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Cap. 10 Voglio tornare a casa
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Il dottor Fischer aveva preferito sedare il tenente Flynn, era troppo agitato e i valori della pressione erano alle stelle. Fisicamente e psicologicamente aveva subito uno stress molto forte e un attacco di panico non aiutava la situazione clinica.
Sharon parlò con il dottore, era preoccupata per Andy e per la reazione che aveva avuto. Il dottore spiegò a Sharon che Andy aveva subito un forte shock e aveva bisogno di aiuto per superare questo momento così delicato e difficile. Lo stress a cui era stato sottoposto stava venendo fuori e anche il fisico sfiancato, stava presentando il conto.
Il dottor Fischer disse che il giorno dopo avrebbero avuto l’esito dell’esame tossicologico e che ne avrebbe parlato con Andy. L’aggressione sessuale aveva turbato parecchio Andy e il dottore voleva che fosse tranquillo, perché non gli avevano fatto niente, ma il fatto di non ricordare nulla, metteva in agitazione Andy.
Sharon chiese quando lo potevano dimettere, a casa sarebbe stato più tranquillo e sereno e il dottore disse che nel pomeriggio del giorno seguente lo avrebbero dimesso. Dopo una mattinata tranquilla trascorsa con la presenza di Sharon, da Andy arrivò il dottor Fischer con i risultati degli esami tossicologici.
“Allora dottore cosa mi hanno dato?!” Chiese Andy con tremore.
“GHB.”
“Come?” Chiese Andy sorpreso.
“Sì. Questo spiega molte cose.” Disse il dottore “Spiega l’amnesia e i ricordi confusi.”
“GHB, mi hanno iniettato la droga dello stupro …” Disse Andy con lo sguardo perso, come se non avesse sentito nulla di quanto detto dal dottore.
“Il GHB è una sostanza che può avere effetti differenti da persona a persona. Però spiegherebbe i vuoti di memoria, il senso di ubriacatura che provava quando si è svegliato.” Silenzio. “L’assunzione è stata interrotta, direi che le dosi che le hanno dato erano giusto per … diciamo ammorbidirla … non avranno alcun effetto secondario, nessuna crisi di astinenza. Su questo può stare tranquillo.”
“Era una donna … che voleva …” Silenzio. “Dottore è sicuro che non mi hanno fatto nulla?”
“Dagli esami sugli indumenti e dai risultati del materiale organico rilevato sulle parti intime, non ci sono altri DNA o altro materiale organico. Come le ho già detto non ci sono lesioni, non le hanno fatto nulla, fisicamente.” Silenzio. “Andy, come vede la violenza sessuale è espressione di aggressività, di collera, bisogno di esprimere il potere su qualcun altro. Psicologicamente è molto più violenta che una violenza fisica. E’ normale sviluppare uno stress-post-traumatico.” Disse il dottore. “Le consiglio una serie di sedute da un professionista, per sedare la frustrazione, ma soprattutto la rabbia.”
Andy rimase pensieroso poi disse: “Ci penserò dottore, intanto grazie.”
“Ci vediamo più tardi.” Disse il dottore e uscì dalla camera.
“Stai tranquillo adesso, andrà tutto bene, vedrai.” Disse Sharon cercando di convincere Andy, che la guardava perplesso. “Senti perché non riposi un poco, starò qui vicino a te.” Disse Sharon sorridendo. Andy annuì, era stanco e non aveva voglia di parlare. Chiuse gli occhi e si addormentò subito, tenendo stretta la mano di Sharon.
Verso sera, Andy si svegliò, accanto trovò Sharon, che gli sorrise felice. Parlarono di altri argomenti e Sharon non volle insistere a farsi raccontare quanto ricordasse del suo rapimento con Andy, per non agitarlo. Provenza passò in tarda serata per vedere le condizioni di Andy e fu felice di trovarlo tranquillo. Andy chiese a Provenza di portare a casa Sharon, aveva bisogno di riposo ed era ben felice il giorno dopo di rientrare a casa. Provenza portò a casa il capitano e lungo il tragitto le chiese delle reali condizioni di Andy e il capitano rispose che Andy non aveva voluto parlare di quanto gli fosse accaduto, ci voleva pazienza e tempo. Provenza disse che stavano continuando le indagini per capire chi fosse il capo del gruppo che aveva fatto rapire Andy. Sharon era perplessa, le prove non portavano a nulla, erano ancora ad un punto morto e a questo punto Andy diventava cruciale per capire come fossero andate veramente le cose.
