo avrebbe perseguito per tutta la vita, portandogli via anche le mutande.
Flynn sorrise, non aveva alcuna intenzione di fare del male a Sharon, anzi avrebbe fatto di tutto per tenerla al sicuro. Poteva stare tranquillo, sperava che tutta la situazione si potesse risolvere il prima possibile, così da poter tornare alle proprie vite. Gavin strinse la mano al tenente Flynn, sembrava sincero e apprezzò le sue parole.
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Il giorno seguente, il sergente Eliot aveva davanti a sé, il capitano Raydor. Dovevano riprendere l’intervista lasciata in sospeso, ma Sharon era ancora nervosa e agitata. Le domande la mettevano a disagio, si era irrigidita, continuava a stropicciare le mani, rispondeva a monosillabi: voleva solo andare a casa.
Il sergente Eliot capì, che il capitano era a disagio, citò il regolamento, stava facendo il suo lavoro ed era dispiaciuto per la situazione. Cercò di fare una pausa e di esprimere solidarietà alla donna. Sharon sorrise, il sergente Eliot era una brava persona. Lo rassicurò, sapeva che aveva a che fare con un professionista e un caro collaboratore. Queste parole tranquillizzarono Eliot, così ripresero l’intervista. Sharon cercò di impegnarsi a rispondere meglio che potesse alle domande e sperò di tornare a casa prima possibile. Però il capo Johnson aveva chiesto di parlare ancora con lei, per chiarire alcuni buchi e dare maggiori spiegazioni. Così Sharon rimase nell’ufficio del capo Johnson per un’altra buona ora, finchè il capo Johnson decise di aver torchiato ben bene il capitano. Sharon era distrutta, svuotata, non aveva avuto pace e le domande erano state spiacevoli e fastidiose. Le girava la testa, aveva la nausea e voleva tornare a casa. Il tenente Flynn era alla scrivania, stava aspettando che le due donne finissero di parlare e intanto aveva aggiornato Provenza, sulla convivenza con Darth Raydor.
Aveva raccontato che era una donna molto riservata, ordinata e sempre disponibile a sistemare la casa. Era sorpreso da queste doti del capitano. Finora erano riusciti ad essere due persone civili, anche se ogni tanto qualche battutina scappava e l’atmosfera tornava ad essere un poco tesa. Sperava di terminare quella convivenza, perché alla lunga, sapeva che sarebbe finita male.
Quando finalmente finirono il colloquio, il capitano uscì di corsa dall’ufficio del capo Johnson e si recò agli ascensori, Flynn la vide e le corse dietro, arrivò in tempo ed entrò al volo in ascensore. Silenzio. Erano da soli.
“Potevi aspettarmi …” Andy guardò Sharon, sembrava avesse visto un fantasma, era pallida come uno straccio. Il volto era tirato, gli occhi persi nel vuoto.
“Scusa …” Biascicò Sharon, stava fissando i numeri dei piani, sperava che l’ascensore andasse più veloce, invece le sembrò un viaggio infinito. Cominciò a sudare freddo, le mancava l’aria e le girava la testa. Flynn aveva notato che qualcosa non andava, l’aveva chiamata più volte, ma Sharon sembrava assente.
Si voltò e lo fissò in volto, ma non lo stava guardando, lo sguardo era perso, gli occhi impallati ed era assente. Sharon d’istinto mise la mano sul braccio di Flynn, come per sorreggersi, le gambe stavano tremando e presto avrebbero ceduto. Le mancava l’aria, le sembrava di soffocare, di annegare. Cercava di dire qualcosa, ma dalla gola non uscivano suoni, non riusciva a parlare. Mise una mano al collo della camicetta, come per aprirla, le mancava il respiro.
Era spaventata, smarrita e voleva solo scappare, non voleva rimanere dentro l’ascensore, che aveva preso a girare intorno a lei e sembrava la volesse schiacciare. Fu presa dal panico, il respiro cominciò a diventare frenetico, fino all’affanno. Flynn l’aveva chiamata più volte, aveva capito che il capitano Raydor, stava avendo una crisi di panico, la sorresse abbracciandola, lei si strinse al suo petto, stava tremando. Quando finalmente le porte dell’ascensore si spalancarono, Flynn la condusse lentamente verso il bagno delle donne, intanto le diceva di respirare piano, di prendere respiri lunghi e lenti.
Entrarono nel bagno delle donne del piano terra, non c’era dentro nessuno, per fortuna, accompagnò Sharon vicino al lavandino e aprì l’acqua, bagnò la mano e la passò sul volto, cercando di rinfrescarla. La voce di Flynn risuonò nelle orecchie di Sharon, che fino a quel momento, erano ovattate, non sentivano alcun rumore: “Respira Sharon, respira piano. Va tutto bene.”
Sharon si appoggiò con le mani sul lavandino, lasciò andare per terra la borsa, che aveva sotto il braccio. Flynn prese dei tovaglioli e l’aiutò ad asciugarsi, stava riprendendo colore, sembrava meno assente. “Forza, parlami, stai meglio? Stai meglio?” La voce preoccupata di Flynn era calma e profonda, Sharon forzò un sorriso e mormorò un grazie.
“Vedrai che passa, forza. Sei al sicuro, tranquilla. Vuoi che vado a prenderti qualcosa da bere?”
“Ora va meglio, grazie.” Sharon si stava ricomponendo.
“Vado a prenderti qualcosa di caldo, ce la fai a stare qui da sola, senza svenire?” Flynn era preoccupato.
“Sì, certo. Ora va meglio.”
“Torno subito.” Corse alle macchinette, le prese un caffè con molto zucchero e tornò da lei. La trovò fuori dal bagno delle donne, appoggiata al muro, aveva ripreso colore, però era stravolta. Le diede il caffè da bere, Sharon lo sorseggiò e si sentì meglio.
“E’ meglio se rientriamo.”
Sharon lo guardò con aria triste, le sembrava di essere agli arresti domiciliari. Si rassegnò e si avviarono verso la macchina. Lungo il tragitto non disse nulla, era triste e l’idea di tornare in quella casa, la lasciava senza prospettive. Le uniche volte che era uscita, era solo per andare in Centrale ed essere torchiata dal capo Johnson o da Provenza. Aveva rilasciato la sua intervista al sergente Eliot e sperava di non riprendere più il discorso.
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“Grazie per avermi aiutato.”
“Stavi per svenire, era il minimo che potessi fare. Altrimenti ti avrei dovuto riportare a casa in spalla.” Flynn sorrise e cercò di minimizzare l’accaduto. Silenzio.
“Mi hai chiamato Sharon.”
“Sì, Raydor. E’ andata così, perché mi sono distratto un momento. Avrei voluto ammirare le tue gambe, ma ti sei gettata su di me. Lo so che mi trovi irresistibile!”
“Presuntuoso.”
“Però ti sei appoggiata a me. Hai fatto tutto da sola …”
“Stavo per svenire … accidenti, sto cercando di ringraziarti tenente!” Sharon non capiva, sembrava che il tenente Flynn facesse di tutto per ridicolizzare ogni gentilezza nei suoi confronti. Non lo capiva proprio. Voleva essere riconoscente e ringraziarlo, ma non c’era modo di poter fare un discorso serio. Decise di lasciar perdere il tenente e i suoi giochetti da idiota.
Flynn faceva finta di nulla, disse che avrebbe preparato il thè per entrambi prima di andare a riposare, la giornata era stata pesante per tutti e due. Sharon annuì, lasciò che facesse il thè e sperò di poter tornare a casa il prima possibile.
Continua …
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