Arrivati a casa del capitano, Provenza disse che l’indomani mattina avrebbe accompagnato Andy a casa, magari da soli, poteva raccontare qualcosa di più. Sharon fu d’accordo, tra amici, Andy si sarebbe sentito più tranquillo, lei li avrebbe aspettati a casa.
La notte di Andy fu movimentata, non riusciva a prendere sonno e quando ci riusciva, dopo un po’ si svegliava, sentiva come una presenza vicino e si svegliava di soprassalto, spaventato.
La notte di Sharon non fu da meno, per agitazione e insonnia. Tornata a casa, aveva rassicurato Rusty sulle condizioni di Andy e gli aveva detto che avrebbe fatto un bagno rilassante. Quando l’acqua fu calda, Sharon vi si immerse, rimase a guardare le bolle di sapone e non si accorse che calde lacrime stavano scendendo dalle sue guance. Tutto lo stress, l’adrenalina, la tensione, l’agitazione per Andy, vennero fuori. Le lacrime divennero un pianto liberatorio, il senso di perdita, di vuoto che l’avevano oppressa fino a poco tempo prima stavano scivolando via, come l’acqua sul suo corpo. Pensò ad Andy e a quanto le era mancato, ora che l’aveva ritrovato era felice, anche se continuava a piangere. Quando l’acqua divenne tiepida, Sharon decise di uscire, si avvolse nell’accappatoio, si asciugò e si infilò leggings e maglietta. Non aveva sonno, così andò in balcone a guardare le luci della città.
/
Il giorno dopo, Andy fu dimesso, doveva rimanere a riposo assoluto per almeno una settimana e dopo avrebbe potuto riprendere tutte le normali attività, ma per rientrare al lavoro i tempi si prospettavano più lunghi. Era silenzioso, aveva detto qualche parola con Provenza, ma null’altro, si scusò dicendo che era stanco. Arrivati a casa, Provenza salutò l’amico e disse al capitano che si sarebbero visti il giorno dopo alla Crimini Maggiori. Sharon si era presa il giorno libero per stare con Andy.
“Vuoi riposarti un poco, hai l’aria stanca.”
“Non ho dormito molto stanotte.”
“Se ti può consolare nemmeno io.” Disse Sharon sorridendo. Trascorsero l’intera giornata sul divano, guardando film e rimanendo abbracciati. Sharon si accucciò, Andy le accarezzò i capelli, la baciò e lei rispose al bacio. I baci si fecero più bollenti, le mani cominciarono a vagare sui due corpi che si desideravano, quando ad un tratto Andy ebbe uno scatto e si fermò. Sharon lo guardò fisso, vide la paura nei suoi occhi, vide il terrore.
“Andy … tranquillo, va tutto bene.” Disse Sharon con calma.
“Scusa … e che io …” Disse Andy e si allontanò, come spaventato.
“Va tutto bene.” Disse Sharon alzandosi. Andy intanto si era messo a camminare lungo il soggiorno, era nervoso, si passò una mano tra i capelli “No, non va bene.” Disse agitato.
“Calma Andy … non è successo niente.”
“E invece sì! Ho sentito … una presenza …”
“Senti perché non ci facciamo un thè, vieni.” Disse Sharon allungando la mano verso Andy, diminuendo la distanza tra loro. Andy si avvicinò e si fece portare al bancone della cucina, si sedette e guardò Sharon che preparava il thè. Silenzio.
“Mi dispiace.” Mormorò Andy.
“Per cosa?”
“Per prima. Sono ancora agitato, scusa. Non è che non ti desidero, però …”
“Senti Andy, faremo con calma, non c’è fretta, ok?” Disse Sharon e porse la tazza fumante ad Andy.
/
La serata trascorse tranquilla, dopo cena rimasero a guardare le luci della città in balcone e parlare di progetti futuri. Poi decisero di andare a dormire, Sharon il giorno dopo avrebbe ripreso il lavoro. Si misero a letto, Andy era sotto le coperte, era un po’ a disagio. Sharon si attardò in bagno e poi si mise a letto, vicino ad Andy, gli prese il braccio e ci si accucciò. Sharon si appisolò quasi subito, mentre Andy rimase a guardare il soffitto per un bel po’ prima di addormentarsi. Dormì per un paio di ore, poi si svegliò di soprassalto, gli sembrava di aver sentito un rumore, si alzò e andò a vedere se nel resto della casa era tutto a posto. Sharon si era svegliata e lo aveva seguito. Non c’era nessuno, nessuno rumore. Andy si scusò per averla svegliata, era agitato. Tornarono a letto, ma Andy continuava a girarsi e rigirarsi, si sentiva oppresso, legato, sentiva che gli mancava l’aria.
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Continua …
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